Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Stefi_MissMercyless    24/05/2007    0 recensioni

Autore/data: Stefi (con lo zampino di Miss Mercyless) / fine aprile 2007
Beta-reader: Selma, e alcuni consigli di Nyky (non finiro' mai d'imparare funzioni nuove in Word ;) )
Epoca: Post HP a Hogwarts, posso dire terza eta' di Severus o mi cruciate?! (Tranquille, anche se anziano non ha ancora la dentiera :) )
Avvertimenti: Il racconto si svolge nel futuro, quindi Severus Snape sara' diverso dall'austero docente che insegna a Hogwarts. Ho comunque cercato di lasciarlo misterioso e schivo, e in fondo pur sempre combattivo. Per questo motivo direi che é canon.
Riassunto: Ma non c'é proprio nulla che spezzi Severus Snape? É veramente un tipo freddo, calcolatore e impassibile? Oppure ha un cuore e questo puo' sanguinare se colpito al punto giusto? Com'é fatta la sofferenza di un uomo guerriero che é sopravvissuto ad una guerra e ad una crociata personale contro il Male?
Nota: Racconto scritto per il 3. contest del Severus Piton Fan Forum, ora concluso. La fanart da me scelta é la numero 3.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ricordi






Jade spinse lievemente il cancelletto della casa in cui era nata, ma questo non cedette. Ci riprovo’ con piu’ forza e finalmente ebbe successo: il cancelletto del giardino s’apri cigolando stridulo.
Sbuffo’ infastidita, ma non solo per l’incuria della staccionata, anche per il giardino che faceva a dir poco schifo.
Dall’ultima volta che aveva visitato suo padre nulla era cambiato, in quella settimana non aveva mosso un dito in giardino. I narcisi sfioriti coprivano con le foglie ingiallite e secche le altre pianticelle, che senza luce e spazio non erano ancora spuntate. Le rose non erano state potate, e un garbuglio di rami avvizziti e fogliame nuovo rubava alle piante la forza necessaria per produrre i boccioli.
<< Se la mamma lo vedesse! >> si disse la ragazza coprendosi gli occhi per un istante << Le sue adorate rose verde giada! Ridotte cosi’ male… Si rivolterebbe nella tomba, come una trottola… >>
Era chiaro perché le vicine, quando lei era passata davanti ai loro giardini fin troppo curati e sterili, le avevano gettato un’occhiata di biasimo unito a pieta’. Qualcuna s’era azzardata a chiedere come stava suo padre, e se viveva ancora li’.
Quindi non s’era fatto vedere in giro, in quella settimana non aveva fatto nemmeno una passeggiata… Mancava solo che qualche buontempone piantasse un cartello con la scritta “in vendita” davanti a casa Snape, e i passanti avrebbero creduto che in quella semplice abitazione nessuno piu’ abitasse da molto. Si’ perché suo padre erano settimane che vegetava! Tanto valeva vendere veramente tutto e depositare il vedovo in una serra, un ripostiglio o anche una grossa cassa, che potesse ospitare lui, quelle dannate fotografie e i disegni di sua madre. Nessuno se ne sarebbe accorto, suo padre per primo…
Che tristezza!
Ne aveva passate di tutti i colori, quell’uomo. Stando a cio’ che si diceva, la sua vita era stata peggio che la trama di una tragedia greca… poi ventitré anni fa si era trasformata nell’opposto, e cioè nella sceneggiatura di un romantico e idilliaco film d’amore.
Ma anche nei momenti di mero sconforto, si diceva che suo padre non avesse mai smesso di lottare e mai avesse dato a vedere che soffriva, o forse sempre e solo alla persona di fiducia di turno che puntualmente moriva nel momento inopportuno. Il fondo l’aveva toccato quando fu costretto dagli eventi ad uccidere il suo mentore, Albus Dumbledore, ma chi lo conosceva da molto le aveva assicurato che nemmeno allora s’era ridotto cosi’.
<< Papa’ perché non reagisci questa volta? >>
Mentre i pensieri la tediavano, giunse davanti alla porta d’entrata, una porta che fino a poco tempo fa aveva varcato con gioia sapendo che vi avrebbe trovato armonia e conforto… ora dall’altra parte c’era solo un vecchio mago, che si consumava lentamente fra i ricordi della felicita’ che gli era stata rubata da una meschina e fulminea malattia.
La mamma era mancata improvvisamente.
Era mancata, nel vero senso della parola: la mamma mancava a tutti, sicuramente anche alle vicine pettegole; non era semplicemente morta, aveva lasciato un vuoto in quella via, che ora sterpaglie, rovi e confusione stavano riempiendo.
Picchio’ alla porta perché la cordicella della campanella non c’era piu’, rotta, strappata, e non sostituita.
<< Avanti… è aperto… >> rispose dall’interno una voce stanca e senza speranza.
Jade scavalco’ un baule colmo di schizzi e disegni, cercando di raggiungere il salotto e il divano, che suo padre aveva eletto a dimora. Era sicura che ci dormisse anche sopra, sepolto dalle fotografie della mamma. Infatti intravide la sagoma ingobbita di suo padre. Il fastidio si stava tramutando in rabbia: pur invecchiando come ogni altro mago, suo padre a poco piu’ di sessant’anni era rimasto un uomo dal portamento fiero e dai capelli nerissimi, dal corpo snello, spigoloso e nervoso; solo alcune rughe e cicatrici testimoniavano l’eta’ anagrafica di Severus Snape, lucido di mente e dai riflessi pronti; e ora dopo la morte della mamma era diventato, in poche settimane, un inerme fantoccio che piu’ nessuno avrebbe voluto nemmeno come spaventapasseri.
Uno scempio.
Poso’ un cesto a terra e lo abbraccio’ alle spalle. Le parve di abbracciare un cuscino molle: nessuna resistenza, nessuna reazione!
<< Papa’, come stai? >> chiese, mentre si lasciava andare contro lo schienale del divano, che la separava dal dorso dell’uomo.
<< Di merda… >> mormoro’ fra i sospiri << Non chiedermelo piu’… >>
Sempre cingendolo alle spalle fece scorrere lo sguardo sul collo di suo padre e gli chiese con tono ammonitore: << Papa’, non ci si rade piu’ simmetricamente? E il colletto della camicia non si inamida piu’? Se ti scoccia farlo fatti crescere la barba e mettiti degli altri abiti… Almeno ai capelli potresti dare una regolata, ci vedi ancora da quella cortina che ti scivola di continuo davanti agli occhi? >>
L’uomo non reagi’, poso’ la foto che aveva appena guardato su un mazzo, coperta, e ne prese una nuova da un mazzo di foto scoperte.
La mamma li guardava sorridente, forse aveva scosso la testa mentre veniva scattata la foto, e i suoi lunghi capelli bruni si erano trasformati in saette impazzite; la luce del sole accendeva i riflessi rosso fuoco di quelle ciocche ribelli.
Jade rinuncio’ alla discussione. Una basetta mal rasata e un colletto non inamidato non erano la fine del mondo, ora… lo sarebbero stati quando papa’ era ancora papa’ e non tollerava disordine o trascuratezza nell’abbigliamento, ma ora…
Lo lascio’ solo con quel suo rituale perverso, e si diresse in cucina prendendo il paniere con alcune vivande. Apri’ l’armadio dove degli incantesimi solitamente tenevano le provviste deperibili al fresco. Una bottiglia di burrobirra senza gas aperta e bevuta per meta’, vicino ad un tramezzino ammuffito mezzo morso, si consolavano a vicenda sperando di venir finalmente consumati… invano. Jade fece sparire le vivande avariate e sistemo’ latte, formaggio e verdure fresche.
Poi apri’ la dispensa e una camola le volo’ incontro: fuggiva terrorizzata dal vuoto… tanto era lo squallore. Nella dispensa poso’ alcuni alimenti a lunga conservazione, un po’ di riso, farina, zucchero, olio.
<< Papa’, non hai fatto la spesa nemmeno questa settimana? >> e scotendo la testa alla vista del ripiano di lavoro vergine e la tavola sgombra, lo ammoni’ irritata << Devi mangiare qualcosa! Settimana prossima voglio vedere una pila di stoviglie sporche! Almeno quelle segnalerebbero che sei in vita. >>
<< Sto morendo bambina, mia… moriro’ come tua madre… manca poco…>>
<< Papa’! >> strillo la strega esasperata << Assumero’ un elfo domestico! Ti preparera’ regolarmente i pasti. Non voglio che tu muoia! >>
<< Non gridare! Forse mangio anche qualcosa, ma non me ne ricordo… Moriro’ ugualmente di crepacuore… >>
La giovane aveva raggiunto nuovamente il salotto e il divano su cui vegetava suo padre, e gli si paro’ davanti.
Sempre con lo stesso tono torno’ all’attacco: << Ma basta ora! Reagisci papa’! Non voglio diventare orfana! Ho perso gia’ un genitore! >>
Ora l’aveva provocato, si aspettava una delle sue risposte, un segno di vita. Le sarebbe bastato un cinico “Gli adulti non si definiscono orfani quando perdono entrambi i genitori, quindi non lo diventerai, lasciami morire in pace!”
Invece provoco’ solo il… silenzio… cioè no… un fruscio: suo padre aveva posato la foto della defunta sul plico di quelle coperte e ne aveva presa una nuova. La allontano’ da sé e guardo’ finalmente sua figlia Jade, confrontando le due donne.
<< Se ti raccogliessi i capelli come tua madre… Siete identiche, o quasi… >>
La ragazza sposto’ una scatola che stava alla sinistra di suo padre per potersi sedere accanto a lui. Il cartoncino superiore scivolo’ a terra e fece per rimetterlo a posto. Quando suo padre parlo’ nuovamente, distogliendola dal riordinare il disegno, ansiosa gli presto’ attenzione.
<< Jade… se tu non avessi i miei occhi e il mio stesso sguardo… si direbbe che siete la stessa persona… tu e lei… >> e poi allungo’ la mano per sfiorarle il naso, piccolo e delicato.
Sembrava non percepire cio’ che succedeva attorno a lui, era solo con i suoi ricordi, solo con la sua felicita’ ormai remota.
Jade invece non si perdeva nessun movimento o nessuna reazione del padre, con la speranza di trovarvi un indizio di vita, di speranza, … invano… solo quel viso sciupato, quegli occhi spenti con quelle occhiaie spaventose.
<< Papa’… fai senso… non riesco a guardare quello che ti stai facendo. Dovresti… dovresti vivere il tuo lutto, buttare fuori la rabbia se ti facesse bene, magari anche piangere sulla sua tomba… Papa’ ti scoppieranno gli occhi dalle lacrime che non vuoi versare… ho paura per te! >> gli disse con rabbia, senza aspettare risposta.
<< Lo sai cosa mi rinfacciava spesso, tua madre? >> disse l’uomo, ignorandola, accennando ad una risata << Hehe… Diceva che non mi ero impegnato abbastanza ed ero riuscito solo a donarti i miei occhi! Lei voleva a tutti i costi anche il mio naso per te… e io non ero riuscito a “fartelo”! Non trovi che tua madre fosse una donna formidabile? Rideva e diceva di aver vinto, di essersi impegnata di piu’! La nostra bambina aveva ricevuto il suo naso! Haha… >> e scoppio’ a ridere come un pazzo, mentre lo sguardo s’era ravvivato << Tua madre era eccezionale! Mi ha cambiato radicalmente… ha fatto di me un’altra persona! Sono rinato, con lei ho trovato la felicita’. Tua madre era un miracolo con le forme di una donna… e che forme… era la perfezione fatta donna… >>
Jade perse la pazienza e getto’ il disegno, che teneva ancora in mano, sul tavolino dove c’erano le foto che suo padre stava guardando in quel momento.
Lo sgrido’ in uno scoppio d’ira: << Smettila di illuderti, smettila di sfuggire ai fatti… La mamma era una persona come un’altra! Aveva anche lei i suoi difetti, non era perfetta! Qualche discussione animata l’avete avuta anche voi, come alcune differenze di opinione! E non mi dire che quella volta che m’incolpo’ ingiustamente di aver rubato il cioccolato amaro, quando so benissimo che lo avevi preso tu, s’è comportata come una santa con me? E quella volta che per gioco l’ho spinta dall’altalena in giardino facendola cadere? Ti sembra sia pertinente imprecare come uno scaricatore di porto con una bambina di quattro anni? Quando poi cosi’ male non s’era fatta, cadendo sul culone da un altalena cosi’ bassa! Sara’ stata la donna dei tuoi sogni ed è riuscita ad addolcire quell’essere gramo e traumatizzato che eri, ma era una persona normale! >>
La prossima foto mostrava la defunta orgogliosamente incinta, accanto a delle rose appena piantate.
<< Queste le avevamo piantate in tuo onore… le aveva scelte verde giada perché le ricordava il colore dei nostri corpi al chiaro di luna piena prima del temporale… e ci è sembrato naturale chiamarti Jade… >>
Ricordi… uno dopo l’altro riempivano l’esistenza e la vita di quell’anima svuotata dallo strazio…
Asciugandosi le lacrime e reprimendo il pianto e i singhiozzi, Jade chiese a suo padre quante volte avesse gia’ guardato quelle migliaia di foto e disegni.
<< Mah… credo di impiegare mezza giornata a guardarle tutte… quindi due volte al giorno per sette giorni per sei settimane e tre giorni fa esattamente >>
<< Papa’ sei insopportabile, sei impazzito! >>
<< La mamma era… incredibile… prima di conoscerla odiavo i bambini, e lei è riuscita addirittura a farsi quasi supplicare di donarmi un figlio… >>
Jade aveva smesso di piangere in silenzio, ma la rabbia cresceva togliendole quasi il respiro.
Severus Snape continuo’ con fare placato, mentre pescava la prossima foto del mazzo: << Lo ricordo perfettamente come se fosse ieri. Mi ricordo come le avevo confessato di desiderare… di desiderarti, Jade… Pensa te che lei era seduta sul bordo della fontanella del cortiletto, e io mi ero inginocchiato davanti a lei… c’era appunto la luna piena e stava per scoppiare un temporale… il cielo era verde, uno spettacolo fantastico… al primo tuono le ho preso la mano e ho iniziato a baciarla, teneramente, poi sempre piu’ >>
Jade scoppio’, la rabbia repressa trovo’ sfogo: << Aaaaarrrggghh! Papa’, stai diventando vergognosamente passionale!! Con queste romanticherie mi stai facendo venire il voltastomaco. Non me ne frega proprio niente di come sono stata concepita!! T’è rimasta un po’ di dignita’? Sei ridicolo, sei diventato veramente insopportabile!! Mi vergogno di averti come padre!! Per me sei… >> si fermo’, stava per dire morto…
Tranquillamente, in quell’istante, suo padre termino’ la descrizione di quel momento importante che non aveva mai interrotto di declamare: << … e quando il temporale si allontano’, portando con sé i tuoni, noi eravamo bagnati fradici e tu… tu gia’ c’eri… ma tua madre voleva esserne sicura, cosi’ mi ha >>
Sua figlia non si calmo’, picchio’ il pugno sul tavolo facendo sobbalzare le foto e sparpagliandole sul tavolino. Cio’ provoco una minima attenzione da parte di suo padre: una reazione molto meno decisa del solito, per una situazione del genere, ma comunque una reazione, un cenno di vita!
<< Jade… sei impazzita?! Ora dovro’ riordinarle nuovamente! Sei un’impertinente! Non è questa l’educazione che ti abbiamo impartito! >> le sibilo’ fissandola cattivo diretto negli occhi.
I bagliori passionali che avevano mosso le scure iridi dell’uomo fino a poco fa, s’erano trasformati in spilli pungenti.
Due occhi neri altrettanto rabbiosi lo corrisposero: << Lo so… Sono autodidatta! E la domenica pomeriggio avrei altro da fare, molto piu’ interessante che assistere un vecchio che si sta seppellendo sotto migliaia di stupidi ricordi. >>
Per un istante rimasero a fissarsi in cagnesco, poi Snape prese a riordinare meticolosamente le foto, ignorando sua figlia: << … questa l’avevo scattata a Morecambe, ed è esattamente nel momento in cui tua madre sceglieva se ordinare le patate al vapore o il riso, come contorno con il pesce… al ristorante del porto… Oggi non l’ho ancora guardata, quindi va sul mazzo di destra… sotto questa di tua madre che compera delle ciabatte al mercato di Morecambe. >>
La madre di Jade, sulla prima fotografia, chiudeva gli occhi e puntava il dito a caso sulla carta del menu; sull’altra, discuteva con il commesso della bancarella. La ragazza si lascio’ andare sconsolata contro lo schienale del divano. Si chiese come faceva sua madre a sopportare quel testardo di suo padre, come riusciva a rimanere calma anche nei momenti in cui lui si murava in se stesso e diventava irraggiungibile agli altri. Come faceva? Come lo riportava alla realta’ e fra i comuni mortali? Gia’… suo padre aveva ragione: la mamma era speciale.


Free Image Hosting at www.ImageShack.us

Non era a voce alta e con la forza che papa’ si scioglieva, non era nel modo in cui si stava comportando lei che avrebbe funzionato… la mamma era un’ottima stratega! Ci voleva veramente il suo aiuto per rinsavirlo, ma purtroppo proprio la soluzione era la causa di quella situazione. Decise di stare a quel perverso gioco e di studiare le prossime mosse da prendere.
Sulla credenza noto’ che c’erano delle buste e delle scatole di dolci aperte, si alzo’ dal divano per guardare di cosa si trattasse.
Lesse i biglietti di condoglianze: << Papa’… Minerva ti ha reso visita, vedo… e anche i due maghi famosi, Harry Potter e Draco Malfoy! Chi ti ha portato i marrons glacés? E lo zenzero candito? >>
<< Visite? Si’, credo sia passato qualcuno… Dei dolci dici? >>
Accidenti! Papa’ le aveva risposto! Vagamente, ma le aveva dato retta per due secondi! E aveva ricevuto delle visite anche quella settimana, quindi non era ancora stato dimenticato, e se le persone si ostinavano a visitarlo anche dopo sei settimane di folli consulti fotografici, almeno loro avevano speranza. Questo la conforto’ un poco, non era sola nella sua battaglia.
<< Papa’, lo zenzero lo ha portato sicuramente nonna Minerva! Passero’ a ringraziarla. >>
Il mago annui’ senza distogliere lo sguardo da sua moglie che camminava sulla spiaggia e veniva punta al piede da un granchio.
Jade ando’ alla finestra che dava sul cortile posteriore e commento’ la desolazione che vi regnava: << Papa’, la fontanella… quella vasca tanto importante per la nostra famiglia… è piena di foglie marce. Non l’ hai ancora pulita quest’anno, dopo l’inverno? La mamma non si siederebbe vicino a quella cloaca, nemmeno a costringerla, non credi? Altro che baci alla luce della luna piena… sul bordo della fontanella… >>
<< Ah, gia’… non ci avevo ancora pensato… dovrei proprio dargli una pulitina… ma tanto tua madre è morta e non c’è fretta… finisco di guardare le foto e poi magari mi ci metto… >>
<< Oh! >> si disse la giovane << Papa’ non ha accennato a dover morire prima di pulire quello stupido bagnetto per i corvi… vuole pulirlo in futuro! >>
Ecco cosa sua madre faceva: aggirava la preda, la studiava, faceva affermazioni su argomenti diversi, per poi unire il tutto e procedere con la domanda delicata, e a papa’ non rimaneva il tempo per sfuggire, perché ormai lo aveva coinvolto in un dialogo… Forse a volte ci metteva una giornata ad arrivare al dunque, ma ci riusciva! Bene, avrebbe usato la stessa tattica…
<< Papa’ , a noi due… >>
Si sedette nuovamente accanto a suo padre, che aveva con acribia ripristinato l’ordine delle foto da analizzare sul tavolino.
Jade riprese in mano il disegno che prima aveva tenuto fra le mani. Rappresentava un Severus Snape piu’ giovane. L’espressione era simile a quella dell’attuale Snape, e cioè quella di un uomo distrutto, attaccato dagli eventi e senza piu’ speranza ormai. Indossava un mantello chiaro ed era attorniato da bimbetti che sembravano adorarlo.
<< Papa’, questo va sul mazzo di sinistra o di destra? >>
<< No… quello dovrebbe essere assieme ai disegni di tua madre, li’ sopra, con me come soggetto. I disegni con te come soggetto sono all’entrata, nel bauletto. Gli autoritratti sono sotto la finestra in quella cartella nera di cuoio. >>
<< Bravo papa’, hai ordinato perfettamente tutto questo prezioso materiale. E le mie foto? Vogliamo guardarle assieme? >>
<< Si’, tesoro, ma non ora: quelle vengono dopo le foto della mamma a Morecambe nell’estate del 2008. >>
<< Va bene, dopo... Papa’… chi sono i bambini su questo disegno? Parenti? Ho dei cugini ignoti? >>
<< No, quelli erano i bambini dell’asilo dove tua madre insegnava. Ora guarda questa foto: la mamma tiene >>
<< Perché indossavi un mantello chiaro? >>
<< Il regolamento dell’asilo… Dicevo che la mamma >> << Perché ti stanno attorno e ti fanno le feste? >>
<< Quei bambini… oh… quelli erano insopportabilmente attaccati a me… >>
<< Conoscevi quei bambini? >>
<< Ho lavorato in quell’asilo. Stavo dicendo che in questa foto la mamma tiene in braccio un gattino randagio >>
<< La mamma è stata tua collega di lavoro? Papa’?! Quando? Non lo sapevo! >>
<< Beh, dopo quel fatto… Prima che tu nascessi. Premiato per servigi resi all’umanita’ con l’Ordine di Merlino prima classe, e condannato ad una pena simbolica per aver commesso quel fatto… Comunque il gattino randagio che la mamma tiene in braccio su questa foto si avvicinava ogni >>
<< Papa’… ti hanno condannato? A lavorare… in un asilo? La mamma era la maestra di quei bimbi? E tu il maestro? >>
<< Mah… non so nemmeno anch’io cosa ci facevo li’… Mi volevano castigare simbolicamente ma pesantemente… degradato da stimato professore di una scuola superiore ad un… un uomo tuttofare di un asilo per bambini di orfanotrofio… Ma dicevo che il gattino ci cercava ad ogni cena per mendicare cibo, guarda che tenero… e la mamma non sapeva resistergli, nemmeno tu, beh… nemmeno io, alla fine… >>
<< Oh… papa’… i bambini ti avevano preso in simpatia! Teneri anche loro, come il gattino di Morecambe! >>
<< Beh… si’… ma io quelli li avrei… li… mi davano fastidio: mi saltellavano incontro, pretendevano di disegnarmi, mi cantavano canzoncine, mi confidavano i loro segreti… una tortura… Il gattino mangiava di tutto, anche le pietanze mal cucinate, povera creatura sola e abbandonata… >>
<< Si’, povero micino solo, come i bambini dell’orfanotrofio. Fortunatamente sia i bimbi che il gattino hanno trovato qualcuno che gli ha voluto bene! >>
<< Jade… i bambini no… molesti com’erano io non… >>
<< La mamma doveva essere dolcissima con quei bambini soli, come d’altronde è sempre stata con le persone sensibili e chiuse in se stesse. Lei sapeva come offrire fiducia, calore e amicizia agli emarginati. >>
<< Jade… tua madre… t’ho detto che era una persona eccezionale… con lei accanto i bambini non erano poi cosi’ molesti… >>
<< Continui a definirli molesti… anche la mamma li definiva a quel modo? E io? Mi ritenevi molesta, papa’? >>
<< Jade?! Ma no, figurati! Io sono orgoglioso di te! Anche la mamma… io… non erano poi cosi’ molesti… forse no… >>
<< Se lo dici tu… comunque su questo disegno hai un aspetto orribile, scusa… pallido, spento, senza vita… e queste occhiaie! Non mi sembra che tu sia contento di avere tutti quei piccoli attorno… >>
<< Questo disegno, tua madre, lo aveva fatto nelle prime settimane in cui mi trovavo in quell’asilo… Dopo mi sono ripreso da quel brutto periodo, perché non ero distrutto solo per via dei bambini. Ma tua madre mi lasciava solo con i bambini e quelle de… beh, si’… deliziose piccole pesti, con la loro naturalezza e la loro innocenza non mi davano troppo tempo per riflettere su cio’ che avevo fatto. Tutt’altra cosa che le teste di legno di Hogwarts, quei bimbetti erano curiosi e interessati a tutto cio’ che si muoveva, appariva, scompariva, … volevano sapere perché e percome… >>
Jade era riuscita a coinvolgere suo padre in una discussione e a fargli smettere per un momento di sfogliare le fotografie di Morecambe, estate 2008.
Fece finta di alzarsi dal divano, e il mago la fermo’ chiedendo cosa volesse fare.
<< Devo purtroppo lasciarti papa’, per oggi… >> e continuo’, rispondendo allo stupore di suo padre << Stamattina ero occupata e non sono passata al cimitero. Ci vado ora, tu intanto puoi guardarti le foto da solo. >>
<< No Jade! Rimani sempre fino all’ora di cena… solitamente mangiamo assieme… perché oggi no? >> chiese tenendola per un braccio e impedendole di allontanarsi dal divano.
<< Ma… la mamma… voglio visitarla! La porto ovunque e sempre nel mio cuore, ma una visita alla tomba mi aiuta ad avere un punto d’orientamento per il mio lutto. Ciao papa’, stammi bene. >>
<< Non mi piacciono i cimiteri! Sono pieni di… di morte, di tristezza, di colpe, di rimorsi… è bastato andarci per il funerale… Jade! Rimani con me, ti prego! Voglio parlare della mamma con te… >>
<< Prendi le foto e andiamo al cimitero. È un luogo triste, si’, ma che sa anche dare forza e coraggio per continuare a vivere! >> disse la ragazza, accingendosi a prendere il plico delle “Morecambe, estate 2008” e il disegno di Snape circondato dai bimbetti, e rallegrandosi che suo padre avesse nuovamente tralasciato di morire, almeno per ora.
<< Jade, le foto e il disegno lasciali qua, si rovinerebbero solamente. >>
Si smaterializzarono immediatamente, prima che Severus Snape si ricordasse che doveva prima di tutto morire…
PLOP!
Ecco due figure materializzarsi nel labirinto decorativo del cimitero comunale. Caute si misero in marcia, seguendo le indicazioni di Jade che sapeva quale corridoio prendere. Giunsero all’uscita e, nascosti dai folti cespugli di thuja, si accertarono che nessuno passasse nelle immediate vicinanze. Camminarono per un vialetto ghiaioso e incrociarono i primi visitatori che armeggiavano con vasi, lumini e annaffiatoi.
<< Per Giove! Non abbiamo portato nemmeno un fiore alla mamma… >> noto’ scocciata la giovane << Papa’, senza esporti troppo, potresti cogliere un mazzo di fiori di prato, o almeno dei ramoscelli fioriti? La tomba è li’ sulla collinetta, raggiungimi poi. >>
Senza dire nulla il mago s’allontano’ chino su se stesso, con lo sguardo puntato sul verde del prato inglese. Jade arrivo’ alla tomba della mamma. Le violette stavano appassendo, cosi’ come i fiori che aveva portato la domenica scorsa. La corona funeraria era ormai secca e pungente.
S’inginocchio’ e chiuse gli occhi: << Mamma… il papa’ è proprio distrutto… Ma sono riuscita a portartelo, spero ti faccia piacere. Sta cogliendo dei fiori per te, arrivera’ a momenti. Comunque a lui fara’ bene, stare un po’ all’aria fresca, figurati che non è uscito nemmeno questa settimana! Peccato perché è gia’ molto caldo, la natura è in fiore e tutto è colorato! E lui se ne sta sempre rintanato, incollato sul divano con quelle foto e quei disegni… Vedessi il giardino, mamma… mai stato cosi’ desolato… come l’animo di papa’. Mangia disordinatamente, si cura meno, non presta attenzione alle visite… Settimana scorsa sono passati Malfoy, Potter e Minerva. Narcissa non è piu’ passata, tranquilla.... La vita continua e lui s’è seduto a spolverare inutilmente ricordi su ricordi… Devo fare qualcosa prima che sia troppo tardi… Quanto a me sto meglio: Francis è molto premuroso e comprensivo, capisce i miei problemi e mi sostiene come puo’… è un ragazzo in gamba, peccato tu non l’abbia conosciuto. A papa’ non ho detto nulla, cioè ci ho provato tre settimane fa, subito dopo esserci dichiarati. Purtroppo la bella notizia non lo ha distratto minimamente dalle fotografie e dai suoi ricordi. Aspettero’ che torni in se stesso, poi gli presentero’ Francis. Ho molto lavoro e lo studio serale mi stanca molto, ma ce la faro’. Ah, ecco papa’… ha trovato un ramo di forsizie non ancora sbocciate, sono molto belle, d’un giallo intenso… >> e alzandosi si rivolse a lui << Che bello papa’, hai anche un vaso? >>
<< No. >>
<< … Ci vuole un vaso e dell’acqua! >> e preoccupandosi che a lui potesse venire in mente di tornare a casa dai suoi ricordi, propose che sarebbe andata a cercarne uno lei, cosi’ lui poteva passare un po’ di tempo con la mamma.
<< Va bene, aspettero’ che tu torni, ma poi voglio raccontarti di quando tua madre e io portammo i bambini dell’orfanotrofio in gita al museo degli orrori! >>
<< Si’, papa’, poi ascoltero’… aspettami qui! Prendo il rametto cosi’ potro’ scegliere il vaso della grandezza giusta. >>
Il mago si paro’ ai piedi della tomba, davanti alla semplice croce in legno tipica delle tombe nuove.
Dopo alcuni istanti una familiare voce di donna lo chiamo’ per nome: << Severus… sei tu? Ti sento respirare… >>
L’uomo si pietrifico’ dallo spavento: il nulla udiva il suo respiro! E il nulla aveva la stessa voce di sua moglie…
<< Mia cara… non è possibile… sei morta… >>
<< Hehe… per questo mi senti ma non mi vedi! >>
<< Non è possibile! Sto impazzendo?! Io volevo morire! Non impazzire! >> protesto’ l’uomo con veemenza, drizzandosi un poco e addolcendo la gobba.
<< Severus, normalmente non possiamo parlare con i vivi, noi morti abbiamo delle rigide regole da seguire… ma in casi disperati una deroga ci permette di comunicare lo stretto necessario. Finalmente vieni a trovarmi. Mi fa tanto piacere. Immagino che tu non sia venuto prima perché il mio decesso ti ha procurato fastidi: carte e documenti da firmare, rispondere alle lettere di cordoglio, regolare le questioni finanziarie, scegliere la lapide… Immagino che tu sia distrutto… povero caro… >>
L’uomo s’inginocchio’ ai piedi della tomba, piuttosto confuso. Fini lacrime iniziarono a sgorgare.
<< Io… non sapevo che tu potessi parlarmi… mi manchi… >>
<< Severus… certo che mi manchi anche tu… ti sei inginocchiato ai piedi della tomba? Come fa sempre Jade? >>
Sgomento annui’ con un fil di voce: << Ma… mi vedi? Come >>
<< No, purtroppo no, ma avverto la tua presenza. Jade mi spiega sempre tutto cio’ che fa, che vede, che prova… Mi ha descritto la moglie del vicino di tomba: mi racconta dei loro discorsi, che sente per caso (ehm… si nasconde…), quando la donna se ne va… Si’ perché io sento solo le voci delle mie visite, e cosi’ è anche per gli altri defunti… antiche leggi cimiteriali, per evitare i pettegolezzi almeno nell’Aldila’. Fra un po’ potro’ anche lasciare la tomba, se mi comportero’ bene, e potro’ muovermi come voglio, anche venire a casa se lo desideri… >>
<< Mia cara… >> singhiozzo’ Snape con gli occhi molto umidi << … non ce la faccio senza di te… mi manchi… >>
<< A chi lo dici… cosa darei per poterti stringere ancora una volta e sfiorarti il naso… per stringerti le chiappe sode… per >>
<< Mia cara! Ma cosa dici… nel nostro stato! >> sibilo’ l’uomo, sporgendosi in avanti e appoggiandosi sulla corona funeraria.
<< Perché tu no? Non mi desideri anche fisicamente? >> chiese stupita la defunta.
Snape, sempre inginocchiato, si lascio’ andare sulla corona, forse anche per nascondere che stava piangendo: << Si’ che ti desidero anche in quel senso, eccome… vorrei tenerti stretta a me, vorrei stringere i tuoi fianchi morbidi e … Ahi! >> grido’ drizzandosi immediatamente e sfregandosi le mani dal dolore, in quanto stringendo la corona ormai secca si era punto dita e palmi delle mani.
Grosse lacrime gli rigavano il volto.
<< Severus! >> grido’ allarmata la defunta << Ti sei gettato sulla croce per suicidarti? Severus! Non farlo… Non impalarti! >>
<< Ahi… non è nulla, mi sono solo punto con questi rami secchi. >>
<< Ma come? Ho dei rami secchi sulla tomba? Toglili per favore, sai che non amo il disordine in giardino, e quindi nemmeno sulla mia tomba. >>
Severus trasali’, ricordandosi del giardino inselvatichito. Le lacrime si fecero piu’ rare.
<< Mi hai portato le rose di Jade? Ci saranno gia’ i primi boccioli! >>
<< Ehm… no… la stagione non é ancora cosi’ avanzata, forse la prossima volta che ti rendero’ visita… >> cerco’ di rassicurare la moglie, sperando nella collaborazione del roseto trascurato o nel peggiore dei casi di un valido fiorista.
<< Non sono rami caduti che hai sulla tomba, è la corona funeraria secca che stavo levando per mettere altri fiori… Jade tornera’ a momenti con il vaso per il rametto di forsizia. >> spiego’ mentre si asciugava il volto.
<< Aah… Forsizia?! Lo hai strappato dal cespuglio vicino al grande faggio? >> chiese un po’ delusa la defunta << Jade ha visto parecchi smemorati servirsi a quel cespuglio per offrire almeno quello ai propri “cari”. >> e sottolineo’ la parola “cari” << Comunque non ti consiglio di morire prematuramente, temo che non ci incontreremo, e che tu venga subito deviato per il purgatorio… >>
<< Mia cara… perché? Le mie colpe sono state abbondantemente lavate! >>
<< Non saprei, in quanto… Jade mi racconta di come la stagione sia avanzata, di come tutta la vegetazione sia in fiore… e il nostro guardino è l’unico ad essere ancora in pieno inverno? Il nostro bel giardino? Il nostro orgoglio? Noooo… C’è qualcosa che non quadra… Temo che il problema del nostro giardino non siano le condizioni atmosferiche... Ho ragione? Qui mister Filch, il guardiano dei gironi, non farebbe un eccezione nemmeno nei tuoi confronti, le consegne vanno rispettate! >>
<< Filch… Per tutti i gargoyle! Non poteva morire e basta?! >>
<< Severus, non è grave per il giardino, so che hai molto da fare al momento… Mi consolo pensando alla bella lapide che nel frattempo avrai scelto per la mia tomba. Mi dai alcuni indizi sulla forma, sul tipo di pietra? Anzi sai cosa? Perché non levare quella croce, che per noi maghi non significa nulla, e metterci la fontanella? Il bagnetto per i corvi? Sarei meno sola, vi sentirei vicini, visto che qua non è che riceva molte visite… >>
<< La cloaca… per tutti i gargoyle… certo mia cara… la piscina per i corvi è un’idea ottima! Ma Jade non ti fa visita regolarmente? >>
<< Poverina fa quello che puo’! Si divide fra casa sua, lavoro, scuola serale, casa nostra e Francis! Come vuoi che possa >>
<< FRANCIS?! Chi è? >>
Finse di credere che suo marito conoscesse quel giovane mago: << Ma il suo ragazzo! Ti sei dimenticato del suo nome? Io purtroppo non lo conosco ancora, ma mi ricordo almeno il suo nome... Francis… >> e la defunta rise dolce e aggraziata << Severus, come sei tenero quando ti sorprendi cosi’! Come lo hai chiamato fin’ora? >>
Ma Severus Snape non rise, sempre rimanendo in ginocchio si era raddrizzato come un fiero guerriero, pronto a sfidare l’esercito rivale che nemmeno conosceva.
Sibilo’ pericoloso: << La mia bambina! Non permettero’ che qualcuno le faccia del male o le manchi di rispetto! >>
<< Severus, ma cosa dici? Jade è una donna! Per questo l’abbiamo allevata! Per fare di lei una donna! Caro… apri gli occhi! È piacente, chiaro che abbia dei pretendenti. Ma ora deve badare a se stessa, camminare per la sua via, accompagnata da chi ritenga meritarla. >>
In quel momento si udi’ da lontano un rumore di passi sulla ghiaia del vialetto, che si faceva sempre piu’ forte: Jade tornava con il vaso e la forsizia.
<< Mia cara, vai pure! Ora arriva Jade e mi sentira’, lascia fare a me… Sono suo padre! Al diavolo i ricordi passati, qua il futuro è minaccioso e devo provvedere che non capiti qualcosa di brutto alla nostra piccola Jade! >> si alzo’ di scatto e si volto’ austero verso sua figlia, come se avesse una classe di pigri Gryffindor davanti a sè << Jade! Chi è Francis? Voglio conoscerlo di persona… se solo ha osato mancarti di rispetto io… >>
Jade sorrise: << Papa’… hai pianto? Era ora! Le occhiaie sono meno evidenti… Andiamo da Francis, a quest’ora sara’ sicuramente a casa, e non vede l’ora di conoscerti. >>
  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Stefi_MissMercyless