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Autore: Miss Fayriteil    05/11/2012    2 recensioni
Questa storia è nata un po' per caso, volevo provare a scrivere un romanzo rosa, nello stile di Lauren Weisberger o Sophie Kinsella, che mi piacciono molto. Mi sono ispirata un po' anche alla coppia che amo di più in Grey's Anatomy. Capirete perchè. La trama... è un romanzo, una storia d'amore. La donna single che trova l'amore della sua vita. Spero vi piaccia!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Collezione di uomini inutili

 
Ali Donnell si girò sotto le coperte e aprì gli occhi. Un altro giorno. Un altro noiosissimo e lunghissimo giorno della sua vita vuota e senza senso. Dalla sua rottura con Brad, avvenuta undici mesi prima, la sua vita non era cambiata di una virgola, tranne per il fatto che la settimana prima aveva compiuto trent’anni. Questo fatto aveva inciso profondamente sulla sua vita da single, relegandola definitivamente al ruolo di “zitella”. Senza volerlo tornò al pensiero che la assillava dal giorno in cui era rimasta single, e cioè che lei voleva sposarsi, sul serio, voleva anche avere dei figli, non era più tanto giovane, ma la faccenda diventava sempre più difficile.
  Forse, ora che stava invecchiando gli uomini non la trovavano più molto attraente e per questo non ne trovava uno, nemmeno a pagarlo. O meglio, qualche uomo l’aveva trovato, ne aveva frequentati alcuni, ma nessuna di queste storie poteva essere definita degna di nota. Magari qualcuna di queste per lei, avrebbe anche potuto diventare importante, ma per loro no. Nessuno degli uomini che Ali aveva frequentato fino a quel periodo aveva l’aria di volersi impegnare troppo con una donna, perciò lei era di nuovo al punto di partenza. Si stese sulla schiena e rimase ferma a pensare. Lei ci provava. Aveva provato di tutto, costantemente. Usciva, andava in palestra con Faith, sfruttava tutte le occasioni che il suo lavoro di segretaria di una PR le permetteva per andare a qualche festa o incontro, andava agli speed-dating; aveva perfino, con suo profondo rammarico, cercato qualcuno nei siti di incontri su Internet, ma niente. O meglio, qualcosa sì, ma niente che riuscisse a ricordare senza desiderare di sparire dalla faccia della Terra.
  Ad esempio, due settimane dopo la storia di Brad, aveva conosciuto un certo Tim ad una conferenza sull’esportazione a Singapore. Lei c’era andata solo per aiutare Tina, il suo capo, a prendere appunti e “portarle la borsa”. Questo Tim era un gran bell’uomo, sui trentacinque anni e a lei era piaciuto subito. Avevano passato tutta la serata a chiacchierare, lui le aveva offerto da bere e si erano anche scambiati i numeri di telefono. «Ti chiamo domani»l’aveva congedata lui con un bacio sulla guancia quando, all’una di notte, era uscito per tornare a casa sua. Ali aveva cercato di non illudersi, ma quella notte non aveva quasi dormito, nell’attesa della sua telefonata. Il giorno dopo lei aveva passato ore accanto al telefono, aspettando una chiamata che però non era mai arrivata. Un paio di volte aveva addirittura preso il cordless, sentendosi un’imbecille completa, per assicurarsi che funzionasse, ma alla fine si era rassegnata ed aveva accettato il fatto che un altro uomo l’aveva delusa, che aveva fallito di nuovo.
  Una decina di giorni dopo, invece, aveva conosciuto Luke, in palestra mentre faceva il tapis-roulant. Era più giovane di Tim, atletico e a differenza dell’altro, con lui Ali era arrivata fino al terzo appuntamento. A fine serata, però, Luke l’aveva riaccompagnata a casa e a sorpresa le aveva detto: «Credo sia meglio non vederci più».
  «E perchè?» gliaveva risposto Ali, sconcertata. Lui si era guardato intorno, a disagio e alla fine le aveva replicato: «Tu mi piaci molto, Ali, ma in questo momento sono confuso, devo capire cosa voglio e di sicuro ho capito che tu vuoi una storia seria, ma io non mi sento ancora pronto per questo genere di impegno». Furiosa Ali gli aveva voltato le spalle di scatto, senza dire una parola ed era entrata in casa sbattendo la porta. Aveva aspettato di essere sola,  poi aveva esclamato: «Che stronzo! Cazzo, che stronzo! Forse Faith ha ragione, scelgo apposta quelli che mi faranno soffrire». Poi si rese conto che stava parlando da sola e smise. Si svestì e andò a letto, sperando di capire cosa sbagliava nei suoi rapporti con gli uomini. Era sicura che non fosse solo colpa loro e che lei si comportasse in modo tale o facesse qualcosa che li spaventava e così non riusciva ad avere una relazione seria e soddisfacente. In quel periodo quando qualcuno le chiedeva: «L’amore?»lei rispondeva: «Mah...insomma... benino», senza avere il coraggio di dire che a quel punto si stava arrendendo su quel versante.
  Nonostante tutto però, non riuscì a capire cosa ci fosse di sbagliato in lei e si mise invece a pensare a Faith. Era quasi automatico: quando pensava alla sua triste e disastrosa vita sentimentale, subito dopo le veniva sempre in mente quella solida e felice della sua migliore amica. Faith era fidanzata da quasi sette anni con lo stesso uomo, Daniel. Si erano conosciuti l’ultimo anno di college e avevano iniziato ad uscire insieme alla fine dell’ultimo semestre. Lui aveva frequentato la facoltà di giornalismo e ora lavorava come redattore sportivo al Seattle Times. Due anni prima erano andati a vivere insieme in un bell’appartamento con tre camere da letto. L’unica cosa che mancava era il matrimonio e magari dei figli e Ali si chiedeva spesso quando sarebbe arrivata la buona notizia. Secondo lei Faith e Daniel formavano una bellissima coppia: lei aveva dei meravigliosi capelli rossi e occhi verdi, il tutto su un fisico che avrebbe fatto invidia alla maggior parte delle donne. Nel complesso le ricordava Kate Walsh, però più giovane. Invece Daniel era biondo, con gli occhi azzurri e aveva un po’ l’aria da surfista; non per niente era di Los Angeles. Si era trasferito a Seattle per fare l’università, poi aveva conosciuto Faith e non aveva più voluto tornare in California. Ali adorava follemente Dan, perchè era un ragazzo adorabile e perchè era il ragazzo di Faith e quando pensava a loro un po’ li invidiava, ma soprattutto era molto contenta per loro. Si addormentò profondamente, sperando di ricevere un consiglio da Morfeo su come risolvere il suo problema.
 
 
Il mattino dopo si alzò come ogni mattina per andare al lavoro. Si fece una doccia veloce, si vestì ed uscì di casa. In quel periodo era piuttosto depressa, perciò si fermava a fare colazione da Starbucks più spesso del solito, come quella mattina. Ordinò un cappuccino alla vaniglia gigante e un muffin al cioccolato ancora caldo. Prese il sacchetto e uscì dal bar, rimpiangendo di non avere tempo per sedersi a fare colazione a uno dei tavolini. Mentre camminava sorseggiando il caffè, pensò al problema che la aspettava tra pochi minuti: Tina Brewer, il suo capo. Odiava il suo lavoro e soprattutto odiava Tina, che la schiavizzava e non le dava mai un attimo di tregua, chiamandola ogni dieci minuti per ogni richiesta, anche la più stupida. L’unica cosa che la fermava dallo scappare a gambe levate, era il fatto che la paga era strepitosa e che grazie ad essa aveva potuto comprarsi l’appartamento in cui viveva al momento. Respirò profondamente, buttando il bicchiere di carta vuoto nel cestino, insieme al tovagliolo che le avevano dato con il muffin. Era venerdì. Questo voleva dire solo una cosa: era l’ultimo giorno di lavoro, per quella settimana, e alla fine della giornata davanti a lei si sarebbe spianata la lunga, ampia e soleggiata strada del week-end. Il desiderato, l’agognato week-end, che poteva trascorrere come preferiva e nel quale Tina non aveva diritto di cittadinanza con le sue telefonate e con la sua presenza. “Solo altre otto ore, Ali, ce la puoi fare. Solo otto ore e poi potrai dimenticarti di Tina e dell’ufficio per due giorni interi”. Questo pensiero gliene portò un altro, quasi in automatico. Dave. Esattamente una settimana prima, lo scorso venerdì sera, erano stati a letto insieme. Solo sesso, solo quella sera e il giorno dopo non si erano più visti nè sentiti, anche se lei aveva sperato in una sua telefonata. Era la prima volta che faceva questa esperienza. Per lei il sesso esisteva solo se correlato ad una relazione più o meno stabile e non lo faceva mai di sicuro alla fine del primo appuntamento e a volte nemmeno del secondo o del terzo. Però quella sera era uscita con Faith a bere una cosa, serata tra ragazze, aveva conosciuto Dave e tra l’alcool, l’indubbia attrazione reciproca tra i due e la voglia di Ali di infrangere le sue personali regole, erano andati a casa di lei a fare follie per tutta la notte. Prima di mettersi a flirtare con lui, aveva mandato un messaggio all’amica che diceva: «Fay, tesoro, non aspettarmi. Probabilmente ho trovato compagnia, almeno per questa sera. Tu sai cosa intendo. XOXO A». La risposta di Faith era stata: «Brava, tifo per te! ;) F».
 
 
Al mattino dopo era sola nel letto e la notte con Dave era solo un ricordo che le dava la stranissima sensazione che appartenesse a qualcun altro. Non si aspettava una sua telefonata, non erano previste, ma ci sperava lo stesso. Ovviamente però ogni sua speranza era rimasta tale, perciò Ali si era ritrovata sola un’altra volta, senza un uomo che la salutasse al mattino o che alla sera sedesse a tavola con lei e le chiedesse com’era andata la sua giornata. Era sola, single, zitella e gli unici uomini che trovava si accontentavano di un paio di cene o di una notte con lei e poi sparivano nel nulla, lasciandosi dietro solo il ricordo e magari un calzino. In effetti quella mattina, mentre si alzava, Ali aveva trovato un calzino a righe da uomo che ricordava di aver visto addosso a Dave. Ripensò a tutto questo mentre entrava nell’edificio dove si trovava l’azienda di Tina e mentre saliva con l’ascensore diretta al suo ufficio. Bello era stato bello, inutile negarlo. Le era piaciuto parecchio e questa era la cosa che le seccava di più. Non era sicura del perchè, ma sapere che una notte di sesso che era finita in niente le avesse lasciato un ricordo così bello le dava molto fastidio. Sarebbe stato meglio se fosse stata un’esperienza niente di speciale, meglio ancora sgradevole, perchè almeno non le sarebbe venuto in mente che Dave non l’aveva più richiamata e star male per questo. L’ascensorè si fermò al settimo piano ed Ali entrò nel suo ufficio. Tina stava controllando la scrivania. «Ah, eccoti Aliana. Cos’è successo al tuo portapenne?»
  «Non saprei Tina»rispose Ali fissandolo perplessa; sembrava tutto normale. «Cosa potrebbe essere successo?». Guardò prima Tina e poi il suo portapenne: era possibile che la sua capa fosse impazzita del tutto? Possibile, ma poco probabile. Lei rispose molto seccata: «Mancano due matite, Aliana. Non dovrebbero mancare due matite. Che ne hai fatto? Perchè nel tuo portapenne mancano due matite?»
  Due matite? Tina le stava veramente facendo il terzo grado per due matite? Sapeva che si fissava per dei dettagli infimi, ma non credeva che arrivasse a tenere conto della sua cancelleria. Ali le disse: «Ehm, Tina, ti assicuro che io non ho toccato le mie matite. Voglio dire, le ho usate qui in ufficio per scrivere, ma non le ho mai portate via dall’ufficio. Magari sono cadute e non le hai viste, oppure sono finite sotto la tastiera del computer... le cercherò io, tu non perdere altro tempo prezioso. Non dovevi parlare con il proprietario di quel locale per la serata di sabato prossimo?»
  «Sì, giusto, Aliana hai ragione. Cercale, mi raccomando, non vorrei sapere che qualcuno ruba qui dentro. Senti, ora io parlo con quel tizio, ma stai pronta perchè potrei chiederti di controllarmi l’agenda da un momento all’altro. Se quell’uomo non risponde, cosa probabile, dovrò modificare i miei impegni. E cerca le matite!» concluse entrando nel proprio ufficio. Ali sedette alla scrivania ed appoggiò la testa sul tavolo. Matite. Era in ufficio da cinque minuti e Tina l’aveva già fatta impazzire per un paio di matite! Aprì un cassetto ed eccole, le due matite. Le prese e le infilò di nuovo nel portapenne. Dopodichè accese il computer e si preparò a ricevere gli ordini di Tina. Sarebbe stata una lunga giornata.
 
 
  Fortunatamente Tina restò chiusa nel suo ufficio per gran parte della mattina, tranne per un quarto d’ora, quando tornò nell’ufficio di Ali per chiederle se avesse trovato le matite. La ragazza fece uno sforzo profondo per non risponderle male e le fece vedere che le aveva trovate in un cassetto della sua scrivania e che le aveva già rimesse al suo posto. Tina sembrò più tranquilla e con gran sollievo di Ali non ne parlò più. All’ora di pranzo Ali scappò in mensa e come al solito sedette a un tavolo a caso, il più lontano possibile da Tina.
  Mentre mangiava il suo pranzo preferito, pasta al formaggio con budino al cioccolato, pensò al suo week-end. Sabato a pranzo era invitata dai suoi e sapeva già che sua madre le avrebbe chiesto per l’ennesima volta come andava la sua vita amorosa, mentre al pomeriggio decise che sarebbe andata a fare shopping. Da sola, perchè aveva bisogno di pensare. Non l’avrebbe nemmeno chiesto a Faith, non voleva vedere nessuno. Aveva bisogno di passare alcune ore in compagnia di se stessa e tanto valeva passarle a fare qualcosa che la divertiva. Si alzò dal tavolo, buttò i piatti di carta vuoti nell’immondizia, poi tornò a passo pesante nel suo ufficio.
  Il pomeriggio passò rilassato, Tina la chiamò nel suo ufficio solo due volte, la prima per chiederle degli appunti e la seconda per confermare un appuntamento sull’agenda. Tornò nel suo ufficio e guardò l’orologio. Erano le sei, finalmente poteva andare. Si infilò il leggero giubbotto di cotone, prese la borsa e uscì dal suo ufficio, sentendosi molto più serena rispetto a quella mattina. In fondo allo stomaco però avvertiva una strana sensazione, anche se non riusciva a capire il perchè. Era un week-end come tutti gli altri, in teoria, eppure sentiva come se fosse il suo ultimo week-end prima di qualcosa di estremamente importante; era come se durante quei giorni dovesse succederle qualcosa che le avrebbe totalmente cambiato la vita.

 
 
 
NdA: Okay, almeno secondo la mia teoria, la vera storia comincia adesso. Ovviamente spero vi piaccia e vi ricordo che le recensioni sono ben accette! Have fun!
 
  
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