Okay,
avevo postato ieri ma non so perchè il capitolo a un certo
punto non era più
disponibile ._. penso qualche problema di Efp, altrimenti non saprei
spiegarmelo. Coooooomunque riecco a voi il capitolo :D l'ho leggermente
modificato rispetto a ieri. Nel senso, ho solo aggiunto una parte in
più che
ieri non c'era, niente di che XD si tratta dell'ultima parte, per cui
se
avevate già letto ieri basta che iniziate a leggere a
partire dagli asterischi.
E'
venuto un po lungo ma ho preferito così... Quella scena
doveva stare all'inizio
del prossimo capitolo ma fa nulla. Qualcuna di voi mi ha detto che
preferisce i
capitoli più lunghi per cui ho cercato di accontentarvi,
anche perchè manco
tipo da un mese o.o
Vabbè,
buona lettura :D
She
will be loved
Knots
Mi guardai allo
specchio un'ultima volta. Non ero mai
stata attenta a questo genere di cose, ma quello sarebbe stato
tecnicamente il
primo giorno di lavoro dopo secoli. Per lo più si trattava
di un incontro per
pranzo in cui avremmo parlato del film, nulla di troppo impegnativo, ma
ci
tenevo comunque a rendermi quantomeno presentabile. Indossavo una
maglia larga
e un paio di jeans non troppo aderenti. Non volevo che tutti si
accorgessero di
quanto fossi magra. Non mi importava di quello che avrebbero pensato,
ma gli
sguardi penosi... Quelli non li avrei sopportati. Ero certa che tutti,
chi più
chi meno, sapessero, ma non per questo volevo essere trattata in
maniera
diversa.
Sentii mia madre
suonare il clacson, segno che era ora
di andare, e mi precipitai fuori. Durante il tragitto però
incrociai Cam e feci
di scatto dietro-front per bloccarlo per un polso.
"Dimmi buona
fortuna."
Cam mi rivolse
uno sguardo dolce.
"Non ne hai
bisogno. La parte è già tua, tu l'hai
resa tua, e andrai benissimo. Ma se proprio ci tieni... Buona fortuna",
disse baciandomi una guancia. "Spaccali tutti, mi raccomando."
"Si.
Farò valere il nome degli Stewart,
promesso."
Feci per andare
via ma mi voltai una seconda volta
verso di lui. Era ancora lì, col pigiama indosso e
l'espressione estremamente
divertiva.
"Cam?"
"Si?", chiese
trattenendosi dal ridere.
Evidentemente vedermi in agitazione per qualcosa a cui tenevo lo
divertiva
molto. Ma poi pensai che era normale, che mi ero sempre sentita
così e che
avevo sempre voluto sentirmici. Era
normale, quell'agitazione. Era salutare, e mi era mancata.
"Grazie",
sussurrai. Non avevo pronunciato
molto spesso quella parola negli ultimi tempi, anche se l'avevo sempre
sentita
dentro di me. Forse non me n'ero mai resa pienamente conto... Ma avevo
bisogno
che lui, che tutti loro lo sapessero.
Fece un gesto
con la mano, per sminuirmi, e in quel
momento capii: loro lo sapevano. Non c'era affatto bisogno che li
ringraziassi,
sapevano perfettamente come mi sentivo nei loro confronti.
"Dovresti
andare, ora. Non vorrai fare tardi al
pranzo."
"Certo che no!"
Mi precipitai
fuori ed entrai in macchina come un
razzo. Ero entusiasta e mia madre lo percepiva.
"Pronta?"
"Pronta."
Mia madre
partì e io cercai di rilassarmi ma finii
inevitabilmente per rileggere il copione. Avremmo iniziato le prove di
lì a
qualche giorno, ma già conoscevo alla perfezione la mia
maggior parte delle mie
battute.
Arrivammo che
ero immersa nella scena dell'ospedale,
quella in cui Bella dice a Edward che sa che c'è qualcosa
che non va, ma che
può fidarsi. Cercavo di capire cosa ci fosse di sbagliato in
quella scena,
quando mia madre mi diede uno strattone.
"Passi a
prenderti più tardi, tesoro."
"Ok, a dopo."
Scesi dall'auto
e posai il manoscritto nella borsa.
Non che ne avrei avuto bisogno, ma ormai ero talmente immersa in quel
progetto
che lo portavo ovunque.
Entrai in casa
di Cath, ormai durante i provini avevo
imparato a conoscerla piuttosto bene, e raggiunsi la sala da pranzo
dove
probabilmente si trovavano gli altri.
C'erano
parecchie persone che non avevo mai visto
prima, ma lo scopo di quel "pranzo di lavoro" era proprio quello di
farci conoscere. Sarebbe stato imbarazzante arrivare sul set senza
sapere nulla
degli attori con cui avrei collaborato nei prossimi mesi. Nonostante
non avessi
riconosciuto parecchi volti, sapevo che eravamo un cast ampio e
mancavano
ancora tre o quattro persone, tra cui Robert.
"Kristen!"
Non appena Cath
mi scorse fare capolino timida dalla
porta del salotto si avvicinò a me entusiasta. Beh, lei era
sempre entusiasta,
quindi non mi stupii più di tanto, ma soprattutto negli
ultimi giorni si era
sempre mostrata felice e ben disposta. Era davvero contenta di avermi
nel cast.
Lo ero anche io, tanto.
"Sono
così contenta che tu sia qui."
Sapevo che
intendeva sono contenta che tu non abbia
abbandonato il progetto.
E non per il progetto in se, era felice per me, perché stavo
abbastanza bene da
potermi entusiasmare per qualcosa di nuovo, qualcosa di così
importante.
"Anche io,
davvero."
Anche se forse parlare di stare bene era
un po' prematuro. Okay, un po' tanto prematuro. Non stavo bene. Non
sarei mai
stata davvero bene. Ma ero sulla strada giusta, sentivo di esserlo.
"Ragazzi, questa
è la nostra Bella."
Salutai
distrattamente, e
loro ricambiarono educatamente. Mi fecero
un paio di domande - "da dove vieni",
"quanti anni ha"i, "sembri così matura per una ragazza di
diciassette anni", cose così - ma non sembravano
fatte per cortesia,
sembravano davvero interessati, e lo ero anche io agli aneddoti che
raccontavano.
E più
passava il tempo e più cresceva la mia euforia,
e non riuscivo davvero a spiegarmela.
"Oh, ecco il
nostro Edward, finalmente!"
O forse era così semplice da spiegare, che non volevo
rispondere per paura che
svanisse tutto.
Mi voltai e vidi
un Robert dall'aria un po'
allampanata. Sembrava piuttosto stanco, probabilmente per via del fuso
orario.
Da quel che sapevo era appena arrivato da Londra.
Salutò
gli altri membri del cast e poi si avvicinò a
me.
"Ciao, Kris",
disse con un sorriso sincero.
"Ciao, Robert.
Rob", mi corressi subito.
"Come ti senti? È il tuo primo grande ruolo, scommetto che
te la fai
sotto", lo presi in giro.
"Sono un po'
agitato", ammise. "Ma più
che altro lo sono di lavorare con te."
"Come?", chiesi
aggrottando la fronte.
"Si, beh...",
cercò di riprendersi
dall'ennesima gaffe. "Sei una
grande attrice. Spero di non fare una pessima figura."
Scossi la testa,
arrossendo.
"Ti ringrazio,
ma sono tutt'altro che una grande
attrice. E tu non farai affatto una pessima figura."
"Speriamo", lo
sentii sussurrare.
Cath ci
interruppe, invitandoci ad accomodarci a
tavola. Prendemmo a parlare del più e del meno, e la
conversazione mi veniva
piuttosto facile, almeno finché si ponevano solo domande
innocue. A molte
rispondevo in maniera evasiva, ma meglio che no rispondere affatto.
Infondo mi
stavo divertendo.
Sento un
colpetto alla gamba e mi volto verso Rob che
mi guarda divertito. Arrossisco di botto, persa nei miei pensieri non
mi ero
resa conto che mi avessero rivolto qualche domanda, ne chi me l'avesse
fatta.
"Ehm... Come?"
"Stavamo
parlando dei vari ruoli che ha avuto
Rob", disse Nikki.
"Si beh... In
realtà non sono poi così
tanti."
"Di certo non
come la nostra Kris!",
aggiunse Cath facendo l'occhiolino a entrambi. Era ovvio che volesse
solo scherzare
e prenderci in giro ma... Oh, Dio.
"Qual
è stato il film che ti è piaciuto di
più
tra quelli che hai fatto?", chiese Ashley, mi pare si chiamasse, in
modo
del tutto innocente. Ma dal groviglio che si era formato nel mio
stomaco era
ovvio che per me la domanda non fosse poi così innocente.
"Beh... Tutti i
ruoli che ho interpretato mi
hanno dato qualcosa, e ho dato qualcosa ad ogni mio personaggio ma..."
Ma
Speak mi aveva dato
tutto, e io avevo messo tutta me stessa in quel film, e ora mi
ritrovavo senza
più nulla.
Inghiotti il
groppo alla gola.
Era ovvio che,
buona strada o meno, ero ancora lontana
dal mio traguardo. Era tutto uguale a prima in fondo, bastava poco, una
parola,
una frase all'apparenza innocua, per scatenare in me ricordi niente
affatto
innocui.
Sospirai
profondamente e chiesi il permesso di andare
a rifugiarmi in bagno.
Mi appoggiai
alla parete, tentando di calmare il
respiro.
Non
piangere, mi ripetevo. Non piangere. Ce la fai. Tu sei forte. Ce la fai.
Quante volte me
l'ero ripetuto nell'ultimo anno? Lo
stesso numero di volte in cui avevo fallito. Tante, troppe volte. Non
ci avevo
mai creduto, in fondo, perché non ero mai stata forte.
Eppure una nuova
emozione si fece strada in me. Non seppi definirla. Era...
Determinazione?
Convinzione? O forse era semplicemente consapevolezza e rassegnazione?
In fondo
lo sapevo che i miei sforzi erano vai, che avrei potuto provare per
sempre ma
non sarei mai più stata la stessa di prima.
Fino a pochi
minuti prima - o erano ore? non mi
rendevo più conto del tempo che passava - ero stata serena,
ma era bastato così
poco per farmi scoppiare.
Cacciai indietro
le lacrime quando avvertii dei passi.
Pochi secondi dopo qualcuno bussò alla porta.
"Kristen? Tutto
bene?"
Era Cath.
"Si, si. Tutto
okay. Solo un piccolo giramento di
testa", mentii e probabilmente se ne accorse ma non disse nulla.
Mi alzai
lentamente e mi sciacquai il viso. Dopo tutto
stavo migliorando, no? Non avevo nemmeno pianto. Quando fui sicura di
essere
presentabile, e che non si sarebbero scorti sul mio viso i segni della
mia
tristezza, aprii la porta a Cath e le feci il sorriso più
costruito che avessi,
ma si sarebbe dovuta accontentare. E poi, avevo almeno la forza di
fingere, il
che era tanto considerata la mia perenne apatia dopo... Comunque.
Di fronte al suo
sguardo perplesso e decisamente
preoccupato mi affretto a dire: "Non provarci, Cath. È tutto
okay,
davvero. Ero solo un po' triste, ma è normale, no? Non
avrò ancora dubbi su
questo lavoro. Voglio farlo, ho bisogno
di farlo."
"Va bene. Sicura
che è tutto okay?"
"Sicura,
davvero", dissi, e stavolta il mio
sorriso era più sincero.
Era solo da
quando avevo ripreso a lavorare che mi era
parso di vedere uno spiraglio di luce infondo a quel tunnel buio e
spaventoso,
pieno solo di dolore e solitudine. Finalmente avevo ritrovato la
passione, o
per lo meno ci ero vicina. Non volevo rischiare di perderla solo per un
momento
di debolezza. Avevo bisogno di quella passione che mi faceva sentire
viva, e
allo stesso tempo ne ero spaventata, ma non avrei rinunciato anche se a
volte
mi sembrava l'unica strada.
Ma c'era
qualcosa che mi diceva che non dovevo
percorrere la strada della rinuncia solo perché sembrava
quella più facile.
C'era qualcosa che mi spingeva ad andare avanti con quella cosa,
perché avrebbe
portato solo qualcosa di buono.
Non avevo idea
di cosa fosse... Eppure ne ero
attratta. Da così tanto tempo non mi sentivo in quel modo
che non volevo
assolutamente perdere quella sensazione di vita.
Scendemmo le
scale in silenzio e tornammo in sala da
pranzo dove si trovavano ancora tutti gli altri.
Mi rivolsero uno
sguardo perplesso, probabilmente
chiedendosi cosa avessi fatto per tutto quel tempo.
"Io... Scusate",
sentii il dovere di
giustificarmi. "Ero... Mi ero sentita poco bene."
Wow,
Kristen, che
spiegazione esaustiva, mi complimento con te.
Sospirai alla
mia vocina interiore. Che avrei potuto
dir loro? Sto ancora così
schifosamente
male per la morte del mio ragazzo che ad ogni cosa che mi ricorda lui
devo
combattere contro un attacco di panico? No, decisamente non
avrei potuto
dire la verità.
Mi sedetti e
mentre gli altri continuarono a mangiare,
probabilmente sollevati dal fatto che sembravo stare bene, Robert si
avvicinò a
me per sussurrare in un mio orecchio.
"Come stai
adesso?"
Mi immobilizzai,
un po' per la sorpresa di un contatto
così ravvicinato, un po' per la domanda.
"Io... Bene,
grazie."
Mi sforzai di
sorridere voltandomi leggermente verso
di lui ma attenta a non incrociare i suoi occhi. Ma inarcò
un sopracciglio e
incuriosita allacciai il suo sguardo al mio, e seppi che sapeva.
"Sei una pessima
attrice dall'altra parte della
camera, sai?", sussurrò.
La sua non
voleva essere un'accusa, anzi. Il tono
dolce e carezzevole con cui si era pronunciato mi fece intendere la sua
sincera
preoccupazione. Eppure fui ugualmente colpita dalle sue parole,
perché vere.
Nessuno sembrava
essersene accorto. Lui sì. Eppure non
ci conoscevamo per nulla... Certo, non conoscevo così bene
nemmeno Cath, ma con
lei era diverso. Sapeva cos'avevo passato, e mi aveva vista in bagno.
Okay,
forse stavo ingigantendo il tutto. In fondo, occhi rossi o no, ad un
interlocutore appena un po' attento non sarebbe dovuta sfuggire la
tristezza
del mio sguardo. Non era poi così speciale il fatto che si
fosse accorto della
mia bugia.
Eppure c'era una
parte di me - una parte che credevo
sopita da tempo, una parte che non ero nemmeno più sicura di
avere -, che mi
diceva che era più di questo. Era la stessa parte che mi
suggeriva che non
avrei dovuto rinunciare a quella parvenza di vita che stavo lentamente
riacquistando... Il mio cuore.
**********
I giorni
successivi furono pieni e frenetici, avevamo
pochi giorni per le prove visto il budget limitato e sfruttavamo tutto
il tempo
possibile. Ero minorenne, però, per cui non potevo lavorare
quanto avrei
voluto. Nonostante quest'ulteriore limite, non avevo avuto un secondo
per
respirare, tornavo a casa stanca ma i miei non si lamentavano,
perché avevo
sempre il sorriso sulle labbra. Timido e incerto, appena accennato, ma
c'era.
Da quando avevo
realizzato, pochi giorni prima, che
nonostante tutto un cuore che pulsava nel mio petto ce l'avevo ancora,
malgrado
a volte faticassi a sentirlo, mi sentivo positiva e piena di energie.
Non mancavano i
momenti di angoscia e inquietudine, ma
non avevo quasi mai tempo di preoccuparmene troppo. Il lavoro mi teneva
impegnata, e di questo ero estremamente grata.
Questo di
giorno, almeno. Di notte... Era un'altra
storia.
Per un po' non
avevo più avuto incubi, ma era stato
abbastanza presuntuoso da parte mia pensare che questo voleva dire che
erano
scomparsi per sempre. Non si guarisce dall'oggi al domani, certe ferite
restano
per sempre. Potevano rimarginarsi, magari, ma la cicatrice non se ne
sarebbe
andata.
Quella notte,
però, ma sentivo pulsare.
Mi svegliai con
cuore in gola dopo aver vissuto quella
notte per l'ennesima volta.
Il giorno dopo
sarebbero iniziate le riprese e mi
sarei trasferita a Vancouver dove avremmo girato la maggior parte delle
scene.
Erano solo le
quattro del mattino, mi sarei dovuta
alzare alle sette per andare in aeroporto ma ormai non sarei
più riuscita ad
addormentarmi.
Mi alzai e presi
un DVD dallo scaffale, inserendolo
poi nel lettore.
Le prime
immagini iniziarono a scorrere sullo schermo.
Più il film andava avanti, più mi sentivo bene.
Mi bastò poco, e mi ritrovai
sul set di Speak. Ogni scena aveva un significato speciale, anche
quelle in cui
non eravamo insieme sullo schermo, perché lui era comunque
dall'altra parte
della telecamera a sostenermi. Era grazie a questo film che ci eravamo
conosciuti, lì era nato il nostro amore.
Quasi mi
sembrava si sentirlo accanto a me, ora.
Di solito non lo
riguardavamo mai insieme, perché il
nostro amore era nato lì ma noi l'avevamo coltivato giorno
dopo giorno, e non
avevamo bisogno di nulla che ce lo ricordasse. Ma adesso che non c'era
più...
Sentivo la mia vita scivolarmi come sabbia tra le dita, e io non potevo
fare
nulla per fermarla. Potevo chiudere le mani e stringere il
più possibile, ma
sarebbe arrivato il momento in cui mi sarei ritrovata a stringere il
nulla,
senza nemmeno rendermene conto, e cosa mi sarebbe rimasto allora?
Non volevo
trovarmi senza più nulla. Avevo giurato che
il nostro amore sarebbe durato per sempre, ma ero stanca di soffrire,
non ce la
facevo più ormai. E come potevo amarlo e stare bene allo
stesso tempo? I due
desideri erano inconciliabili.
Il solo pensar a
lui faceva male. Mike era la persona
più importante della mia vita, non sarebbe mai arrivato un
giorno in cui il suo
ricordo, il ricordo di ciò che avevamo avuto e di
ciò che avevamo perso, non mi
avrebbe ferita.
Il film
terminò prima di quanto volessi, portando con
se le mie false illusioni e lasciando posto solo ad un grande vuoto
dentro di
me.
Tentare di
addormentarmi a quel punto sarebbe stato
davvero impossibile, così scesi in cucina a fare colazione
dove trovai mia
madre intenta a cucinare qualcosa. Un dolce, forse.
Lo faceva sempre
quando era nervosa per qualcosa e non
riusciva a dormire. Chissà, magari avrei dovuto seguire il
suo esempio.
"Ehi", sussurrai
per non spaventarla.
Lei si
voltò lanciandomi un'occhiata per nulla
sorpresa.
"Che ci fai in
piedi a quest'ora?"
"Potrei farti la
stessa domanda", dissi
sorridendo debolmente.
"Non riuscivo a
dormire", ammise tornando a
sbattere le uova.
"Nemmeno io",
sospirai. "Posso darti
una mano?"
Non rispose ma
si scansò e mi fece spazio sul bancone.
Rimanemmo in
silenzio per un po', ognuna immersa nei
propri pensieri quando lei, dopo aver glassato la sua torta, mi disse:
"Mi
mancherai tanto, sai?"
Mi morsi un
labbro. Non volevo piangere, non di nuovo.
Pensavo di aver
superato questa fase, ma a quanto pare
ero ancora estremamente sensibile ad ogni tipo di dimostrazione di
affetto.
"Oh, mamma", mi
affrettai a dire
stringendola forte. "Anche tu."
"Lo so, ma
è la cosa giusta da fare. Vero?",
chiese, in attesa di una conferma da parte mia che non
arrivò.
"Kristen", disse
ferma prendendomi il viso
tra le mani. "Dimmi che non ci stai ripensando."
"Non ci sto
ripensando", dissi a voce bassa.
"E' solo che non mi sembra giusto."
"Cosa non
è giusto?"
Deglutii a
fatica, la gola fu improvvisamente secca.
Non potevo darle
un dispiacere, sapevo che se le
avessi detto la verità l'avrei solo fatta soffrire, ma
sapevo anche che non
potevo dirle una bugia.
Aprii la bocca
senza emettere alcun suono, cercando
parole da dire che non arrivarono.
Qualcun'altro
parlò al posto mio.
"Eccole le mie
donne preferite!"
Taylor. Sospirai
di sollievo cercando di non farmi scoprire.
Lo ringraziai mentalmente perché mi aveva appena salvata da
quella situazione
senza nemmeno saperlo.
Si accorse
dell'atmosfera tesa e lo sguardo gelido che
le rivolse la mamma lo fece trasalire sulla porta della cucina.
"Ho...
interrotto qualcosa?"
"No", mi
affrettai a rispondere. "Solo
i soliti saluti strappalacrime."
"E non siete
nemmeno ancora in aeroporto."
Alzò
gli occhi al cielo ma capii che aveva capito che
c'era più di questo.
Presto
arrivarono anche gli altri miei fratelli e mio
padre.
Facemmo
colazione tutti insieme, poi andai a vestirmi
e tornai in salotto, pronta a salutare tutti.
Abbracciai forte
Dana e Taylor, e ancor più forte mio
padre.
Mi sarebbero
mancati tutti un sacco.
All'aeroporto mi
accompagnarono solo mia madre e Cam.
Non era il caso di farne un affare di stato.
Fu anche
più terribile.
Non tanto
perché avrei dovuto salutare mia madre e
Cam. Mi sarebbero mancati quanto il resto della mia famiglia, e l'idea
di
affrontare una cosa così enorme da sola dopo un anno di
fragilità mi intimoriva
un po'.
Furono le parole
di mia madre.
Le sue
raccomandazioni.
Il suo "Prenditi
cura di te".
Annuii, fingendo
che gli occhi umidi fossero dovuti
solo al momento dei saluti.
Superai il
check-in e feci la fila per salire
sull'aereo.
Ormai non
riuscivo più a scorgere le figure di mia
madre e mio fratello tra la folla.
Ripensai alle
parole di mia madre mentre mostravo
all'Hostess il mio biglietto e mi accingevo a prendere posto, e
ripensai al
motivo principale per cui avevo accettato di tornare a lavorare.
Equivaleva a
tornare a vivere.
Ora che ero
sola, potevo anche smettere di fingere, e
lasciai che lacrime calde scivolassero giù dai miei occhi.
Non potei
evitare allo stomaco di stringersi in una
morsa tutt'altro che piacevole.
Kristen
è sempre combattuta coi suoi sentimenti, e presto lo
sarà ancora di più.
Combattuta e confusa, molto confusa. La sua testa le dice una cosa ma
il suo
cuore gliene dice un'altra e prima che recepirà il messaggio
passerà un po',
sorry XD
Nel
frattempo mi divertirò a farla disperare e ad alternare ai
momenti di
disperazione i momenti di confusione ai momenti sweet tra Rob e Kris
(che non
vedo l'ora di scrivere, più di quanto voi non vediate l'ora
di leggere u.u)
E
questo nodo allo stomaco che sente Kristen... Purina, mi fa una pena.
Saranno
un bel casino per lo sviluppo della storia, ve lo assicuro fin da ora
ù_ù quindi
diciamo che questo capitolo è abbastanza fondamentale. Tipo
ieri era una mezza
cacca e adesso è il capitolo più importante (o
quasi o.o) della storia .-.
vabbè LOL
E
a chi indovina il motivo dei suoi.. ehm. nodi allo stomaco... Vince un
spoiler
(?) LOL
Vabbè,
vado u.u al prossimo capitolo che spero di postare prima dell'uscita di
Breaking Dawn perchè dopo so che sarò troppo
impegnata a fangirlare per pensare
di scrivere.
Spero
mi lascerete una recensione per farmi sapere cosa ne pensate :D
Vi
ricordo solo, come al solito:
Il
gruppo
facebook, per spoiler o anche solo per una chiacchierata XD
Alla
prossima, siete fantastiche come sempre :D
XO
Giuls
P.s.
ROBSTEN IS UNBROKEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEN HDECFVEWUIJSGHVDUJCEUV
FUCK
YEAAAAAAAH!!!!!!!!!!
Scusate,
ma dovevo dirlo. Ora posso anche andare :D