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Autore: acculturazione    07/11/2012    3 recensioni
Una storia, che poi è un gioco con Hogwarts_lady : la nostra coppia preferita, paesaggi invernali e citazioni. Questa parla di una vacanza in una vecchia casa che porterà troppi ricordi, ma anche dolci racconti di un giovinezza vissuta.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Hugo Weasley, Ron Weasley, Rose Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Come già detto nell’introduzione, io e Hogwarts_lady, ci siamo messe d’accordo per dare vita a questo simpatico gioco. Ci siamo prefissate 6 elementi e 4 citazioni, e ci siamo dette di dare libero sfogo alla nostra fantasia. In ogni caso, buona lettura ;D
per leggere la storia della mia Compagna di Ron/Hermione, andate a questo indirizzo  
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1365366&i=1  
 
Elementi:
1. Ovviamente, le nostre care casettine;
2. Ron e Hermione;
3. A me piacerebbe ambientarla dopo la 2 guerra magica, così possiamo inserire Rose o Hugo
4. Dato che piace ad entrambe descrivere paesaggi invernali potremmo usare quelli, in alternativa scegli tu, per me non c'è problema.
5. potremmo mettere una citazione entrambe, magari di una canzone o anche solo un roba qualsiasi
6. possiamo anche usare lo stesso titolo 

Citazioni:
1. Quando trovi l'amore, il vero amore, non puoi buttarlo all'aria senza nemmeno combattere. Questo da Un amore sotto albero.
2.i tuoi occhi non smetteranno mai di essere il colore del mio sorriso.
3.Quando penso a tutto ciò che mi è accaduto, non posso togliermi dalla testa l'idea che un destino misterioso tessa i fili della nostra vita, con una visione chiara del futuro, in cui i nostri desiderio e progetti non hanno spazio.
4. Grazie per avermi insegnato ad amarti
.

 

RON ED HERMIONE- sorrisi assaporati  

Tre persone stavano una affianco all’altra, di fronte ad una casettina che pareva essere uscita da una specie di fiaba. Aveva il tetto a punta su cui c’era almeno un metro di neve compatta e molliccia, i tronchi di legno scuri di cui era fatta sembravano gelati e patinati dal ghiaccio, la trave che sorreggeva il tetto era buchicchiata da vecchi nidi di rondini, che forse anche quella primavera sarebbero passate a salutare, e i sette abeti rossi che facevano da sfondo al tutto erano appesantiti da carichi di neve fin troppo pesanti per le loro fragili fronde. Le finestre erano chiuse, e le imposte in legno chiaro avevano tutte un buchino a forma di cuore.
-Noi, faremo vacanza... qui? – domandò la ragazzina scettica, che non poteva avere più di nove anni e stringeva la mano del fratellino di sette.
- Esatto. – rispose la madre, la felicità che sprizzava da ogni sillaba che disse, era contenta come una bambina il giorno del suo compleanno, mentre osservava la casa che aveva ospitato i suoi sogni infantili, che l’aveva vista crescere.
- Sembra... carina. – commentò il bimbo, con gentilezza, per non far rimanere la mamma troppo male. Lei si girò a guardare i suoi figli, uno affianco all’altra, lei bassa per la sua età con i capelli gonfi e crespi per via del freddo e dell’umidità, rossi come il fuoco;  lui già uno spilungone per i suoi sette anni, con i capelli castani che ogni tanto era attraversati da riflessi ramati, e gli occhi azzurri come il cielo... come quelli di suo padre.
- Forza bambini, vedrete che vi piacerà. – disse ancora Hermione, prese la mano di Hugo e sospinse dentro i suoi bimbi. I tre Weasley entrarono felici, Hugo si stupì che quel legno vecchio riuscisse ancora a tenere l’ambiente così caldo.
- Tu mamma, ci venivi da piccola? – domandò, volgendo i suoi occhioni celesti e curiosi come al solito.
- Sempre, ogni anno, o d’inverno o d’estate, almeno qualche giorno. – rispose Hermione, e sorrise abbandonando il suo sguardo nel vuoto, pensando a qualcosa che sicuramente era piacevole.  Poi si rese conto che aveva avuto una specie flashback, il sorriso di sua madre e suo padre con il caffè in mano che diceva “oggi è ottimo per farci una sciata.” Si impegnò con tutte le sue forze a trattenere una lacrima che le si era formata fra le ciglia, non poteva piangere davanti alle sue stelline. Si stampò un gran sorriso sul viso e si volse verso Rose ed Hugo.
- Bene ragazzi, dovete andare a disfare le valige, ci sono due stanze in tutto e quindi dovete dividerla, visto che anche io e papà divideremo l’altra, - fece l’occhiolino, e si sarebbe aspettata che i bambini le dicessero che non volevano dormire insieme, si aspettava che tirassero giù il mondo. Ma non lo fecero. Forse perché qualcosa era realmente sfuggito ai suoi occhi. – è quella a sinistra la vostra, su dalle scale... fate in fretta perché dopo c’è una bella cioccolata calda che vi aspetta. – aggiunse.
- Evvai! – esclamarono in coro i due, e presero a trascinare le loro valige su per gli stretti scalini in legno chiaro. Hermione chiuse gli occhi e respirò profondamente, si sedette sul divano in stoffa morbida, con i cuscini foderati di chintz blu petrolio; in quel momento non era più Hermione Weasley madre di due piccini, no, era Hermione Granger, era una bambina che si rifiutava di andare a sciare e si accoccolava sul divano a leggere un bel libro, con il camino che scoppiettava e le teneva caldi i piedi, e suo padre che arrivava, le dava un bacio sulla fronte, le sussurrava “ti voglio bene, cucciola”.
- Mamma accendiamo il camino? – domandò Rose, Hermione aprì di scatto gli occhi e si ritrovò i suoi figli li, davanti a lei, mise in piedi un debole sorriso e annuì.
- Volete aiutarmi? – chiese, vide le pupille dei due dilatarsi di stupore. – Possiamo mamma? – chiese Hugo senza riuscire a nascondere la pura gioia. – Certo che si. – rispose la madre felice di vedere il suo piccolo così contento, l’espressione che faceva gli ricordava sempre Ron.
- Passami due tronchi grossi, Hugo, e uno un po’ meno. –ordinò Hermione, e lottò contro la sua mente che cercava di farle ritornare alla testa quando era  il suo papà a darle gli ordini, e lei ad eseguirli. –Ecco. – disse il bimbo, mordendosi la lingua per la fatica, Hermione gli scompigliò i capelli scuri. – Bravissimo. –
Mise il legno più fine in orizzontale, e i due più grossi appoggiati a lui trasversalmente. – Rosie, mi puoi dare gli sterpi più secchi che trovi in quella cassa laggiù? E anche, un giornale e un accendino. – aggiunse poi.
La rossa glieli portò, e lei diligente infilò gli sterpi sia sotto che sopra quella specie di scultura che aveva creato con i tronchi, poi diede fuoco ad un estremità del giornale,  e lo infilò sotto di tutto. Lentamente i legni presero, liberando quell’aroma di resina secca che prende fuoco, in tutto il salotto.
-Perché non hai usato la magia, mamma? – chiese Rose, che non si perdeva mai un dettaglio, mentre la madre guidava i figli in cucina per preparare la cioccolata.
- Beh... è un po’ complicato. – tentò di sviare. – Provaci ma’, abbiamo un mucchio di tempo prima che arriva anche papà. – la spronò Hugo prendendo posto al tavolo. – Va bene, in pratica, - Hermione non sapeva se poteva aprire il suo cuore, ma poi guardò la sua piccola principessa, con i capelli rossi e gli occhi scuri. Scuri, castani, come quelli dei Jane Granger, erano dolci e pieni di pagliuzze nere; quando era nata, era stata fin troppo felice di vedere che aveva preso quegli occhi, in qualche modo erano la sola cosa che la ancorava ai suoi genitori. E quindi seppe, che poteva dire tutto a quegli occhi. – ci sono alcune cose che io non riesco a fare con la magia. Nonostante io sia bravissima, sono cresciuta coi Babbani, la mia mamma faceva la cioccolata così come ora voi mi vedete – fece un cenno alla pentola che aveva in mano e al latte. – e in un certo senso, mi sembrerebbe di fare loro un torto, ad usare la magia. – concluse che le mani le tremavano appena. Fece due respiri profondi, poggiò il pentolino sul fornello acceso, e si voltò. Non capì come, e non capì perché, ma inaspettatamente quattro minuscole braccia la stringevano alla vita; loro avevano capito, lei poteva dire tutto a loro. Carezzò con dolcezza le due testoline, sentì i loro profumi, mischiati a quello di cioccolato che il pentolino sprigionava, e a quello di resina secca che il camino diffondeva. Era felice, aveva perso i suoi genitori, si, e le sarebbero mancati per sempre, si, ma ora aveva loro due, aveva Ron, e aveva i suoi ricordi. I tre si andarono a sedere sul divano, mentre aspettavano che la cioccolata calda fosse pronta; Hermione si accomodò con le gambe incrociate, Hugo le si appoggiò vicino, e Rose abbracciò un cuscino ed infilò i piedi gelati sotto il sedere di sua mamma.
- Quand’è che arriva papà? – chiese. Hermione le lanciò uno sguardo divertito. – È la quarta volta che me lo chiedi, cos’è, non ti piace stare con me? – la rossa non rispose, ma i suoi occhi dicevano già che aveva in mente qualcosa. Hermione amava quegli occhi. – arriverà domani mattina al più tardi, lo sapete, aveva da fare al lavoro. – rispose senza mai distogliere lo sguardo da Rose, che finalmente si scucì le labbra. – ottimo, così possiamo farci raccontare le cose di quando eravate giovani, papà è sempre in imbarazzo. – esclamò.
Hermione rise forte, amava sua figlia, era così intelligente, così furba... così tanto lei.
-Si bello mamma! Parlarci di quando eravate giovani. – esclamò il piccolo Hugo, assolutamente esaltato.
- Va bene, però prima vado a prendere la cioccolata, - si alzò in piedi. – e cos’è che volete sapere? – domandò intanto che andava a versare il liquido scuro e denso in tre tazzine, prese una scodella e la riempì fino all’orlo di biscotti chiari, quelli al burro che Hugo tanto amava. – Parlaci della guerra, di quando tu, papà e zio Harry eravate scappati. – la esortò la figlia appena la vide spuntare dalla cucina con un vassoio su cui campeggiavano le tre tazze fumanti e una ciotola di biscotti. – Va bene, prendete, e attenti a non scottarvi.- disse Hermione distribuendo le cioccolate, poi prese un biscotto per se, e tornò al suo posto sui piedi di Rose e con la spalla sotto la testa di Hugo.
E raccontò, raccontò loro com’era difficile, come litigavano quando avevano fame, come non parlavano neanche più negli ultimi tempi, non parlò loro degli Horcrux, disse solo che Silente voleva che cercassero qualcosa per lui. – ....E poi Ron si arrabbiò sul serio, e ci abbandonò. – disse. I bambini nonostante avessero sentito quella storia tante volte, erano sempre traumatizzati da quella parte del racconto, e trattennero il fiato in modo rumoroso. – Però poi è tornato da noi, e ce l’ha fatta solo perché lo desiderava con tutto il cuore. – riprese la madre con gli occhi persi nei ricordi e il sorriso sulle labbra. – Perché non l’hai mandato a quel paese? – chiese Rose, che nonostante amasse con tutta se stessa il padre, da quando aveva scoperto quell’aneddoto lo prendeva sempre in giro. Hermione si volse verso di lei sorpresa e divertita – Beh... io già sapevo di amarlo, lo sapevo da un po’ in realtà, e lo amavo con tutta me stessa come ora; non potevo farci nulla... e sai, quando trovi l’amore, il vero amore, non puoi buttarlo all’aria senza nemmeno combattere. Quindi ho combattuto, quando è tornato l’ho picchiato, l’ho insultato, ma era solo perché lo amavo troppo e lui mi aveva abbandonata. – rispose, non si era mai resa conto di quella cosa, e non aveva riflettuto su quelle parole, semplicemente il suo cuore le aveva fatte scivolare fuori come pura verità. Quelle parole riuscirono anche a zittire i bimbi per un po’, e continuarono a fissarla mentre cercavano di capire il senso profondo di quel che aveva detto... perché lo sentivano che un senso c’era, ma con la loro poca esperienza della vita faticavano a scovarlo.
-E quando eravate a scuola vi volevate bene? – chiese Hugo, sorseggiando la sua coccolata calda. – O si, io lui ed Harry siamo sempre stati migliori amici. Eravamo noi tre, sempre, in ogni pasticcio e in ogni avventura, ci volevamo un bene dell’anima... solo che io e papà litigavamo sempre, ci divertivamo a darci sui nervi a vicenda, credo, e questo solo perché già ci piacevamo...  quando penso a tutto ciò che ci è accaduto, non posso togliermi dalla testa l’idea che un destino misterioso tessa i fili della nostra vita con una visione chiara del futuro, in cui i nostri desideri e progetti non hanno spazio. – Rose che stava scaldandosi le mani attorno alla sua cioccolata, corrugò appena la fronte e chiese. – Perché dici così, mamma? –
- Beh, perché abbiamo litigato miliardi di volte, all’inizio ci detestavamo perfino, è stato un puro caso che io sia entrata nel suo scompartimento sull’espresso di Hogwarts. Poi lui mi ha offesa e io sono scappata in lacrime nel bagno delle ragazze, è arrivato un Mostro di montagna. È stato solo grazie al destino se sono sopravvissuta fino al loro arrivo, è stato per il destino se lui ed Harry sono venuti a salvarmi e tutti e tre siamo rimasti vivi. È stato per il destino che al terzo anno non siamo morti tutti e tre per via di un lupo mannaro, e se abbiamo fatto pace dopo che lui pensava che il mio gatto aveva mangiato il suo topo. È stato per puro caso che al quarto anno non ci siamo davvero rotti l’uno dell’altra per sempre, perché io andai al ballo con un altro. E anche se al quinto anno siamo sopravvissuti, al Ministero, e anche al sesto quando è morto Silente, e soprattutto al settimo durante la guerra. Capito? Doveva per forza essere tutto calcolato. – concluse Hermione, sorrideva, come sorrideva solo quando pensava a suo marito.
- Mamma... sei bellissima quando parli di papà, sorridi come se tutto andasse bene. – osservò Hugo, allegro, con il viso tutto sporco di cioccolato. Lei si volse a guardarlo, rise, gli pulì le guance. – Certo, e lo sai perché? – sia lui che Rose scossero la testa, curiosissimi. – Perché i suoi occhi, non smetteranno mai, mai, di essere il colore del mio sorriso. –
 
 
Ron stincò di colpo nel frenare. Già era un pessimo guidatore, aveva pure dovuto Confondere il tipo durante la patente, in più quel ghiaccio era davvero infido. Però poi sollevò lo sguardo su ciò che gli si presentava. L’irritazione per la giornata pesante, per la macchina e per il ghiaccio, scomparvero immediatamente, perché aveva l’impressione di essere stato catapultato in una specie di fiaba. Lo spicchio di luna che donava una luce argentea al tutto, colpiva la neve ghiacciata che ricopriva il tetto a punta della casetta, e la faceva risplendere come un miliardo di diamanti. E gli abeti rossi altrettanto carichi , parevano quasi pieni di luci di natale, tanto la neve brillava sotto la luna. L’architrave che sorreggeva il tetto dava l’idea di essere un dolce ricoperto di zucchero, pronto per essere assaggiato, e le finestrelle, con le imposte in legno chiaro aperte, lasciavano uscire una calda luce giallastra. Si avvicinò lentamente, attento a non interrompere il silenzio dolce che imponeva la neve e che accompagnava quel momento perfetto; notò tre paia di impronte davanti alla casa, due piccoline e una più grande. Sorrise. Si avvicinò alla finestre più vicina senza fare rumore e li vide.
Erano tutti e tre li, con la luce ancora accesa. Hermione dormiva con la testa piegata da un lato, i capelli lunghi e aggrovigliati che le ricadevano sulle guance. Hugo, con gli occhietti chiusi e una macchia gi cioccolato vicino alle labbra, aveva la testa appoggiata alla spalla della madre, una mano stringeva una tazza, l’altra una ciocca dei capelli di Hermione. Rose, era accovacciata in una posizione che avrebbe fatto venire l’ernia a chiunque, con i piedi incastrati sotto il sedere di Hermione, e le esili bracci che stringevano la mano della donna, aveva la testa appoggia a un cuscino blu petrolio.
Ron si innamorò di quella vista, si innamorò per la milionesima volta della sua famiglia, che l’aveva aspettato fino a quell’ora, anche se avevano ceduto al sonno. Entrò in casa attento a non far scricchiolare il pavimento, si scrollò la neve dai capelli, si tolse le scarpe, si premette le mani fredde sul viso; senza mai distogliere lo sguardo dai quei tre. Poi si sedette sulla poltrona davanti al divano, in una silenziosa adorazione della cosa più bella che gli era stata donata.
“Grazie, per avermi insegnato ad amarvi.” Pensò prima di addormentarsi anche lui.
  
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