Vorrebbe essere in una scuola americana. Una di quelle scuole che vedi sempre nei film di second’ordine, o descritte in alcune fanfictions: scuole in cui l’intero corpo studentesco è incasellato in una massa di gruppi, gruppetti e circoli.
I secchioni.
Gli sportivi.
I goth.
Le cheerleaders.
Gli artisti.
Gli strambi.
Gli sfigati…
L’elenco può essere riproposto in più declinazioni, ma non cambia la sostanza; in una scuola come quelle, devi essere qualcosa.
In una scuola come quelle, non sei mai solo. Ti basta ridurre la tua personalità al suo lato più forte (ti piace leggere o fare sport? Sei un bullo o una persona tranquilla? Tanti amici o pochi? Noi o loro?) e subito sarai incluso in un gruppo. In scuole come quelle persino gli sfigati sono un gruppo, che diamine, tutti insieme, tutti per uno uno per tutti.
Il che, probabilmente, non li rende più sfigati.
Questo vorrebbe lei.
Com’è, si chiede, far parte di uno di questi gruppi? Meravigliosamente semplice, sapere dove andare quando suona la campanella della ricreazione, avere gente che ti aspetta, riunirsi con loro anche dopo la scuola, tutti i giorni. Non essere sola.
Ah, come deve essere bello.