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Autore: Francy_92    06/11/2012    14 recensioni
Gaia e Andrea sono compagni di scuola ma in classi diverse. Entrambi devono iniziare il quinto. Lei linguistico, lui scientifico. Prima che finisse l'anno prima, è stato annunciato un progetto scolastico che prevede un soggiorno di tre settimane in Inghilterra. Lui, rubacuori e bello, è conosciuto da tutti; lei, riservata e con un peso sul cuore, non conosce praticamente nessuno. Sin dal viaggio di andata cominciano a litigare, fin quando... qualcosa cambierà gli eventi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ''A true love story never ends''
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Per i miei fan super accaniti - no, non mi sto vantando u_u - pubblico questo capitolo con almeno 12 ore di anticipo, ma non voglio più farvi soffrire, quindi... BUONA LETTURA :* :*


Let's blame it on September

-Capitolo 7-
  *E una vecchia ferita si riapre"


Sono trascorsi tre giorni dal mio compleanno e ogni giorno che passa è come se io e Andrea andassimo sempre un po’ più d’accordo.  Litighiamo ancora, ma rispetto a prima, direi che siamo sulla strada della pace.
Non abbiamo più parlato di quello che è successo quel giorno e Andrea non ha più chiesto di mio padre; forse perché siamo stati anche molto impegnati con le lezioni e poi a casa abbiamo anche dovuto studiare.
Gli esami li faremo qualche giorno prima di ritornare e sinceramente ci terrei a passarli.
Oggi dovremmo andare ad Oxford, ma se Andrea non si alza non andremo da nessuna parte.
«Andrea, non hai dormito abbastanza?!» chiedo mentre sistemo i capelli.
«Hmm» brontola girandosi  di nuovo tra le coperte. Non ha più dormito con me, per fortuna.
«Muoviti. Io sono già pronta» dico mettendo la giacca nera.
«Che ore sono?» mormora lui con voce roca.
«Le sei e mezzo. Tra mezz’ora dobbiamo essere alla fermata»
«Ma è sabato»
«Appunto. Dobbiamo andare a Oxford oggi. Non vedo l’ora» dico tutta eccitata e con il sorriso sulle labbra.
«Per questo ti sei svegliata all’alba?» chiede antipatico alzandosi, finalmente, dal letto. «Da quanto sei sveglia?»
«Dalle cinque e qualcosa»
«Dall’alba, appunto»
Rido e mi volto verso di lui «Sbrigati. Vado a vedere cosa ci ha lasciato Michelle»
Esco dalla stanza e sorrido. Sembriamo una cop… NO!!
Sgrano gli occhi e fermo all’istante i miei pensieri.
Ok, ricapitoliamo. Io e Andrea non siamo una… coppia! Siamo solo compagni di casa e semplici amici.
Oh, Michelle ha lasciato le patatine, le bottigliette d’acqua, un cioccolatino e due panini. Li prendo sorridendo e torno in camera, felice di aver dirottato i miei pensieri su qualcos’altro.
Quando apro, mi ritrovo Andrea in boxer «Oh dio, scusami» esclamo richiudendo la porta.
Lo sento ridere e qualche secondo dopo lui la apre e mi tira dentro. Prende il cibo che ho in mano e lo butta sul suo letto, mentre, subito dopo, mi spiaccica contro il muro, cominciando a baciarmi il collo.
«Andrea! Che stai facendo?!» chiedo provando ad allontanarlo.
«Non si capisce?» risponde lui ancorando le sue mani sui miei fianchi.
«Piuttosto bene, direi, ma perché?»
«Perché mi va e poi sei… sei… accidenti!!» ringhia e si allontana.
«Che hai?» chiedo preoccupata.
«Sei bellissima, ecco!! L’ho detto»
Alzo un sopracciglio «Perché, non volevi dirlo?»
«Non volevo ammetterlo, ma è evidente, cazzo! Guardati»
«Indosso solo un paio di jeans e una maglia»
«Si, ma su di te… non lo so, mi fai uno strano effetto»
Oh Madonna! Ci mancava solo questo.
«Ti la…lascio prep…prepararti» balbetto prima di voltarmi.
«Bianchina…» mormora lui avvicinandosi, da dietro, al mio corpo. «Tu non te ne rendi conto…»
No Andrea… ti sbagli. Me ne rendo perfettamente conto. Soprattutto in questo momento. No, no… non può succedere!! Che situazione imbarazzante, signore!!
«Dovresti vestirti» dico allontanandomi. Stavolta riesco a lasciarlo in camera.
 
«Senti… uhm, per prima. Mi dispiace, però… è solo che…» è imbarazzato e io non sono da meno, perché credo che il rossore non mi sia ancora passato.
«Non preoccuparti»
«Aspetta… no. Non voglio che pensi che io stia scherzando»
«Non lo penso. Poco fa sei stato… ehm…abbastanza chiaro»
«Ah si?»
«Si, abbastanza» ripeto diventando ancora più rossa.
Ma quando arriva questo maledetto autobus?
«Vieni qui» dice.
«Dove?» chiedo io continuando a guardare la strada.
«Intanto guardami, e poi avvicinati a me»
Faccio un respiro profondo e mi volto «Bene» dice sorridendomi.
«Andrea…»
«Sh. Non dire niente. Credo sia stato abbastanza evidente che mi piaci, no?»
«Si, però…»
«Però cosa?!»
«Io non sono il tuo tipo e tu… tu mi hai sempre odiato»
«Smettila con questa scusa. Ti ho già detto che è piacevole stare con te»
È vero, lo aveva detto!
Davanti al mio silenzio, Andrea ne approfitta per avvicinarsi di più e poggiare le sue labbra sulle mie. Quando anche io ricambio il bacio lui mi fa alzare e mi appiattisce alla parete di plastica della fermata.
Baciare Andrea è qualcosa che non mi sarei mai aspettata. E poi bacia così bene…
«Sai di frutta» mormora lasciandomi piccoli baci sulle labbra, sul naso e sul collo.
«Bagnoschiuma ai frutti tropicali o una cosa del genere» rispondo imbarazzata e accaldata.
«Scotti» dice infilando la sua mano sotto la mia maglietta.
Bravo, Capitan Ovvio.
«Basta!» esclamo spingendolo lontano.
«Che fai?»
«Ti allontano»
«Lo vedo. Perché?»
«Perché siamo in mezzo alla strada e se non stiamo attenti perdiamo l’autobus»
«Quindi, mi stai dicendo che nella nostra camera inglese, di sera, magari notte, potrei continuare a baciarti?»
Ma certo che puoi, Andrea! Che domande fai?!
Se potessi, scuoterei la testa per quanto mi sto rincretinendo «Se vuoi» dico allontanandomi da lui. «Quindi, questo significa che non devo continuare a fingere con i tuoi amici?»
«Se vuoi» dice imitandomi.
Rido e lo allontano.
 
Arrivare a scuola non è mai stato così imbarazzante come oggi. Prima di arrivare, anche con Luigi ed Elena lo è stato. Ci hanno guardato così a lungo ed intensamente che stavo per dirgliene quattro se Andrea non mi avesse fermata.
Potrei anche fregarmene, soprattutto di tutti gli altri che ci conoscono, o meglio, conoscono Andrea, se lui non mi avesse preso per mano. Ovviamente io ho provato a liberarmi, ma lui  ha avuto la meglio.
Il momento più imbarazzante è stato quando, davanti a tutti gli altri, mi ha fatto sedere sulle sue gambe.
Momento imbarazzante modalità infinità.
Adesso sono ancora qui. Sulle sue gambe e sulla… sua…
Sbuffo e mi alzo, sperando che lui non mi prenda.
«Dove vai?» chiede.
«A vedere se è arrivato l’autobus»
«Gaia!!» Andrea mi segue e quando siamo sul retro della scuola mi fa voltare e mi guarda «Che hai?»
«Scusa, ma mi sento a disagio»
«Perché ti ho fatto sedere su di me?»
«Anche. Tutti ci guardano»
Lui ride e si avvicina a me, guardandomi malizioso.
«No» dico io.
«Uno solo»
«No, scordatelo. Se ci vedesse qualcuno?»
«Ti sorprenderà sapere che non mi interessa» dice e mi bacia.
Stavolta il bacio non è dolce e casto; è passionale e la sua lingua riempie avidamente la mia bocca.
Ricambio anche io e, velocemente, mi ritrovo appoggiata alla parete, le braccia alzate, le sue mani che tengono fermi i miei polsi e il suo bacino attaccato al mio.
«Se fossimo rimasti a casa ancora un po’…» mormora mordendomi il lobo dell’orecchio.
«Non avresti fatto nulla ugualmente» dico guardandolo.
Lui mi fa il broncio e io ne approfitto per baciarlo di nuovo. «Vorresti tu, vero?»
«No. Non vado con il primo che capita»
«Io non sono il primo che capita»
«Ah no? E chi saresti?»
«Quello che si è preso una gigantesca e bruciante cotta per te»
Mi sposto per guardarlo… anzi, lo fisso. «Stai scherzando» dico.
«No, perché dovrei?»
«Perché nessuno si prende una cotta per me. Non uno come te, poi»
«Beh, me la sono presa…» dice e mi circonda il viso con le mani, riprendendo a baciarmi.
«Ehm… ragazzi?»
Veniamo interrotti dal suo amico Luigi che ci guarda. Io sono rossa dalla vergogna.
«Che vuoi?» gli chiede Andrea.
«L’autobus è qui e la Vietti ha chiesto di voi. Meglio… andare prima che vi becchi»
«Si, veniamo subito» dice Andrea e Luigi se ne va.
«Oh Dio» mormoro nascondendo il viso tra le mani.
Andrea scoppia a ridere e mi abbraccia «Andiamo Bianchina. Luigi non dirà nulla»
«Che vergogna»
«Non vergognarti. È tutto nella norma» risponde circondando le mie spalle con un braccio.  
«Aspetta» dico prima di raggiungere gli altri.
«Che c’è?»
«Il tuo braccio»
Lui lo guarda e mi chiede «Cos’ha che non va?»
«Non voglio che ci scoprano i professori; potrebbero separarci o spedirci in Italia e io non voglio»
«Bianchina, potevi dirlo che hai paura di separarti da me» scherza lui togliendo, però, il braccio dalla mia spalla.
«Hai capito che intendo, idiota» dico e gli pizzico un fianco. Lui si contorce e proprio mentre lui cerca di farlo a me e io mi allontano dandogli uno schiaffo sulla spalla, la Vietti ci vede.
«Sempre a litigare voi due, eh?! Su, salite sull’autobus»
Andrea scoppia a ridere e sale.
Purtroppo, sono tutti seduti, quindi, quando attraverso il corridoio dell’autobus, mi guardano e ridacchiano.
Cominciamo bene…
«Vieni, siediti qui» Mi dice Andrea sedendosi in uno degli ultimi posti.
«Ti stai sedendo vicino a me?»
«Smettila e porta il tuo culo qui»
Ridacchio e mi siedo accanto a lui, dal lato del finestrino.
«E comunque è un gran bel culo» mi sussurra all’orecchio.
Mi volto verso di lui, spalancando la bocca.
«Smettila di tenere la bocca in questo modo. Mi fai pensare a cose veramente poco carine»
Sono ancora più scioccata e la giornata è cominciata da poco. Non ho assolutamente idea di cosa succederà più tardi. Per fortuna l’autobus è già partito; prima inizia questo viaggio, prima finirà.
«Niente libro o musica oggi?» chiede Andrea dopo dieci minuti di viaggio in silenzio.
Mi sembrava troppo strano per lui non dire neanche una parola.
«Ho una compagnia molto più interessante dei libri, ma in ogni caso, ho sempre l’auricolare in borsa»
«Certo, per la serie “non si può mai sapere” e comunque…» sussurra e si avvicina a me «Passerei tutto il viaggio a baciarti se questo non ci rispedisse per direttissima in Italia, quindi… dovrai aspettare l’arrivo»
«Sei tu che dovrai aspettare l’arrivo. Io non muoio dalla voglia di baciarti»
Bugiarda, bugiarda…
Oggi è iniziata con una lunga serie di rivelazioni imbarazzanti, almeno per me, non vorrei aggiungere altri episodi del genere. Per quanto mi riguarda è già troppo.
«Lo so che vuoi baciarmi anche tu, non te ne vergognare»
Lo guardo e provo a dire qualcosa ma non ci riesco «Non…» lui mi guarda confuso, così ci riprovo. «Non è che mi vergogno» dico sottovoce «Ma è l’idea che mi rende nervosa e mi fa sentire strana»
«Perché?»
«Perché noi non siamo mai andati d’accordo, eccetto per questi ultimi giorni e…» mi fermo perché non posso rivelargli quello che mi tormenta da un po’ di tempo; esattamente da quando ho scoperto di essermi presa una cotta per lui.
«E?»
«Niente, lascia perdere»
«No dai. Dimmelo»
«Lascia perdere Andrea, tanto è solo fiato sprecato; il mio, il tuo… e via dicendo»
«Perché Gaia? Perché fai così?»
«Perché è molto più semplice avercela con te, piuttosto che provare qualcosa che non sia odio»
«Hai ancora paura che io possa ridere di te perché ti sei presa una cotta per me?»
Lo guardo e piego la testa di lato «In teoria si»
«E in pratica non succederà. Sono serio Gaia. E poi ti ho detto che la stessa cosa vale per me e non mi è mai successo» dice lui e sembra quasi imbarazzato.
Sgrano gli occhi. Davvero mi sta dicendo che non si è mai invaghito di una ragazza?
«Mai?»
«No, mai» risponde sorridendo.
«E tutte quelle ragazze che hai avuto?»
Lui alza un sopracciglio e sorride ancora. «Te lo devo dire per cosa stavo con loro?»
Mi volto di scatto, in imbarazzo, per non averci pensato prima. È così ovvio…
«Ho capito» rispondo guardando fuori.
Nonostante sapessi di questo suo tipo di notorietà sono un po’…. Delusa?! Non dovrei, eppure mi sento proprio così. E se volesse soltanto portarmi a letto e sta soltanto fingendo? Probabilmente non glielo perdonerei.
Lui è Andrea Ferrari… non si può mai sapere cosa passa per quella sua testolina.
«Ti sei offesa?»
«No, perché dovrei?» rispondo voltandomi verso di lui, sorridendogli.
«Sei sicura? Hai perso il sorriso dopo che ti ho detto l’ultima cosa»
«Sono sicura…»
Non dico altro; non posso assolutamente dirgli che ho paura che lui voglia soltanto portarmi a letto.
«Devi dirmi qualcos’altro?» chiede lui; probabilmente perché ho lasciato il discorso a metà.
«No» rispondo e sorrido; appoggiando la testa sulla sua spalla. «Ma non prendermi in giro» mormoro chiudendo gli occhi.
Lui non risponde e sinceramente non so come prenderla. Decido, però, di non continuare sull’argomento.
Stiamo per avvicinarci sempre di più ad Oxford e sinceramente non vorrei rovinarmi la giornata.
«Bianchina…»
No… voglio dormire. Lasciatemi dormire. Dove sono?!
«Bianchina, svegliati, siamo arrivati» 
Apro gli occhi e Andrea è a pochi centimetri da me «Ehi…» mormoro muovendomi per stirare le gambe.
«Buongiorno… Alzarsi alle cinque ha le sue conseguenze, vero?»
Annuisco e sorrido.
«Dobbiamo scendere»
«Ma sono ancora tutti qui» dico.
«Si, l’autista si è fermato solo adesso»
«Ok» dico e prendo la borsa.
Quando scendiamo Luigi, Elena e Alessia ci guardano. Guardano soprattutto in basso.
Andrea mi ha preso nuovamente per mano.
«Si può sapere perché mi prendi per mano?» chiedo, contenta, però, che lo faccia.
«Perché mi va. Non fare caso ai loro sguardi»
«Fissano»
«Sono solo curiosi di sapere»
«Sapere?! Sapere cosa?» chiedo bevendo un sorso d’acqua.
«Se stiamo insieme» dice e io per poco non soffoco con l’acqua.
Tossisco e mi siedo su una panchina.
«Stai bene?» mi chiede Andrea sedendosi accanto a me.
«Si» mormoro con voce strozzata.
«Non ti piacerebbe l’idea?» chiede serio.
Lo guardo e i nostri occhi si incrociano. «No?» chiede ancora.
«Non lo so» mento.
Non posso dirgli che mi piacerebbe, anche perché devo essere in grado di dirlo senza vergognarmi.
«E’ ancora presto» dice lui sorridendo.
Annuisco e Andrea si avvicina ad abbracciarmi e baciarmi la fronte. «Sto bene con te»
«Dici sul serio?» chiedo guardandolo.
«Si»
«Su, muovetevi piccioncini» esclama Alessia prendendomi per mano e tirandomi verso il nostro gruppo, mentre Andrea sta con Luigi ed Elena nel loro.
Sono ansiosa e mi preoccupano loro due insieme.
Quando lo guardo, mentre Alessia continua a tirarmi, lui le sta sorridendo. Sbuffo e cerco di non pensare al peggio.
In fondo, sono stati insieme, quindi è normale che si sorridono e scherzano. Sono quei baci dati recentemente che mi preoccupano. Andrea non ha mai rivelato il motivo per cui la stava baciando quel giorno.
Sospiro e seguo il mio gruppo.
La guida turistica ci parla della storia dell’Università, ci racconta aneddoti un po’ terrificanti e ci svela curiosità già ben note a chi segue una certa saga.
«Davvero Harry Potter è stato girato qui?» chiede Alessia mentre guarda le scale.
«Si» rispondo sorridendo, guardando anche io.
«Hai per caso seguito qualche saga ultimamente?» chiede Andrea, avvicinandosi da dietro.
«Divertente…» mormoro guardandolo.
«Sei una fan di Harry Potter, vero?» chiede.
«Mi piace e basta»
«Bene, allora ti piacerà vedere una cosa»
«Cosa?»
«Vieni con me»
Andrea mi prende per mano e mi fa salire su per le scale. «C’è la sala grande; cioè… quella che nel film è la sala grande» dico correggendomi sull’ultima parte. Lui se ne accorge e scoppia a ridere.
«Dobbiamo fare la fila, ma devi vederla se ti piace»
«Stai facendo la fila per la seconda volta?»
«Si»
«Puoi andare se vuoi. Vai a vedere qualcosa di più interessante»
«Sto già guardando qualcosa di più interessante» mormora lui vicino al mio orecchio. Mi bacia sul collo e io arrossisco di botto. Non avrebbe dovuto farlo. I professori saranno sicuramente qui in giro.
«Certo…»
«Certo che? Dico sul serio»
«A-ah»
«Vedi che ti porto in un angolo sperduto e non ti lascio andare»
«Potrei portarti io in un angolo sperduto»
Andrea scoppia a ridere e mi guarda «Avevi promesso di non prendermi in giro» dico ridendo.
«Lo so, scusa» dice sorridendo ancora. «Comunque prego, Bianchina… passi pure» dice indicando l’ingresso.
«Grazie» rispondo passando davanti a lui, che si avvicina troppo a me.
Cerco di ignorarlo, ma non mi riesce tanto. Sento il mio cuore cominciare a battere velocemente e il sangue defluire velocemente alla faccia. So di essere rossa come un peperone, perché il corpo di Andrea è appena entrato in contatto con il mio.
Non parliamo, ma lui non perde occasione di toccarmi o avvicinarmi a lui. Ma, per fortuna, riesco ad entrare subito nella sala e resto affascinata. Certo, è molto più piccola di quello che mostrano al cinema, ma è bella ugualmente.
«Carina, eh?» chiede Andrea abbassandosi alla mia altezza.
«Si, abbastanza; ma…» mi volto per uscire e lo prendo per mano.
«Ma?»
Scendiamo le scale e ci dirigiamo all’esterno. «Che stavi dicendo?» chiede mentre ci allontaniamo dagli altri.
«Piace anche a te, vero?» chiedo sedendomi su un gradino.
«Beh, non ci vado matto, ma mi piace guardarlo»
«Lo sapevo… Sei un potteriano»
«No!!» esclama ridendo.
«Si, invece, altrimenti non rideresti»
«Ok, mi piace e ho visto tutti i film»
«Strano, ma ti facevo più da “Fast and Furious” o non lo so… generi dove c’è tanta azione e adrenalina»
«Si, mi piacciono quei generi, ma mia sorella mi ha fatto guardare i primi film, quindi, mi è piaciuto e l’ho seguito volentieri»
Rido e mi appoggio al muro. «Sono stanca» mormoro chiudendo gli occhi.
«Stasera ti faccio un massaggio»
«Ti stai prendendo troppo libertà con il mio corpo»
«Non posso?»
«Non direi»
«Posso dormire con te stanotte?»
«No» rispondo ridendo.
«Eh dai, prometto che non ti tocco. Tre notti non sono già tante lontano da te?»
Alzo un sopracciglio e lo guardo male. «Piantala di dire stronzate»
«Ok, la smetto, ma tu fammi dormire con te» dice ancora avvicinando il suo viso al mio e cominciando a baciarmi la guancia scendendo giù verso il collo.
«Ok, ma adesso smettila» rispondo allontanandolo.
«E’ divertente farti esasperare»
«Proprio per questo sareste una coppia perfetta»
Mi volto di scatto e vorrei sprofondare dall’imbarazzo. «Che ci fai qui? Non dovresti andare a vedere la scuola di Potter?» chiede lui in modo brusco.
«Abbiamo finito il tour, stiamo uscendo per lo shopping»
«Ti va di andare a fare un giro?» mi chiede Andrea.
«Ho fame» rivelo e il suo viso si illumina.
«Andiamo a mangiare prima che ti passi» esclama alzandosi e porgendomi la mano.
«Suppongo vogliate restare da soli» dice Elena allontanandosi.
«Si. Ci vediamo più tardi»
La saluto con la mano e mi volto per seguire Andrea. C’è qualcosa tra loro due, ma cosa? Sicuramente deve essere successo qualcosa prima che ci riunissimo di nuovo. «Perché sei stato così sgarbato con lei?»
«Non mi va di parlarne!»
«Ok» mormoro.
Silenziosamente usciamo dall’edificio, dove, per fortuna, troviamo i professori che ci informano dell’orario di partenza da Oxford.
«Allora…» dice Andrea stringendosi nella sua felpa «Dove vuoi andare?» chiede, ma in quel momento squilla il mio cellulare.
«Scusa» dico e guardo lo schermo.
Vedendo che non rispondo Andrea mi chiede se va tutto ok.
«Non lo so. È un numero che non conosco e non è italiano»
«Chi pensi che sia»
Lo guardo e sento il naso pizzicare. «Mio padre» mormoro e chiudo la chiamata, cominciando a camminare.
«Gaia! Aspetta!!»
Non ascolto quello che mi dice Andrea, perché sta continuando a parlare.
Perché mi chiama?!
Che vuole adesso?!
La sua vita in Inghilterra non gli piace più?!
Perché diavolo mi ha chiamata?!?!  Se potessi urlare nella mia mente, lo farei!
«Ehi, fermati!!» Andrea mi blocca per un braccio e mi guarda furioso. «Si può sapere che ti è preso?! Non puoi andartene in giro da sola!! Non siamo a casa; qui se sparisci son cazzi» dice severo.
«Lasciami in pace» dico voltandomi di nuovo, ma per mia sfortuna, lui mi riprende.
«Ti odio quando fai così! Perché?! Che cos’è successo? Perché hai staccato la chiamata a tuo padre?!»
«Io non ho un padre» mormoro e lo guardo negli occhi.
Spuntano dal nulla, come la pioggia in una giornata calda e con il sole alto nel cielo; le lacrime cominciano a scendere lungo le mie guance e Andrea mi accoglie subito tra le sue braccia.
«Non piangere, ti prego»
«Scusa» mormoro allontanandomi.
«Non devi scusarti, ma mi… da un certo fastidio vederti piangere, soprattutto se l’artefice del tuo dolore è tuo padre. Ti va di parlarne?»
Scuoto la testa e mi alzo di nuovo sulle punte per abbracciarlo. Lui ricambia l’abbraccio e mi bacia il collo. «Non riesco a parlarne e non voglio avere a che fare con lui»
«Ok, allora non pensiamoci e andiamo a  mangiare. Ho voglia di McDonald. Ti va?» mi guarda e mi asciuga le lacrime con i pollici.
Annuisco e sorrido. «Voglio fare shopping anche»
Alla mia affermazione Andrea si lascia scappare una risata e mi circonda le spalle con un braccio, cominciando a camminare. «Le donne…» dice e cammina tra la folla.
Sorrido e provo a lasciarmi indietro il fatto che mio padre mi abbia cercato dopo undici anni.
 

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Eccoci arrivati alla fine!
Pomodori? Cetrioli? Lattuga? Che mi tirate?!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto davvero *_*
Tengo le dita incrociate per qualche vostro parere. Un bacio e a martedì prossimo :* :*
Francy

 

 
   
 
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