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Autore: BarelyLegal    07/11/2012    4 recensioni
Allora, sì, è un'altra Joshley...PERO' diversa dal solito...è una storia totalmente inventata, in cui i paramore non sono mai esistiti, l'unica cosa "esistente" sono i personaggi! ahahah
Spero vi piaccia :)
"Sì, avevo una vita perfetta, degli amici leali, una moglie stupenda, una figlia meravigliosa, un lavoro appagante...e forse a Dio tutta questa perfezione nella mia vita aveva iniziato a dare fastidio.
Se solo avessi saputo..."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi Tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9 - You Make Me Feel Like I Am Free Again.


Whenever I'm alone with you you make me feel 
Like I am home again whenever I'm alone with 
You you make me feel like I am whole again 

Whenever I'm alone with you you make me feel 
Like I am young again whenever I'm alone with 
You you make me feel like I am fun again 

However far away I will always love you however 
Long I stay I will always love you whatever 
Words I say I will always love you I will always 
Love you 

Whenever I'm alone with you
you make me feel like I am free again
whenever I'm alone with 
You you make me feel like I am clean again 

However far away I will always love you however 
Long I stay I will always love you whatever 
Words I say I will always love you I will always 
Love you


Quando sono da solo con te
Tu mi fai sentire come se fossi a casa di nuovo
Quando sono da solo con te
Tu mi fai sentire come se io fossi completo di nuovo
Quando sono da solo con te
Tu mi fai sentire come se fossi giovane di nuovo
Quando sono da solo con te
Tu mi fai sentire come se fossi divertente di nuovo

Per quanto lontano sia
Io ti amerò sempre
Per quanto tempo mi fermi
Io ti amerò sempre
Qualunque parola io dica
Io ti amerò sempre
Io ti amerò sempre

[..fammi volare fino alla luna..]*

Quando sono da solo con te
Tu mi fai sentire come se fossi libero di nuovo
Quando sono da solo con te
Tu mi fai sentire come se fossi puro di nuovo

Per quanto lontano sia
Io ti amerò sempre
Per quanto tempo mi fermi
Io ti amerò sempre
Qualunque parola io dica
Io ti amerò sempre
Io ti amerò sempre




JOSH’S POV

Suonai al campanello così tante volte che ebbi paura che potesse bloccarsi.
Mi aprirono subito, frettolosamente, ringraziai che da Franklin a  Nashville ci fosse meno di mezz’ora d’auto.
«Allora?» entrai, porgendo la mia domanda ad entrambi indistintamente.
Jeremy intanto chiuse la porta «Ci ha creduto, ma hai rischiato grosso Josh» Jenna aveva chiamato loro siccome io non rispondevo, e le avevano detto che dormivo e non volevano disturbarmi «Hai visto le chiamate?» mi voltai verso mio fratello che intanto si era seduto sul divano, osservandomi preoccupato.
Annuii «Solo nel tragitto fino alla macchina, ce n’erano tipo 5 di Jenna e 7 vostre» Zac annuì e Jeremy mi affiancò.
Mi voltai verso di lui «Grazie ragazzi, davvero, mi avete salvato»
Entrambi forzarono un sorriso, Jeremy mi diede una pacca sulla spalla «Tranquillo, è per questo che ci sono gli amici, no? Ma…Josh, non puoi continuare così, più vai avanti e più diventa pericoloso» e lo sapevo, lo sapevo bene, lo sapevo da quel “Ti amo” che avevo pronunciato ad Hayley  poco prima che le cose prendessero una piega inaspettata.
«Io…troverò una soluzione» sembrava che nemmeno loro sapessero se credermi o no, ma non aggiunsero niente.
«Vado» abbracciai Jerm e salutai mio fratello con un cenno della mano «Buon viaggio» rise « L’ho detto, dovete venire da me a Londra prima o poi» sorrisi «Ovvio» «Domani fatti sentire» annuii e uscii.
Presi le chiavi dalla tasca ed entrai, Jenna era seduta al tavolo in cucina, chiusa nella sua vestaglia da notte, i capelli raccolti e le mani vicine ad una tazza.
Mi aveva sentito, ma non si era voltata.
Mi sedetti accanto a lei, sembrava una statua, non aveva mutato un solo movimento da quando ero entrato, la tazza continuava a fumare, doveva essersela fatta da poco.
Latte macchiato, il suo preferito.
«Jen, tutto ok?» dovevo comportarmi normalmente, lei sapeva che io stavo solo dormendo quando aveva chiamato.
Sorrise, lo sguardo era rimasto immutato «Certo» ripiombò un silenzio glaciale, mi faceva male, i sensi di colpa si attorcigliavano nello stomaco facendo a pugni.
Era una sensazione orribile.
«Alle 9 devo andate in studio, accompagno io Mary Anne all’asilo?» ancora, immobile «Perché no» mi avvicinai «Jenna, puoi dirmi cosa c’è?» no, non poteva averlo scoperto.
Finalmente si mosse, decise di guardarmi, il sorriso ancora dipinto sulle sue labbra, il suo sguardo però era spento.
«Te l’ho detto, nulla» si alzò piano «Non mi sento bene, tutto qui, penso che ritornerò a dormire, oggi pomeriggio avevo intenzione di passare da tua madre, che ne dici?» «Con la bambina?» lei annuì «Ovvio, direi che è soprattutto per lei» mi morsi l’interno della guancia.
Sembrava come se lo stesse facendo apposta, sapeva che anche se andavano presto a casa di mia madre non ci saremmo ritirati prima delle 22, lo sapeva, come iniziai a sospettare che sapesse che alle 20 sarei dovuto andare a prendere Hayley,
«Alle 20 ho un impegno Jen, ho un’altra artista, poteva solo stasera» «Capito…bhè, non sarà un problema se veniamo io e Mary Anne, no? E da tanto che non ci porti con te in studio» merda.
Potevo sentire di star iniziando a sudare freddo.
«Jen…staremo a Jackson, con altri della sua Crew, vi annoiereste, altrimenti te l’avrei anche proposto» sembrò forzare ancor più il sorriso che già aveva «Ok, fa niente, vorrà dire che noi andremo da tua madre e ci raggiungerai appena finito» Grazie Signore.
«Perfetto…andiamo a dormire?» mi guardò perplessa «Ma non dormivi alla grande?» scossi la testa «Dormivo alla grande proprio perché ci siamo ritirati tardi, ma ho si e no 3 ore di sonno» 3? Non ne avevo proprio. Annuì piano e iniziò a dirigersi al piano di sopra con me a seguito.
Appena arrivato in camera crollai subito sul letto, ma dopo nemmeno un’ora c’era una vocina vicino al mio volto che mi richiamava, scuotendomi.
«Papi, papi ho scuola» aprii di mala voglia gli occhi, stirandomi alla grande e lasciando uno sbadiglio che fece scoppiare Mary Anne in una tenera risata «Papi devi fare silenzio, mamma dorme» bisbigliò.
Jenna era accanto a me, chiusa nelle coperte «Giusto. E come facevi a sapere che devo accompagnarti io?» indicò Jenna «Le sono andata vicino e mi ha detto che oggi ci sei tu» le sorrisi «Ok» mi alzai e prendendola per mano la portai giù «Bhè, che vuole la mia nocciolina per colazione? Abbiamo 20 minuti» la aiutai a sedersi, era davvero una bambina stupenda, gli occhioni azzurri facevano un contrasto impressionante con i capelli cioccolato fondente.
«Solo latte, è tardi» disse ferma. Risi, e pensare che quello che faceva ritardo a lavoro dovevo essere io, anche se…bhè, non avevo un capo di cui tener conto «Bene, solo latte»  mi avvicinai al frigo e le presi il latte, che riscaldai in un pentolino «Okay, forse un po’ di cioccolata» lo sapevo.
«Chissà perché lo immaginavo» lei si nascose il volto con le mani sorridendo. No, perché mi era venuta in mente Hayley?
«Tieni piccola» le misi la tazza di latte davanti versandole un po’ di polvere di cacao per poi girargliela, io avevo la mia tazzina di caffè stile italiano già pronta.
Mentre lei finiva io andai a cambiarmi, avere l’odore di Hayley ancora addosso non mi faceva per niente bene.
Appena finito aiutai Mary Anne a lavarsi e vestirsi, preparammo la sua cartellina e andammo.
Dopo averla lasciata all’asilo mi diressi subito in studio.
Pensandoci, io non avevo il numero di Hayley, anche volendo parlarle realmente di lavoro non avrei potuto.
Ma sembrava quasi che avessimo le stesse idee.
Mi ero sistemato da poco nel mio ufficio quando Clare mi avvisò di una chiamata.
«Hayley?» «Hey! John, io…volevo salutarti. Cioè, no» risi, era così buffa «Disturbo? Ho trovato il numero dell’azienda…So che stai lavorando, scusa, ma mi sono svegliata e non riesco più a prendere sonno, il che è assurdo dato che ho si e no un’ora e mezza di dormita» «Sono appena arrivato e no, sai che non mi disturbi…sei tu, non mi disturberesti mai» non potevo vederla, ma era come se sentissi dalla cornetta che dall’altra parte stesse sorridendo «Senti John…a che ora finisci?» «Per te potrei finire anche ora» mi venne spontaneo, quasi le parole fossero scivolate fuori dalla mia bocca senza il mio consenso.
«Volevo…non so, se ti andava di fare un giro» sorrisi quasi inconsciamente «Certo, vengo a prenderti, fra tre quarti d’ora sono da te» «Sicuro che puoi lasciare il lavoro?» «Hayles, sono il capo, posso fare quello che mi pare, e poi non avrei comunque niente da fare, oltre la presenza qui non hanno bisogno granché di me, in caso mi chiamano» «Ok…a fra poco John» sorrisi «A fra poco Hayley» riabbassai il telefono, giusto quando Clare bussò «Vuole un caffè Mr Farro?» mi alzai «Già fatto Clare, grazie. Io comunque sto uscendo, se c’è qualcosa basta che chiamate» lei annuì svelta e richiuse la porta, io presi la mia giacca e uscii nuovamente.
Appena arrivato Hayley già mi aspettava vicino le scale della porta principale del suo appartamento, si era cambiato, indossava un vestitino giallo a pois bianchi che le arrivava alle ginocchia, da sotto dei leggins neri, delle ballerine nere e bianche e una giacca in pelle beige per difendersi dall’instabile clima autunnale.
Era adorabile.
Accostai abbassando il finestrino dal lato del passeggero «Salve signorina, vuole un passaggio?» rise «Mi dispiace, ma non do confidenza ali sconosciuti» «Nemmeno se le offro qualcosa? Non mordo…o forse sì» scosse la testa ridendo «In questo caso penso di poter accettare» sorrisi e lei salì in macchina, sporgendosi velocemente per darmi un bacio sulla guancia e poi ritornare alla sua posizione iniziale.
«Puoi parcheggiare? Volevo fare due passi» ci pensai su, in fin dei conti a Franklin nessuno mi conosceva, Jenna stava a Nashville e non frequentava per niente questa zona.
«Perché no, non fa nemmeno tanto freddo» sorrise soddisfatta e non appena ebbi parcheggiato la macchina scese entusiasta come una bambina… come Mary Anne.
Iniziò a camminare e la raggiunsi «Bene, e ora?» con enorme sorpresa, dopo l’essersi voltata sorridente verso di me, senza aggiungere parola, fece scivolare la mano vicino alla mia, costringendomi a prendergliela.
Non era una brutta sensazione, anzi.
Sembrava…giusto. Con Hayley stavo vivendo la fase della vita che avevo perso, la quasi “spensieratezza” di essere fidanzati, senza la fretta del matrimonio.
 
Non so con quale potere riuscii ad arrivare a casa e a trovare il buco della serratura.
Sembrava che tutti stessero dormendo, almeno così pensavo, finché chiusa la porta si accesero le luci, mio padre mi fissava, immobile.
«Ciao pà» cercai di sembrare il più normale possibile, ma barcollavo, la testa mi girava e i pensieri erano confusi.
Ricordo solo la figura di mio padre che si avvicinò, solenne, dandomi un sonoro e fermo ceffone sulla guancia.
A quasi 18 anni i tuoi non dovrebbero più alzarti le mani, no? Sei adulto abbastanza da badare a te stesso.
«Guardati, un buono a nulla, ecco che sei, non vali niente, sei una pezza intrisa d’alcool Joshua, oggi hai toccato il limite».
Non aggiunse altro, mi lasciò lì, incurante se fossi capace di fare le scale o meno, come un’ombra davanti ai miei occhi scomparve, ritornando su.
Da quel giorno qualcosa cambiò in me. Non ero un buono a nulla, non lo ero.
E glielo avrei dimostrato.
 
«John, ci sei?» scossi la testa e quasi automaticamente le strinsi più forte la mano «Sì, credo…» non parve bersela, fece scivolare la mano dalla mia e mi fece cenno di seguirla vicino ad un muretto dove si sedette.
«Wow, sei nana ma atletica, mi sorprendi» mi fece la linguaccia «Mi sottovaluti troppo» mi sedetti accanto a lei «Io non ti sottovaluto» sorrise «Come no. Comunque…io ti ho parlato della mia vita, tu non mi hai ancora detto nulla della tua. Sei sempre stato pieno di soldi?» ridemmo. Forse avrei potuto raccontargliela, sarebbe stata la prima, non ne avevo mai realmente parlato nemmeno con Jenna.
«All’inizio non ero io quello pieno di soldi, era mio padre… sai, da ragazzino ero l’opposto di adesso, disobbedivo ai miei in continuazione, ero un latin lover, odio dirlo ma usavo molto le ragazze. Quando sei il più “figo” della scuola dopo un po’ te ne vai di testa» lei sorrise abbastanza sorpresa «Tu il più figo della scuola? Non mi stai prendendo per il culo, vero? Ti immaginavo il classico ragazzo secchione e tranquillo» non ne rimasi molto sorpreso, nemmeno io l’avrei mai detto.
Se avessi potuto, avrei cancellato tutte le cretinate che avevo fatto al liceo.
«Hey, dovevi aspettartelo, se già adesso sono un figo irresistibile pensa quand’ero un ragazzino» mi spinse per la spalle «Certo certo, dai, continua» la guardai divertito un’ultima volta e continuai «Io penso che questo era dovuto soprattutto al clima instabile della mia famiglia, i miei litigavano in continuazione, mio padre pretendevo sempre la perfezione da ognuno di noi, mia madre si cuciva la bocca, non aveva voce in capitolo. Zac più o meno ci stava, io no, avevo un’altra mentalità, non riuscivo a rimanere chiuso in una gabbia, e c’erano anche gli amici che frequentavo che mi influenzavano un sacco…Zac era trattato meglio di me, proprio perché faceva ciò che mio padre voleva. Studiava, prendeva ottimi voti, usciva raramente e se lo faceva si ritirava presto…anche perché non aveva chissà quanti amici, solo uno, Taylor. Ecco perché quando chiese a mio padre di regalargli una batteria lui gliela comprò. Io volevo una chitarra, che ovviamente da lui non sarebbe mai arrivata, così grazie a Jeremy trovai un lavoro come bar man in un pub, e alla fine riuscii a comprarmela. Sapevo già suonarla, Jeremy aveva un basso e un’elettrica, ogni volta che andavo alla casa suonavamo di tutto. Quando mio padre la venne a scoprire la prese e la lanciò giù per le scale, da lì le cose fra noi iniziarono ad andare anche peggio, avevo lavorato sodo per comprarmi quella chitarra, e a lui non era minimamente interessato, l’aveva distrutta davanti ai miei occhi senza aggiungere una parola» presi fiato, quel giorno era ancora impresso vivido nella mia mente.
Hayley mi guardò «Che stronzo» mi voltai appena verso di lei che continuò «Cioè, non per dire ma…che problema aveva tuo padre?» scrollai le spalle «La vita doveva andare come diceva lui, Hayley. Io dovevo essere degno di essere chiamato suo figlio, per lui dovevo avere voti eccellenti, andare alla miglior Università di Washington, diplomarmi con il massimo dei voti, sposarmi, avere una famiglia perfetta e tutte quelle cose che ti plasmano a “modello della società umana”. Non era un uomo di molte parole, anzi, lui aveva la capacità di farti capire tutto con uno sguardo. Ti ho detto che dopo l’avvenimento della mia chitarra le cose fra noi peggiorarono, no? Ecco, ero arrivato a quasi 18 anni, ogni sera mi ubriacavo in continuazione, persino Jeremy ad un certo punto mi disse di smetterla, una sera tornai a casa ubriaco fradicio, e mio padre era all’ingresso ad aspettarmi. Fu la prima volta che mi disse nettamente come per lui non valessi niente, come fossi una nullità. Nonostante la sbornia ricordo perfettamente le sue parole…e il suo sguardo. Da quel giorno non so cosa scattò in me, ma volevo dimostrargli come si sbagliava, finii l’anno con dei voti abbastanza buoni, intanto non volevo abbandonare la musica, andai all’Università a Nashville, intanto lavoravo come insegnante di chitarra ai bambini privatamente, e a scuola conobbi Jenna» mi guardò «La tua ex moglie?» deglutii pesantemente «S-sì, esatto.Era perfetta per il mio piano “Far vedere a mio padre che non sono una nullità”, così dopo nemmeno 6 mesi di fidanzamento le chiesi di sposarmi, poco dopo il matrimonio lei già aspettava Mary Anne. Entrambi lasciammo l’Università, io aprii una piccola casa discografica con studio di registrazione, anche i genitori di Jenna avevano parecchi soldi, ci aiutarono un sacco, soprattutto con le spese della bambina. I miei intanto avevano divorziato, mi sentivo solo con mia madre e lei veniva a trovarci spesso. Con le varie conoscenze che feci non ci misi molto a far salire di grado quella che all’inizio era una “Casa Discografica” fai da te, selezionavo bene i nuovi artisti…e in 4 anni eccola che è diventata una delle più famose del Tennessee e oltre» si avvicinò e poggiò la testa sulla mia spalla «Hai più sentito tuo padre?» scossi la testa «Nemmeno quando è nata la bambina, non si è presentato, è scomparso, nemmeno mia madre ha più notizie di lui, se non sbaglio Zac mi accennò un paio di anni fa che si era risposato, ma a me comunque sia non interessa»
«E con Jenna? Perché vi siete lasciati?» il mio corpo si immobilizzò, la gola parve seccarsi all’improvviso.
«Bhè…non l’amavo, e…l’avevo sposata soprattutto per dimostrazione a mio padre» «E perché non aspettare? Se proprio dovevi fare come voleva tuo padre prima dovevi diplomarti, no?» mi morsi l’interno della guancia.
Come potevo spiegarle che in fin dei conti ero innamorato di Jenna?
Bhè, potevo, dovevo solo aggiustare un po’ il discorso.
«Io amavo Jenna, ma l’amore non è detto che duri in eterno Hayley, il mio per lei era scomparso, e a me non piace prendere in giro una persona, se io non l’amavo più…non aveva senso fingere il contrario» sembrò capire, ma mi sentii ancora più uno schifo.
Menzogne su menzogne.
«Uno di questi giorni mi fai conoscere Mary Anne? Prima che me ne ritorni a Meridian» il suo sguardo sembrava accettare qualsiasi risposta che non fosse una negazione «Mh…sì, certo, perché no» «Quando?» la guardai «Domani? Tanto dopo stasera non lavorerai più per Chad» sorrise entusiasta e mi abbracciò stretto.
«Grazie John, davvero» sorrisi «E di che» si allontanò guardandomi, per poi avvicinarsi piano e posare le sue –calde, morbidi, perfette- labbra sulle mie.
Lasciai che le mie labbra si schiudessero per poter sfiorare le sue con la lingua, per poi approfondire il bacio.
Le morsi appena il labbro e lei gemette, allontanandosi appena e facendo prendere fiato ad entrambi «Penso…» aprì gli occhi «Penso sia meglio andare» cercai di ritornare composto e mi schiarii la voce «Sì, lo penso anche io» scese dal muretto e la seguii.
Sì, quella ragazza mi faceva impazzire, e non poco.
Cosa dovevo fare? Lasciare Jenna era fuori discussione, io l’amavo (ancora), e poi c’era Mary Anne…non poteva rimetterci lei per le mie colpe, non poteva, e Jenna…non potevo farla soffrire, non se lo meritava.
Ma c’era Hayley., Hayley che mi stava facendo ritrovare una parte di me rimasta sepolta, Hayley che mi stava facendo ricredere sul verbo “Amare”, Hayley che stava diventando indispensabile, troppo indispensabile, come l’ossigeno.
Allora quale doveva essere la mia decisione?
«Hey John, andiamo?» scossi la testa ed annuii. Lei rise «Ti biocchi troppo facilmente, mi preoccupi sai?» sorrisi mentre entravamo in macchina.
Accesi il motore e alla radio partì il CD dei The Cure, lei mi guardò sorpresa «Li ascolti?!» annuii «Già, insieme ai The Chariot li adoro» «Smettila John, abbiamo troppe cose in comune. Ora non scenderemo da quest’auto finchè il CD non sarà finito!» risi «Bene, vorrà dire che intanto gireremo per le strade del Tennessee senza una meta» lei annuì divertita e alzò il volume, iniziando a cantare insieme a Robert Smith.
Rimasi davvero sorpreso, aveva una voce pazzesca.
Non volli interromperla, sembrava si stesse divertendo un sacco, dopo un po’ contagiò anche me.
Su Friday I’m In Love ci divertimmo ancora di più, Wish a parer mio era uno dei loro album migliori.
Dopo quasi tre quarti d’ora di macchina, appena partita l’ultima canzone, mi resi conto che ci trovavamo in un posto disperso del Tenneesse, non c’erano più paesi o città nelle vicinanze, solo questa lunga e stretta strada circondata da campi immensi.
«Ferma ferma ferma!» mi bloccai e guardai Hayley preoccupato abbassando il volume «Cosa è successo?» lei sorrise rialzandolo ancora più di prima e scese dall’auto, mentre l’ultima canzone dell’album, End, iniziava ad ancheggiare nell’aria.
Scesi anche io, non mi preoccupai nemmeno di chiudere lo sportello.
Lei intanto era nel campo di grano.
Si buttò all’indietro e io la raggiunsi, stendendomi accanto a lei.
«I think i’ve reached that point, where every wish has come true» *Penso di aver raggiunto il punto, dove ogni desiderio è diventato vero* canticchiò lei in contemporanea alla canzone, sembrava davvero felice, e questo riusciva  a riflettersi anche in me, era come un sole, Hayley, era lei che in quel momento mi stava realmente scaldando.
Le si voltò verso di me ancora raggiante, e io non potetti far altro che ricambiare il suo sorriso.
«Posso ripeterti che ti amo?» mi uscì spontaneo, ma era più forte di me, dovevo dirglielo, perché lo sentivo così tanto, avrei potuto gridarlo al mondo intero in quel momento…tappando le orecchie di Jenna.
Sembrò ritornare abbastanza seria «No, l’amore è una cosa grande Josh, un qualcosa che dovrebbe legare due persone per davvero, io lo prendo molto seriamente, di fatto non l’ho mai detto a nessuno» rimasi abbastanza deluso.
Io le avevo solo reso noto ciò che davvero sentivo, volevo renderla partecipe di ciò…ma forse per lei il mio era un “Ti amo” vuoto.
E forse aveva ragione.
Io ero ancora legato ad un’altra donna, per quanto potessi realmente amare Hayley, il mio “Ti amo” era al 50% ancora conteso con un’altra donna.
E forse lei in fondo se lo sentiva…ma a me sembrava così vero!
«E’ che non ho mai provato qualcosa del genere per nessun’altra donna, nemmeno per mia moglie» mi guardò perplessa.
Merda.
«Cioè, ex moglie» si sollevò, si era alzato un po’ di vento, i suoi capelli rosso fiamma in confronto con le spighe dorate avevano un effetto stupendo, senza parlare della sua pelle diafana che sembrava brillare sotto il sole [N.A. E’ una Cullen!! LOOL Perdono.]
La canzone stava finendo, la frase “Please stop loving me, i am none of these things” *Ti prego smettila di amarmi, non sono nessuna di queste cose* oleggiava nell’aria.
Com’era possibile che le canzoni azzeccassero sempre i momenti giusti con le loro parole?
«Smettila di amarmi Josh, se questo non porterà da nessuna parte» rimasi un po’ a riflettere su quello che mi aveva detto.
Portare da nessuna parte?
Quindi Hayley voleva che io…le chiedessi di diventare la mia ragazza?
In realtà avrei potuto, l’avrei sposata all’istante se ne avessi avuto occasione, me la sensazione della fede che prima portavo sempre al dito bruciava.
Rimasi in silenzio, lei sembrò rimanerne abbastanza –molto- delusa.
«Bene.»
Si alzò piano dirigendosi fiaccamente verso l’auto, la mano che sfiorava appena le spighe mentre si spostava.
La voce nella mia testa parve darmi un pugno.
Dì qualcosa Josh, qualsiasi cosa, maledizione!
Sembrava la stessi lasciando andare.
«Hayley!» lei si voltò, come se non aspettasse altro e le corsi in contro, prendendola per le mani.
La guardai
«Hayley…vorresti diventare la mia ragazza?»






BOOOM! Non ve l'aspettavate, eh? Ebbene sì! SOORPRESAA!
Perché?! Ringraziate le elezioni e la vittoria di Obama, lo sapete che sono una fissata con le date, e un aggiornamento oggi per festeggiare CI VOLEVA.
E' un capitolo un pò "fiacco" e neutro, scusate, ma mi serviva :C E' solo dal punto di vista di Josh perché così mi è venuto XD
La prossima volta se è farò tutto dal punto di vista di Hayley U.U
RECENSITE! Se recensite mi viene più voglia di scrivere! :333 E FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE, PORCA PALETTA!!!!
Fra 5/6 capitoli o meno penso finirà...mi spiace ma tutto ha una fine ç.ç
Ora vado....AGAIN, YOU GO, OBAMA!!! 
E grazie per aver letto <3 (Again, recensite uwu :P Adoro le recensioni ç__ç)
Peace and LOOOL! 
-Becky;
   
 
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