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Autore: Djibril83    24/05/2007    5 recensioni
Una storia vera, una raccolta di pensieri forti e colmi di tristezza, la lotta interiore, il rimorso, la speranza di chi sa di aver sbagliato e vorrebbe aiutare altri a non commettere il suo stesso errore.
Genere: Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VITA SPEZZATA

Nota dell’autrice: Allora, non so nemmeno da dove iniziare... più che una storia questa è una raccolta di pensieri, una serie di stati d’animo, emozioni forti e contraddittorie (frammentari proprio in quanto tali) che affollano la mente della protagonista (che sarei io) di questa one-shot; non vi anticipo nulla sull’oggetto di questa breve storia, vi basti solo sapere che è ispirata alla realtà (chiarirò tutto alla fine). Mi farebbe molto piacere sapere non solo cosa pensate dello stile, dell’idea, ecc. nei commenti, ma soprattutto cosa il tema trattato smuove in voi e se sono riuscita a trasmettervi qualcosa. Ci terrei molto, ecco tutto... Bhè, ora non vi rompo più, vi lascio alla lettura...

Non riesco a capire cosa mi stia accadendo... di colpo, tutti i problemi che mi hanno in qualche modo fatto star male fino ad oggi hanno perso valore...
Sono solo stupidaggini.
Nient’altro che semplici, immature, ignobili stupidaggini.

Ma è possibile?! Mi ricoverano proprio il giorno prima di partire per le vacanze! Stupendo, una settimana di sole flebo invece che al mare a godermi la vacanza...

Mia madre non mi capisce, vuole che mi ritiri sempre troppo presto e mi controlla di continuo, non mi lascia un attimo di respiro...

Le cose con quel pazzo immaturo del mio ragazzo non vanno più bene, mi dispiace rompere dopo quattro anni ma non c’è altra soluzione... ed inoltre, ho perso la testa per un altro...

Ma cavolo, ma capitano tutte a me?! All’aeroporto hanno perso la valigia in cui vi erano tutti i miei vestiti! Ed ora come faccio?!

Capitano tutte a me...
Tutte a me...
Non sembrerebbe neanche vero che tutte queste cose siano accadute ad una sola persona, nel giro di un mese... se qualcuno potesse leggere i miei pensieri si spaventerebbe di sicuro... non sapendo che non sono nemmeno una parte di ciò che sta succedendo...
Come vorrei chiudere gli occhi solo per riaprirli e scoprire che è stato tutto un brutto, sadico sogno...
Eppure è la realtà.

Realtà.

Fa davvero male questa parola.
Sono così sconvolta che non riesco a pronunciarla neanche sforzandomi...
Ma andiamo! Ora mi metto anche a fare la vittima! Come si suol dire, è inutile piangere sul latte versato! Se sono in questa situazione, è solo per colpa mia... sono io l’unica in grado di gestire il mio futuro e, se mi trovo in questo casino, è solo perché sono una stupida idiota che non è stata in grado di... di...
Cavolo... un’altra cosa che non riesco non a dire, ma nemmeno a pensare.
Mi sento colpevole, eppure ho un gran bisogno di conforto.
E non c’è nessuno in grado di darmelo...
A volte vorrei davvero tornare bambina, senza problemi né responsabilità da affrontare... ed allora, penserebbe mia madre a tutto, si accollerebbe lei le mie frustrazioni, risolvendo i casini che IO ho creato, al posto mio...
Ma io non sono più una bambina, ho già vent’anni e scaricare tutto su mia madre, come fosse semplicemente un fardello troppo pesante per me da trasportare, non sarebbe giusto... senza contare che mia madre non sa e non deve sapere nulla!
Sarebbe un colpo troppo duro per lei sapere che io, sua figlia, la sua bambina, la ragazza... la donna che non le ha mai dato nessuna preoccupazione è...
Ecco, ancora una volta non ci riesco...
Ma quando la smetterò di fare l’ipocrita?
Essere ipocriti persino con se stessi dev’essere una cosa davvero patetica...
Non pensavo fosse possibile non sopportare più se stessi.
Riesco a provare pena per il mio io, davvero strabiliante.
Forse è meglio lasciar perdere la mia infinita autostima e ritornare a ciò che stavo dicendo... anzi, pensando prima.
Non c’è nessuno in grado di confortarmi... o, meglio, non c’è quella persona di cui io vorrei avere l’appoggio.
Ci sono alcune mie amiche, il mio ragazzo... magari dovrei dire che è colpevole quanto me, ma non me la sento, perché avrei potuto evitare la cosa benissimo anch’io...
Ad ogni modo, la persona di cui ho bisogno, mia madre, non c’è...
O meglio, c’è, ma è troppo occupata ad accusarmi per notare che sto soffrendo come un cane.
Il bello è che le sue accuse rispecchiano la realtà -anche se io mi ostino a negarla- solo che non capisce che io ho bisogno di appoggio, non di accuse... di affetto, e non di durezza...
Mi sento a dir poco miserabile...
E se penso a ciò che sto per fare mi sento ancora peggio.
Non faccio altro che rifugiarmi nell’effimera speranza che sia tutto uno sbaglio, che quel maledetto test abbia preso una cantonata colossale... e, nel frattempo, pretendo di stare bene, di non essere preoccupata, perché tanto tutto si risolverà per il meglio...
Ma chi voglio prendere in giro?
Forse, ancora una volta me stessa, perché chi è a conoscenza dei fatti sa bene che sto solo fingendo. Come faccio ad essere tranquilla, se poi la mia mano trema in questo modo?!
Però, se devo essere sincera, non m’importa.
La cosa che più ha peso in questo momento è che questo stereotipo di donna quale sono sta per compiere un gesto che aveva sempre dichiarato di aborrire.
Non solo il gesto, ma anch’io sono un abominio, uno scherzo della vita.
Non riesco a non chiedermi perché... perché a me?
Ma poi, a chi lo sto chiedendo?
A Dio forse?
Ultimamente stavo cominciando a riavvicinarmi alla fede, almeno in Dio, perché nella Chiesa non credo ne avrò mai... però, se Dio davvero esiste, perché ha messo quell’esistenza nelle mie mani?
Le mie sporche, sudice mani...
Un’altra persona, al posto mio, magari avrebbe accolto questa notizia con il sorriso sulle labbra, avrebbe aspettato con il cuore in gola la nascita del piccolo esserino che portava gelosamente in grembo e, una volta nato, lo avrebbe preso trepidante tra le braccia, stando attenta persino a sfiorarlo, come fosse stato di cristallo...
Anche a me piacerebbe comportarmi in questo modo... ma io no, l’esserino non lo prendo in braccio, io lo uccido!
Mi faccio schifo.
Ormai non posso più negarlo nemmeno a me stessa.
Ci vuole molto ad ammettere che sono incinta? Ecco, indirettamente, ma l’ho detto... certe persone fanno infiniti tentativi per riuscire a concepire un figlio, poi arrivo io e, senza nemmeno fare nulla di così particolare, mi ritrovo con una settimana di ritardo nel ciclo ed un test di gravidanza positivo...
Sono sconvolta, eppure non ho versato nemmeno una lacrima... mi sento addirittura inumana, anche se qualsiasi psicologo lo attribuirebbe allo shock, al senso di colpa, allo stress che, nel complesso, non mi permettono di esternare appieno le mie emozioni.
In effetti, devo ammettere che la mia espressione, ultimamente, è alquanto vitrea...
Ma non importa, perché se c’è una cosa che conta, adesso, è che devo risolvere al più presto questa situazione, questo dono del cielo -come in molti lo chiamerebbero- che io considero un problema.
Mi trastullo con frasette inutili e convenzionali come «tenendolo rovinerei solo la vita ad entrambi» o «sono ancora troppo giovane per avere un figlio» ma la verità è che non posso tenerlo perché non ho il coraggio di affrontare tutto e tutti e rinunciare a quello che è stata la mia vita fino ad oggi...
Sono anche un’egoista, sembra proprio che io abbia tutti i difetti di questo mondo...
Mi scoppia il cuore al solo pensiero di ciò che sto per fare, ma non posso fare altrimenti... un’alternativa ci sarebbe, ovvero tenerlo, ma nella mia situazione non è davvero considerabile...
Vorrei sentirmi una persona forte perché, magari, sono capace di affrontare la situazione e tenervi testa senza poter contare sull’aiuto che solo un genitore ti può dare... perché continuo a piegarmi senza mai spezzarmi, fingendo di non provare dolore quando continuo ad aiutare mia madre nello svolgere le faccende domestiche ed invece sono sul punto di svenire... perché continuo a guardare il mio fratellino minore con il sorriso sulle labbra e la morsa del senso di colpa che mi attanaglia il cuore...
Vorrei sentirmi forte, almeno per poter placare con la forza il dolore lancinante che mi lacera l’anima... ma non serve a nulla.
È una ferita che mi rimarrà dentro per tutta la vita.
Probabilmente, avrei dovuto pensarci prima, ma è inutile anche riflettere su una cosa del genere, ormai è fatta e la macchina del tempo non è stata ancora inventata.
In molti hanno già compiuto il gesto che io sto per compiere, ed io non sarò certo l’ultima di questo ciclo inarrestabile... Chissà in quanti nella mia stessa situazione hanno provato i miei stessi sentimenti, sentendosi sprofondare in un baratro senza fondo... provando un disperato bisogno d’aiuto che non arriverà mai, perché nessuno, per quanto vicino, potrà mai sanare la ferita che ti sei inferto con le tue stesse mani...
Da oggi in poi vivrò nel rimpianto, finché non riuscirò a farmene una ragione e, finalmente, a placare il rimorso... ed allora, molto più che adesso, potrò davvero dire di essere una persona ignobile.
Una persona capace di continuare a vivere nella consapevolezza di aver negato la luce ad una nuova esistenza, di aver spezzato, ancora prima di nascere, la vita di un essere nelle cui vene avrebbe potuto scorrere il suo stesso sangue...
Non sono la prima e non sarò nemmeno l’ultima...
Sono un essere umano.

Nota dell’autrice: E questa è la fine... quattro anni fa la pubblicai su fanfiction.it, scrivendo che parlavo di un’altra persona a me vicina, ma ora che chi mi conosce sa che sono sposata, con un figlio di due anni (motivo per il quale manco da quasi quattro anni), sarebbe da ipocriti negare ancora... perché ho deciso di ripubblicarla ed ammettere che parla di me: vorrei essere utile a qualcuno, perché quando sentivo queste storie in tv o le leggevo sui giornali ero indifferente, convinta che a me non sarebbe mai potuto succedere, quindi ho voluto affrontare il tema in modo diverso, mettendo a nudo la mia anima per farvi capire cosa significa veramente affrontare questi problemi. A distanza di tanto tempo mia madre non sa ancora nulla (nonostante il nostro rapporto con la distanza -io in Sardegna, lei a Bari- sia nettamente migliorato) perché questa è una ferita che mi porto ancora indelebile dentro. Niente di tutto quello che ho scritto è troppo esagerato. Ancora, fatemi sapere se sono riuscita nel mio intento.
  
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