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Autore: wingsam    06/11/2012    2 recensioni
"Lei si voltò, mi sorrise.
-Mi chiamo Tiffany!-.
La gioia ricominciò a scoppiare nel cuore, ora più invadente che mai, inarrestabile. Con incommensurabile vigore di una stella che esplode , con infinita leggerezza di un fiore che sboccia baciato dal sole .
Mi si allagarono gli occhi, non potei fare nulla per impedirlo."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tiffany
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con la gioia nel cuore.
Con la gioia nel cuore.








conchiglia dorata

nota musicale
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I gabbiani iniziavano a farsi sentire, gridando tra loro, forse per annunciare l'arrivo della pioggia assieme al vento. Volteggiavano incrociandosi ed inseguendosi, allontanandosi e riavvicinandosi.
L'aria era fredda e pungente mentre correvo diritto giù per la solita via, la solita discesa. I soliti lampioni, i ciottoli disassestati, la casa abbandonata con le finestre sprangate. Il naso ormai non me lo sentivo più, ma chi se ne importa, tanto mi succedeva tutti i giorni non appena uscivo di casa. Con quel tempo, in quel periodo, figuriamoci. Non c'era da stupirsi.
Amavo quella via: non la percorreva quasi nessuno, solamente per il motivo che nessuno ci abitava. Poi c'erano un sacco di gatti randagi, e di muschio sui muri, e di ombre affilate. Ma me ne facevo un baffo delle superstizioni, al contrario della maggior parte della gente.
Ecco, infine sbucai fuori sul viale che costeggiava la spiaggia. Mi invase un forte odore di mare agitato, di alghe timide, di sabbia che s'asciuga. Inspirai a fondo e mi avviai al vialetto che s'inoltrava nella spiaggia, scura per l'umidità di quel mattino frizzante.
Non seppi perchè ma iniziai a correre, prima piano, poi con passo rapido, e infine a perdifiato, colto da una felicità che avrei giurato nascesse prorompente dal centro preciso del cuore. Inspiegabile e meravigliosamente piacevole, mi invadeva dal primo momento in cui aprii gli occhi quel giorno.
Mi trovai a pochi passi dal bagnasciuga, così mi bloccai stringendomi il petto. "Calma, calmati!" mi dissi, cercando di contenere il fiatone. Mi chinai un poco per affievolire la fatica dei polmoni, sorridendo.
Perchè sorridevo?
Sorridevo.
Quando alzai lo sguardo vidi un punto luminoso spuntare dall'orizzonte, uscire dal mare là in fondo dove ogni cosa si confonde divenendo una sola. Il sole stava sorgendo.
Era appena l'alba...a che ora mi ero svegliato? E avevo fatto colazione, o ricordato di chiudere a chiave la porta di casa?
Ero sulla spiaggia, il sole stava sorgendo ed ero felice. Per un istante mi chiesi se davvero avesse rilevanza sapere tutte queste cose, se mi importasse di più metter in moto la mente e ragionare sul passato, oppure semplicemente abbandonarmi alla pura ingenua gioia che dimorava ora dentro di me.
Ovviamente scelsi la seconda opzione.
Feci pochissimi passi e mi trovai di già con la sabbia umida appiccicata ai piedi. Quel mattino le onde erano piuttosto irritate e chiassose, ma non abbastanza da farmi tornare in me e costringermi ad allontanarmi da loro.
Nuvoloni che promettevano ben poco di buono erano tutti intenti ad avvilupparsi sopra l'astro dorato ingrigendolo, e fare a gara su quale di loro avrebbe raggiunto prima la terraferma per decretarsi responsabile dello scrosciare di pioggia invernale.
Stetti per un pò a farmi massaggiare i polpacci dal mare che avanzava e si ritirava, schiumeggiando con foga. Osservai il cerchio di luce in cielo salire sempre più su, andando ad oscurarsi dietro le nuvole.

Quando vidi.

Gli scogli che facevano da barriera al limite della spiaggia si infilavano tra le acque scure del golfo, e proprio lì dove essi terminavano e le pietre erano più minute, il sole stava sorgendo. Ed era esattamente lì, su quegli scogli a picco e in netto contrasto con la nuova tiepida luce del giorno, che si stagliava un'esile figura nera.
Dovevo raggiungerla.
Ricominciai a correre, scalciando scompostamente per contrastare le onde in arrivo. Non ero io, non era la mia mente a controllarmi: mi muovevo come sotto un'influenza di felicità pura e palpabile senza forma definita, scaturita dalla mia anima. O almeno fu questa la appena percepibile sensazione che ebbi nella frazione di secondo in cui rallentai l'andatura, chiedendomi che cosa caspita mi stesse succedendo.
Non ci volle molto affinchè raggiungessi la scogliera. Feci il primo passo alzando un piede sulla nuda roccia spigolosa e scrutando in controluce.
-Eccoti qua!- disse una voce.
Mi bloccai subito, abbassando lo sguardo.
Com'era possibile? Un attimo prima non c'era, lo avrei potuto giurare. Davvero. Non avevo distolto lo sguardo davanti a me, mai.
Lì vicino, a due passi indietro, praticamente diritta sulla traiettoria compiuta prima, c'era una persona chinata sulla sabbia bagnata. Mi stava dando la schiena.
Teneva i piedi infilati direttamente dentro un paio di orme che mi ero lasciato dietro.
Tendendo l'orecchio avrei potuto azzardare che stesse canticchiando sottovoce.
Buttai un rapido sguardo ai pietroni lontani immersi nel mare, ma di esili figure neanche un accenno. Deserto.
-Eccone un'altra! Bene...bene!- pronunciò ancora l'individuo lì vicino.
Senza preavviso, nè presentazioni, si alzò e si voltò verso di me. -Allora mi hai trovata! Dai, vieni, è giunto il momento!-. Tornò curva sul bagnasciuga.
La prorompente cascata di gioia che rinfrescava ogni angolo della mia essenza venne assorbita, risucchiata da chissà cosa, e svanì lasciando tutto d'un fiato il vuoto. Un silenzio glaciale, ma non doloroso.
Era una ragazza dalla pallida carnagione. Indossava un leggero abito rosso di semplice tela con piccoli motivi bianchi, sorretto sulle spalle da due sottili nastrini di tessuto, e un paio di corti  pantaloncini, bianchi e sbiaditi. I suoi capelli castani ramati volteggiavano danzando estasiati, accompagnati dal forte vento.
Se fossi stato in me, se non mi fossi svegliato e cominciato la giornata in quel modo, non avrei reagito come reagii. Eppure, quello non era un giorno normale. Così mi avvicinai a lei e mi chinai sulla sabbia.

Lei si voltò, mi sorrise.

-Mi chiamo Tiffany!-.
La gioia ricominciò a scoppiare nel cuore, ora più invadente che mai, inarrestabile. Con incommensurabile vigore di una stella che esplode , con infinita leggerezza di un fiore che sboccia baciato dal sole .
Mi si allagarono gli occhi, non potei fare nulla per impedirlo.
-Se vuoi puoi aiutarmi, sto cercando un tipo particolare di conchiglia. Però non voglio obbligarti! Io ho solo fatto in modo che tu avessi la possibilità di scegliere.- mi disse ancora.
Rimasi un attimo stordito, passandomi le mani sugli occhi. -S...si!- le risposi. Avrei voluto chiederle una marea di cose, ma sentivo nel profondo che non ce n'era assolutamente il bisogno.
La ragazza continuò, mentre ripetutamente si scostava qualche capello che per via delle continue folate di vento le si infilavano tra le labbra. -Guarda, dobbiamo trovare queste!- e mi mostrò le mani aperte ed unite a formare una ciotola. Contenevano conchiglie traslucide, di una luminostà innaturale: risplendevano d'oro puro. Tiffany mi rivolse di nuovo un dolce sorriso. -Ok?-
Presi a rovistare intorno, tastando e sollevando sabbia bagnata. Non ragionavo su quel che stavo facendo, o quel che avevo visto. Il cuore non smetteva di essere immerso in uno stato d'ebbrezza.
-Sai..- esclamò la ragazza -..temevo che non saresti venuto. Di solito, quando noi facciamo come ho fatto io oggi, voi rifiutate ciò che vuole dirvi il cuore. Rifiutate la gioia pura, la felicità del cuore, se queste non possono essere motivate mentalmente. Ma tu sei venuto, è questo che conta.- Rise felice. -Continua ad ascoltare questo, ti prego..- aggiunse, allungando una mano e appoggiandola sul mio petto in corrispondenza del cuore.
Emanò sul mio corpo un calore inspiegabile, nonostante vestisse abiti così leggeri. Il semplice contatto con lei mi fece sorridere e piangere assieme, mentre percepii orecchie e guance bollire. Tiffany probabilmente se ne accorse subito, perchè trattenne una risata nell'esatto istante in cui mi resi conto di scottare.
-Allora, ne hai vista qualcuna?- disse battendo le mani piano e facendo tintinnare le conchiglie che teneva dentro. -So che ne sei capace!-.
Cercai di sorridere, lanciando altre occhiate speranzose intorno a me. Tentennai, poi non resistetti e dovetti dirlo. -Io non credo che..esistano conchiglie fatte d'oro. Come hai fatto tu a trovarle?-.
Tiffany abbassò per un istante gli occhi, espirando calma. Poi allungò le mani e prese le mie nelle sue, facendo cadere tutte le conchiglie che aveva. Fece risplendere ancora il suo sorriso. -Il segreto non sta nel trovarle dorate o non dorate, sai?-.
Non risposi. Ero catturato dal calore avvolgente che emanavano le sue mani delicate.
-Ognuna di esse è una conchiglia dorata!- sussurrò accennando al punto dove il mare raschiava la sabbia. Lasciò la presa e scavò una buca sotto alle sue ginocchia, fino a trovare una conchiglia rosa schiarita di bianco, anche parecchio sporca e rotta in più punti. La sollevò mostrandomela, poi la avvicinò alle labbra e la baciò piano abbassando le palpebre, facendosi serissima.  In quell'esatto momento divenne dorata, risplendette di luce propria. La mise tra le altre cadute sul bagnasciuga. Infine mi rivolse una semplice risata, e dai suoi occhi percepii il suo pensiero. "E' facilissimo! Prova tu, ora, dai!".
Vicino a me notai una conchiglia portata dalle onde. Stava per venire risucchiata dall'acqua quando invece io la acchiappai. La portai davanti al mio naso, la pulii e la sfiorai accarezzandola, ma non accadde niente.
Tiffany mi stava osservando con attenzione. -C'è luce anche in quella conchiglia..in ogni conchiglia. Sta a noi saperlo, notarlo. Fare in modo che brilli dipende da noi!- mi disse toccandomi una spalla.
Tornando a scrutare la conchiglia che tenevo tra le dita mi venne spontaneo pensare a qualcosa di felice. Pensai, pensai. Niente. Quel pezzetto di mare non si illuminava.
La ragazza scosse il capo sorridendo. -Che ti ho detto, prima?- disse allegra. -Non usare questo..- disse puntandomi con l'indice la fronte -..ma questo!- e mi indicò il petto. -La luce si sente, non si pensa nè si vede!- esclamò ridendo, come se fosse una cosa così ovvia che dirmela era un fatto divertente.
Smisi allora di formulare pensieri. Mi volsi sul viso chiaro di Tiffany, ricordai il calore delle sue mani. Osservai la purezza del suo sorriso, la bellezza profonda e impalpabile del suo sguardo.
Ripercorsi gli istanti di gioia durante i quali raggiunsi la spiaggia.
Iniziò a scendere una fine pioggia appena percepibile, ma che ti bagnava completamente in pochi secondi. Intanto, aprii gli occhi che avevo chiuso avvicinandomi la conchiglia al cuore. Essa ora splendeva d'oro, luminosa di me. C'era una parte del mio cuore, della mia essenza, del mio amore, della mia gioia, in quella conchiglia.
-Siii!- esclamò raggiante Tiffany sollevando i pugni chiusi. -Eeh, lo sapevo!- disse, stirandosi con le mani i pantaloncini spiegazzati.
Gli porsi la conchiglia, semplicemente felice. -No, quella è tua! Usala per ricordare..ricordare quello che hai imparato!- mi rispose facendo un cenno di rifiuto. Non spegneva mai quel suo sorriso pacato, dolce, delicato, qualsiasi cosa facesse.
Un'intuizione arrivò da lontano, trascinata dal vento. Mi trafisse lo sterno e rimase lì aspettando che la tramutassi in parole.

-Tu sei il mio angelo?- le chiesi.

La ragazza si sistemò i capelli dietro le orecchie, ormai inzuppati fino alla radice. Si eresse in piedi, e mi tese una mano. -Vieni!-. Mi parlò con lo sguardo, facendo ridere gli occhi lucenti.
Mi portò sulla scogliera, tra i massi umidi. Non avevo paura di scivolare, ero mano nella mano con lei.
Giungemmo infine sull'ultimo scoglio, dopo di che regnava il mare, stranamente calmo.
Mi fece gesto d'attendere con la mano libera, mentre con l'altra stringeva la mia. Ero certo di percepire la sua felicità nell'avermi accanto, la gioia nel fatto di potersi manifestare a me, che io la potessi vedere e tenerla per mano, lì su un ammasso di pietre in mezzo al mare di una giornata invernale.
-Ecco!- mi disse piano indicando davanti a noi. Nel mezzo del blu scuro delle acque comparvero scie composte di colori, mano a mano più vivi e sgargianti. Mi resi conto che aveva smesso di piovere solo in quel momento.
Mentre il sole filtrava attraverso uno squarcio del manto piovoso oramai in fuga, lasciando cadere una splendente lama bianca davanti a noi, proprio incrociato ad essa nacque un meraviglioso arcobaleno.
Di fronte alla nascita di quell'incredibile spettacolo accecante mandai giù le lacrime, di gioia, senza successo.
Sorridevo.
M voltai verso Tiffany, e vidi che anche il suo viso sereno e felice era solcato da una lacrima; la sua riluceva d'oro.
-Ogni volta che vorrai rivedermi, ti basterà ritornare alle emozioni che provi ora...d'accordo?- mi sussurrò pacata. Mi strinse la mano nella quale impugnavo la conchiglia che io avevo fatto risplendere, e annuì ridendo ed emettendo un'ondata di gioia che mi fece tremare.

Quando batteì le palpebre, Tiffany era scomparsa.
Ma il calore delle sue mani non scomparve dalle mie fino a quando non le immersi nell'acqua di mare per sollevare un'altra conchiglia.


tiffany











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