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Autore: thiniel106    06/11/2012    6 recensioni
Dick Roman è stato sconfitto, ma questo ha richiesto il pagamento di un prezzo molto alto. Sam è rimasto solo sulla terra, Dean e Cass sono bloccati in Purgatorio, uno non sa dove sono gli altri e viceversa. Sembra che l’unico vero vincitore sia Crowley, che è riuscito ad ottenere quello che voleva, eliminare il problema dei leviatani e liberarsi in un colpo solo dell’angelo che lo aveva tradito e soprattutto di Dean Winchester. Il legame che lega i fratelli però resta forte e Sam non si arrenderà davanti a nulla pur di riavere suo fratello con sé. Seppur separati, aiutati da Castiel, faranno il possibile per riunirsi, sperando che l’impresa non si riveli fuori dalla loro portata.
Genere: Angst, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Ottava stagione
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Capitolo VII - LEGAME
 
 
Rifugio Campbell
 
Quando Sam si svegliò, stropicciandosi gli occhi, si sentì indolenzito e stanco, come se non avesse dormito un secondo.
Si tirò a sedere sul letto e si scrocchiò le ossa del collo, cercando di riprendere un minimo di mobilità.
Gli ci volle un attimo per schiarirsi la mente e rendersi conto di dove fosse.
Quell’attimo fu sufficiente per ricordargli quello che aveva appena sognato.
Si guardò le mani, aprendo e chiudendo i pugni, come per testare che fossero le sue, che fossero reali, le sentiva calde.
“Non era un sogno…” mormorò tra sé, prima di balzare fuori dalla branda, improvvisamente vigile e raggiungere velocemente la stanza accanto.
 
Jody era addormentata sul logoro divano della biblioteca, distesa su un fianco e coperta con la sua stessa giacca. Vicino al cuscino c’era ancora il quaderno scritto da Kevin.
Quando la vide, Sam rimase a fissarla per un attimo, mentre tutto quello che era successo nelle ultime ore tornava lentamente a galla. Cercò di mettere ordine nei suoi pensieri, non sarebbe stato facile spiegare quello che aveva appena vissuto.
Le si avvicinò, accucciandosi vicino al divano e, nel farlo, una ciocca ribelle di capelli gli ricadde sul viso. Lui la portò distrattamente dietro l’orecchio, chiuse gli occhi e fece un lungo sospiro, cercando di calmare i nervi. Quando li riaprì, gli sembrò di sentirsi relativamente più calmo e risoluto.
 “Jody!” disse piano, con tono fermo, ma cercando di non spaventarla.
 
Un altro paio di tentativi a vuoto, finché lo sceriffo si decise a schiudere gli occhi, stancamente.
Mise a fuoco il volto di Sam e, appena le fu chiara l’espressione tirata ed ansiosa, scattò a sedere, quasi sbattendo la testa contro il naso del ragazzo, che si ritrasse appena in tempo.
“Che succede?” gli chiese improvvisamente allarmata, afferrandolo per un braccio.
“Stai bene Sam?” senza che se ne rendesse conto, si ritrovò ad utilizzare con lui, di nuovo lo stesso tono che era solita usare con suo figlio, ormai molto tempo prima.
Il minore dei Winchester sorrise per la prima volta negli ultimi tre giorni e lei rimase ancora più spiazzata.
 
Il sorriso era comparso sul volto di Sam, senza che avesse davvero buone notizie da darle.
Affiorato per il semplice fatto che, finalmente, da quando suo fratello era scomparso, aveva una certezza. La avvertiva farsi sempre più concreta, prendeva forma nella sua mente e metteva radici nel suo animo.
“Jody, è vivo…” le disse. “Dean è vivo!” il sorriso ancora sulle labbra, ad aggiungere confusione e domande sul volto interdetto della donna che lo stava guardando.
 
****
 
"Ciao Sam!" Castiel lo disse come se fosse la cosa più naturale del mondo, cercando di non allarmare il ragazzo. Mantenne il tono della voce tranquillo e conservò la tipica rigidità del proprio aspetto.
Soltanto il luccichio dei suoi occhi azzurri, tradiva l’urgenza dei suoi pensieri. Dovevano fare in fretta, lo sapeva, lo avvertiva. Quel contato poteva svanire da un momento all’altro.
"Cass…" la risposta del giovane fu titubante. "T-tutto questo è reale?" chiese, dopo un ulteriore attimo di esitazione.
"Si" lo rassicurò l'angelo, che ormai credeva di aver capito cosa stesse succedendo.
 
Quando Castiel aveva assorbito le allucinazioni di Sam, deviandole su sé stesso, in qualche modo era andato a toccare la sua anima. L’aveva vista, percepita e, non sapeva spiegarsi come, aveva finito con il portarsene via un frammento, quello danneggiato dal dolore, dai ricordi più bui della gabbia, sanando l’anima del ragazzo quel tanto che bastava da permettergli di continuare a vivere. Forse in quel modo si era venuto a creare tra loro una sorta di legame, un passaggio, una finestra aperta tra le loro due menti.
Era un legame di cui non si era reso conto, che era rimasto sopito, nascosto allo stesso angelo, fino a che non si era trovato in Purgatorio e Dean non era stato in pericolo. Sembrava che quello che entrambi provavano per Dean, fosse l’elemento che dava forza a quella connessione.
“Era reale?" Chiese di nuovo Sam, riportando l’attenzione dell’angelo su di lui. Il ragazzo guardava nel punto in cui, fino ad un attimo prima, giaceva suo fratello.
“È vivo?" dal tono della sua voce, traspariva la paura di conoscere la risposta.
"Si… Dean è ancora vivo." L’angelo piegò la testa di lato, continuando a fissare il giovane Winchester. Un lieve sorriso gli piegò gli angoli della bocca, quando vide il sollievo affiorare sul volto dell’altro.
 
Stordito e confuso, Sam non seppe cosa credere. Stava solo sognando? Oppure no? Quello di fronte a lui era davvero Castiel? Come poteva esserne certo?
Per un momento si disse che la sua mente stava solo cercando di rassicurarlo, che desiderava così tanto che Dean fosse vivo, da creare quella sorta di illusione onirica, con l’unico scopo di attenuare il suo dolore.
Eppure, aveva ancora le mani posate su quelle dell’angelo e le sentiva estremamente concrete sotto le proprie, calde. Non si azzardò a spostarle, preoccupato di perdere quel contatto.
 
Doveva essere vero! Se ne convinse, cercando di lasciarsi andare e fidarsi del suo istinto.
“Dean… dov’è ora? Perché è sparito? Posso parlare anche con lui?” la raffica di domande investi Castiel, che non fu sorpreso da tanta irruenza, ma si rammaricò di non avere risposte immediate da dargli… almeno non tutte.
“Non è possibile Sam. Questo passaggio… questo collegamento, a quanto sembra è possibile solo tra noi due.” Lo disse avvertendo un fastidioso senso di dispiacere, per il solo fatto di non poter accontentare quella semplice richiesta, lo smarrimento sul volto di Sam era fin troppo evidente.
“Cass…” il nome dell’amico uscì a stento dalle sue labbra. “Come è possibile? Come riesco a parlare con te, a vederti qui di fronte a me?” Sam lo fissò per un momento, poi parve intuire. “È perché hai… preso le mie allucinazioni? Quando sei entrato nella mia mente… ”
L’angelo sorrise, il giovane Winchester era sempre stato acuto.
“Penso che quella sia la causa, ma credo che il legame si sviluppi attraverso quello che entrambi proviamo per tuo fratello.”
 
Sam non riuscì a capire fino in fondo come fosse possibile, scelse semplicemente di non reputarla una priorità. Non in quel momento. Prima doveva essere certo delle condizioni di Dean.
“Siete davvero in Purgatorio? Cosa vi è successo?” la sua voce era poco più di un sussurro.
“E’ così! Tu e la donna che ho visto nelle visioni, lo avete già intuito, vedo.” L’angelo non distolse mai lo sguardo dal ragazzo, cercando di mantenere il collegamento tra di loro, traendo energia dal contatto tra le loro mani.
Girò i palmi verso l’alto e prese i polsi di Sam, stringendoli tra le dita. Voleva che il cacciatore sentisse che quello che stava succedendo era reale.
“Quando Dick è morto, io e Dean eravamo molto vicini… troppo vicini. Probabilmente la stessa forza che lo ha rispedito qui, ci ha trascinato giù con lui.”
Castiel si soffermò, per la prima volta, a pensare quale potesse essere la forza che li aveva portati in quel luogo. L’arma che avevano usato era impregnata del sangue di creature molto potenti, sapeva che Dick era in Purgatorio ora, poteva percepirlo. Evidentemente, quello stesso potere, era stato in grado trascinare lì anche loro.
 
Sam percepì la pressione delle dita dell’angelo che tenevano saldamente le sue braccia, sentì che era reale, che per quanto sembrasse impossibile, stava davvero parlando con Castiel.
La diga che aveva arginato le sue emozioni fino a quel momento, si frantumò in mille pezzi.
“State bene?” Una lacrima involontaria, frutto del sollievo provato, dopo tutti quei giorni di insicurezza sulla sorte di Dean e dell’angelo, rotolò lungo la sua guancia. Poi l’immagine del corpo di suo fratello, steso sul pavimento di quella grotta, tornò con ferocia a stagliarsi davanti ai suoi occhi.
“Dean è ferito? Dimmelo Castiel!”
 
Quest’ultimo, cercò le parole giuste per spiegare al giovane Winchester quel che stava accadendo loro in quel luogo.
“Questo posto è malato Sam. I suoi effetti sono tossici su chi è di carne e sangue. Le anime dei mostri che lo popolano sono come bestie fameliche, che si divorano l’un l’altra.”
Fece una pausa, prima di costringersi a continuare. Non voleva che Sam si agitasse, più di quanto già non stesse facendo, ma aveva bisogno che si rendesse conto della gravità della situazione. Restava poco tempo, dovevano fare in fretta, prima che per Dean fosse troppo tardi.
“Sanno che Dean è qui… siamo continuamente braccati. Non riusciremo a fuggire a lungo!” L’angelo abbassò lo sguardo, per la prima volta. “Lui è in pericolo e io non posso proteggerlo…” La sua voce si incrinò leggermente, sotto il peso di quelle ultime parole.
 
Sam cercò di assorbire il colpo. Dio, erano davvero in Purgatorio… era tutto così pazzesco, eppure così logico. Quindi lui e Jody avevano avuto ragione fin dall’inizio, a pensare che fossero finiti lì. Avevano intuito il giusto. Non poté fare a meno di ricordare la descrizione di quei luoghi, trovata nel libro dei draghi. Sentì la paura serpeggiare di nuovo dentro di lui, cancellando il sollievo appena provato nell’apprendere che Dean era ancora vivo.
Quello era il posto dove le anime dei mostri finivano, dopo essere stati uccisi sulla Terra.
Impallidì. Molti di quei mostri erano lì a causa loro… e Dean era là in mezzo.
Era praticamente un bersaglio.
Ripensò alla grotta che li circondava in quel momento. “Cass, siete nascosti?”
“Sam…” l’angelo sembrò incupirsi. “…Dean è debole. Perfino l’aria che respiriamo è putrida. Il poco potere che resta alla mia Grazia, riesce ancora a protegge il mio tramite, ma non c’è nulla che possa fare per proteggere tuo fratello. Non sarò in grado di tenerlo in vita a lungo, non posso salvare nemmeno me stesso.” La voce dell’angelo quasi si spense“…sto diventando umano.”
 
Sam faticò a capire il vero significato di quelle parole.
“Cosa vuoi dire? State male? Dean sta male?” si fece velocemente sopraffare dall’ansia.
Castiel riportò lo sguardo su di lui e Sam vide distintamente il senso di colpa nei suoi occhi, come una muta richiesta di perdono per non essere forte abbastanza.
 
L’angelo fece una smorfia di amarezza. “Ci stiamo indebolendo. Ogni respiro sembra portar via con sé un briciolo di forza dal corpo di Dean, come se stesse inalando dei fumi velenosi…” Continuò, lo sguardo ancora basso.“Sento la mia natura angelica diventare sempre più debole, non posso fare nulla per impedire questo processo.”
Castiel combatteva, anche in quel momento, contro il senso di inadeguatezza che provava per non essere in grado di proteggere Dean, per non essere all’altezza della situazione… di nuovo.
“Dobbiamo trovare un modo per uscire di qui, non abbiamo molto tempo. Presto non sarò più in grado di mettermi in contatto con te…” Disse alla fine. “E’ passato poco più di un giorno da quando siamo giunti qui, ma non resisteremo a lungo, questo ambiente ci sta consumando.”
 
Sam ascoltava senza fiatare, la sua preoccupazione era salita ulteriormente di livello, ma quello che Castiel aveva appena detto lo scosse, forzandolo a reagire.
Strinse a sua volta i polsi dell’angelo, per attirare la sua attenzione.
“Solo un giorno? Cass siete in Purgatorio solo da un giorno?” la sua mente cominciò a ragionare, frenetica.
“Si… poco più di un giorno.” Castiel lo guardò, non riuscendo a capire perché quel particolare fosse così importante. Sentiva quella sorta di connessione farsi velocemente sempre più fragile. Presto non sarebbe più riuscito a mantenere il contatto con Sam.
“Cass!” Quest’ultimo gli strinse ancora di più i polsi “Il tempo scorre in modo differente qui. Sono passati quattro giorni, da quando siete scomparsi!”
L’altro lo guardò per un momento, assorbendo quell’informazione.
“Dean non resisterà a lungo, Sam” lo ripeté di nuovo e di nuovo nel suo tono era leggibile il senso di impotenza che provava. “Dobbiamo riportarlo indietro o morirà.”
“Lo troverò Cass, troverò il modo di far uscire entrambi!” Il ragazzo deglutì con forza. Voleva disperatamente mantenere il controllo. “Cass, digli solo... dì a Dean dinon farsi ammazzare, ok? Non fatevi ammazzare, vi prego! Dovete darmi un po' di tempo!” Terminò, cercando di trovare la forza di credere alle sue stesse parole.
Non aveva idea di come avrebbe fatto, ma non poteva lasciarli soli al loro destino. Ora che sapeva che Dean e Cass erano vivi, avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere per salvarli.
 
Sentì come se la consistenza fisica dell’angelo stesse diminuendo, Sam avvertì la presa sull’altro diventare difficile, si fece quasi prendere dal panico.
“Come faccio a rimettermi in contatto con voi?” chiese velocemente.
L’angelo stava scomparendo, ormai il ragazzo non sentiva più la solidità dei polsi che stava stringendo tra le dita. 
“Non puoi” L’angelo rispose perentorio. “Lo farò io, il prima possibile. Posso spingere la mia Grazia attraverso il collegamento che si è creato tra di noi… ” Castiel fissò il suo sguardo in quello dell’altro, con lucida decisione. “Un’arma, creata da un rituale, ci ha trascinato in Purgatorio. Potrebbe esserci un rituale anche per uscirne...”
La figura di Castiel prese a sbiadire sotto i suoi occhi, la sua presenza scivolava via lentamente, mentre il suono della sua voce era ancora forte.
“Sam!” sentì il suo nome, come un suono debole e lontano, poi non ci fu più nulla.
Prima che il cacciatore riuscisse a rispondere, le sue dita non stringevano che aria. Sam si sentì trascinare all’indietro e tutto intorno a lui perse consistenza, fino a che non fu inghiottito dall’oscurità.
 
****
 
“Diavolo, voi altri si che la sapete movimentare la vita di una donna!” Esclamò lo sceriffo, rivolgendosi ad un Sam ancora visibilmente scosso ed ansimante.
Il ragazzo si guardava le mani, le teneva come se ancora stessero stringendo i polsi dell’angelo.
Jody era seduta sul divano su cui aveva dormito e guardava il minore dei Winchester, indecisa se chiamare l’ospedale per farlo rinchiudere o chiamarlo per fare rinchiudere sé stessa.
 
Sam sospirò al termine del suo racconto. Si sentiva spossato, svuotato. Le parole erano uscite d’un fiato, furibonde, come l’esondazione di un fiume in piena, senza riuscire a frenarsi, finendo per fare ordine anche nella sua mente.
Ci fu un momento di silenzio. Sam era seduto su una sedia di fronte al divano. L’aveva girata e ci si era seduto a cavalcioni, appoggiando i gomiti sullo schienale che gli si parava davanti al petto.
Dopo un momento distolse gli occhi dalle mani vuote e se le passò tra i capelli, tirandoli all’indietro.
Si guardarono per un momento, incapaci anche solo di sperare nella quanto mai remota possibilità di riuscire a risolvere una situazione del genere.
 
Jody spezzò il contatto visivo e lo sguardo le cadde sul quaderno, ancora poggiato vicino al cuscino. Le sue pupille si dilatarono, quando focalizzò l’oggetto. I suoi processi mentali lavorarono veloci, ricollegando le scoperte fatte alcune ore prima, con quello che Sam le aveva appena raccontato.
“Cazzo!” Imprecò, afferrando il quaderno di Kevin e cominciando a sfogliarlo. Dopo un attimo lo porse al ragazzo, aperto su una pagina in particolare. “Sam, forse ho capito! Il vostro angelo ti ha parlato di un rituale, io penso che abbia ragione. Leggi qui… ”
Jody prese a riassumere brevemente, ad alta voce, quel che aveva letto prima di addormentarsi, spiegando a Sam la sua teoria, in base alla quale avrebbero potuto esistere altre Tavole, oltre a quella tradotta da Kevin.
 
“E se le Tavole fossero collegate tra loro?” si chiese infine la donna.
Sam era ancora chino sul quaderno, completamente assorto nella rilettura minuziosa di parole già lette e rilette mille volte, ma che ora assumevano un nuovo significato.
Alzò lo sguardo su di lei. “Come dici?” Le chiese distrattamente, mentre il contenuto di quelle frasi maturava nella sua mente.
“Sam!” Esclamò lo sceriffo, strappandogli di mano gli scritti, per destarlo da quella specie di torpore. “E se ci fosse un rituale che collega le Tavole? Se trovassimo una Tavoletta sul Purgatorio? Se esistesse un modo, attraverso di esse, per aprire un passaggio? Forse potremmo farli uscire… ”
Lui la fissò, mentre la sua mente elaborava le informazioni, facendo combaciare tutti i pezzi di quell’assurdo puzzle. Se, nella Tavoletta che avevano avuto per le mani, c’era un rituale per rispedire qualcuno in Purgatorio, forse su una delle altre poteva esserci scritto un modo per tirarlo fuori.
Aveva un senso. I pezzi sembravano incastrarsi perfettamente.
“Si… forse potremmo farli uscire.” Disse. “Ma dobbiamo trovare le altre Tavole e soprattutto… ci serve Kevin!”
 
****
 
L’urgenza trasmessagli da Castiel, durante il loro breve incontro onirico, sembrò essersi cementata nella mente di Sam. Doveva fare in fretta! In un modo o nell’altro, doveva riuscire a trovare Kevin. Era l’unica certezza a cui era arrivato. Se davvero esistevano altre Tavolette, il Profeta era l’unico che poteva leggerle e l’unico a poter dire loro se esisteva un modo per riportare indietro Dean.
Lui e lo sceriffo discussero parecchio sul da farsi, mentre raccoglieva le sue cose e preparava le armi da caricare nel bagagliaio dell’Impala.
Per trovare Kevin, avrebbe prima dovuto trovare Crowley e non poteva permettersi di perdere altro tempo.
Secondo Castiel, Dean non sarebbe sopravvissuto a lungo in Purgatorio, quindi doveva muoversi e doveva farlo in fretta. Non avrebbe lasciato suo fratello e l’angelo, a morire in quel luogo dimenticato da Dio.
 
“Sam, aspetta! Non puoi andare da solo!” Jody lo raggiunse alla macchina, gli arrivò alle spalle e lo afferrò per un braccio, per portare l’attenzione del ragazzo su di lei. Cercava di farlo ragionare già da qualche minuto, ma lui sembrava non volerla ascoltare.
Non poteva mettersi contro il Re dell’Inferno senza avere un piano e, soprattutto, non poteva lanciarsi contro di lui, come un maledetto kamikaze suicida.
“Non puoi affrontare Crowley da solo! Se davvero è potente come mi hai detto, non hai speranze di riuscire a sopravvivere.” Gli disse, esasperata.
Sam si voltò verso di lei. “Non ti preoccupare! Non ho intenzione di affrontarlo direttamente. Quello che voglio fare è scoprire dove tiene Kevin.” Le sorrise, cercando di rassicurarla.
“E come diavolo pensi di fare?” chiese lei, scettica.
“Devo solo trovare qualcuno dei suoi tirapiedi. Mi farò dire quello che ho bisogno di sapere, cercando di rimanere nascosto a Crowley il più a lungo possibile…”
 
Sam sapeva che era pericoloso. Senza contare il fatto che non era più in possesso del coltello di Ruby, il ché significava solo una cosa: uccidere demoni, sarebbe stato ancora più difficile.
Allo stesso tempo, non poté fare a meno di ringraziare il cielo, per il fatto che Dean lo avesse con sé, nel momento in cui era scomparso. Almeno aveva un’arma valida con cui difendersi in Purgatorio.
Jody gli strinse più forte il braccio, costringendolo a rifocalizzare l’attenzione su di lei.
“Ok… mi sembra una stronzata, ma non te la lascerò fare da solo!” La donna lo guardò con risolutezza, non sembrava voler mollare la presa.
“No, non se ne parla!” Sam sciolse il braccio dalla presa dello sceriffo, con quanta più gentilezza poté. “Tu non sei una cacciatrice… e io non voglio mettere la tua vita in pericolo.”
“Non sono una donnetta indifesa da dover proteggere Sam! So come si usa un’arma da fuoco.”
Sam ammirò la sua tenacia, ma non aveva nessuna intenzione di portarla con sé. Non avrebbe mai permesso che le succedesse qualcosa e non poteva rischiare di mandare tutto a puttane per salvarla, mentre un demone cercava di ucciderla. Aveva bisogno di focalizzare l’attenzione solo su sé stesso e quello che stava facendo, senza doversi preoccupare dell’incolumità di un’altra persona.
 
“Sam…” La donna ricominciò a parlare per convincerlo.
“Mi aiuterai di più rimanendo qui, Jody.” La interruppe subito il ragazzo. “Ho bisogno che tu scopra tutto quello che puoi sul Purgatorio e sulle Tavole. Forse ci è sfuggito qualcosa e forse, tra i libri della biblioteca di mio nonno, c’è qualcosa che ci può essere d’aiuto.”
Jody non voleva che andasse da solo e nessuno le toglieva dalla testa che, in quel momento, la stabilità emotiva di Sam, fosse appesa ad un filo. Credeva fermamente che le capacità di giudizio del ragazzo fossero decisamente alterate… come farsi un giro della morte, sulle montagne russe.
 “Sam… posso esserti d’aiuto se me lo permetti. Non puoi farlo da solo, mi capisci? Ti farai ammazzare…”
Lo guardò negli occhi, cercando di persuaderlo in un ultimo disperato tentativo.
Sam sostenne il suo sguardo. “Mi dispiace Jody, ma… non posso mettere in pericolo la vita di altri, per salvare quella di mio fratello. E’ una cosa che devo fare io.”
Lei si rese conto di quale fosse la reale preoccupazione del ragazzo e, paradossalmente, capì di riuscire perfettamente a comprendere le sue ragioni.
Alla fine cedette, consapevole che non avrebbe potuto convincerlo a cambiare idea.
Quest’ultimo sorrise, quando si accorse di averla spuntata. “E poi, ne ho una sola di queste!” Disse, voltandosi verso la sacca che stava preparando ed estraendo una Colt.
Jody osservò l’arma, incuriosita. Conosceva quel tipo di pistola, ma non ne aveva mai vista una con decorazioni e scritte come quelle.
 
“Con questa posso uccidere qualsiasi demone, perfino Crowley.” Sam carezzò la canna, passando le dita sulla scritta che vi era incisa sopra. Non c’era bisogno di leggerla, conosceva le parole a memoria.
‘Non Timebo Mala’, non temerai alcun male. Sorrise di nuovo, con maggior sicurezza.
Quella pistola era legata alla sua famiglia da molto tempo ormai ed era l’unica cosa, a parte il coltello di Ruby, in grado di uccidere qualsiasi demone su cui fosse riuscito a mettere le mani, prima che questi potessero avvisare Crowley, che stava cercando il Profeta.
 
“È una pistola diversa dalle altre quindi?” Lo sceriffo la guardò affascinata.
“Si decisamente. Con questa sarò in grado di proteggermi e di ottenere le informazioni di cui abbiamo bisogno.”
Lei parve scettica, ma poi sembrò convincersi. “Ok, quindi questo significa che io dovrò aspettare qui…” Si mise le mani sui fianchi e si guardò intorno, indecisa su cosa fare. Non le piaceva… non le piaceva per niente.
“Puoi darmi una mano facendo quelle ricerche… ” La incoraggiò lui, titubante.
“Ho il sospetto di non avere molta scelta, vero Winchester?” Fece una mezza smorfia, sospirando e si voltò di nuovo verso Sam. “Vedi di fare in fretta! E magari di non farti ammazzare!”
Sam sorrise, sembrava che quella fosse diventata una frase ricorrente nelle ultime ore.
“Mi farò vivo presto.”
 
“Sam?” Jody lo trattenne per un braccio, proprio mentre stava aprendo lo sportello dell’auto.
“Come lo sapevi?” Gli chiese, decisa. “Come sapevi che Dean era ancora vivo?”
Lo guardò negli occhi, come in attesa di una risposta, che probabilmente già intuiva da sola.
“Insomma... quando mi hai chiamata e mi hai raccontato cosa vi era successo, devo confessarti che... personalmente… credevo fossero morti entrambi, Sam. Ma tu non ti davi per vinto, non dormivi, non mangiavi, cercavi e cercavi, dando per scontato che fosse vivo... Come facevi ad esserne sicuro?”
“Non lo ero...” rispose lui, incerto.
‘Solo che non poteva... non poteva essere morto.’ Avrebbe voluto aggiungere, ma non lo disse, non avrebbe saputo come spiegarle che semplicemente non poteva sopportare di pensare il contrario.
 
Distolse lo sguardo, fissandolo nuovamente sulla pistola che aveva in mano.
Ricordò quel dolore, che sentiva bruciare e schiacciargli il cuore, da quando Dean era scomparso. E lo percepì affievolirsi gradualmente, schermato dalla nuova speranza, regalatagli dall’incontro con Castiel.
Questa volta avrebbe salvato suo fratello o sarebbe morto provandoci.
Perché se avesse fallito, il suo cuore avrebbe smesso di battere assieme a quello di Dean.
 
“Lo sentivo, Jody...” continuò, tornando a guardare lo sceriffo. La luce, che lei vide accendersi nei suoi occhi, in quel momento, sembrò rassicurarla un poco. Si rese conto di non vederla da tanto tempo e questo la rese improvvisamente più serena, anche se preoccupata da morire.
Sam aprì la portiera e salì in macchina, accendendo il motore e salutandola un’ultima volta, con un sorriso sicuro, dipinto sul volto.
“Sai, forse... forse era Castiel a dirmelo.”
 
Mentre lo osservava allontanarsi e sentiva il rombo dell’Impala farsi sempre più lontano, Jody sperò che questo angelo Castiel, potesse parlare anche a lei... per assicurarle che Sam e Dean, sarebbero tornati sani e salvi.
 
 
N.d.A.
 
Ele106: va beh, non lo dico neanche più...
Thinias: no, no, dillo Ele! Fa sempre bene essere precisi. Su, su!
Ele106 *guarda male thinny*: scusate il ritardo, come sempre colpa mia... XD *arrossisce e si porta la Colt al petto, sul cuore*
Thinias: ma vaff....
Ele106 *fugge*
Thinias: *la riacchiappa al volo* dove scappi abbiamo delle note da scrivere…
 
Ringraziamo davvero di cuore tutti voi che avete la pazienza di seguire la nostra storia. Sappiamo che l’attesa è sempre snervante, ma siamo in due (una delle quali, cronicamente lenta) e cerchiamo il più possibile di non farci prendere dalla fretta e dall’ansia di pubblicare. Piuttosto di continuare a mantenerci fedeli e sviluppare al meglio quello che abbiamo in mente. La passione per quello che stiamo costruendo è sempre tanta e abbiamo pure in mente... incontri inaspettati!
 
Un abraccio forte a tutti e a presto... speriamo!
Thinias: vero, Ele?
Ele106: *è fuggita*
Thinias: *sbuffa* vabbè vi aspettiamo alla prossima ;)
  
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