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Autore: Alektos    24/05/2007    13 recensioni
Solamente dopo essersi asciugato si accorse che nella casa c’era silenzio; troppo silenzio per essere le sei del pomeriggio.
Si guardò intorno sospettoso.
“Tonks?” Chiamò.
Nessuno rispose.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Remus Lupin
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Grazie ad un suggerimento di Nonna Minerva.

Pomeriggio da lupi; il cielo ricoperto da grandi nuvoloni neri, tuoni, fulmini e la pioggia che scendeva incessantemente ormai da ore. Una figura completamente vestita di nero e incappucciata correva da un riparo fortuito all’altro lungo Wardour Street, nel tentativo di raggiungere il prima possibile la piccola casa gialla in fondo alla strada.
Tra una corsa e una mezza caduta, causata da una buca nascosta dall’acqua, Remus riuscì a raggiungere la porta d’ingresso; ci mise un po’ a trovare le chiavi, imbacuccato com’era gli riusciva difficile fare piccoli movimenti.
Una volta dentro si tolse l’impermeabile, che ben poco aveva potuto contro la pioggia e con un piccolo incantesimo prese ad asciugarsi capelli e vestiti, maledicendosi per aver scelto di abitare in un quartiere di babbani e non in uno di maghi dove, sicuramente, avrebbe potuto usare la magia per ripararsi dall’acqua senza destare sospetti.
Solamente dopo essersi asciugato si accorse che nella casa c’era silenzio; troppo silenzio per essere le sei del pomeriggio.
Si guardò intorno sospettoso.
“Tonks?” Chiamò.
Nessuno rispose.
Con un colpo di bacchetta accese le luci di tutto il piano terra e della rampa di scale che portava al piano di sopra.
Dopo aver scrutato a fondo il soggiorno e la cucina, salì al primo piano e la chiamò di nuovo.
“Tonks, sei in casa?”
Ancora nessuna risposta.
Per sicurezza controllò comunque le stanze del primo piano, ma della ragazza nessuna traccia; anche oggi, probabilmente, era stata trattenuta al lavoro più del previsto.
Al pensiero di essere solo, sul volto di Remus comparve un ghigno degno di Sirius; un'espressione di uno che la sa lunga.
Improvvisamente corse giù per le scale ed entrò in cucina.
-Finalmente soli. Solo io e te,- pensò.
Prese una delle sedie che stavano intorno al tavolo e la avvicinò alla credenza. Salì sulla sedia tenendo lo sguardo verso la porta, come se avesse paura di essere spiato, o peggio, di essere colto, come si è soliti dire, con le mani nel sacco.
Una volta in piedi si girò verso la credenza; fece per allungare le mani, nel tentativo di prendere qualcosa, invece si girò di nuovo con uno scatto verso la porta.
Sicuro di non essere spiato allungò nuovamente le mani e prese una scatola di latta da sopra al mobile. Scese velocemente e una volta appoggiato l’oggetto sul tavolo lo aprì.
A prima vista conteneva solo un mucchio di ritagli di giornale.
Molto delicatamente tolse lo strato di fogli, che era solo superficiale, sotto ai quali comparì una seconda scatola, anch’essa di latta.
Guardandosi di nuovo intorno, prese la seconda scatola e si precipitò nel soggiorno.
Si sedette sul divano e iniziò a rigirarsi l’oggetto tra le mani; i suoi occhi scintillavano.
Con tutta calma Remus si tolse le scarpe, appoggiò la schiena alla spalliera e mise i piedi sul tavolino davanti a lui.
-Solo io e te,- pensò nuovamente. -Sei tutta mia.
Puntò la bacchetta sulla scatola e dopo aver pronunciato mentalmente due parole, questa si aprì, rivelando al suo interno un piccolo pezzo di pergamena arrotolato.
Remus lo prese e lo lesse.

Spiacente, ma anche questa volta il tuo era un nascondiglio troppo scontato; per non parlare dell’incantesimo per aprire la scatola.
Mi dispiace per la tua cioccolata, era molto buona, ma temo dovrai comperarne dell'altra. Un consiglio: la prossima volta non prenderla fondente, sai che la preferisco al latte.
Un bacio.
Tonks.


  
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