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Autore: Bluemask    05/11/2012    3 recensioni
- Ah, e tanto per la cronaca, arriverò in ritardo il mio secondo giorno di lavoro, oggi.- sibilai, con fare minaccioso.
Lui sbuffò, roteando gli occhi ancora umidi.
- Sul serio? Oh, mi scusi! Ah, e tanto per la cronaca, ventisei giorni fa è morto il mio migliore amico!- urlò, furioso, e dando un pugno al volante.
La mia bocca prese la forma di una perfetta ‘o’, cosa che fece rilassare poco le vene sul suo collo.
- Non lo sapevo, mi scusi.- balbettai, imbarazzata e dispiaciuta nello stesso tempo.
- Non importa... in realtà non era il mio migliore amico... cioè, non solo, è una storia complicata.- gesticolò, ricominciando a piangere.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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His female version

 
Suonai il clacson, con frustrazione, notando che la macchina di fronte a me si era fermata di colpo.
Ma che diavolo, mettere la freccia e accostare sarebbe troppo, immagino.
Imprecai, picchiettando le unghie ricoperte di un pallido smalto rosa che mia cugina mi aveva praticamente costretto a mettere per il mio compleanno e che ormai stava man mano scomparendo.
Finalmente la persona nell’auto di fronte mise la freccia, accostando sulla destra, in un parcheggio.
Gli passai affianco, lentamente, visto che il traffico del martedì mattina bloccava l’intera via.
Un suono soffocato attirò la mia attenzione. Mi girai, cercando l’origine di quel rumore, e rimasi quasi pietrificata quando vidi il ragazzo dell’auto che si era fermata poco prima singhiozzare con le mani sulla bocca, per farsi sentire di meno.
Mi morsi il labbro inferiore, osservando la fila di macchine davanti alla mia e sospirando; decisi che quel giorno sarei arrivata in ritardo al supermercato.
Parcheggiai l’auto davanti a quella del tizio, sbuffando, e scesi. Sbattei la portiera senza farlo apposta (okay, forse sì) e camminai nervosamente fino al finestrino del ragazzo.
- Ehm, si sente bene?- domandai timidamente, accennando un sorriso.
Lui alzò la testa di scatto, sbarrando gli occhi, che erano di un azzurro davvero incantevole, e sobbalzando sul sedile in pelle.
- Io...sì, certo. Cosa?- chiese confuso, asciugandosi le lacrime con il polso. Peccato che quelle non volevano smettere di scendere.
- Le ho chiesto se sta bene. Sta bene?- riprovai.
- Oh. – sussurrò, per poi annuire distrattamente.
- Le serve qualcosa? Un fazzoletto, un...-
- Ho detto che sto bene, cazzo.- ribadì quello, innervosito.
- Cercavo soltanto di aiutarla, accidenti.- sbottai, incrociando le braccia al petto.
Stavo per tornare indietro, quando cambiai idea e mi chinai per vedere meglio quel ragazzo.
- Ah, e tanto per la cronaca, arriverò in ritardo il mio secondo giorno di lavoro, oggi.- sibilai, con fare minaccioso.
Lui sbuffò, roteando gli occhi ancora umidi.
- Sul serio? Oh, mi scusi! Ah, e tanto per la cronaca, ventisei giorni fa è morto il mio migliore amico!- urlò, furioso, e dando un pugno al volante.
La mia bocca prese la forma di una perfetta ‘o’, cosa che fece rilassare poco le vene sul suo collo.
- Non lo sapevo, mi scusi.- balbettai, imbarazzata e dispiaciuta nello stesso tempo.
- Non importa... in realtà non era il mio migliore amico... cioè, non solo, è una storia complicata.- gesticolò, ricominciando a piangere.
- Scusami, davvero... beh, ciao. - bofonchiai.
- Siamo passati al tu?- replicò lui, bloccandomi con lo sguardo azzurro.
- Non l’ho fatta apposta.- ribattei in mia discolpa.
- E’ una buona idea, invece. Io sono Louis.- uscì dall’auto, stringendomi la mano con la faccia impassibile. Mi sarebbe piaciuto vedere un suo sorriso.
- Io Liza. - 
- Liza? Nome strano.-
- In realtà sarebbe Elizabeth, ma lo odio per intero. Liza è per...-
- Gli amici?- l’ombra di un sorriso gli comparve sulle labbra rosse, e il mio cuore fece un tuffo.
- Sì, per gli amici.- confermai.
- Quindi siamo amici? Allora tu puoi chiamarmi Tom...- le lacrime gli ricoprirono di nuovo gli occhi, e lui li chiuse in fretta.
- Tommo.- concluse, singhiozzando.
Lo abbracciai, senza rifletterci. Lui si tenne alle mia braccia, poi mi staccò con delicatezza da lui.
- Hai dei bellissimi occhi verdi, lo sai?- domandò, come se fosse rapito.
Arrossii, passandomi una mano tra i capelli.
- Posso offrirti qualcosa? Un cappuccino? Per favore.- quasi supplicò, con voce tremante.
- Sì, okay.- acconsentii, leggermente preoccupata dal suo comportamento.
Entrammo in un bar vicino a ci sedemmo in un tavolo un po’ isolato dal resto della gente, ma preferii non contraddire la sua scelta.
- Hai voglia di parlarne?- chiesi, cauta, rivolgendomi alla morte dell’amico.
Lui sospirò, facendo lentamente sì con la testa.
- Harry era... era semplicemente tutto per me. Eravamo sempre insieme, ovunque andassimo; appoggiava quello che dicevo e correggeva ciò che sbagliavo. Mi dava dei consigli, mi aiutava. Era tutto per me. – si asciugò un’altra lacrima.
- Non devi parlarmene se non vuoi.- mi affrettai a dire, ma lui scosse la testa.
- Era un ragazzo fantastico. Dolce, divertente, allegro, sentimentalista... forse troppo sentimentalista. Piangeva ogni volta che guardavamo il Titanic, era il suo film preferito. Oppure quella volta che si è commosso al suo compleanno.- sorrise.
Il suo sorriso era incredibile. E, soprattutto, sorrideva grazie a questo Harry.
Sorrideva per lui.
- Gli volevo molto bene...- mormorò piano, io appoggiai una mano sulla sua.
- Lo amavi, Louis, vero?-
Sussultò, sorpreso.
- Si capisce da come ne parli... e dalla luce nei tuoi occhi.- spiegai.
- Non ti da fastidio che io sia gay? Non ti fa... schifo?-
- Oh, no, assolutamente.- mossi le braccia davanti a me, come per dar enfasi alle parole.
Sorrise, passandosi la lingua sulle labbra.
Mi sforzai di non svenire.
Uhm, sì, reazione esagerata. Forse.
- Liza...- mormorò, riflettendo ad alta voce.
- Sai che anche “Harry” era una specie di soprannome? In realtà si chiamava Harold, ma lo odiava.- proseguì.
- Davvero? Come io per Elizabeth.-
- Già. Hai anche dei bei capelli neri, mai provato a farli ricci?- li indicò con un dito, sembrava interessato.
- Se devo essere sincera no, non ci ho mai pensato.- mi strinsi nelle spalle, accarezzando le mie punte lisce.
- Secondo me staresti bene, sul serio.-
Chiamò un cameriere, gli chiedemmo due cappuccini. Uno possibilmente senza schiuma, per me. Quando lo dissi Louis sorrise, dicendo che anche Harry lo prendeva sempre così.
Avevamo molte cose in comune, secondo lui.
- Posso chiamarti Tommo, quindi?- domandai, in ansia per la sua possibile reazione.
- Se ti piace ne sarei felice.-
- Mi piace molto.-
- Anche ad Harry piaceva chiamarmi così. –
- Sembro quasi lui al femminile.- risi, ironica, passandomi di nuovo una mano tra i capelli per aggiustarmi il ciuffo.
Assottigliò lo sguardo, sorridendo dolcemente. - Sì, hai ragione. Quasi. Staresti meglio coi ricci, comunque. E magari un po’ più corti, perché non provi a tagliarli?-
- Sì, potrebbe essere...-
- Cosa pensi dei film d’amore?-
- Beh, io...-
- E ti piacciono i gatti?-



  
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