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Autore: _KyRa_    07/11/2012    8 recensioni
Osservava la sua figura leggermente ondulata su quella superficie cristallina, mentre la sua mente ripercorreva ogni singolo attimo, facendole venire improvvisamente voglia di mandare tutto al Diavolo.
“Stai pensando se farti un bel bagno fresco o dire addio a questo mondo?”
Quell'improvvisa domanda la spaventò. Si voltò nella direzione di quel suono e notò che un ragazzo dal volto già visto sostava di fronte a lei, poggiato con la schiena al muro del ponte. Tra le dita della mano destra teneva una sigaretta a metà, mentre la sinistra era rifugiata nella tasca dei suoi jeans.
La scrutava con ironia, osò pensare con sarcasmo, ed un lieve sorriso sostava sulle sue labbra rosee.
“Il bagno non era fra le mie ipotesi, ma potrei farci un pensierino.”
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Turning points'
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9


Nine
What's the big deal?





Il tono di voce con cui Bill aveva annunciato il lieto evento, aveva pensato Tom, era sembrato quasi funebre.

Non appena era venuto a contatto con quella notizia, una vertigine – una sola – indescrivibile gli aveva percorso la bocca dello stomaco, destabilizzandolo per qualche istante; ma non appena metabolizzò ciò che suo fratello gli aveva detto, gli venne spontaneo sorridere con gioia.

Ricordava tutti i discorsi di David, sul fatto di crearsi una famiglia con quella donna di cui era tanto innamorato e che voleva sposare a tutti i costi, e non poteva fare a meno di ringraziare un Dio – se esisteva – perché non avrebbe potuto ricevere dono più bello. Sapeva quanto il manager amasse i bambini e quanto desiderasse averne uno tutto suo ed ora che il suo sogno poteva realizzarsi, fece un po' della sua felicità propria. Voleva bene a David quanto ad un famigliare e l'idea di veder vagare un piccolo Jost per lo studio lo rallegrava quasi inspiegabilmente.

Ora erano riuniti tutti al tavolo, un po' di birra per ciascuno, ed un sorriso lieto e quasi ebete sul viso.

Direi che abbiamo bevuto abbastanza per festeggiare questa bella notizia.” disse Georg all'improvviso, con le guance particolarmente arrossate, forse per il caldo che l'alcol gli aveva diffuso in tutto il corpo.

Tom non poté fare a meno di ridacchiare. Sapeva che il bassista non era un gran bevitore.

Tu, forse; io ho appena iniziato.” rispose il chitarrista, con un sorrisetto furbo in volto. “Bill, non credi sia arrivato il momento di riprendersi dallo shock?” si rivolse poi a suo fratello, il quale fissava ancora il vuoto – suo più grande interesse da più di mezzora, ormai – senza dare segni di vita, se non attraverso il respiro.

Lascialo stare.” gli intimò un Gustav particolarmente divertito. “Per una volta che non parla.” aggiunse poi, osservando con la coda dell'occhio il vocalist, in attesa di una sua reazione che non arrivò. “Questo è grave.” commentò quindi, per niente preoccupato.

Sai, Speedy, anche tua mamma è rimasta incinta di te e tuo fratello.” intervenne Ingie. Poi fece un'espressione fintamente scandalizzata, che fece ridere Tom. “Che shock!” lo prese in giro, con le mani sul viso.

Forse credeva che David fosse un essere incapace di riprodursi.” sorrise Georg. “O addirittura, di fare sesso.”

Piantatela, tutti quanti!” fu la prima reazione di Bill.

Oh, finalmente è tornato fra noi.” esclamò Tom, dopo aver sorseggiato un altro po' di birra dalla bottiglia.

Scusatemi, se sono un attimo sorpreso!” si difese ancora suo fratello, con occhi sgranati.

Scosse la testa, desolato.

Bill, anche noi siamo sorpresi ma non ci siamo messi a fare sesso visivo col muro per trentadue minuti.” sbuffò. “Non credi di esagerare?”

Certo, io esagero in tutto quello che faccio!”

Okay, diamoci una calmata. Non mi sembra il caso.” intervenne Gustav, piuttosto seccato.

Ci fu qualche attimo di silenzio, fino a che Bill non si alzò dalla sedia.

Io vado a dormire.” annunciò, per poi sparire su per le scale.

Tom si chiedeva perché suo fratello reagisse in maniera così enigmatica e poco matura. Sembrava fosse spaventato o che avesse altri strani pensieri a tormentarlo, molto probabilmente infondati. Sentiva che avrebbe dovuto fare la parte del fratello comprensivo e parlare con lui, per cercare di capire cosa non gli andasse a genio di tutta quella situazione. Una cosa era certa: l'avrebbe fatto una volta sbollito il nervoso.

Credo che prenderò esempio.” disse quindi un Gustav piuttosto assonnato, dopo aver terminato la sua birra. “Domani, faremmo bene ad invitare David e Amanda a pranzo.”

Tutti annuirono in silenzio.

Tom lanciò un'occhiata ad Ingie, la quale si rigirava una ciocca di capelli fra le dita, mentre – di tanto in tanto – sorseggiava un po' di birra dalla propria bottiglia. Sembrava pensierosa, ma stranamente tranquilla.

Io mi fumo una sigaretta e poi vado a dormire anche io.” disse all'improvviso la ragazza, sollevandosi dalla sedia. “Good night.” fece, prima di uscire dalla cucina.

Tutti simpatici.” fu il commento di Georg. “Scusa, amico, ma credo che, a questo punto, ti tradirò anche io.” fu l'ultima cosa che il chitarrista si sentì dire prima di restare solo nell'immensa cucina.

Dopo un gran sospiro, pieno di stanchezza mal celata, si curò di buttare le bottiglie di birra vuote, quando – arrivato a quella di Ingie – constatò che ve ne era ancora qualche sorso. Afferrò il pacchetto di sigarette e, con la bottiglia in mano, uscì dalla cucina. Non appena aprì la porta di ingresso allo studio, trovò la ragazza seduta sui gradini, intenta a fumare silenziosamente la propria sigaretta.

Hai lasciato un po' di birra.” le disse, sedendosi accanto a lei e porgendole distrattamente la bottiglia. Lei si limitò a storcere il naso, senza guardarlo.

Non mi va più.” mormorò, per poi tirare un altro po' di fumo.

Come vuoi.”

Ci pensò il chitarrista, a finirla, leccandosi poi le labbra impregnatesi del sapore della fragola, che sapeva appartenesse al burro di cacao di Ingie, ne era dipendente.

Bill ha il ciclo?” domandò lei all'improvviso, con tono ironico.

Può darsi.” sorrise Tom, prima di tastarsi le tasche e rendersi conto di aver dimenticato l'accendino. “Cazzo, l'accendino.” roteò svogliatamente gli occhi, ma Ingie – prima che si potesse alzare – si sporse col viso verso di lui, porgendogli la sigaretta con le labbra. Il chitarrista, ringraziandola con lo sguardo, fece la stessa cosa, facendo unire le due sigarette. Utilizzò quei due secondi – tempo di accedere la propria – per studiare il suo viso, ma in particolare i suoi occhi, in quel momento posati sui suoi. Si rese conto solo in quel momento che il loro colore era identico. “Grazie.”

Presero a fumare in silenzio, ognuno osservando un punto indistinto del giardino.

Sono sinceramente contenta per David.” parlò improvvisamente Ingie. “Non posso dire di conoscerlo bene, ma immagino che non stia nella pelle.”

Tom sorrise e buttò un po' di cenere a terra.

Diciamo che era nell'aria.” sospirò beato. “Si spiega anche il suo nervosismo.”

Già.” mormorò la mora. “Com'è Amanda?” domandò poi, all'insaputa di Tom.

Si rese conto che era la prima volta che si ritrovavano a parlare come due buoni amici, in un'atmosfera del tutto pacifica e piacevole. La scrutò appena, notando la sua rispettosa curiosità; gli parve quasi dolce.

Giovane, ha ventotto anni. È bionda ed ha degli occhi azzurri bellissimi.” parlò lui, prendendosi poi una pausa per respirare l'ultimo tiro di nicotina, prima di buttare la sigaretta. “È una persona molto riservata; un po' come te. Ed è pazzamente innamorata di David. Credo che ti piacerà, è difficile non volerle bene.”

Allora deve essere al settimo cielo, per questa gravidanza.” sorrise sognante.

Tom la osservò attentamente, quasi accigliato. Non aveva mai visto la ragazza con occhi tanto brillanti; leggeva in essi una scintilla del tutto nuova, che riconosceva in quelli di sua madre.

Tu sogni la maternità?” le chiese, quasi vergognandosene. Non si sentiva a proprio agio a trattare argomenti di quel tipo, prettamente femminili, ma era al tempo stesso curioso.

Penso che sia il sogno di quasi tutte le donne.” scrollò le spalle Ingie, come si sentisse in imbarazzo ad ammettere una verità del genere. “Sembri sorpreso.”

No, è che, ti ho sempre vista come una maschiaccio, fredda e acida. Non pensavo possedessi anche tu un istinto materno.” ammise Tom, fin troppo sincero.

Ti ringrazio, Piggy! Effettivamente anche io mi sento male al pensiero di un tuo futuro figlio e alla poverina che ne sarà coinvolta.”

Credimi, sarò un padre coi fiocchi.”

Speriamo bene.”

Perché cazzo stiamo parlando di questo?” domandò Tom, sinceramente perplesso.

Lo chiedi a me? Sei tu che hai cominciato.” ribatté Ingie, divertita.

Beh, allora, finiamola qua.” continuò il chitarrista, con una scrollata di spalle, come fosse logico.

Come vuoi.” concluse la ragazza, per poi alzarsi in piedi. “Allora io me ne vado a dormire. Vedi di non bruciarti quei pochi neuroni che ti restano, con tutti questi pensieri sulla paternità. Ne hai, di tempo.” lo prese in giro.

Sognami.” la canzonò, senza guardarla.

Con piacere; a pezzetti, però.”

Sentì la porta chiudersi e ne dedusse di essere di nuovo solo.

Sorrise, divertito.





***





Si chiese se stesse esagerando con tutte quelle decorazioni. L'idea dell'arrivo di David e di Amanda per l'ora di pranzo le aveva dato l'ispirazione giusta per apparecchiare la tavola, sprigionando – dopo tempo – tutta la fantasia che aveva tenuto fino ad allora segregata in un cassettino del suo cervello. Sapeva che non avrebbe potuto dare il meglio di sé tramite una semplice tavola apparecchiata, ma vi aveva comunque messo impegno, affinché apparisse gradevole agli occhi.

La notizia di quella gravidanza inaspettata aveva risvegliato in lei un lato estroso e sensibile che aveva dimenticato di possedere.

Le era da sempre piaciuto osservare le donne incinte. Le scrutava in ogni loro movenza o cambio di espressione, trovando quelle particolarità tremendamente dolci ed emozionanti. Spesso si chiedeva cosa si provasse a tenere un bimbo in grembo, a sentirlo muoversi all'improvviso ed inaspettatamente, e a volte si dava anche della stupida per tali interrogativi. Avrebbe avuto molto tempo ancora per pensarci e non avrebbe di certo bruciato le tappe.

Sistemò i fiori che aveva adagiato al centro del tavolo, aggiustandone le foglie con immensa cura.

Non sapeva nemmeno lei perché stesse impiegando tanto tempo a perfezionare il tutto; forse per tenersi la mente occupata.

Però, che eleganza!” l'esclamazione di Gustav, non appena entrò in cucina, la fece spontaneamente sorridere.

I complimenti del batterista erano sempre bene accetti.

Ti piace?” domandò soddisfatta. “Avevo voglia di strafare.”

Beh, senza dubbio, hai buon gusto.”

Thanks, Sweetie.”

Udirono dei passi scendere di corsa le scale, fino a giungere in cucina.

Arriva Elisabetta dall'Inghilterra?” domandò Tom con ironia – come se la Regina fosse una sua vecchia amica –, dopo aver scrutato il lavoro di Ingie, la quale si sentì particolarmente urtata.

È un qualcosa che va troppo al di là dei tuoi standard, Piggy.” ribatté con sadico sarcasmo.

Poi, un giorno mi spiegherai perché sei passata dal chiamarmi treccina a porcellino.”

Perché credo che la seconda ti si addica di più.” Fece appena in tempo a notare la mano del chitarrista avvicinarsi ai fiori per schiaffeggiargliela senza ritegno, facendo ridacchiare Gustav e corrugare Tom. “Giù le mani! Sei capace di distruggerli solamente con il pensiero.” borbottò, fiera di aver salvato in tempo il suo vaso.

Sono mostruosi.” obiettò Tom.

Tu sarai mostruoso. Per Gustav sono belli.”

Ma li hai posizionati in mezzo al tavolo; non riusciremo nemmeno a guardarci in faccia!”

Sai che dispiacere. Per lo meno non mi andrà di traverso il pranzo.”

Sei perfida.”

I know.”

Proprio in quel momento, il campanello trillò, dando motivo ai due di smettere di punzecchiarsi, come da copione. Gustav ne approfittò per allontanarsi dal dibattito in corso, così andò ad aprire la porta, mentre Ingie, Tom, Georg, Bill e i cani saltellanti si posizionarono alle sue spalle, pronti ad accogliere i futuri genitori. Con la coda dell'occhio, la mora notò un Bill non propriamente sorridente; probabilmente era ancora arrabbiato dalla sera prima, cosa che trovò poco educata.

Non appena la porta venne aperta, la prima cosa che videro fu il viso gioioso del manager. Ingie lo notò subito: aveva una luce totalmente diversa negli occhi; più consapevole e serena.

Al suo fianco, una giovane donna dai capelli color oro e vaporosi, sorrideva, lasciando che i suoi occhi meravigliosamente celesti – un celeste che Ingie raramente aveva avuto il piacere di osservare – sprigionassero la quiete che – era palese – provava in quell'istante.

Le bastò questo: subito le piacque, senza alcun bisogno di presentazioni che però non tardarono ad arrivare.

Amanda, piacere.” sorrise, stringendole la mano.

Ingie.” ricambiò la stretta la mora, cercando di essere il più gentile e dolce possibile.

David ti ha sempre descritta come un peperino.”

Non le ha reso giustizia.” borbottò Tom, ricevendo in risposta un leggero pugno sul braccio da parte di Ingie.

Amanda ridacchiò, compiaciuta.

Allora, finalmente, abbiamo trovato una ragazza in grado di tenerti testa, Tom.” commentò, divertita, per poi avvicinarsi ad Ingie e sussurrarle – assicurandosi però che il ragazzo sentisse – poche parole che la soddisfecero maggiormente. “Fai bene a trattarlo male; ha bisogno di essere messo in riga.”

Hey, da quando sei coalizzata contro di me?” obiettò il chitarrista, fingendosi offeso.

Lo sai che ti voglio bene.” rise lei, abbracciandolo affettuosamente.

E qui, chi abbiamo?” sorrise poi Tom, chinandosi appena, per parlare faccia a pancia, ancora inesistente. “Un piccolo David o una piccola Amanda?”

Prega che non sia una piccola Amanda, David, altrimenti Tom è capace di provarci con lei sin da neonata.” commentò un Georg particolarmente scettico.





***





Tom sorrise soddisfatto quando David tolse dal tavolo i fiori, sostenendo che gli impedivano la visuale, completamente ignaro del fatto che li avesse posizionati Ingie a quella maniera. La ragazza, dal canto suo, non aveva proferito parola a riguardo, se non incenerendo il chitarrista con gli occhi.

Il pranzo, nel complesso, stava procedendo bene. David ed Amanda raccontavano le loro giornate, cos'era cambiato e cosa no; le vicissitudini della futura mamma, con tutti i sintomi – belli e brutti – di una gravidanza.

Tom si convinceva sempre di più che l'idea di avere una fidanzata incinta era piuttosto inquietante, stando ai loro racconti apparentemente straboccanti di entusiasmo. Doveva essere spaventoso uscire di casa alle tre di notte per andare a comprare un cibo raro, in una stagione poco favorevole e sorbirsi l'ira della propria donna in caso di fallimento.

Eppure David ed Amanda facevano apparire tutto paradisiaco e quasi stentava a crederlo, ma era gioioso per loro. Leggeva negli occhi del suo manager l'impazienza e l'emozione che da tempo non vi brillava più.

Una sola cosa rovinava quell'atmosfera allegra e gioviale: Bill. Tom gli lanciò un'occhiata eloquente, per invitarlo a parlare, dato che non aveva ancora proferito parola, se non qualche sorrisetto palesemente tirato, di tanto in tanto. Il vocalist non sembrò degnarlo di attenzione anzi, se possibile, lo irritò ancora di più.

Vado a fumare.” disse improvvisamente, alzandosi dalla sedia, senza attendere una risposta da parte degli altri.

Tom, la cui rabbia prendeva ad aumentare, decise di fare lo stesso.

Anche io.” tagliò corto per poi uscire dalla cucina, all'inseguimento di suo fratello, che raggiunse in giardino, dopo aver chiuso la porta dello studio, per evitare che gli altri sentissero. “Che cazzo significa?” fu la domanda diretta che gli fece, vedendolo fumare come nulla fosse.

Cosa?” fece disinteressato Bill, senza guardarlo.

Ti credi furbo, Bill?” lo sfidò il moro. “Sappi che stai solo facendo la figura dell'idiota.”

Attento a come parli.”

Mi spieghi che ti prende? Ti comporti che se non ti importasse niente, come se ti desse fastidio il fatto che David diventerà papà.”

Mi biasimi per questo?”

Tom restò qualche attimo ad osservarlo, esterrefatto.

Ti è partito il cervello, Bill?” sibilò, non riuscendo a capire il motivo per cui suo fratello si stesse comportando in una maniera tanto deplorevole.

No, il vostro è partito.” rispose il vocalist, avvicinandoglisi pericolosamente. “Non riuscite nemmeno a capire che questo è un problema per la band.”

E perché mai dovrebbe esserlo?”

Perché i figli portano via tempo, Tom, ed il tempo, nel nostro lavoro, è una questione di sopravvivenza.”

Non vedo perché il figlio di David dovrebbe rappresentare un problema.”

Perché lui è il nostro manager, Tom! Non può permettersi di lasciarci per strada!”

Ma perché dovrebbe farlo?”

Perché quando nascerà il bambino, non vedrà altro che lui.”

Com'è giusto che sia.”

No, quando scegli di fare una carriera di un certo tipo.”

Cosa dovrebbe fare, abbandonarlo? Ciò che ci ha fatto papà non ti ha insegnato niente, Bill?” Fu quella la frase che tolse ulteriori parole di bocca a suo fratello. Sapeva di aver toccato un nervo ancora scoperto. “Dimostra di essere più intelligente di lui.”

Ciò non toglie che il problema ci sarà.” ribatté Bill.

Pensala come vuoi, Bill. Questo bambino nascerà, che ti piaccia o no, e noi lo accoglieremo con il dovuto affetto.” tagliò corto il chitarrista. Non voleva sentire altro. “Ora torno dentro perché è ciò che farebbe una persona educata. Tu fai come ti pare.”

Detto questo rientrò allo studio, lasciando suo fratello solo, con i suoi pensieri.





***





Aveva sorriso quando Amanda si era offerta di aiutarla a lavare i piatti.

Aveva trascorso tutta la sera ad ascoltare i suoi racconti con grande interesse e non aveva, nemmeno per un momento, pensato di interromperla. L'idea di saperla incinta, nonostante non la conoscesse, le trasmetteva un senso di serenità, come fosse stata lei a portare in grembo una creatura. Era sempre stata debole su quell'aspetto, sebbene non riuscisse a tollerare l'idea di diventare madre ora.

Mi fa piacere vedere che ti sei integrata bene in famiglia.” parlò Amanda, mentre passava la spugna su di un piatto.

Ingie sorrise.

Nonostante qualche divergenza, di tanto in tanto.” confermò, dopo aver riposto un bicchiere nella credenza.

Sì, beh, con i Kaulitz in giro, non si può pretendere altro.” scherzò la bionda. “Hai intenzione di andartene tanto presto?” le domandò poi, prendendola quasi in contropiede.

Non appena i soldi saranno abbastanza.” annuì lei.

Si stava quasi abituando all'idea di vivere con i ragazzi ma non poteva gravare su di loro ancora a lungo – visto e considerato anche che presto avrebbero ripreso un tour mondiale – ed inoltre rivoleva la sua indipendenza e la sua privacy. Non voleva continuare a litigare con Bill per il bagno, con Tom per il telecomando e con Georg per il cibo.

Con Gustav, il problema non sussisteva.

Sarà dura per loro salutarti.” Ingie aggrottò la fronte. “Si sono affezionati molto a te. Si vede.”

La mora non rispose. Doveva ammettere che persino lei si era attaccata a loro, anche se non lo dava a vedere. Nonostante le apparenze, aveva imparato a voler bene a quel gruppo di squinternati.

Sicura che sia un bene per te venire a ballare?” decise di cambiare discorso.

Si era deciso, qualche attimo prima, che sarebbero andati a ballare tutti insieme, in una discoteca al centro di Berlino. Ingie, inizialmente restia, aveva accettato, per non recitare la parte della ragazza asociale.

Non si sentiva molto bene.

Figurati. Sono solo al primo mese.” la tranquillizzò la futura mamma. “Poi, ho David che mi starà accanto in modo quasi assillante.” ridacchiò. “Ultimamente, è diventato iperprotettivo.”

Penso che sia normale.” sorrise Ingie, riponendo l'ultimo piatto in credenza, segno che avevano finito di lavare.

Parlate di me?” sentì la voce del manager alle sue spalle. Lo vide avvicinarsi ad Amanda ed abbracciarla da dietro, così le venne spontaneo sorridere e congedarsi, con la scusa del vestirsi.

A volte sentiva la mancanza di un ragazzo, sebbene quello studio ne pullulasse.

L'ennesima morsa allo stomaco che ignorò.

Salì le scale, fino a raggiungere la propria stanza, dove si prese tutto il tempo per decidere cosa indossare.

Erano mesi che non si era presentata l'occasione di vestire qualcosa di particolarmente elegante – a parte la cena con Ivan – e doveva ammettere che l'idea di potersi svagare per un intera nottata, ora che ci pensava, non le dispiaceva; anche se cercava in tutti i modi di ripetersi che non si stava comportando da egoista, invano. Cercava di eludere i problemi ed il dolore in ogni modo possibile.

Si spogliò. Aveva deciso di ripristinare un vestito nero, senza maniche ma accollato, legato in vita da una cintura in acciaio e lungo fino a metà coscia. Ai piedi, un paio di decoltè del medesimo colore. Si era quasi dimenticata di come si camminasse su un paio di tacchi particolarmente alti. Quelle scarpe risalivano al periodo in cui conduceva una vita frenetica e spensierata, che rammentava con malinconia.

Si sciolse i capelli e li fece cadere lunghi sulle spalle, appena ondulati. Ricordava che a scuola tutti le facevano i complimenti per la sua folta chioma; i riflessi ramati – naturali – catturavano spesso lo sguardo interessato delle altre ragazze.

Uscì dalla stanza, per dirigersi in bagno ma, non appena aprì la porta trovò Tom, come sempre a petto nudo, intento a farsi la barba davanti allo specchio. Non si sorprese nemmeno, di trovarlo lì, motivo per cui entrò comunque, senza che lui facesse una piega.

Possibile che ogni volta che entro in bagno, ci sei tu? Non puoi chiuderti a chiave?” domandò, afferrando il proprio beauty, una volta affiancato il chitarrista, di fronte allo specchio.

Tanto entri lo stesso.” rispose lui, passandosi il rasoio sulla guancia, con attenzione. Lei non rispose, si limitò a spalmarsi un leggero strato di fondotinta sul viso, lanciando ogni tanto delle occhiate al chitarrista. “Non capisco perché voi donne vi mettiate chili di petrolio in faccia.” commentò il moro, improvvisamente, senza smettere di osservarsi allo specchio.

Quell'uscita la fece sorridere.

A volte è necessario, per la salute del prossimo.” rispose.

Capirai, io ti vedo tutti i giorni nelle condizioni più pietose. Quel che è fatto è fatto.” scrollò le spalle il chitarrista.

Infatti, non è il tuo giudizio ad interessarmi.” precisò lei.

Beh, dovrebbe, sono pur sempre un uomo.”

Parliamone.”

L'occhiata focosa di Tom la fece tacere, divertita.

Lo osservò sciacquarsi il viso – pulendo ogni residuo di schiuma – poi si apprestò a stendere un po' di ombretto nero sulle palpebre; completò il tutto con del mascara ed un gloss trasparente, nel momento in cui Tom indossò la camicia bianca che aveva precedentemente preparato.

Per un attimo, si soffermò a scrutarlo, attraverso lo specchio. Era la prima volta che lo vedeva indossare la camicia.

Merda, fu il primo pensiero che le attraversò la mente.

Faticò prima di ammettere a se stessa che Tom era bello. Era una constatazione oggettiva che doveva forzatamente prescindere dal personaggio irritante, quale era.

I muscoli erano delineati dal cotone quasi trasparente e poteva vederli contrarsi e distendersi di nuovo. La pelle più scura evidenziava lo stacco con il bianco della camicia.

Deglutì.

Mi passi il profumo?” le chiese all'improvviso, risvegliandola dai propri pensieri del tutto sbagliati, come una doccia congelata.

Sì.” borbottò, prima di aprire il mobiletto davanti a lei. Riconobbe la boccetta che Tom usava sempre e gliela passò. Decise di fare la stessa cosa con la propria. Ignorò il braccio del ragazzo che le sfilò sotto il naso per riporre il profumo al suo posto.

Sbrigati a scendere.” le intimò, prima di uscire dal bagno e richiudere la porta.

Grazie, Dio.





***





Le luci a intermittenza le arrivarono dritte agli occhi, quasi accecandola. La musica a tutto volume le riempì le orecchie e la gente che si scatenava in pista la fece sorridere. Aveva fatto un tuffo momentaneo ai vecchi tempi, quando tutto ciò che osservava ora poteva essere considerato quasi il suo pane quotidiano.

Salirono tutti insieme le scale, in direzione del privé.

Ingie non aveva dimenticato le sue serate nelle discoteche di New York; rammentava l'adrenalina, il sudore sulla pelle, l'evasione dal mondo intero. Il controllo diveniva un lontano ricordo e lei non si preoccupava mai di acquisirlo di nuovo, almeno fino alla mattina seguente.

Una volta preso il loro divano, ordinarono alcune bottiglie di alcolici, che avrebbero potuto mischiare a loro piacimento.

Ingie, ancor prima di uscire dallo studio, aveva deciso che quella notte avrebbe accantonato qualsiasi brutto pensiero e senso di colpa, facendo rivivere l'Ingie di un tempo; la newyorchese folle e spensierata che tutti guardavano con ammirazione.

Quella sera si sarebbe divertita.

Si gettò sul divano e diede il via alle bevute, sotto lo sguardo sorpreso dei ragazzi. Decise di prepararsi un Long Island; quasi ne aveva dimenticato il sapore. Chiuse gli occhi, sorridendo appena, nell'esatto istante in cui il liquido frizzantino le sfiorò le papille gustative.

Affianco a lei, Tom si riempì il bicchiere dello stesso cocktail, per poi sollevarlo nella sua direzione – come volesse brindare a lei –, e se lo portò alla bocca.

Ancora non era riuscita ad ignorare quella maledetta camicia e pregò che l'alcol l'aiutasse a cancellare pensieri del tutto sbagliati che le avevano inquinato la mente.

Si alzò dal divano, decisa a scendere in pista e scatenarsi.

Vado a ballare.” annunciò, per poi raggiungere Gustav. “Tu vieni con me. Ti faccio fare cose che nemmeno immagini. Ti fa bene un po' di follia, ogni tanto.” disse ironica, facendo ridere chiunque attorno a lei, tranne il diretto interessato che, al contrario, sembrava preoccupato per la propria vita.

Mentre scendevano le scale, gli altri si affacciarono dalla ringhiera, curiosi di osservare un Gustav fuori dal normale. Quella era un'occasione più unica che rara ed Ingie lo sapeva bene, motivo per cui aveva scelto proprio lui come compagno di ballo.

Ingie, ti prego, non mi far fare cose imbarazzanti. Ricordati che ho una reputazione.” le pregò, una volta raggiunta la pista, in mezzo alla folla.

Andiamo, Gustav, fammi vedere il tuo lato oscuro!” scherzò lei, prendendo a muoversi a ritmo di musica.

Musica. La sua anima, ciò di cui viveva. La percepiva percorrerle le vene come sangue ed inebriarle i sensi come droga. Aveva trascorso l'intera esistenza accompagnata dalla musica; poteva affermare di aver posseduto una colonna sonora per ogni singolo avvenimento della sua vita.

Gustav, davanti a lei, provava a fare qualche mossa impacciata, guardandosi attorno, come si vergognasse di ballare.

Gli afferrò le mani e le sollevò, cercando di coinvolgerlo nella sua danza sfrenata – contro la sua espressione esterrefatta. Chiuse gli occhi e si lasciò andare con un sorriso estasiato, per poi incrociare le braccia attorno al collo del ragazzo, il quale le afferrò timidamente i fianchi.





***





L'espressione sorpresa e compiaciuta del chitarrista non passò inosservata a Georg, il quale gli si avvicinò, continuando ad assistere ai movimenti – osò pensare sensuali e quasi maliziosi – di Ingie e Gustav.

Certo che quella ragazza fa miracoli.” rise. “Non ho mai visto Gustav scatenarsi così.”

Già, stento a riconoscerlo.” annuì Tom, senza staccare gli occhi dalla coppia, ma in particolare da Ingie.

Era inutile negare che quella ragazza stuzzicasse il suo interesse. Forse era quel suo carattere dalle mille sfaccettature a suscitargli curiosità ed attrazione. Il fatto che fosse anche estremamente sexy non lo aiutava.

Le aveva messo gli occhi addosso, ed in particolare su quel vestito succinto, ancora prima che uscissero dallo studio. Nel momento in cui aveva varcato la porta del bagno, un'ora prima, era rimasto senza parole, nonostante non l'avesse dato a vedere; aveva ancora uno straccio di orgoglio.

Il punto era che si era definitivamente reso conto di provare un'attrazione fisica nei suoi confronti, che quasi si vergognava a quantificare. Non sopportava il suo carattere, ma non poteva fare a meno – al tempo stesso – di esserne attratto.

Si passò una mano sul viso.

Devo bere.” disse, prima di allontanarsi dal bassista, per dirigersi verso il tavolo dove gli alcolici lo attendevano.





***





Sorrise quando vide Ingie e Gustav fare il loro ritorno con il fiatone. Il viso del batterista era a dir poco sconvolto, impregnato di sudore.

Cazzo, ti ha spompato.” fu il commento divertito di Tom, seduto a gambe larghe sul divano; il bicchiere in mano. Seguì con lo sguardo la ragazza camminare verso di lui, per poi gettarglisi affianco con un sospiro estasiato. I suoi capelli erano scomposti e la sua pelle brillava, appena umida, mentre il petto le si alzava ed abbassava velocemente. Osservò le sue gambe nude accavallarsi, poi tornò a scrutarla in viso. “Vuoi?” le offrì il proprio drink a metà, con sguardo ironico. Lei non rispose, semplicemente accettò il bicchiere e lo svuotò in un solo sorso. “Hey, vacci piano.” le disse con sarcasmo.

Georg, tocca a noi scatenarci.” disse David all'improvviso. “Vieni, amore?” porse la mano ad Amanda, la quale accettò volentieri.

I tre sparirono giù per le scale.

Ti stai scatenando.” constatò Tom piuttosto sorridente alla ragazza, che nel frattempo aveva poggiato la testa al muro, dietro di lei.

Stasera non si pensa.” rispose lei, senza guardarlo.

Non fece in tempo a dirle altro, che la vide alzarsi nuovamente dal divano.

Era semplicemente esterrefatto; aveva intuito che fosse una ragazza dall'indole particolarmente focosa, ma non credeva fosse in grado di divertirsi a quella maniera, di perdere il controllo e trascinare gli altri nella sua follia.

Stasera non si pensa.

Si alzò anche lui dal divano ed afferrò il polso di Ingie, che si voltò immediatamente verso di lui. Le sorrise, prendendo a muoversi assieme a lei, a ritmo di musica. La musica rimbombava altissima nelle sue orecchie e le luci ad intermittenza gli permettevano di scorgere il viso umido della mora come lampi ogni frazione di secondo.

Percepì le dita sottili di Ingie infiltrarsi nei suoi rasta, legati in una coda, in una sorta di carezza sul collo. I loro sguardi erano come legati magneticamente e Tom poteva perfettamente scorgere la disinibizione di chi aveva considerevolmente bevuto, nelle sue pupille. Faceva vagare le proprie mani lungo le sue curve, saggiando con i polpastrelli la morbidezza del suo vestito, ma non osò sfiorarle la pelle nuda. Le passò le dita fra i capelli, senza mai porre fine alla loro danza frenetica sul ritmo house, ora particolarmente veloce. Le loro pelli umide di sudore si sfioravano continuamente, senza mai interrompere il contatto divenuto bollente.

Tom era posseduto da un'adrenalina del tutto nuova, che forse gli stava trasmettendo proprio Ingie, con quella sua pazzia, quei suoi sorrisi nel gettare la testa all'indietro – come estasiata – nel bel mezzo del loro ballo sfrenato. La canzone, quasi violenta, lo invogliava a non smettere, nemmeno per un secondo.

Le poggiò il palmo della mano sulla fronte, scostandole i capelli che vi si erano appiccicati. Si sentiva pieno di vita, pieno di follia pronta ad esplodere; chiuse gli occhi e buttò la testa all'indietro, beandosi del contatto del corpo di Ingie pressato al suo, in movimenti voluttuosi.

Non seppe dire con certezza quanto durò il tutto; sapeva solo che ora sedeva sul divano, completamente sudato, con Ingie affianco a lui, altrettanto stanca. La testa della mora era poggiata alla sua spalla e – a constatare dagli occhi chiusi – pareva quasi dormisse.

Voltò il viso in direzione di suo fratello, seduto sul divano affianco, con un bicchiere semivuoto in mano ed uno sguardo pericolosamente vacuo.

È ubriaco.

Bill?” lo chiamò. “Stai bene?” gli domandò, premuroso.

Il vocalist, in risposta, sollevò talmente di scatto il bicchiere che si versò addosso il liquido restante.

Cazzo.” biascicò, per poi crollare con la schiena contro il cuscino.

Il chitarrista si passò una mano sul viso, poi lanciò un'occhiata ad Ingie.

Fantastico.” commentò.
Proprio in quel momento tornarono un Georg sconvolto, assieme a David ed Amanda. Quest'ultima aveva l'aria di essere particolarmente esausta, mentre il manager sembrava volesse continuare a ballare per altre ore consecutive.

Forse è arrivato il momento di tornare a casa, sono le tre ed Amanda è stanca.” notò Gustav, osservando la bionda.

Sì, credo che sia meglio per tutti.” intervenne Tom. “Non credo che loro due stiano bene.” aggiunse, indicando prima Ingie, poi Bill che ormai pareva entrato in coma, sul suo divano. Provò ad alzarsi, sorreggendo la mora – ancora poggiata a lui –, e chiese a Georg di occuparsi di suo fratello. “Dai, ce la fai a camminare?” chiese quasi con tono paterno ad Ingie.

Certo, non sono cretina.” borbottò lei, staccandoselo lentamente di dosso.

Dietro di lei, le teneva una mano poggiata alla schiena, poiché non si fidava dei barcollii che di tanto in tanto la minacciavano. Riuscì, in ogni caso, a camminare perfettamente da sola, fino all'uscita della discoteca.

Appena fuori, impuntò sui propri piedi.

Una scarica di flash quasi lo accecarono; erano circondati dai paparazzi.

Gettò immediatamente un'occhiata ad Ingie, la quale sembrava completamente spaesata e quasi ipnotizzata da tutte quelle luci violente e ripetute. Bastò un attimo perché la sua espressione si tramutasse in pura ira. Tom si affrettò a coprirle il viso con la sua felpa, stringendola al petto, mentre prendevano a correre verso l'enorme auto parcheggiata a qualche metro di distanza.

Cazzo, erano i paparazzi! Erano i paparazzi, Tom!” urlò Ingie, una volta salita a bordo, con il chitarrista di fronte a lei. Non era del tutto lucida per via dell'alcol, ma capì che era spaventata per una ragione reale, a lui ignota. “Questo non doveva succedere! Non doveva succedere!” continuò a pronunciare frasi quasi sconnesse, mentre un cumulo di lacrime cominciavano a riempirle gli occhi dal trucco sbavato.

Ingie, calmati.” cercò di rassicurarla Tom, posandole una mano sul ginocchio, ma lei si scostò come scottata. “Ora non sei in te. Andiamo a dormire e domani analizzi la cosa con lucidità.”

Sembrava voler ribattere, ma la vide trattenersi, tremante. Non l'aveva mai vista così indifesa, così fragile. Aveva sempre dovuto combattere con i suoi artigli ed avere una risposta pronta e tagliente per tenerle testa; ma ora con il trucco sbavato, i capelli scompigliati, il vestito un po' sgualcito e gli occhi colmi di lacrime, non faceva altro che suscitargli tanta tenerezza che quasi gli fece venire voglia di abbracciarla.

Nel giro di una mezzora tornarono allo studio; David ed Amanda li avevano abbandonati a metà strada, per tornare a casa loro, stanchi ed assonnati.

Questa volta, Ingie fu aiutata da Georg a scendere dall'auto, e Tom li seguì in silenzio, chiedendosi cosa continuasse a tormentare la ragazza. Più passava il tempo e più rischiava di impazzire perché ogni giorno veniva a contatto con un avvenimento o un indizio del tutto nuovi che l'avrebbero aiutato a ricostruire il passato di Ingie, ma non riusciva mai nel suo intento.

Decise di raggiungere suo fratello, del tutto fuori uso, per accompagnarlo per lo meno dentro casa. Quest'ultimo non gli diede di certo una mano e decise di buttarsi a peso morto sul divano, rinunciando così ad un bel letto caldo. I tentativi di Tom di trascinarlo in camera ovviamente furono vani, dato che il vocalist si era già addormentato.

Con un sospiro, decise di cambiare soggetto e quindi raggiunse Georg, che manteneva Ingie, sempre più incosciente.

Lascia, ci penso io.” gli disse Tom, prima di inginocchiarsi per sfilare le scarpe alla ragazza. Successivamente – dopo averle tolto anche la giacca, che Gustav appese –, le passò una mano dietro la schiena ed una sotto le ginocchia, prendendola in braccio. “Tu portale su le scarpe.” chiese al bassista, per poi cominciare a salire le scale, facendo ben attenzione a non perdere l'equilibrio.

Con qualche difficoltà raggiunse il piano superiore, si fece aprire la porta della stanza di Ingie e vi entrò, accendendo la luce con la spalla.

Buona notte.” lo salutò il rosso, dopo aver posato le scarpe per terra.

'Notte.” rispose, mentre sentiva la porta alle sue spalle chiudersi. “Eccoci.” sospirò, adagiando lentamente la mora sul letto. “Evito di spogliarti per avere la testa ancora attaccata al collo, domani.” disse ironico, mentre le rimboccava le coperte.

Lei aveva gli occhi chiusi, ancora inondati di lacrime, ma sapeva che non si era addormentata completamente. Le passò un dito su quelle gocce salate, sentendo la tristezza montargli nel corpo.

Mi hanno vista, Tom.” mormorò all'improvviso, poco chiara, evidentemente ubriaca. “Mi hanno vista.” pianse quasi silenziosamente.

Tom si sedette sul bordo del letto, accanto a lei.

Ingie, calmati, non succede nulla.” cercò di tranquillizzarla, per quanto potesse comprenderlo. “Sono fotografi, è il loro lavoro.” le spiegò, come fosse una bimba bisognosa di rassicurazioni.

La osservò assopirsi sempre di più; sapeva che di lì poco avrebbe ceduto. Le spostò una ciocca di capelli dal viso ed attese che varcasse la soglia del mondo dei sogni, mentre un enorme punto interrogativo prese a tormentarlo.


  
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