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Autore: Aniel_    06/11/2012    1 recensioni
Raccolta di Flashfic su eventi e situazioni parallele degli anni 2009 e 2014.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Titolo: Don't ever change
Fandom: Supernatural
Pairing: Dean/Castiel
Prompt: touch
Raiting: G
Genre: introspettivo
Warning: flashfic, future!verse
Note: io e Dean siamo due lentigginosi malati. Le flashfics di oggi sono state concepite grazie alla mia dubbia sanità fisica post nottata insonne. Odio l'influenza.
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono. Mi piacerebbe possedere Dean e Cas - in tutti i sensi possibili- ma purtroppo non sono di mia proprietà. #sadness

#Touch

2009

Castiel non ha mosso un muscolo né ha aperto bocca da quando si è materializzato nella stanza alle due del mattino. Qualsiasi questione può aspettare perché Dean sta riposando e l'angelo sa quanto il cacciatore abbia bisogno di riposo, specialmente in tempi strani come questi.
Ma Dean non sembra riposare bene: si muove, si lamenta, ha la fronte imperlata di sudore. Castiel non sa se è il caso ma non è avvezzo alle situazioni umane così lo chiama, pur tenendosi a distanza.
Ma Dean non si sveglia e l'intensità dei suoi gemiti diviene quasi insopportabile.
Allora Castiel gli si avvicina e poggia la mano sulla sua fronte: è bollente e adesso capisce perché l'altro si senta così male. Vorrebbe fare qualcosa ma sa che il cacciatore si arrabbierebbe all'idea dei suoi poteri utilizzati su di lui solo per una banale influenza.
Eppure Dean si rilassa sotto il suo tocco e il suo respiro torna regolare. Magari ha solo bisogno di questo, pensa l'angelo. Di un contatto gentile.
Castiel scalcia via le scarpe e poggia la schiena alla testata del letto matrimoniale, abbastanza distante dall'altro ma con la mano ancorata alla sua fronte. Crede che per il momento possa bastare.
Quando Dean si sveglia e lo vede sussulta appena.
«Cas? Che cosa...?» domanda, confuso, con la voce impastata dal sonno e il viso arrossato e stropicciato.
«Hai la febbre, Dean. Io...pensavo di poterti far stare meglio» risponde, sincero.
Dean sembra sospettoso. O forse è il viso corrucciato di chi è appena sveglio, Castiel non saprebbe dirlo.
«Mi hai...mi hai fatto...» prova a chiedere ma l'angelo scuote il capo e sorride.
«Nessun trucco» lo tranquillizza.
Il cacciatore sospira sollevato e si sporge appena, afferrando un flacone di pillole. «Bravo moccioso. L'influenza non ci uccide e quando la prendiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno è qualcosa del genere» dice, mandando giù due compresse.
Poi si ristende, si volta dall'altro lato e si riaddormenta. Sa che Castiel resterà a vegliare su di lui.
 

2013

 
Castiel riesce a saltellare fino alla porta, imprecando a denti stretti contro quel gesso al piede che gli impedisce qualsiasi movimento. La chiude con un gesto secco, la spranga e ignora i due uomini che bussano e gli chiedono di lasciarlo entrare.
Castiel sa cosa quegli uomini vogliono e non permetterà loro di fare a Dean cosa erano soliti fare a chiunque varcasse il campo con la febbre alta e spasmi violenti come i suoi.
È solo febbre, è solo una fottuta influenza stagionale e anche se non è più un angelo riesce a riconoscerne i sintomi e la causa.
Non è il virus Croatoan e non permetterà ad alcuni sconosciuti di piantare una pallottola in mezzo alla fronte del cacciatore solo per precauzione. Non è più un angelo ma sa ancora combattere, in qualche modo.
Dean intanto trema e il suo respiro è rovente ed affannato; piange, senza rendersene conto, e Castiel non osa immaginare quali incubi lo stiano turbando in questo momento.
Lo scuote forte e chiama il suo nome. Cerca di ignorare le urla di quelli che continuano a bussare, così forte che ha come l'impressione che da un momento all'altro butteranno giù la porta.
«Dean. Dean ti prego.» geme, spaventato, perché se Dean non si sveglia allora gli uomini là fuori faranno in modo che non lo faccia davvero mai più.
Ma Dean apre gli occhi, lucidi e arrossati, e sorride puntando lo sguardo sulla mano affusolata dell'altro sulla sua fronte.
«Le vecchie abitudini non muoiono mai, eh?» mormora a bassa voce prima di lanciare la prima cosa a portata di mano contro la porta. «Datevi una calmata» urla «sono vivo, bello e affascinante. E non ho intenzione di mangiarvi il cervello.»
Poi tutto tace e si fa quieto ma il battito del cuore di Castiel è ancora accelerato e una vena pulsa impazzita sulla sua tempia. Ha avuto paura, quella vera, una scarica di adrenalina che lo ha attraversato da parte a parte.
«Cas?» lo riscuote Dean, aggrottando la fronte «stai bene?»
Castiel annuisce lentamente e gli porge un flacone di pillole. «L'influenza non ci uccide» dice, cercando di sorridere.
«No, non ci uccide» ripete Dean, chiudendo gli occhi.
Si addormenta con le dita della mano intrecciate a quelle di Castiel. Anche quella notte resterà a vegliare su di lui.

   
 
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