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Autore: weitwegvonhier    05/11/2012    2 recensioni
Continuava a sfoggiare quel sorrisino a mezze labbra che, per qualche strano, stupido, irragionevole motivo, mi faceva andare fuori di testa, guardandomi divertito, in attesa della mia prossima stupida, imbarazzante mossa.
- In un caldo giorno d'agosto del 1998 una normale ragazza si scontra con uno sconosciuto per strada e....
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: David Desrosiers, Nuovo personaggio, Pierre Bouvier
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Ma da queste profonde ferite 
usciranno farfalle libere.”

-Alda Merini

A.s. Heylà! E' vero che per scrivere il 10 mi ci è voluto un mese, ma questo è arrivato piuttosto presto! Haha Sto cercando di farmi perdonare.
Che dire, sono superdisperata per la scuola, ma niente di che, cioè, è una cosa normale. A voi come va? Solo da me amano terrorizzarci tutti con compiti impossibili? Ditemi di no, vi prego!
Niente, vi lascio il capitolo che ho appena finito di scrivere, e spero con tutto il cuore che possa piacervi. 
Come sempre, grazie infinite a tutti quelli che leggono, e che recensiscono! Fatemi sapere che ne pensate, i vostri commenti mi migliorano sempre le giornate. 
Un bacione a tutti. c:

P.s. Le  parole di Sid di cui parlerà Maya, sono prese dal film 'Sid and Nancy'.

“Avrei voluto toccarlo, dirgli che non l’avrei mai lasciato anche se tutti lasciano tutti.”
-Jonathan SafranFoer

Montreal, February 27th, 1999
11.34

Seduta alla scrivania, con la penna in mano, cercavo di mettere un minimo d’ordine nelle mie idée, di fare mente locale, di non lasciarmi sopraffare dalle emozioni e dai sentimenti.
Scrivere una lettera era molto più difficile di quanto pensassi, soprattutto quando in quella lettera dovevi racchiudere un addio che, infondo al cuore, non avresti mai voluto dire.
Ero appena tornata da una mattinata passata con Seb e i ragazzi, Chuck e Jeff, si sono uniti a noi dopo. Eravamo andati in caffetteria ed avevo raccontato loro tutto.
Non avevo nessun dubbio sul fatto che mi avrebbero capita, come sempre. Chuck che con gli occhi lucidi, mi prese la mano dicendomi –noi ci saremo sempre per te, e anche Pierre.-, il mio cuore che al suo nome ha sussultato e Seb che l’ha sentito, mi ha posato una mano sulla gamba, mi ha sorriso, e mi ha abbracciato.
Jeff, con il quale avevo parlato troppo poco da quando lo avevo conosciuto, mi guardava sorridendo e, al di là di ogni pensiero, mi disse che sperava dal profondo del cuore che ci saremmo rivisti presto.
Anche io lo speravo.
 
Caro Pierre,
spero che quando riceverai questa lettera non ti allarmerai, né ti arrabbierai tanto da accartocciarla e buttarla prima ancora di aver finito di leggerla. TI PREGO, continua a leggere.
Si, stasera partirò, andrò a Londra, dai miei zii. Non so quando tornerò né se tornerò.
Se arrivato a questo punto hai ancora voglia di leggere quello che ho da dirti, e le mie spiegazioni allora prosegui.
Sto scrivendo adesso e mi sta tremando la mano. Immagino te, in piedi nella tua camera, quella camera in cui ci siamo odiati, amati e conosciuti, mentre leggi questa lettera andando avanti e indietro, e te che sorridi, leggendo questo passaggio mentre pensi a come sia possibile che io abbia indovinato quello che facevi. Ebbene, il pensiero di quello che sto per fare, di te qui e di me là mi manda in pezzi. Ma tu mi conosci e sai benissimo che non farei niente del genere se non fosse davvero importante.
L’altra sera ascoltavo quel vecchio disco dei Sex Pistols che mi avevi regalato, te lo ricordi? Ho ritrovato quel bigliettino che mi avevi lasciato nella copertina e, dopo averlo letto, ho riso, ho riso, ho riso fino a piangere. E mentre le lacrime mi scendevano dagl’occhi ti immaginavo accanto a me, come quella volta a casa tua, mentre insieme ascoltavamo questo disco e tu ti eri messo a ballare urlando convinto ‘questo è PUNK’, e io risi così tanto che lo stomaco mi faceva male. Te lo ricordi quel giorno? Tu mi avevi dato il bigliettino e io ti chiesi che cosa voleva dire. Mi dicesti solo ‘leggilo’, e quando finii avevo le lacrime agl’occhi. Proprio come ora, mentre lo rileggo.
You were my little baby girl and I shared all your fears. Such joy to hold you in my arms and kiss away your tears… but now you’re gone, there’s only pain and nothing I can do. And I don’t want to live this life, if I can’t live for you to my beautiful baby girl. Our love will never die.

Quel giorno sei stato il mio Sid anche se io mi rifiutavo categoricamente di essere la tua Nancy, perché dicevo che gli aveva rovinato la vita. Rido ancora, ripensando a tutte le giornate che abbiamo passato quando sognavamo davvero una famiglia.
Quando penso a te però, non posso fare a meno di ricordarmi di quel ragazzino ubriaco sulla spiaggia, che mi supplicava di lasciare Matt. Non posso fare a meno di ripensare a quello stupido ragazzo distratto sul marciapiede, quel giorno di agosto, che mi venne addosso senza neanche chiedermi scusa.
Tu, per me, sarai sempre il ragazzo dagl’occhi color nocciola abbrustolita che inciampava sempre nei miei piedi e che mi brontolava sempre, affibbiandomene la colpa.
Stai pensando irritato che ero io a venirti addosso, vero? Non hai mai voluto cedere.
E quel giorno, che venisti a San Francisco solo per dirci addio?
Forse prima di andarmene, dovrei passare a ringraziare Roy, per avermi fatto capire che ero una stupida ragazzina che si rifiutava di vivere il suo amore. Lui aveva già capito.

Hey Pierre, hai letto tra le righe? Capisci quello che voglio dirti?
Sei stato l’unica persona capace, in diciannove anni, di rubarmi il cuore. Sei stato il mio primo tutto. Il mio primo bacio, il mio primo amore, la mia prima volta, la mia prima paura e il mio primo dolore. E, dio quanto fa male. Ma vivere con questo dolore è quasi bello ormai, perché mi ricorda costantemente quanto bello fosse stare con te.
Ti ricordi la nostra bambina?
Alla fine mi convincesti che era una femmina. Alphonsine o…com’era l’altro nome assurdo che tirasti fuori? Florentine!

Questa bambina Pierre, continua a vivere dentro di me e dentro di te, e con noi. Io non mi sono mai arresa al pensiero che lei non ci fosse più.
E, prima di andarmene, devo confessarti una cosa ma ti prego, non odiarmi ancora di più.
Ricordi l’altro giorno, al campetto da calcio, sotto la pioggia?
Io ero lì.

And even if I need you here,
I'll meet you there.

Ti ho sentito cantare, e mi si è rotto il cuore, pezzo per pezzo.
Giuro che, se non avessi avuto la certezza che così facendo ti avrei fatto ancora più male, sarei corsa da te.
Non odiarmi per non esserci stata, non odiarmi perché ora me ne vado. Non odiarmi se non ho saputo essere all’altezza di questo amore, o per essermi rifugiata nella paura e nel dolore.
Ti prego, ricordati di noi e di quello che siamo stati, per quel poco che abbiamo potuto permettercelo.
Ricordati di quel sentimento forte che ci perseguitava ovunque andassimo.
Ricordati di me e va avanti, va avanti nella tua vita. Sii felice, ti prego.
Vorrei dirti altri miliardi cose ma la penna, che fa da tramite tra il foglio e il cervello, sembra catturarle tutte.
Ti lascio adesso, ma ti prego, sii felice.

Promettimelo,
Maya

P.s. Ti amo.
 
Poggiai la penna sul foglio ed andai in bagno a lavarmi il viso.
Non era ancora finita, mancava ancora una lettera da scrivere.
 

12.13

Caro David,
avrei preferito scriverti in altre circostanze e non per dirti che stasera entrerò in un aeroporto per prendere un volo in direzione di Londra.
Ho pensato a cosa poter scrivere in questa lettera per giorni, aggiungendo e togliendo idee, senza mai arrivare ad una conclusione precisa, per cui, se durante la lettura troverai delle frasi che non s’incastrano bene, ti prego di perdonarmi, perché non credo che avrò la forza di rileggerla, una volta finita.
Da quando ci siamo conosciuti, quel giorno al concerto dei Green Day, quel giorno in qui abbiamo condiviso delle emozioni attraverso una stretta di mano, quel giorno in cui mi hai guardata e mi hai capita, senza neanche sapere il mio nome, da quel giorno, ho sempre sperato e un po’ anche creduto che un giorno ci saremmo rincontrati, anche se non volevo ammetterlo neanche a me stessa.
Avrei tante cose per cui ringraziarti: per avermi capito con uno sguardo, per avermi preso la mano quando ero una perfetta sconosciuta, per aver condiviso con me le parti belle e le parti brutte della vita, per aver sopportato, per aver aspettato. Per quella canzone al vostro concerto, The Rock Show, per avermi spinta alla decisione giusta per me, anche se poteva non essere quella giusta per te.
Non ho mai mentito su quali fossero i miei sentimenti per te, non ho mai negato di provare per te, qualcosa di forte.
Grazie per aver capito.
Ricordi quella volta in cui volevi farmi dimenticare Pierre e mi hai portato a nuotare alla piscina comunale?
Tutti i bambini ci guardavano ridendo, pensando a cosa potevano farci due ragazzi grandi e grossi come noi nella loro piccola piscina, ma l’altra era chiusa, e allora ci hanno prestato i loro braccioli e le loro ciambelline.

E quella volta in cui avevi insistito per portarmi sulle montagne russe con lo zucchero filato che, inevitabilmente, ci si appiccicò tutto alla faccia?Ho riso per i due giorni successivi.
Scusami, se sto riportando alla mente tutti questi ricordi, ma ho bisogno di condividerli con te, prima di andare, di riviverli nella mia mente e farti sapere che non li ho dimenticati.
Grazie per tutto il tempo passato insieme, per avermi voluto bene, nonostante tutto.
Spero che un giorno potrò ripagarti per tutto quello che hai fatto per me, ma adesso, devo andare a preparare la valigia.
Dimmi che mi chiamerai, nonostante il fuso orario. Dimmi che ci sentiremo, perché senza di te, non so come potrei andare avanti in una città come Londra.
Perdonami per tutte le volte che ti ho fatto del male inconsapevolmente.

Con amore,
Maya

P.s. Una volta lessi su un muro questa frase: “Ma una tazzina da tè che si rompe, ho pensato, fa comunque più rumore di una persona che crolla. Che rumore fa, una persona che crolla? E se non fa rumore, chi viene a raccoglierla?”, grazie per avermi raccolto quella volta, e tutte le volte dopo.


Con in testa il vuoto assoluto, senza più voglia né forza di pensare, esco e lascio le lettere nelle loro cassette. Incrociai le dita imbucando quella per Pierre, spero che la legga.

18.35

In ritardo mostruoso corsi dentro l’aeroporto trascinandomi dietro l’unico bagaglio che mi avrebbe accompagnato fino a Londra.
L’Europa: mi ero sempre immaginata di andarci con un umore diverso.
Al pensiero di lasciarmi tutta la vita alle spalle qualcosa in me mi fece bloccare e smettere di correre.
-Allora non è mai cambiato niente eh.-
Alzai lo sguardo, rendendomi conto solo in quel momento di quello che era successo.
-Sei sempre in mezzo ai piedi.-
Sorrideva, con le lacrime agl’occhi. Il cuore voleva scappare, si era stancato di me. –Che ci fai qui?-
Senza rispondermi tirò fuori un foglio bianco dalla tasca dei pantaloni, ormai accartocciato, e lesse quello che c’era scritto.
Non odiarmi per non esserci stata, non odiarmi perché ora me ne vado. Non odiarmi se non ho saputo essere all’altezza di questo amore, o per essermi rifugiata nella paura e nel dolore.
Ti prego, ricordati di noi e di quello che siamo stati, per quel poco che abbiamo potuto permettercelo.
Quelle parole, a me tanto familiari, mi distrussero ancora di più. Era già stato difficile scriverle, ma sentirle adesso, dalla sua bocca, lette da lui…
Mi chiedevo dove volesse arrivare finchè la sua mano non afferrò il mio braccio, le sue labbra non si attaccarono prepotentemente alle mie e la sua voce disse – Non potrei odiarti neanche se lo volessi. E con la promessa che io mi ricorderò di noi, tu ricordati di questo.-
Un ultimo sorriso prima di scansarsi e scoprire tutti gli altri davanti a me che erano lì, immobili, sorridenti e con le lacrime agl’occhi.
David mi corse incontro e lo abbracciai come se fosse stata l’ultima volta in cui avrei potuto farlo.
-Ti chiamerò ogni giorno.- mi disse.
Abbracciai uno per uno, sentendomi, per la prima volta dopo molto tempo, amata.
Chuck, Jeff, Seb –Ci separiamo di nuovo, ma durante le vacanze se non torni ti vengo a prendere a Londra!- , mamma, papà.
Li guardai tutti allontanarsi mentre chiamavano per l’ultima volta il mio volo, ed io correvo verso l’aereo.

   
 
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