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Autore: sakurainlove96    05/11/2012    6 recensioni
Ikuto, un ragazzo solitario e misterioso, non aveva mai provato il sentimento più bello che ci possa essere nella vita.
Quando si trasferisce con la sua famiglia in un'altra città, incontrerà una persona che gli cambierà la vita. Che gli farà provare il sentimento dolce e, per certi versi, doloroso, che almeno una volta nella vita, tutti vorrebbero provare: L'AMORE!
Vi ho incuriosito?? Spero di si! Baci XD
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi, Un po' tutti
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6

Tadase

Stavo rodendo dalla gelosia. Non potevo credere che un damerino spuntato così all’improvviso mi avesse rubato la persone che amo di più al mondo.
Per colpa sua ho litigato con Amu, e lei sembra non voler rivolgermi più la parola.
Certo, non avrei dovuto dirle tutte quelle cose ma ero accecato dalla gelosia.
Si vedeva lontano un miglio che ad Amu piaceva quell’Ikuto. E questo mi faceva infuriare, tanto che ho trattato male pure la mia ragione di vita.
Quella mattina non sono andato a scuola. In parte perché avevo un terribile mal di testa e in parte perché sapevo che se li vedevo ancora insieme, avrei sicuramente rovinato irrimediabilmente il mio rapporto, già precario, con Amu.
Quindi, quel bruttissimo giorno di settembre, rimase a casa, a rimuginare sui fatti successi il giorno prima. Verso le cinque e mezza uscì di casa, dopo tanti tentennamenti, deciso a chiarirsi con Amu.
Non la voleva perdere!
Era quasi davanti al cancello della casa di Amu, quando sentì delle risate inconfondibili provenienti dal giardino di un villone enorme proprio affianco alla casa in cui era diretto.
Si avvicinò per capire se si fosse sbagliato, ma la risata di prima si risentì, con l’aggiunta di altre quattro risate che, ormai, conosceva bene.
I suoi amici. Compresa Amu.
Ma che ci fanno in questo villone?Si chiese Tadase confuso.
La risposta arrivò subito dopo.
Sentì la voce del suo rivale che parlava delle disavventure di una certa Utau.
Quindi, oltre ad avermi rubato la ragazza, mi ha rubato pure gli amici?! E come se non bastasse è anche suo vicino di casa!
La rabbia che aveva cercato di assopire durante la giornata, si scatenò in tutta la sua forza e, nero di rabbia, se ne andò, promettendo di vendicarsi di tutti quelli che l’avevano tradito. Ma soprattutto, allo str***o che gli aveva rovinato la vita.

 
???

Intanto, qualcuno che aveva assistito alla scena da sopra un albero in ombra, sghignazzava maligno.
“Bene, bene… Molto interessante… Quel ragazzo mi può essere veramente utile” disse lo sconosciuto ridendo.
E come era venuto, scomparve nell’oscurità che stava cominciando ad avvolgere qualunque cosa.
 

Ikuto

Alla fine delle lezioni, io ed Amu ci dirigemmo verso l’uscita della scuola, per aspettare che Utau uscisse e tornare a casa insieme.
“Senti Ikuto…”cominciò Amu.
“Si?”
“Ma Utau lo sa che oggi veniamo a casa vostra?” chiese Amu innocente.
E io che mi aspettavo chissà che!
“No, le voglio fare una sorpresa… A lei piace molto avere gente in casa.” Dissi con fare indifferente.
Amu sorrise nel vedere la mia espressione.
“Che c’è?” chiesi.
“Niente. E’ che sei tenero quando cerchi di fare l’indifferente” disse sorridendomi dolcemente.
Per la prima volta in vita mia una ragazza mi ha fatto arrossire. Lievemente, ma l’ha fatto!
Devo essere messo proprio male…
Comunque sia, sorrisi. Era pur sempre un complimento, quello che mi aveva fatto.
Restammo in un piacevole silenzio per un paio di minuti, e poi vedemmo uscire dalla scuola mia sorella.
Aveva un sorriso smagliante.
Sembrava sprizzare felicita da tutti i pori. I suoi bellissimi occhi sembravano delle ametiste scintillanti.
All’inizio non capivo che cosa potesse renderla così euforica, ma poi sentii Amu ridacchiare e guardai il ragazzo accatto a mia sorella.
Kukai.
Ecco perché è così contenta! Ma la capisco… mi sento allo stesso modo quando sto accanto alla mia Amu…
Aspetta… MIA? E da quando in qua è mia? Be’ lo sarà in futuro!
Pensai sicuro di me. L’avrei conquistata ad ogni costo.
Già avevo fatto passi da gigante. Sentivo che ci stavamo avvicinando sempre di più.
Intanto, mentre rimuginavo, sempre mantenendo la mia maschera di indifferenza, Utau aveva iniziato a correre con le braccia spalancate verso di noi.
Sapevo che cosa stava per fare e mi preoccupai.
Con prontezza di riflessi, proprio nel momento in cui Utau si era letteralmente buttata addosso a noi, misi una mano intorno alla vita di Amu, per evitare che cadesse.
Era successo un’infinità di volte a nostra madre…
Ancora mi chiedo come fa a non avere il sedere tutto rotto!
Io mi sbilanciai, ma riuscii a non far perdere l’equilibrio ad entrambi.
Appena ci riprendemmo dall’abbraccio stritolante di Utau dissi:
“Ma te lo vuoi togliere il vizio di saltare addosso alla gente. Potresti fare male!”
“Scusatemi, è che sono contentissima! Non mi avevi detto che avevi intenzione di invitare i tuoi nuovi amici…”
“Infatti stamattina avevo in mente di invitare solo Amu, ma poi mi è venuta l’idea di invitarli tutti. In fondo abbiamo una casa enorme. E poi, questo spione di Kukai – che so per certo che è stato lui a dirtelo – non stava più nella pelle nel vedere casa nostra.” Dissi lanciando un’occhiataccia alla persona che, ormai, consideravo come il mio migliore amico con Nagii.
“Che ne sapevo io, che volevi fare una sorpresa a tua sorella?!” replicò Kukai.
A quel punto intervenne Amu.
“Il punto è che sei così chiacchierone, che scommetterei tutto l’oro del mondo che hai detto a mezza scuola che andrai a casa di Ikuto!” disse sghignazzando.
“Ehm… non è vero!” disse rosso in viso.
“Si che è vero! Ed io sono testimone!” disse Nagii, che era appena arrivato.
“E te pareva…” dissi. “ Va bè… noi andiamo a preparare… avvisate le ragazze che ci vediamo dopo…” detto questo, mi girai, diretto a casa.
Amu e Utau mi seguirono a ruota.
Mentre camminavamo la mano di Amu sfiorò involontariamente la mia ed io fui pervaso da una fortissima scarica elettrica, che mi spinse ad afferrarle la mano.
Adoravo la sua pelle morbida e delicata a contatto con la mia.
Ormai era diventata una droga.
La guardai.
Il suo bellissimo viso era leggermente colorato di rosso.
Era lo spettacolo più bello a cui avessi assistito. E lei era splendida… una dea!
Almeno, per come la vedevo io.
“Fratellone, come mai hai preso ad Amu la mano? Non è che ti piace?” disse Utau ghignando.
Brutto mostriciattolo! Appena torniamo a casa facciamo i conti!
Pensai perfido.
“Non sono affari tuoi!” risposi scontroso e non intenzionato a mollare nemmeno per un attimo la sua mano.
Amu era ancora più rossa e teneva gli occhi puntati sulla punta delle sue scarpe.
Dopo l’intervento inopportuno di Utau, facemmo l’ultimo pezzo di strada che ci rimaneva, in un piacevole silenzio.
Utau camminava spedita e sprizzante di felicità verso casa, tanto che le persone che ci incrociavano la guardavano straniti.
Ma a lei non sembrava importare granché.
E nemmeno a me che, di solito non sopportavo questo suo modo di esprimere la sua contentezza.
Ma quel giorno avevo ben altro a cui pensare.
In effetti la gente che ci vede potrebbe pensare che io ed Amu siamo fidanzati, dato che ci teniamo per mano… ma chi se ne frega!
Sono il ragazzo più felice della terra!
Quel che non sapevo è che la mia felicità non sarebbe durata a lungo.
Non sapevo che qualcosa di oscuro e malvagio avrebbe segnato per sempre la mia vita e quella delle persone che mi stavano accanto.
 
Arrivati davanti a casa mia – mio malgrado – ci separammo.
“Ok… Ragazzi, io vado a prendere le torte e…” ma la interruppi.
“LE torte??” chiesi stupito.
“Si… Ieri sera non avevo niente da fare e allora ho fatto 5 torte. Tre al cioccolato e due alla mimosa… Perché?”
“E tu fai le torte… perché non hai niente da fare?!” esclamò Utau che era ancor più sbalordita di me.
“Si… Mi rilassa…” disse innocente la ragazza.
“Ok… allora, dato che sono cinque torte, due mani in più ti servono. Passo tra dieci minuti, va bene?”
“Ti aspetto…” ed entrò in casa.
“Fratellone…” canzonò Utau “Non hai niente da dire?” chiese mentre aprivo la porta di casa.
“Niente di cui tu ti debba interessare” risposi freddo. E ignorando le sue lamentele, mi rintanai in camera mia, mettermi in costume.
Avevo deciso che avremmo passato il pomeriggio all’aperto. Nonostante fossimo a settembre, infatti, faceva molto caldo.
Aprii l’armadio, presi il mio costume – ovviamente nero – della Puma e, dopo essermi tolto la divisa, me lo infilai.
Sopra misi una maglietta a maniche corte blu scura, e dopo aver controllato che i capelli fossero a posto – Sì! Sono molto vanitoso! – scesi di sotto, diretto verso l’ingresso.
Uscii dalla porta, attraversai il piccolo vialetto di pietra che portava al cancello e mi diressi a casa di Amu.
Suonai al campanello e, dopo un paio di secondi, sentii avvicinarsi dei passetti leggeri e veloci.
La porta si aprì dopo pochi istanti rivelando un’Ami sorridente.
A volte penso che sia la copia in miniatura di Utau…
“Ciao Ikuto!” Salutò con voce squillante. “Amu si sta ancora cambiando. Ha dovuto aiutarmi a mettermi il costumino… io non sono ancora capace…” disse arrossendo.
“Amu ha detto che se fossi arrivato prima che lei scende, di prendere le torte e portarle a casa tua. Lei ci raggiunge dopo.” Disse la piccolina sbagliando le regole di grammatica. Era così tenera.
I bambini erano lo specchio della spensieratezza.
Mi abbassai per riuscire a guardarla negli occhi.
“Ok Ami. Mi aiuti tu a portare le torte?” Dissi gentilmente.
“Certo!” ripose la piccola.
“Bene… A proposito, sei veramente carina con questo completino, sai?”
La piccola, al mio complimento, si guardò i piccoli piedini che indossavano degl’infradito rosa confetto.
“Grazie...” poi alzò gli occhi. “Vieni, ti faccio vedere dove sono le torte.”
E mi guidò in casa, verso la sala da pranzo.
“La mia sorellona sa fare delle torte buonissimissime!”
“Hai proprio ragione. Oggi me ne ha portato una fetta a scuola.” Dissi ripensando a quel Ben di Dio.
“Aaaaah! Ecco perché ne manca un pezzo.” Disse prendendo tra le braccine, una delle torte alla mimosa che era riposta sul tavolino del salotto insieme alle altre.
Uscimmo dalla porta di casa, lasciandola socchiusa per dopo, e ci avviammo verso il cancello di casa.
Poi Ami parlò.
“Ikuto… Ti piace mia sorella, vero?”
Per poco non mi caddero le torte che avevo in mano.
“Ehm…”
“Tranquillo, non ti devi vergognare. Anche tu piaci ad Amu!” disse la bambina tutta sorridente.
Io non sapevo che dire.
Che mocciosetta scaltra! E’ la prima persona che mi lascia senza parole…
Entrati dal cancello, la bambina spalancò la boccuccia a cuore.
“Wow… Ma questo è un castello! Tu e Utau siete dei principi?”
Chiese Ami con gli occhi che le brillavano.
“Più o meno…” dissi sorridendo.
Proprio in quel momento Utau uscì dalla porta.
Aveva un prendisole bianco che le arrivava al ginocchio e sotto si intravedeva in costume a due pezzi bianco, a pois neri.
Ami, appena la vide, le si avvicinò sorridendo.
“Ciao Utau!”
“Ciao Ami! Oh, ma che bel completino! Sembri una principessina!” si complimentò mia sorella.
“Grazie! Anche Ikuto mi ha fatto i complimenti!” disse euforica.
“Ah, si?” chiese Utau guardandomi di sottecchi.
“Senti Utau, vado da Amu, rimangono ancora due torte da prendere” e le porsi le due torte che avevo in mano.
Poi mi girai e tornai a casa di Amu.
Appena entrai dalla porta, rimasi di stucco.
Amu stava scendendo dalle scale.
Aveva addosso dei mini-pantaloncini di jeans neri e un top a fascia rosso.
Ai piedi portava, come la sorellina, un paio di infradito, solo che erano rossi con dei piccoli teschi neri.
I capelli erano legati in una coda alta, che risaltava il suo collo delicato.
Lo so, sono ripetitivo ma… E’ FA-VO-LO-SA!
Dopo un attimo di esitazione mi spuntò sul viso un sorriso malizioso.
“Wow! Mai visto niente di più bello!” Amu, sentendo la mia frase, arrossì di botto.
Sorrisi compiaciuto.
Mi divertivo un mondo a vederla imbarazzata! Era tenera!
“Ma che ti ridi?! Ti diverti a vedermi arrossire?”
“Devo ammettere che è divertente…” ma mi interruppe.
“Vedi?! Sei un maleducato!” disse facendo il muso.
Io scoppiai a ridere.
Era troppo divertente!
Ma prima che potesse dire altro mi ripresi.
“Ma ho sempre detto la verità…” dissi avvicinandomi a lei e fissandola negli occhi.
Lei mi sorrise timidamente e mi si avvicino.
Il suo viso si avvicinava al mio e io stavo per aver un attacco di cuore.
Ma, contrariamente a quel che pensavo, deviò l traiettoria verso il mio orecchio.
“Grazie…” mi sussurrò e, dopo un secondo, sentii le sue dolci labbra poggiarsi sulla mia guancia, che lasciarono un’impronta bollente e piacevole.
Il contatto durò pochi attimi e poi Amu sfrecciò in salotto per prendere le torte.
“Ti muovi Ikuto! Guarda che ti lascio qui!” urlò ridendo.
Io mi ripresi da quel bellissimo e sconvolgente contatto, e la seguì fuori con un sorriso splendente stampato sulla faccia.
 
 
Buonasera ragazze! Come state? Scusatemi tanto se posto solo ora ma non ho avuto tempo. La scuola mi assorbe quasi completamente!
Vi è piaciuto il capitolo? Spero di sì! E vi assicuro che ne vedremo ancora delle belle.
Sono capitati dei fatti misteriosi… Che cosa succederà?
Lo scoprirete nei prossimi capitoli!
Baci e recensite! XD
P.s.: Ho deciso che posterò solo il lunedì ma, siccome ho altre due storie da seguire (su Harry Potter e One Direction) non posso scrivere ogni settimana questa storia… Mi dispiace perché so quanto ci tenete a leggere il continuo. Spero che mi perdoniate…

 
  
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