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Autore: madnesslight    06/11/2012    9 recensioni
Micheal non c'era più.
Io ero ancora viva, e lui era morto, ed era peggio della morte stessa.
In un istante mi passarono in mente tutte le risate, i litigi, tutte le volte in cui avevamo fatto la pace. I lunghi silenzi, le ore spese a parlare di niente. E i baci. Gli abbracci. Le notte a fare l'amore. Tutti i ti amo. Non ti lascerò mai. Sei l'unico per me. Staremo insieme per sempre.
L'istante dopo, tutto era sparito.
Restava solo il dolore. L'amore. Una promessa.
Ti amerò per sempre. Giurai, a me stessa e a lui. Non ci sarà mai nessun altro. Soltanto tu, amore mio. Soltanto tu.
Quel genere di promessa che è impossibile mantenere, quando guardi negli occhi di un'altra persona, quegli occhi che incroci una sola volta nella vita e senti l'amore forte, vivo, vero dentro di te. Quando guardi negli occhi dell'altra persona e ti senti amata di nuovo.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Okay, avevo postato ieri ma non so perchè il capitolo a un certo punto non era più disponibile ._. penso qualche problema di Efp, altrimenti non saprei spiegarmelo. Coooooomunque riecco a voi il capitolo :D l'ho leggermente modificato rispetto a ieri. Nel senso, ho solo aggiunto una parte in più che ieri non c'era, niente di che XD si tratta dell'ultima parte, per cui se avevate già letto ieri basta che iniziate a leggere a partire dagli asterischi.

E' venuto un po lungo ma ho preferito così... Quella scena doveva stare all'inizio del prossimo capitolo ma fa nulla. Qualcuna di voi mi ha detto che preferisce i capitoli più lunghi per cui ho cercato di accontentarvi, anche perchè manco tipo da un mese o.o

Vabbè, buona lettura :D

She will be loved

Knots

 

Mi guardai allo specchio un'ultima volta. Non ero mai stata attenta a questo genere di cose, ma quello sarebbe stato tecnicamente il primo giorno di lavoro dopo secoli. Per lo più si trattava di un incontro per pranzo in cui avremmo parlato del film, nulla di troppo impegnativo, ma ci tenevo comunque a rendermi quantomeno presentabile. Indossavo una maglia larga e un paio di jeans non troppo aderenti. Non volevo che tutti si accorgessero di quanto fossi magra. Non mi importava di quello che avrebbero pensato, ma gli sguardi penosi... Quelli non li avrei sopportati. Ero certa che tutti, chi più chi meno, sapessero, ma non per questo volevo essere trattata in maniera diversa.

Sentii mia madre suonare il clacson, segno che era ora di andare, e mi precipitai fuori. Durante il tragitto però incrociai Cam e feci di scatto dietro-front per bloccarlo per un polso.

"Dimmi buona fortuna."

Cam mi rivolse uno sguardo dolce.

"Non ne hai bisogno. La parte è già tua, tu l'hai resa tua, e andrai benissimo. Ma se proprio ci tieni... Buona fortuna", disse baciandomi una guancia. "Spaccali tutti, mi raccomando."

"Si. Farò valere il nome degli Stewart, promesso."

Feci per andare via ma mi voltai una seconda volta verso di lui. Era ancora lì, col pigiama indosso e l'espressione estremamente divertiva.

"Cam?"

"Si?", chiese trattenendosi dal ridere. Evidentemente vedermi in agitazione per qualcosa a cui tenevo lo divertiva molto. Ma poi pensai che era normale, che mi ero sempre sentita così e che avevo sempre voluto sentirmici.  Era normale, quell'agitazione. Era salutare, e mi era mancata.

"Grazie", sussurrai. Non avevo pronunciato molto spesso quella parola negli ultimi tempi, anche se l'avevo sempre sentita dentro di me. Forse non me n'ero mai resa pienamente conto... Ma avevo bisogno che lui, che tutti loro lo sapessero.

Fece un gesto con la mano, per sminuirmi, e in quel momento capii: loro lo sapevano. Non c'era affatto bisogno che li ringraziassi, sapevano perfettamente come mi sentivo nei loro confronti.

"Dovresti andare, ora. Non vorrai fare tardi al pranzo."

"Certo che no!"

Mi precipitai fuori ed entrai in macchina come un razzo. Ero entusiasta e mia madre lo percepiva.

"Pronta?"

"Pronta."

Mia madre partì e io cercai di rilassarmi ma finii inevitabilmente per rileggere il copione. Avremmo iniziato le prove di lì a qualche giorno, ma già conoscevo alla perfezione la mia maggior parte delle mie battute.

Arrivammo che ero immersa nella scena dell'ospedale, quella in cui Bella dice a Edward che sa che c'è qualcosa che non va, ma che può fidarsi. Cercavo di capire cosa ci fosse di sbagliato in quella scena, quando mia madre mi diede uno strattone.

"Passi a prenderti più tardi, tesoro."

"Ok, a dopo."

Scesi dall'auto e posai il manoscritto nella borsa. Non che ne avrei avuto bisogno, ma ormai ero talmente immersa in quel progetto che lo portavo ovunque.

Entrai in casa di Cath, ormai durante i provini avevo imparato a conoscerla piuttosto bene, e raggiunsi la sala da pranzo dove probabilmente si trovavano gli altri.

C'erano parecchie persone che non avevo mai visto prima, ma lo scopo di quel "pranzo di lavoro" era proprio quello di farci conoscere. Sarebbe stato imbarazzante arrivare sul set senza sapere nulla degli attori con cui avrei collaborato nei prossimi mesi. Nonostante non avessi riconosciuto parecchi volti, sapevo che eravamo un cast ampio e mancavano ancora tre o quattro persone, tra cui Robert.

"Kristen!"

Non appena Cath mi scorse fare capolino timida dalla porta del salotto si avvicinò a me entusiasta. Beh, lei era sempre entusiasta, quindi non mi stupii più di tanto, ma soprattutto negli ultimi giorni si era sempre mostrata felice e ben disposta. Era davvero contenta di avermi nel cast. Lo ero anche io, tanto.

"Sono così contenta che tu sia qui."

Sapevo che intendeva sono contenta che tu non abbia abbandonato il progetto.
E non per il progetto in se, era felice per me, perché stavo abbastanza bene da potermi entusiasmare per qualcosa di nuovo, qualcosa di così importante.

"Anche io, davvero."
Anche se forse parlare di stare bene era un po' prematuro. Okay, un po' tanto prematuro. Non stavo bene. Non sarei mai stata davvero bene. Ma ero sulla strada giusta, sentivo di esserlo.

"Ragazzi, questa è la nostra Bella."

Salutai distrattamente,  e loro ricambiarono educatamente. Mi fecero un paio di domande - "da dove vieni", "quanti anni ha"i, "sembri così matura per una ragazza di diciassette anni", cose così - ma non sembravano fatte per cortesia, sembravano davvero interessati, e lo ero anche io agli aneddoti che raccontavano.

E più passava il tempo e più cresceva la mia euforia, e non riuscivo davvero a spiegarmela.

"Oh, ecco il nostro Edward, finalmente!"
O forse era così semplice da spiegare, che non volevo rispondere per paura che svanisse tutto.

Mi voltai e vidi un Robert dall'aria un po' allampanata. Sembrava piuttosto stanco, probabilmente per via del fuso orario. Da quel che sapevo era appena arrivato da Londra.

Salutò gli altri membri del cast e poi si avvicinò a me.

"Ciao, Kris", disse con un sorriso sincero.

"Ciao, Robert. Rob", mi corressi subito. "Come ti senti? È il tuo primo grande ruolo, scommetto che te la fai sotto", lo presi in giro.

"Sono un po' agitato", ammise. "Ma più che altro lo sono di lavorare con te."

"Come?", chiesi aggrottando la fronte.

"Si, beh...", cercò di riprendersi dall'ennesima gaffe. "Sei una grande attrice. Spero di non fare una pessima figura."

Scossi la testa, arrossendo.

"Ti ringrazio, ma sono tutt'altro che una grande attrice. E tu non farai affatto una pessima figura."

"Speriamo", lo sentii sussurrare.

Cath ci interruppe, invitandoci ad accomodarci a tavola. Prendemmo a parlare del più e del meno, e la conversazione mi veniva piuttosto facile, almeno finché si ponevano solo domande innocue. A molte rispondevo in maniera evasiva, ma meglio che no rispondere affatto. Infondo mi stavo divertendo.

Sento un colpetto alla gamba e mi volto verso Rob che mi guarda divertito. Arrossisco di botto, persa nei miei pensieri non mi ero resa conto che mi avessero rivolto qualche domanda, ne chi me l'avesse fatta.

"Ehm... Come?"

"Stavamo parlando dei vari ruoli che ha avuto Rob", disse Nikki.

"Si beh... In realtà non sono poi così tanti."

"Di certo non come la nostra Kris!", aggiunse Cath facendo l'occhiolino a entrambi. Era ovvio che volesse solo scherzare e prenderci in giro ma... Oh, Dio.

"Qual è stato il film che ti è piaciuto di più tra quelli che hai fatto?", chiese Ashley, mi pare si chiamasse, in modo del tutto innocente. Ma dal groviglio che si era formato nel mio stomaco era ovvio che per me la domanda non fosse poi così innocente.

"Beh... Tutti i ruoli che ho interpretato mi hanno dato qualcosa, e ho dato qualcosa ad ogni mio personaggio ma..."

Ma Speak mi aveva dato tutto, e io avevo messo tutta me stessa in quel film, e ora mi ritrovavo senza più nulla.

Inghiotti il groppo alla gola.

Era ovvio che, buona strada o meno, ero ancora lontana dal mio traguardo. Era tutto uguale a prima in fondo, bastava poco, una parola, una frase all'apparenza innocua, per scatenare in me ricordi niente affatto innocui.

Sospirai profondamente e chiesi il permesso di andare a rifugiarmi in bagno.

Mi appoggiai alla parete, tentando di calmare il respiro.

Non piangere, mi ripetevo. Non piangere. Ce la fai. Tu sei forte. Ce la fai.

Quante volte me l'ero ripetuto nell'ultimo anno? Lo stesso numero di volte in cui avevo fallito. Tante, troppe volte. Non ci avevo mai creduto, in fondo, perché non ero mai stata forte. Eppure una nuova emozione si fece strada in me. Non seppi definirla. Era... Determinazione? Convinzione? O forse era semplicemente consapevolezza e rassegnazione? In fondo lo sapevo che i miei sforzi erano vai, che avrei potuto provare per sempre ma non sarei mai più stata la stessa di prima.

Fino a pochi minuti prima - o erano ore? non mi rendevo più conto del tempo che passava - ero stata serena, ma era bastato così poco per farmi scoppiare.

Cacciai indietro le lacrime quando avvertii dei passi. Pochi secondi dopo qualcuno bussò alla porta.

"Kristen? Tutto bene?"

Era Cath.

"Si, si. Tutto okay. Solo un piccolo giramento di testa", mentii e probabilmente se ne accorse ma non disse nulla.

Mi alzai lentamente e mi sciacquai il viso. Dopo tutto stavo migliorando, no? Non avevo nemmeno pianto. Quando fui sicura di essere presentabile, e che non si sarebbero scorti sul mio viso i segni della mia tristezza, aprii la porta a Cath e le feci il sorriso più costruito che avessi, ma si sarebbe dovuta accontentare. E poi, avevo almeno la forza di fingere, il che era tanto considerata la mia perenne apatia dopo... Comunque.

Di fronte al suo sguardo perplesso e decisamente preoccupato mi affretto a dire: "Non provarci, Cath. È tutto okay, davvero. Ero solo un po' triste, ma è normale, no? Non avrò ancora dubbi su questo lavoro. Voglio farlo, ho bisogno di farlo."

"Va bene. Sicura che è tutto okay?"

"Sicura, davvero", dissi, e stavolta il mio sorriso era più sincero.

Era solo da quando avevo ripreso a lavorare che mi era parso di vedere uno spiraglio di luce infondo a quel tunnel buio e spaventoso, pieno solo di dolore e solitudine. Finalmente avevo ritrovato la passione, o per lo meno ci ero vicina. Non volevo rischiare di perderla solo per un momento di debolezza. Avevo bisogno di quella passione che mi faceva sentire viva, e allo stesso tempo ne ero spaventata, ma non avrei rinunciato anche se a volte mi sembrava l'unica strada.

Ma c'era qualcosa che mi diceva che non dovevo percorrere la strada della rinuncia solo perché sembrava quella più facile. C'era qualcosa che mi spingeva ad andare avanti con quella cosa, perché avrebbe portato solo qualcosa di buono.

Non avevo idea di cosa fosse... Eppure ne ero attratta. Da così tanto tempo non mi sentivo in quel modo che non volevo assolutamente perdere quella sensazione di vita.

Scendemmo le scale in silenzio e tornammo in sala da pranzo dove si trovavano ancora tutti gli altri.

Mi rivolsero uno sguardo perplesso, probabilmente chiedendosi cosa avessi fatto per tutto quel tempo.

"Io... Scusate", sentii il dovere di giustificarmi. "Ero... Mi ero sentita poco bene."

Wow, Kristen, che spiegazione esaustiva, mi complimento con te.

Sospirai alla mia vocina interiore. Che avrei potuto dir loro? Sto ancora così schifosamente male per la morte del mio ragazzo che ad ogni cosa che mi ricorda lui devo combattere contro un attacco di panico? No, decisamente non avrei potuto dire la verità.

Mi sedetti e mentre gli altri continuarono a mangiare, probabilmente sollevati dal fatto che sembravo stare bene, Robert si avvicinò a me per sussurrare in un mio orecchio.

"Come stai adesso?"

Mi immobilizzai, un po' per la sorpresa di un contatto così ravvicinato, un po' per la domanda.

"Io... Bene, grazie."

Mi sforzai di sorridere voltandomi leggermente verso di lui ma attenta a non incrociare i suoi occhi. Ma inarcò un sopracciglio e incuriosita allacciai il suo sguardo al mio, e seppi che sapeva.

"Sei una pessima attrice dall'altra parte della camera, sai?", sussurrò.

La sua non voleva essere un'accusa, anzi. Il tono dolce e carezzevole con cui si era pronunciato mi fece intendere la sua sincera preoccupazione. Eppure fui ugualmente colpita dalle sue parole, perché vere.

Nessuno sembrava essersene accorto. Lui sì. Eppure non ci conoscevamo per nulla... Certo, non conoscevo così bene nemmeno Cath, ma con lei era diverso. Sapeva cos'avevo passato, e mi aveva vista in bagno. Okay, forse stavo ingigantendo il tutto. In fondo, occhi rossi o no, ad un interlocutore appena un po' attento non sarebbe dovuta sfuggire la tristezza del mio sguardo. Non era poi così speciale il fatto che si fosse accorto della mia bugia.

Eppure c'era una parte di me - una parte che credevo sopita da tempo, una parte che non ero nemmeno più sicura di avere -, che mi diceva che era più di questo. Era la stessa parte che mi suggeriva che non avrei dovuto rinunciare a quella parvenza di vita che stavo lentamente riacquistando... Il mio cuore.

**********

I giorni successivi furono pieni e frenetici, avevamo pochi giorni per le prove visto il budget limitato e sfruttavamo tutto il tempo possibile. Ero minorenne, però, per cui non potevo lavorare quanto avrei voluto. Nonostante quest'ulteriore limite, non avevo avuto un secondo per respirare, tornavo a casa stanca ma i miei non si lamentavano, perché avevo sempre il sorriso sulle labbra. Timido e incerto, appena accennato, ma c'era.

Da quando avevo realizzato, pochi giorni prima, che nonostante tutto un cuore che pulsava nel mio petto ce l'avevo ancora, malgrado a volte faticassi a sentirlo, mi sentivo positiva e piena di energie.

Non mancavano i momenti di angoscia e inquietudine, ma non avevo quasi mai tempo di preoccuparmene troppo. Il lavoro mi teneva impegnata, e di questo ero estremamente grata.

Questo di giorno, almeno. Di notte... Era un'altra storia.

Per un po' non avevo più avuto incubi, ma era stato abbastanza presuntuoso da parte mia pensare che questo voleva dire che erano scomparsi per sempre. Non si guarisce dall'oggi al domani, certe ferite restano per sempre. Potevano rimarginarsi, magari, ma la cicatrice non se ne sarebbe andata.

Quella notte, però, ma sentivo pulsare.

Mi svegliai con cuore in gola dopo aver vissuto quella notte per l'ennesima volta.

Il giorno dopo sarebbero iniziate le riprese e mi sarei trasferita a Vancouver dove avremmo girato la maggior parte delle scene.

Erano solo le quattro del mattino, mi sarei dovuta alzare alle sette per andare in aeroporto ma ormai non sarei più riuscita ad addormentarmi.

Mi alzai e presi un DVD dallo scaffale, inserendolo poi nel lettore.

Le prime immagini iniziarono a scorrere sullo schermo. Più il film andava avanti, più mi sentivo bene. Mi bastò poco, e mi ritrovai sul set di Speak. Ogni scena aveva un significato speciale, anche quelle in cui non eravamo insieme sullo schermo, perché lui era comunque dall'altra parte della telecamera a sostenermi. Era grazie a questo film che ci eravamo conosciuti, lì era nato il nostro amore.

Quasi mi sembrava si sentirlo accanto a me, ora.

Di solito non lo riguardavamo mai insieme, perché il nostro amore era nato lì ma noi l'avevamo coltivato giorno dopo giorno, e non avevamo bisogno di nulla che ce lo ricordasse. Ma adesso che non c'era più... Sentivo la mia vita scivolarmi come sabbia tra le dita, e io non potevo fare nulla per fermarla. Potevo chiudere le mani e stringere il più possibile, ma sarebbe arrivato il momento in cui mi sarei ritrovata a stringere il nulla, senza nemmeno rendermene conto, e cosa mi sarebbe rimasto allora?

Non volevo trovarmi senza più nulla. Avevo giurato che il nostro amore sarebbe durato per sempre, ma ero stanca di soffrire, non ce la facevo più ormai. E come potevo amarlo e stare bene allo stesso tempo? I due desideri erano inconciliabili.

Il solo pensar a lui faceva male. Mike era la persona più importante della mia vita, non sarebbe mai arrivato un giorno in cui il suo ricordo, il ricordo di ciò che avevamo avuto e di ciò che avevamo perso, non mi avrebbe ferita.

Il film terminò prima di quanto volessi, portando con se le mie false illusioni e lasciando posto solo ad un grande vuoto dentro di me.

Tentare di addormentarmi a quel punto sarebbe stato davvero impossibile, così scesi in cucina a fare colazione dove trovai mia madre intenta a cucinare qualcosa. Un dolce, forse.

Lo faceva sempre quando era nervosa per qualcosa e non riusciva a dormire. Chissà, magari avrei dovuto seguire il suo esempio.

"Ehi", sussurrai per non spaventarla.

Lei si voltò lanciandomi un'occhiata per nulla sorpresa.

"Che ci fai in piedi a quest'ora?"

"Potrei farti la stessa domanda", dissi sorridendo debolmente.

"Non riuscivo a dormire", ammise tornando a sbattere le uova.

"Nemmeno io", sospirai. "Posso darti una mano?"

Non rispose ma si scansò e mi fece spazio sul bancone.

Rimanemmo in silenzio per un po', ognuna immersa nei propri pensieri quando lei, dopo aver glassato la sua torta, mi disse: "Mi mancherai tanto, sai?"

Mi morsi un labbro. Non volevo piangere, non di nuovo.

Pensavo di aver superato questa fase, ma a quanto pare ero ancora estremamente sensibile ad ogni tipo di dimostrazione di affetto.

"Oh, mamma", mi affrettai a dire stringendola forte. "Anche tu."

"Lo so, ma è la cosa giusta da fare. Vero?", chiese, in attesa di una conferma da parte mia che non arrivò.

"Kristen", disse ferma prendendomi il viso tra le mani. "Dimmi che non ci stai ripensando."

"Non ci sto ripensando", dissi a voce bassa. "E' solo che non mi sembra giusto."

"Cosa non è giusto?"

Deglutii a fatica, la gola fu improvvisamente secca.

Non potevo darle un dispiacere, sapevo che se le avessi detto la verità l'avrei solo fatta soffrire, ma sapevo anche che non potevo dirle una bugia.

Aprii la bocca senza emettere alcun suono, cercando parole da dire che non arrivarono.

Qualcun'altro parlò al posto mio.

"Eccole le mie donne preferite!"

Taylor. Sospirai di sollievo cercando di non farmi scoprire. Lo ringraziai mentalmente perché mi aveva appena salvata da quella situazione senza nemmeno saperlo.

Si accorse dell'atmosfera tesa e lo sguardo gelido che le rivolse la mamma lo fece trasalire sulla porta della cucina.

"Ho... interrotto qualcosa?"

"No", mi affrettai a rispondere. "Solo i soliti saluti strappalacrime."

"E non siete nemmeno ancora in aeroporto."

Alzò gli occhi al cielo ma capii che aveva capito che c'era più di questo.

Presto arrivarono anche gli altri miei fratelli e mio padre.

Facemmo colazione tutti insieme, poi andai a vestirmi e tornai in salotto, pronta a salutare tutti.

Abbracciai forte Dana e Taylor, e ancor più forte mio padre.

Mi sarebbero mancati tutti un sacco.

All'aeroporto mi accompagnarono solo mia madre e Cam. Non era il caso di farne un affare di stato.

Fu anche più terribile.

Non tanto perché avrei dovuto salutare mia madre e Cam. Mi sarebbero mancati quanto il resto della mia famiglia, e l'idea di affrontare una cosa così enorme da sola dopo un anno di fragilità mi intimoriva un po'.

Furono le parole di mia madre.

Le sue raccomandazioni.

Il suo "Prenditi cura di te".

Annuii, fingendo che gli occhi umidi fossero dovuti solo al momento dei saluti.

Superai il check-in e feci la fila per salire sull'aereo.

Ormai non riuscivo più a scorgere le figure di mia madre e mio fratello tra la folla.

Ripensai alle parole di mia madre mentre mostravo all'Hostess il mio biglietto e mi accingevo a prendere posto, e ripensai al motivo principale per cui avevo accettato di tornare a lavorare.

Equivaleva a tornare a vivere.

Ora che ero sola, potevo anche smettere di fingere, e lasciai che lacrime calde scivolassero giù dai miei occhi.

Non potei evitare allo stomaco di stringersi in una morsa tutt'altro che piacevole.

 

 

 

 

 

 

Kristen è sempre combattuta coi suoi sentimenti, e presto lo sarà ancora di più. Combattuta e confusa, molto confusa. La sua testa le dice una cosa ma il suo cuore gliene dice un'altra e prima che recepirà il messaggio passerà un po', sorry XD

Nel frattempo mi divertirò a farla disperare e ad alternare ai momenti di disperazione i momenti di confusione ai momenti sweet tra Rob e Kris (che non vedo l'ora di scrivere, più di quanto voi non vediate l'ora di leggere u.u)

E questo nodo allo stomaco che sente Kristen... Purina, mi fa una pena. Saranno un bel casino per lo sviluppo della storia, ve lo assicuro fin da ora ù_ù quindi diciamo che questo capitolo è abbastanza fondamentale. Tipo ieri era una mezza cacca e adesso è il capitolo più importante (o quasi o.o) della storia .-. vabbè LOL

E a chi indovina il motivo dei suoi.. ehm. nodi allo stomaco... Vince un spoiler (?) LOL

Vabbè, vado u.u al prossimo capitolo che spero di postare prima dell'uscita di Breaking Dawn perchè dopo so che sarò troppo impegnata a fangirlare per pensare di scrivere.

Spero mi lascerete una recensione per farmi sapere cosa ne pensate :D

Vi ricordo solo, come al solito:

Il gruppo facebook, per spoiler o anche solo per una chiacchierata XD

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Alla prossima, siete fantastiche come sempre :D

XO Giuls

 

P.s. ROBSTEN IS UNBROKEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEN HDECFVEWUIJSGHVDUJCEUV FUCK YEAAAAAAAH!!!!!!!!!!

Scusate, ma dovevo dirlo. Ora posso anche andare :D

   
 
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