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Autore: Ronnie02    06/11/2012    2 recensioni
(Sequel "One Day Maybe We'll Meet Again)
Ormai le famiglie dei nostri pazzi marziani sono stabilite e la normalità regna nella loro vita. Tra famiglia, album e concerti, però Jeremy, come l'ultima volta, si ritrova a sfogliare un vecchio album fotografico. Cosa scoprirà attraverso quelle foto? Che ricordi nascondo quegli scatti?
*slide of life della storia principale*
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'One Day Maybe We'll Meet Again'
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*arriva sussurrando e in punta di piedi*
Lettori: TI ABBIAMO VISTA STRONZA!
Ronnie: OK OK, NON SPARATE E NESSUNO SI FARA' MALE, VI PREGO!

...ok sono scema, lasciatemi perdere. Dopo un pomeriggio a studiare di proteinee DNA mi si sta fondendo il poco resto di cervello che mi è rimasto. Ok. prima di tutto SCUSATEMI, ma seriamente le vacanze mi fanno male. Sono arrivata sabato a ricordarmi di non aver aggiornato e quindi ho lasciato la settimana buca. Quanto sono scema? *voi: TAAAAAAAANTO. io: LO SO -.-"* 

(vedete che sono scema?) Ok,ok basta, decisamente sto andando fuori tema. Vi lascio leggere che è meglio, visto che sono pure in ritardo *mannaggia a me!*. Ci vediamo giù




Chapter 7. The link


 

 
Jared era dietro di me, con quei capelli tinti, il sorriso sghembo che stavolta non rasserenava per nulla.
Davanti a me c’era il vuoto più completo, forse un burrone.
Ero al centro di una foresta, scura, piena di alberi che con i loro movimenti sussurravano ogni tipo di maledizione. Mossi un piede in avanti e sentii dei sassolini rumoreggiare lungo il pendio.
Non avevo altra scelta.
Mi voltai e lo guardai avanzare, lentamente, come un predatore. E la sua preda era una sola, in più ora era pure intrappolata. Che caccia facile era stata quella!
“Lo sai che non mi puoi scappare, moretta”, sussurrò ridacchiando, ma lo sentii forte e chiaro. Mosse una mano in avanti, come a provare a strozzarmi, ma cercai di scappare di lato.
Altri sassi, altro burrone. Ero chiusa in una morsa e non sapevo quanto potesse essere profondo quel dirupo.
“Non mi puoi scappare”, ripeté quasi fiero di sé, venendomi incontro ancora una volta.
“Che vuoi da me?”, chiesi facendomi cadere per terra, in ginocchio, provando a distogliere gli occhi da quel blu.
“Non voglio la tua pietà, moretta”, disse ancora una volta. Strinsi le mani a pugno, più forte che mani, tanto che le unghie cominciarono a scavare nella pelle del palmo e a tirare fuori sangue.
“Smettila…”, sussurrai vedendo davanti a me le sue gambe e cominciando ad urlare. “Smettila! Smettila di chiamarmi così, smettila di uccidermi!”.
“Non ti voglio morta”, commentò, impassibile. “Sei tu che mi vuoi qui”.
“Vattene”, dissi seria,alzando lo sguardo. “Vattene via da me”.
“Ne sei davvero sicura?”, mi chiese gagliardo.
“Sì! Devi smetterla di rovinarmi l’esistenza! Devi smetterla! Basta!”, continuai ad urlare.
E poi tutto divenne scuro, gli alberi si ammutolirono e mi ritrovai sdraiata su qualcosa di morbido, con una leggera brezza attorno.
“Basta… basta, ti prego, basta…”, continuai a ripetere, ma calando sempre più d’intensità appena capii dov’ero e chi era veramente con me.
“Ronnie? Ronnie, forza, apri gli occhi”, sentii una voce amica al mio fianco toccarmi la spalla. “Ronnie sono Vicky, sono io. Niente più incubi, okay? Sono qui io”.
Aprii gli occhi e vidi che ero in una camera d’albergo, con la finestra aperta e il sole che illuminava la stanza. Vicky, radiosa e sorridente come sempre, era di fianco a me.
A quel punto ricordai ogni cosa. Ero in vacanza con i Milicevic a Boston, niente Jared, niente burrone, niente di niente. Dovevo stare calma.
“Vicky?”, chiesi alzandomi di scatto dal letto. Era seduta accanto a me, sulla poltrona marrone, intinta alla camera, e mi guardava dolce, cercando di tranquillizzarmi.
“Incubi?”, domandò cercando di non buttarmi di nuovo giù… nel vero burrone però.
“Credo che finirò per conviverci in eterno con quelli”, commentai triste mettendomi una mano in faccia e strizzando gli occhi, svegliandomi del tutto.
“Dai andiamo a fare due passi e dimentichiamo tutto, forza!”, propose con il suo solito sorriso, mentre vedevo Tomo aprire la porta e salutarmi con la sua solita gioia.
Oh, Tomo, Tomo! Tu che tanta pace mi porti ma anche tanta tristezza!
Quando Vicky mi aveva detto chi era davvero il suo nuovo ragazzo ero andata su tutte le furie. Non era possibile, mi sembrava un tradimento.
Ma poi avevo conosciuto lui, l’uomo più dolce e più gentile che abbia mai incontrato. Era perfetto per lei e non importava in quale band suonasse, l’importante era che non invitasse i suoi carissimi amici a casa loro mentre io ero presente.
“Come stai, Ronnie?”, mi chiese, mentre una ciocca nera gli cadde sul viso. Lui e il suo ciuffone!
“Meglio”, dissi sorridendo e calmando entrambi, anche se Vicky sapeva che in fondo non stavo così bene come volevo dimostrare.
“Allora vieni con noi?”, domandò di nuovo, riportandomi al nostro discorso prima dell’arrivo del suo ragazzo.
La guardai e cercai di pensare lucidamente. “Vicky, no… voglio dire oggi volevate girare Boston da soli e non è giusto che dobbiate portare dietro me come se fossi un cagnolino bisognoso”.
“Ronnie tu…”, cercò di sviarmi Tomo.
“No, davvero, posso farcela”, sorrisi, cercando di fargli capire che ero in grado di sopportare un giorno di solitudine. “Starò bene e vedrò di fare qualche bella foto. Voi andate a fare i piccioncini felici”.
“Sei sicura?”, chiese Vicky provando a studiarmi.
“Più che sicura”, le dissi andandola ad abbracciare. Abbraccio mattutino, niente di più sdolcinato. Infatti ridacchiò.
“Okay, okay. Giornata libera per Ronnie. Però, cara mia Cenerentola, a cena devi essere di nuovo in hotel, chiaro?”, mi rispose scherzando.
“Cena? Cenerentola non torna prima di mezzanotte, baby!”, ribattei.
“Tu torna a mezzanotte e ti sorbirai per il resto della vacanza le nostre moine da superinnamorati coccolosi”, mi minacciò. Cavolo, questa era una brutta vendetta!
“Dio mio, ti sto facendo diventare proprio perfida!”, scossi la testa mentre Tomo scoppiava a ridere per le nostre battutine.
“Comunque, Bella Addormentata, c’è la colazione che ci aspetta”, mi disse quando noi due finimmo di battibeccare.
“Credevo di essere Cenerentola, non Bella Addormentata”, gli risposi alzandomi dal letto e andando verso il bagno, per lavarmi e cambiarmi prima di scendere. “Oh, aspettate! Bella Addormentata ha il coprifuoco?”.
“Sì!”, mi dissero insieme ridendo.
“Okay, okay! Calmatevi”, feci l’occhiolino entrando in bagno. Oddio, quanto mi divertivo con quei due!
Addio incubi, voglio vivere questa giornata quindi scappate dalla mia mente!
 
“Grazie mille”, dissi pagando il commesso sorridendo. Il ragazzo, provandoci spudoratamente, ricambiò augurandomi buona giornata a Boston.
Io, forse troppo cattiva, lo ignorai e me ne andai dal negozio. Non si può nemmeno prendere qualche bracciale e una collana che qualcuno ci prova… il mondo è strano!
Misi il pacchettino nella borsa della macchina fotografica e presi in mano la mia arma, pronta ad usarla senza paura. Ok, era solo una fotocamera ma potevo passarci l’esistenza con quell’affare di ultima tecnologia.
Mi trovavo esattamente davanti al famoso ponte di Boston e l’unica cosa che volevo era scattare. Ma la luce in quell’odiosissimo momento faceva schifo e il sole aveva deciso di addormentarsi su una nuvola.
Meglio, sarei rimasta nei paraggi fino al tramonto e lì avrei deciso cosa fare.
Così decisi di sedermi su una panchina e guardare attraverso l’obiettivo. Magari usciva qualcosa di bello anche con le cose più semplici di quella città.
Fiori sui balconi, graminacee vagabonde, raggi di sole presi al punto giusto, formichine nel bel mezzo della strada, Solon che mi fissava stupito…
No, cosa?!
Non era possibile, non ci potevo credere. Riguardai l’obiettivo, zoomando e mettendo bene a fuoco. Era esattamente davanti a me ed era davvero lui.
Solon Bixler mi stava fissando come se fossi un fantasma e nel momento in cui abbassavo la fotocamera sapevo di avere la stessa espressione.
Ovvio che mi avesse riconosciuto anche con gli occhi attaccati a quell’aggeggio. Avevo i capelli tutti scombinati in una mia solita coda alta e saltellavo in giro per fotografare i miei soggetti.
Solo io potevo essere così pazzoide.
Lo vidi riprendersi un poco e camminare verso di me, mentre io mi alzavo e mettevo via, insieme al pacchetto dei bracciali, la macchina fotografica, attenta a non rovinarla.
Gli andai incontro e l’unica cosa che feci fu… andare ad abbracciarlo, anche se in realtà volevo prenderlo davvero a pugni.
Lui quella notte voleva fermarmi…
“Veronica McLogan, ci si rivede”, disse staccandosi mentre lo guardavo bieca. “Ehm… che ho fatto?”.
“Mi hai fermata”.
“Che? Mi sei venuta tu addosso, rossa!”, mi prese in giro chiamandomi con il nomignolo di… di uno dei Leto.
“L’ultima volta”.
“Oh”, capì all’istante e mettendo le mani a mò di preghiera. “Ti prego di perdonarmi, non ero in grado di pensare. E sai una cosa?! Non mi ricordo nulla della serata, solo che tu sei arrivata e poi sei scappata via…”.
“Felice della tua sincerità…”, annuii. L’aveva detto così da evitare la domanda ‘perché l’hai fatto?’ e per ora non avevo voglia di litigare. “E... Santissimo Signore, Solon, quanto tempo!”.
Lui scoppiò a ridere, evidentemente divertito dal cambio di argomento così veloce, e mi abbracciò di nuovo. Non ci vedevano da più di cinque anni e sinceramente faticavo a credere che lo stavo abbracciando.
“Davvero troppo signorina!”, mi disse staccandosi da me e facendomi una radiografia. “Sei ancora più bella di quanto ricordassi, Miss Capelli Rossi”.
“E tu ancora più cretino, Mister Cieco dell’Anno”, gli risposi mentre lui alzava le sopracciglia facendomi scoppiare a ridere.
“Io? Cieco? …o bè ma allora anche quel ragazzo, e quello, e quello ancora, oh anche quello. Tutti ciechi… che però ti sbavano addosso e ora sono verdi d’invidia perché ti sto parlando”, disse sorridendo. Poi salutò qualcuno. “Sì, ciao! Anche tu sei cieco? Bè, smetti di guardarla, la mia amica potrebbe ucciderti”.
Cosa?! Ok, che era questo comportamento da fidanzato geloso?
Alzai il sopracciglio e lui scoppiò a ridere.
“E dai dopo tanto tempo un pomeriggio di cazzate me lo devi, Miss Capelli Rossi!”, ridacchiò abbracciandomi con un braccio.
“Guarda che puoi ancora chiamarmi Ronnie”, lo avvisai capendo che stava facendo di tutto per evitarlo.
“Davvero?”, disse sorridendo. Annuii e lui mi strinse contro di sé, contento di avermi ritrovata. “Bene… ehy, ma che ci fai in giro a fotografare?”.
“Lavoro… storia molto lunga”, spiegai guardando il suo sguardo dilatarsi per lo stupore.
“Ho tempo, sai?”.
“Bene, allora ho voglia di un cappuccino al cioccolato di Starbucks”, risposi indicando la caffetteria al di là della strada. “Su, su, muoviti!”.
“Sempre la solita Ronnie… anche se di solito ero io che guidavo come un pazzoide”.
“Perché, ora non lo fai ora?”, chiesi fingendomi terrorizzata. “Che sei diventato Solon Bixler?!”.
“Smettila di fare la scema, McLogan”, mi fece il solletico, così scattai in aria e lo tenni lontano, con il musone. Due secondi dopo ero di nuovo sotto il suo braccio a ridere, però. “Ed è ovvio che io guidi ancora come un matto, non sarei io se non lo facessi”.
“Oh meno male… eccoci”, dissi entrando nella caffetteria, mentre un odore di caffè mi prendeva l’anima.
“Cappuccino al cioccolato?”.
“Cappuccino al cioccolato”.
 
“E così hai chiuso con i Mars”, commentai. Come se non lo sapessi, mi sgridò il mio cervello. Certo che lo sapevo, ma non potevo sventolarlo ai quattro venti. Lui avrebbe comunque potuto dirlo a…. lui.
“Già, in fondo non faceva molto per me quel casino. Cioè era stupendo suonare con loro, andare in tour… però… però non mi sentivo a mio agio dopo qualche tempo”, mi spiegò.
“Ti capisco…”.
“E tu? Che fine hai fatto?”, mi chiese sorridendo mentre mangiava un muffin al cioccolato grande quanto il palmo della sua mano.
“Niente di che. Sono rimasta a Bossier City fino a qualche anno fa, mentre Andy finiva l’università.
“In realtà ho frequentato dei corsi, ma… insomma non riuscivo a star dietro agli esami e ho lasciato perdere”, raccontai. C’era sempre lui nella mia mentre, non riuscivo nemmeno a prendere in mano un libro, figuriamoci studiarne a bizzeffe!. “Così ho continuato la mia vita senza studiare.
“Andy ha finito la scuola e mi sono trasferita a New York con lei. Intanto anche Vicky, la ragazza che lavorava con me, si era trasferita a New Orleans e poi, dopo aver trovato l’amore della sua vita, credo, è venuta da noi. Abbiamo messo su un negozio di fotografia ed eccoci qui”.
“Wow…”, commentò mentre io sorrisi.
Il discorso sembrava essersi fossilizzato lì, mentre mangiavamo in pace, così cominciai a guardare fuori dalla finestra, tamburellando Long As I Live sul bicchiere che avevo in mano e canticchiando. Il ritmo era assolutamente incompleto, non sapendo suonare uno strumento, ma quella canzone che avevo scritto mi piaceva sul serio.
“Che è?”, mi disse d’un tratto Solon.
“Cosa?!”, mi stupì.
“Quello che stavi… facendo. Che cos’era?”, mi chiese. Uh, beccata in pieno.
“Niente, canticchiavo”, risposi tranquilla. “E’ una canzone che ho scritto anni fa, niente di che…”.
“L’hai scritta tu?”.
“Sì, ma fidati, non è tutta sta gran bellezza!”, mi difesi cercando di non farlo incuriosire troppo.
“Ti ricordo che l’ultima volta che hai scritto un pezzo di una canzone è finito in Year Zero, uno dei tanti pezzi che i fan amano!”, mi prese in giro.
Scoppiai a ridere, cercando però di evitare di ricordare quando e con chi avevo scritto quel pezzo e andai avanti a parlare con Solon. “Non è nulla di speciale, davvero”.
“Cantamela”, mi sorrise.
“No!”, mi lamentai. Non avevo cantato mai le mie canzoni davanti a qualcuno e tantomeno l’averi fatto davanti a lui che avrebbe capito subito a chi mi riferissi.
“E dai, che ti costa, Ronnie? Solo una frase, solo una” mi pregò e lasciai perdere il mio intento, sbuffando.
“Okay! Ma solo una…”, dissi per poi prendere il respiro e farmi coraggio. Non sarebbe andata a finire bene, me lo sentivo. “Can you see me while I drive crazy? It’s you fault. Can you see me while I cry? It’s you fault. Can you see me? I won’t be beg you to come back. Even If I love you, and I will do as long as I live”.
“Ehi ti ho chiesto una frase non un capolavoro!”, mi prese in giro.
“Fottiti!”.
“Non stavo scherzando, Ronnie. È fantastica!”, esultò serio. “Hai già pensato alla musica?”.
“Non so suonare Solon, come faccio?”, gli chiesi quasi fosse ovvio.
“Hai  tempo?”, domandò senza che capissi.
“Cosa? Per andare in giro? Sì fino alle dieci di stasera”.
“Ok, vieni al mio albergo, ho una chitarra!”, mi prese la mano e, pagando, uscimmo da Starbuck.
“Che vuoi fare?”, gli dissi fermandomi mentre lui chiamava un taxi per portarci chissà dove.
“Non voglio fare cose che sai non farei a te, Ronnie. Voglio solo renderti qualcuno che so che puoi diventare”, mi fece l’occhiolino. “Puoi fidarti di un vecchio amico?”.
“Se quello sei tu penso di sì”, sorrisi anche se non avevo ben capito.
“Ottima scelta”, commentò lui.
 
 
“E così arrivò Solon… bè riarrivò”, sorrise mia madre mostrando una foto di Chicago, una che aveva fatto quel pomeriggio. “Peccato essere stata troppo presa a realizzare che era lì davvero e non avergli fatto una foto… era molto buffo”.
“Ma piantala”, si lamentò lui mentre sistemava delle cose di mamma riguardo al nuovo album che doveva  uscire, Mistery. Ormai avevo perso il conto di tutte le canzoni che aveva pubblicato.
“Bè, meno male, almeno così sei riuscita ad arrivare a me, in qualche modo!”, arrivò mio padre e l’abbracciò da dietro, facendole chiudere l’album. Ok, era ora di andarmene…
“Finiscila, cozza vivente”, se lo tolse di mezzo facendomi ridere. “Ok, Jeremy. Qualche altro ricordo che vuoi sapere?”.
“In realtà uno c’è”, dissi riprendendo l’album e tornando indietro. Molto indietro.
 
 
 
 ...
Note dell'Autrice:
Ok, non ho molto tempo per rivederlo perchè devo cenare, se ci sono degli errori perdonatemi (sono stupida e non li vedo -.-)
Per il resto..... questo è l'ultimo capitolo cortino. D'ora in poi (per altri 4 o 5 capitoli) saranno decisamente più lunghi. Spero vi sia piaciuto questo e che vi piacciano anche i prossimo
Per ora vi saluto velocemente o qui mi uccidono :D
Bacioni, Ronnie02

   
 
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