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Autore: LovingBroadway    06/11/2012    2 recensioni
Eccola la futura vita di quasi tutti coloro che dieci anni prima varcavano ogni giorno la soglia dell'aula delle "Nuove Direzioni". Eccola la loro vita, solo che è effettivamente come nessuno se la sarebbe mai aspettata. Mai.
Dal testo: -Ehi ragazzi, sono Will Schuester! Dio, che effetto strano mi fa parlarvi ancora, voglio dire, mi... Mi mancate, sono passati dieci anni da quando avete lasciato il McKinley e gli auguri di Natale su Facebook sono stata la sola prova che voi siate ancora vivi. Sapete, qui il mondo è cambiato, l'emozione che la scuola mi irradiava nel cuore è diversa, più fredda... Si, più fredda. E... E ora scusate, ma vi starete chiedendo il vero motivo per cui io vi sto intasando la segreteria telefonica. Ecco, verso inizio Settembre mi troverò verso le parti di New York. E sì, vi sto proponendo una rimpatriata, tutti insieme, anche se non so se mai accetterete. Vi farò sapere solo dove e quando. Voi dite solo di si. Vi prego.-
--
Primo capitolo: Santana/Sebastian.
Secondo capitolo: Blaine/Kurt.
Terzo capitolo: Finn/Rachel.
Quarto capitolo: Quinn/Puck.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Finn/Rachel, Puck/Quinn, Santana/Sebastian
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 4
Quinn/Puck.

 



Erano le quattro del pomeriggio quando Quinn rientrò a casa stremata.
Erano le quattro di un pomeriggio scuro, impietrito da fulmini colpevoli della tristezza che quel giorno il cielo portava con se.
Le nuvole che erano cosparse in alto era grigie, alcune erano nere. E sputavano con tutta la forza in loro infusa, pioggia e vento.
Quando Quinn entrò in casa tirò un sospiro di sollievo. Nonostante fosse Agosto, era davvero freddo, situazione aiutata anche dal fatto che aveva scelto di vivere in una delle città più a nord dell'intera America.
Tolse il leggero spolverino che portava sulle spalle e lo poggio sulla poltrona blu che delimitava l'ingresso. Il vento bussava impetuoso alla sua porta e alle sue finestre, ma lei, contenta di trovarsi a casa non se ne preoccupò minimamente.
Si, faceva freddo. Le nuvole avevano tolto il sole dal suo solito momento di esibizionismo, e la pioggia picchettava sul tetto della sua bella casa bianca, ma a Quinn non poteva fare a meno di ammettere che a lei quel clima piaceva. Forse perché qualcuno l'avrebbe stretta fra le possenti braccia, o forse semplicemente perché si poteva godere il suo divano mescolato a un bel libro e a una tisana ai frutti di bosco.
Non erano sua abitudine ascoltare i messaggio della segreteria appena tornava a casa, così si precipitò in bagno.
Mise su di se una vecchia tuta grigia che le stava leggermente larga.
Legò i capelli biondi in una treccia che lasciò ricadere sulla sua schiena, terminando con un elastico nero sul fiocco disegnato nel retro della tuta.
Prese la teiera;
la mise sul fuoco;
scelse una tazza e tirò fuori la bustina dalla tisana.
Il bollitore fischiò e lei lasciò che il calore dell'acqua si precipitò sulla tazza lilla e si infondesse, tramite il vapore, nel suo corpo.
Portò con se la bevanda bollente e qualche biscotto con gocce di cioccolata.
Si sedette sul divano e aprì il suo libro alla pagina due centoventi.
-Ehi! Sei già a casa?!-
-Puck?! Ma tu non lavori mai?!- Quinn rise alla svogliatezza del suo amico e compagno di appartamento.
-Certo che lavoro, da quello che mi risulta ho sempre pagato le bollette insieme a te. Fammi posto, donna!- disse scherzoso Puck.
-Buttati subito sotto la doccia! E prima non azzardarti a toccare un solo spigolo della casa così sporco!- lo rimproverò Quinn scherzando.
-Arrivo subito.- e con il suo ghigno Puck si allontanò dalla camera.
Cinque minuti dopo, con indosso una maglietta bianca e un pantalone verde, il migliore amico della ragazza fu di ritorno dalla doccia e spostò le gambe della ragazza bionda, per riuscire a sedersi.
-Allora, com'è andata in ospedale oggi?-
Aveva scelto legge, ma a lei non piaceva legge. Non le era mai piaciuta. A chi aveva cercato di darla a bere?!
Non c'era un vero motivo valido per il quale aveva lasciato la facoltà qualche mese dopo averne preso contatto. Ma lei non aveva mai preteso da se stessa una motivazione per andare avanti, capì solo che le cose che avevano definito la sua vita, avevano guidato la sua mente a vivere in un modo diverso.
Si iscrisse l'anno dopo a medicina.
Aveva partorito a sedici anni per la prima volta.
La sedia a rotelle le era rimasta ancorata alla sua vita per un lungo tempo, anche maggiore a quello effettivo.
Lei voleva aiutare gli altri. Lei non doveva far passare l'inferno che aveva buttato a terra la sua vita ad altri ragazzi innocenti. Lei voleva semplicemente "salvare tante coppiette innamorate", si ripeteva sempre.
Portò a compimento i suoi cinque anni di università con successo e ora si accingeva a portare a termine il suo quarto anno di specializzazione all'ospedale principale del Vermont che aveva sede a Montpelier. Non lasciava quella che ormai era diventata la SUA Montpelier, se non per vacanze, da ormai quattro anni.
Dopo gli studi devastanti di Boston, la capitale del piccolo stato americano chiamato Vermont l'aveva contatta.
Non le era sembrata un cattiva idea. Anzi, tutt'altro.
Non aveva mai perso i contatti con Santana e tutto sommato, con qualche ora di macchina avrebbe avuto fra gli occhi New York.
Le sarebbe piaciuta New York come vista quotidiana da tenere nel suo sguardo ad ogni battito di ciglia. E lei se lo era promessa quello sguardo. Le mancava un anno, uno solo e poi sì che la città che non dorme mai l'avrebbe cullata.
Doveva solo finire la specializzazione e dopo di che avrebbe chiesto il trasferimento.
Così avrebbe avuto vicino la sua migliore amica. E anche Rachel, con la quale si sentiva ancora molto spesso.
Con Rachel e con Mercedes. Lei le mancavano così tanto!
Le mancavano tante cose della sua adolescenza. Essere tutti vicini era quella che si sognava ancora. Stare vicini come una volta.
-Bene.- sorrise tra le parole. -E tu, in officina?-
-Bene anche io, come al solito.- e anche lei le sorrise di rimando.
Puck era tanto dolce con lei. Dolce come solo un amico poteva essere.
Durante gli studi di Quinn non si erano mai persi vista, sia per poter fare visita a Beth insieme, sia perché, in fondo, nessuno dei due lo voleva veramente. Nessuno dei due volle mai allontanarsi l'uno dall'altro.
Ma non ci fu mai un bacio, una carezza di troppo, o un altro amore. Così si convinsero che le cose sarebbero andate bene.
Per Puck nella vita niente fu facile. Niente.
E chiamò Quinn.
E lei lo aiutò, senza mai pensarci sopra e, ovviamente senza mai pentirsene.
Il Vermont non era certo la meta che i suoi sogni avevano prodotto al liceo, ma gli piaceva, e se mai Quinn si sarebbe mai lasciato quel luogo sicuro alle spalle, lui non ne era così certo.
Alla fine aveva lasciato la pulizia delle piscine in mano a ditte fidate e lui viveva fra il rombo dei motori di macchine e moto. Se ne era perfino comprata una!
Ogni volta che qualche problema faceva capolino nella sua vita lui cavalcava la sua moto nera e si accorgeva che non era poi così preoccupante il fatto. Tutto sarebbe semplicemente andato bene. I problemi in quel momento scivolavano sull'asfalto e venivano calpestati dalle pesanti gomme e a fine percorso le soluzioni risultavano chiare.
Beth era con Shelby, ancora con lei. Quinn aveva abbandonato le folle idea di portarsela via, nonostante fosse la cosa che più le mancava ancora la mondo. E non la avrebbe mai riavuta.
Non erano state poche le volte che Puck l'aveva stretta a se sussurrandole che sarebbe andato ancora tutto bene, che ora era libera da Lima e da i suoi ricordi e avrebbe potuto rivivere in una nuova prospettiva di vita assolutamente perfetta.
Ma quella bimba di ormai undici anni non l'avevano mai lasciata effettivamente. Mai.
Puck continuava a scattarle mille foto ogni volta che l'andavano a trovare.
E Quinn ogni volta piangeva nel suo letto.
Con tutte le foto un muro colorato aveva preso vita bella loro piccola cucina. Tutte le foto erano lì. Ed erano dieci anni di immagini impresse, oltre che su quel pezzo della loro casa, in un pezzo significativo della loro vita. Del loro cuore. Delle loro lacrime.
Fu lì che il telefono squillò.
-Non rispondere! Tanto è Rachel che ti tiene occupata minimo per due ore!- la accusò poi Puck sbuffando.
-Una ragione in più per alzare la cornetta.- la bionda si alzò soavemente, facendo l'occhiolino all'amico. -Pronto?-
Il ragazzo non sentiva né chi né cosa stesse dicendo la voce dall'altro capo del telefono, ma il volto corrucciato di Quinn non gli prometteva niente di buono.
-Si, si sono io... Scusi ma lei è...?- Mise il viva voce in modo che anche Puck potesse sentire, ma non era sicura che l'uomo si rendesse davvero conto delle parole che uscivano dall'apparecchio. Era come frastornato.
-Si Quinn! Sono Will, Will Schuester! E' stato difficilissimo trovare tutti i vostri numeri nuovi di telefono, ma ce l'ho fatta...- continuò a farneticare contento sulla rimpatriata che si sarebbe tenuta entro poco a New York e con sorpresa di Puck, Quinn si lasciò lasciare un sorriso convinto all'idea di vedere tutti.
-Beh, le faremo sapere, grazie dell'invito!-
Le piaceva quella prospettiva. La prospettiva di averli tutti lì, scoprire quali erano le nuove vite dei suoi amici, la piega che avevano preso, i sogni rimasti nel cassetto e quelli invece che fluttuavano ancora nell'aria, profumando le vita dei loro proprietari.
Guardo negli occhi Puck.
No, per lui non era lo stesso.
-Vado a fare un giro in moto, torno per cena.- si alzò. Prima di varcare la soglia della porta lasciò un bacio tenero sulla fronte della ragazza, mentre poneva sulle sue spalle un giacchetto leggero marrone.
L' unica supposizione che potè fare la ragazza sulla mente difficile del suo migliore amico era il fatto che avrebbe dovuto misurarsi con tutti i sogni che i loro amici avevano tirato fuori dal loro cassetto proibito e li avevano sperperato nel loro mondo nuovo.
Intanto Puck scese le scale velocemente. Tirò fuori dalla tasca le chiavi che poco dopo aprirono la porta del garage. In poco tempo la sua tempia rasata, senza più la cresta ribelle, fu ricoperta da un casco lineare e la sua vita prese fuoco su una moto enorme.
Le nuvole continuavano a dare un aria corrucciata al cielo che sovrastava la sua vita, ma almeno le goccie che davano vita alla pioggia non c'erano più.
Capì tutto pochi chilometri dopo, capì cos'era quell'avvistamento sinistro che si aggirava nella sua mente.
I suoi sogni si erano avverati. Lui era felice. Eccolo il suo sogno. Era un uomo leale, onesto, che si era guadagnato la sua gioia con i denti.
Era diventato quello che voleva essere.
Quello che nessuno si aspettava mai che lui diventasse.



Eccolo il quarto capitolo :) scuuuuusate per l'enorme ritardo, ma tra momenti nei quali l'ispirazione non si faceva vedere e un sacco di studio non sono riuscita ad aggiornare prima.
Dunque, il prossimo capitolo riprendera le coppie viste in questi capitoli e poi nell'ultimo si vedrà la rimpatriata, e qui si parlerà di tutti i personaggi che non avevano un capitolo singolo e di quello che fanno nella loro vita.
Spero tanto che vi piaccia! :')
Ringrazio tutti e se mi lasciate un piiccola recensione ne sarò felice!
Un bacione, Lù :)




  
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