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Autore: fanniex    06/11/2012    2 recensioni
Una star, amata e desiderata in tutto il mondo, allaccia un insolito rapporto con una persona del tutto comune, che vive delle sue piccole certezze! Lo spunto è tratto da un film talmente famoso che non c'è neanche bisogno di specificarlo. Ma ho pensato di decorarlo a modo mio, con citazioni ed episodi a cui sono molto legata.
Questa è la mia prima FF, perciò siate clementi!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.
 
“Che ne diresti di un bel cappuccino con tanta schiuma?”

Oh, Martin! Che cara persona. Mi vede qui, disperata, e cerca di aiutarmi come può. Certo, mi sta solo offrendo un cappuccino, ma, andiamo, stiamo parlando di Martin! Per lui è come regalarti un pezzo di luna. Che tesoro! … O forse ha solo voglia di prendersi anche lui una pausa?

“No, grazie, Martin! Non penso che un cappuccino mi possa far stare meglio!”

Alle volte mi sento come Marvin, l’androide paranoico e disfattista di Guida Galattica per gli Autostoppisti. Ho le braccia incrociate sul tavolo del piccolo ufficio, nel retro bottega, e la testa pesantemente appoggiata sulle braccia. Computer e calcolatore accesi, fogli e foglietti sparsi ovunque. C’è persino un piccolo post- it, con delle cifre scritte a penna, attaccato sulla mia guancia. È dura, estremamente dura, mandare avanti una libreria d’arte che vende, sì e no, sei o sette libri al mese, durante la crisi economica più nera che la storia moderna ricordi.

“Andiamo, Fran! Un po’ di caffeina può solo farti bene.” Insiste Martin, accarezzandomi la testa con un gesto molto paterno.

Martin lavora con me da quando sono subentrata a mio padre nella gestione della libreria. Lui, il mio caro papino, raggiunta l’età della pensione, ha mollato su due piedi il negozio per realizzare il suo sogno di vivere a Parigi, ed io non ho avuto il cuore di vendere l’attività. Ah, se solo fossi stata un po’ più stronza all’epoca, non mi troverei in tutti questi casini, ora! Ma la libreria l’avevano aperta i miei nonni, che tra l’altro non ho mai neanche conosciuto. Sono i sentimenti che mi hanno sempre fregato, cazzo!
Comunque, Martin faceva il commesso già con mio padre ed è rimasto anche con me. Anzi, siamo praticamente soci, anche se lui è di minoranza. Cioè, non che abbia mai investito un granché, ma devo ammettere che nemmeno io sono sempre impeccabile con il suo stipendio. Perciò, ci veniamo incontro, per così dire. Martin non è proprio un brillante e credo di metterlo un po’ in soggezione, intellettualmente parlando, ma è divertente e mi da sempre ragione. Come socio di minoranza silenzioso, direi che è l’ideale.

“Ok!” Acconsento, tirando su la testa. “Ma niente cappuccino. È meglio un espresso, bello forte.”

“Andata!” Risponde lui, staccandomi finalmente il post-it dalla faccia. “Torno subito!”

“Sì! Fai pure con calma, con la folla di clienti che abbiamo!” Penso, tra me e me.

Mi alzo dalla sedia e lo seguo in negozio, mentre lui esce. Che desolazione! Eppure, i miei libri sono molto belli. Con scelte editoriali piuttosto ricercate. Non se ne trovano di altrettanto particolari in tutta Londra. Edizioni economiche ma curate e raffinate, qualche pezzo raro e di pregio. Spaziano dal Rinascimento Italiano alle correnti Primo Novecento.

“Perché non ho fatto l’avvocato come voleva mamma!” Bisbiglio da sola mentre sistemo distrattamente uno scaffale in fondo al negozio.

Sento la porta aprirsi e mi giro fiduciosa verso l’entrata. Può il cielo essere stato tanto misericordioso da avermi mandato un cliente?                                                                                    No, non se ne parla! Infatti, l’uomo all’ingresso è il vecchio signor Dorian, il bastardo proprietario del locale che ospita la mia libreria. Lo so che bisognerebbe essere gentili con le persone anziane e che, forse, non dovrei utilizzare certe parole. Ma Dorian è proprio un gran bastardo, taccagno e senza cuore. Lo sanno tutti qui a Camden. Calpesterebbe anche i suoi stessi figli, se farlo potesse fargli guadagnare qualche sterlina.

“Signorina! Ma lo sa che giorno è oggi?” Ha anche una voce insopportabile, e puzza di stantio. “Doveva pagarmi l’affitto ieri, o sbaglio?”

Non mi muovo dal punto in cui mi trovo, indecisa sul come e cosa rispondergli. In compenso è lui ad avvicinarsi, quasi barcollando sotto la sua gobba. Non sono particolarmente intimorita. Non sono una ragazza molto atletica ma mi sarebbe sufficiente una manata per metterlo ko. Vorrei solo che scomparisse all’istante.

“Il mese scorso mi ha pagato in ritardo di ben una settimana … ” continua, puntandomi un dito sotto il naso, “ … e aveva promesso che questo mese non sarebbe successo!”

“Senta, signor Dorian,” comincio, cercando di mantenere la calma, “ricordo bene quello che ho detto lo scorso mese. Le chiedo solo un paio di giorni. Ho sempre …”

Non mi fa neanche finire di parlare. “Un paio di giorni? Ma lei sta scherzando!” E alza il tono di voce. Dio Santo! Io sono per la non violenza, ma mi verrebbe voglia di strangolarlo. Non so quante persone ne sentirebbero la mancanza.

“Facciamo così!” Ora riprende il suo insopportabile tono mellifluo. “Le propongo un … modo per venirle incontro, diciamo.” So già dove vuole andare a parare. Mi ha già fatto altre volte la stessa proposta e la mia risposta è sempre stato un NO bello deciso.

“Se si tratta dell’incisione di Dorè, la mia risposta è ancora no!” Lo prendo in contropiede.

“Non ha abbastanza soldi per permettersi di fare la difficile!” Mi risponde in tono sempre più acido e di disprezzo.

“Sicuramente ha ragione!” Se il vecchio s’illude di piegarmi si sbaglia di grosso. “Ma non lascerò mai che una preziosa incisione che vale quasi duemila sterline finisca nelle sue schifose mani. A costo zero, oltretutto!”

“Perdonami! Hai parlato di un’incisione di Dorè?”
   
 
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