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Autore: lazybones    07/11/2012    24 recensioni
Erano ore che Frank osservava quegli orrendi capelli bianchi spuntare da sotto le coperte nere. Detestava dal profondo del cuore quella merda di tinta platinata che la sgualdrina tutto-fare si era permessa di fare a Gerard.
Ed era in momenti come quelli che avrebbe voluto afferrare un flacone di tinta nera e riportare Gerard a quello che era un tempo.
Ma il colore di capelli non avrebbe riportato tutto come prima, non avrebbe fatto sparire nel nulla quella parrucchiera del cazzo.
In pratica, Frank era fottuto.
Seguito di: "I'll be your detonator!" (non è strettamente necessario leggere la FF precedente c:)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bob Bryar, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ODDIO PIU' DI UN MESE. C'HO MESSO PIU' DI UN CAZZO DI MESE.

FACCIO CAGARE. TIPO LASSATIVO. NO, ANCHE PEGGIO.

No, cazzo. Scusatemi (stavo per scrivere sucatemi, lol), ma sono fuori di testa. Come raccontai in chat ad alcune di voi, sono una testa di caxxo perchè ho tipo perso una settimana convintissima a scrivere parti che poi si rivelavano patetiche in ogni salsa e che poi ho cancellato, anche perchè a parte cagate frerardose e battute pessime di Ray, non offrivano nient'altro e Dio, SO CHE TUTTA LA FANFICTION E' BASATA SU QUESTO, MA CREDETEMI CHE FACEVA PROPRIO CAGARE IL CAZZO. Motivo per cui questo capitolo è imperdonabilmente corto.

Ho seriamente paura di quello che mi farete. Giuro. C'era stato un periodo in cui mi autoconvincevo che non aggiornavo solo da una settimana QUANDO NE ERANO PASSATE TRE per mantenere la calma emotiva (che poi non funzionava ma shhh).

Mi dispiace, non so che altro dirvi. Merito l'impiccagione, oppure i dolori mestruali, che a mio avviso sono peggio.

Passando all'ultimo capitolo, ho tipo pianto di gioia. 20 recensioni? Ma io vi porto a nozze in New Jersey, tutte e 20 (il giretto nella camera di Frank sarà d'obbligo, è chiaro) (l'imbavagliamento di Jamia anche è compreso, per chi desiderasse fare le proprie cose in pace).

Che poi, quante cose sono successe in questi giorni? Boy Division, Tomorrow's Money, l'uragano Sandy, la merda dei cani di Frank che vola, Obama di nuovo presidente (OBY U RULE)... FACCIO SCHIFO AD AGGIORNARE COSI' TARDI (e anche a parlare di sesso con Frank e maltrattamento di Jamia e subito dopo di cacca).

Per chi non l'avesse capito, vi ringrazio tutti. TuttE, va', che non credo che i ragazzi perdano tempo con ste cose :3

Alla fine farò ringraziamenti strappalacrime (?), ora vi lascio al capitolo.

Vi amo, perdutamente.

Kathy G

 

 

 

18. Until my heart explodes

 

 

- Ma dai, Frank... non mi fila! - scrollò le spalle con un sorriso Gerard, risultando davvero inopportuno. Manco parlasse di formaggio fuso.

Frank aveva passato tutta la notte in bagno a piangere di nascosto da lui e tutta la giornata senza rivolgergli la parola per il semplice fatto che ogni volta che lo guardava gli mancava la voce. Ma ora, alle undici di sera di una fredda giornata libera teoricamente dedicata al relax, in un supermercato per lo più vuoto, non era più riuscito a trattenersi, e alla domanda “Ma dai, Frankie, è tutto il giorno che mi fai il muso, che c'è?” era riuscito a dirgli “c'è che Lindsey ha intenzione di scoparti!”, e ci mancava poco così che gli avrebbe sputato sangue in un occhio.

Frank afferrò con forza una confezione di cereali per bambini come se si trattasse di un arma potenzialmente mortale e guardò in cagnesco Gerard, decisamente troppo infuriato per un luogo pubblico: - Cazzo, a momenti scopavate lì sul pavimento mentre conversavamo al bar! -

- Cosa cazzo dici. - replicò Gerard, indignato, rigirandosi fra le mani la bottiglia di birra.

- Gerard, almeno ammettilo. -

- Cosa? -

- Che le piaci. -, “e che lei piace a te, se proprio ti va”.

- Ma per favore... - sbuffò, - Te l'ho detto, non mi fila. -

- Quale fottuto essere umano non filerebbe Gerard Way? - strillò Frank, e fu tragico e straziante sentire la sua voce rimbombare così fra le pareti del supermercato deserto.

- Frank, ma ti pare? - sibilò Gerard, - Tientele per te le tue scenate del cazzo, non avrei alcun problema a dirti quello che c'è fra me e Lindsey, sempre che ci sia qualcosa. Cosa non vera. - specificò, ma suonò troppo incerto e forzato e Frank lo detestò.

- Fottiti. - ringhiò, prendendo altre tre scatole di cereali e dirigendosi alla cassa a grandi passi.

- E il latte? - domandò Gerard, - O vuoi versare le tue quattro scatole di cereali nella birra? -

Frank si voltò a guardarlo di scatto, famelico: - Dovresti saperlo che il latte dopo le otto e mezza di sera mi nausea. -

Gerard rimase con le labbra socchiuse, in mezzo ai scaffali pieni di cereali, senza proferire parola.

Frank tornò a voltarsi e andò alla cassa a pagare le sue quattro scatole di cereali, cercando di non piangere davanti al giovane commesso dall'aria stanca. Che poi, lo imbarazzava un bel po' andare da lui dopo aver urlato come uno psicopatico in un supermercato alle undici di notte. Se solo fosse nato etero! Diede i suoi cinque dollari al commesso, sistemò i cereali in un sacchetto di plastica che il ragazzo gli passò e si chiese quanto ridicolo dovesse apparire da uno a dieci un ragazzo di venticinque anni che si recava in piena notte in un supermercato per prendersi tonnellate di cereali per bambini. Di solito, nei supermercati aperti di notte ci andavano gli adolescenti a prendersi la vodka e alcolici vari per sbronzarsi, Frank doveva essere l'individuo più sfigato che il commesso avesse mai visto almeno negli ultimi sei mesi.

Uscì dal supermercato illuminato da una fredda luce giallognola e si ritrovò inghiottito nella notte. Gli faceva quasi paura. Risalì la strada che portava all'hotel dove Ray, Mikey e Bob li attendevano con tutto l'ottimismo del mondo per una serata tutti insieme a fare maratona di film di Tim Burton, e sperò solo che Gerard avesse comprato tutte le birre che aveva promesso loro. Perchè se fossero arrivati lì con solo quattro cartoni di fottuti cereali senza nemmeno un goccio di latte, probabilmente avrebbero accoppato Frank e lo avrebbero buttato giù dal balcone.

- Frank, aspettami. -

A gran sorpresa di entrambi, Frank si fermò subito, col sacchetto stretto fra le due mani gelide. Ascoltò i passi di Gerard avvicinarsi veloci e un po' strascicati sull'asfalto freddo, andatura di chi va di fretta ma è troppo stanco per andare effettivamente di buon passo. Aspettò finché il moro comparve nella sua visuale, pallido, coi capelli neri sempre più lunghi che stavano disordinati nella sua pettinatura concepita per capelli corti e il viso sempre più bello.

- Frank, a te il latte non nausea dopo le otto e mezza. - si fermò per riprendere fiato, con le narici dilatate nel tentativo di respirare e le nuvolette di fiato tutt'intorno, - Due anni fa venisti da me alle due di notte e ci bevemmo un'enorme tazza di Frankenberry con latte guardando alla tv uno stupido film horror. - disse ed estrasse dal sacchetto di plastica del supermercato un cartone bianco e azzurro di latte, - L'ho preso di soia, perchè sei intollerante al lattosio, no? -

Frank mollò di colpo il suo sacchetto coi cereali, o forse gli cadde di mano, e mentre con un gran frastuono i cereali colpivano bruscamente l'asfalto, Frank baciò Gerard.

Gerard ebbe abbastanza buon senso da non mollare a terra il sacchetto con le bottiglie di birra, ma abbracciò forte Frank, o perlomeno quanto possibile nella misura consentita da quel casino di sportine.

Frank si allontanò arrossendo, e sentì per un momento caldo, poi tornò a congelare.

Una macchina passò loro accanto, e Frank pensò che l'uomo al volante era alla ricerca di prostitute. Pensò inoltre che se entrambi fossero stati di buon umore avrebbero finto di esserlo e si sarebbero fatti due risate troieggiando con lo sconosciuto.

Gli occhi verdi di Gerard seguirono con malinconia la macchina, e Frank fu sicuro che esattamente come lui stesse rimpiangendo l'occasione persa.

Il chitarrista abbassò lo sguardo e si accorse delle scatole di cereali cadute a terra. Dopo un attimo di esitazione dovuta all'imbarazzo, si chinò goffamente e rimise le scatole nel sacchetto di plastica. Si risollevò stringendo il sacchetto fra le dita tremanti. Non appena rialzò lo sguardo, non tanto per forza di volontà ma sbadataggine, Gerard parlò, come se non aspettasse altro che i suoi occhi.

- Non volevo risponderti così male, Frankie. Cioè, non volevo proprio risponderti male. -

- Non è quello che mi hai risposto a costituire il problema. - replicò Frank, voltandosi con un sospiro. Riprese a camminare lungo il ciglio della strada, guardando tramite le lacrime le luci che mandavano i lampioni del centro abitato.

- Frank, io non... -

- No, non ne voglio parlare qui, in mezzo a una cazzo di strada desolata, al freddo, coi cereali in mano e le chiappe congelate. - sentenziò infastidito Frank.

- Va bene. - mormorò Gerard.

Per un attimo, Frank si sentì in colpa, ma veramente tanto in colpa, poi gli tornò in mente perchè gli avesse risposto male e tornò a odiare Gerard.

Tornarono a camminare, sta volta entrambi, in silenzio. Era così triste da mettere Frank in ansia. Era come se avessero perso tutto. Era come se Frank avesse perso tutto.

Superarono il tratto di strada più stretto e poi poterono imboccare il marciapiede della strada illuminata che portava al loro hotel. A quel punto Gerard poté spostarsi accanto a Frank, e vederlo più vicino fece sentire Frank meglio, nel profondo.

- Posso prenderti per mano? - chiese Gerard.

Frank lo guardò, e si chiese se fosse evidente che gli veniva da piangere: - Sì. - . Mollò la mano dal sacchetto di plastica e Gerard gliela prese subito.

Entrambi spostarono timidamente le dita fino a riuscire ad incastrarle come intendevano entrambi, mentre i loro passi rallentavano quasi impercettibilmente.

Non si dissero altro, davvero, forse perchè entrambi erano semplicemente troppo immersi nei loro pensieri per trovare argomenti di cui parlare. Frank non lo sapeva con certezza, ma gli piaceva pensare che durante quella camminata verso l'hotel Gerard avesse pensato a loro due. Perchè Frank l'aveva fatto sicuro.

Entrarono nell'hotel senza una parola, ed entrambi allentarono la stretta delle dita di fronte allo sguardo della ragazza annoiata alla reception fino a mollarsi definitivamente la mano.

A Frank dava fastidio doversi nascondere, soprattutto in quei momenti difficili e brutti dove quelle piccole dolcezze sembravano le uniche cose in grado di unirli. Si rese conto di stare cercando lo sguardo di Gerard con gli occhi solo quando incontrò il suo e si sentì terribilmente sollevato per nessuna ragione specifica. Forse perchè vedeva che almeno un po' preoccupato lo era anche lui.

Era in punti simili in cui Frank si chiedeva perchè volessero far finire tutto se entrambi poi ci sarebbero rimasti male.

Entrarono nell'ascensore senza dirsi una singola parola, e continuando a mantenere quel risoluto silenzio arrivarono alla stanza 209, quella di Mikey, dove li aspettavano tutti gli altri (o dove tutti gli altri aspettavano la birra, i cereali e il latte che Frank e Gerard avevano dovuto comprare sotto qualcosa di molto simile alla costrizione).

Gerard bussò e Frank attese alle sue spalle in silenzio, osservandogli pensieroso i capelli neri, ricordando che glieli aveva tinti lui, ricordando che quando l'aveva fatto Gerard stava ancora insieme ad Eliza, mentre ora aveva già un'altra ragazza con cui pomiciare. Era assurdo come Gerard bruciasse le tappe. E lo faceva con tutti. Anche con Frank, sotto certi punti di vista. Sotto i punti di vista peggiori, a dirla tutta.

La porta si aprì e comparve Mikey, alto, magro, con la maglietta di Gerard dei Misfits e l'aria vagamente smarrita: - Di già? - chiese, smettendo di ridere per qualcosa che dovevano aver detto Ray o Bob in precedenza. Inarcò pure un sopracciglio. Quando Mikey inarcava un sopracciglio, o era roba seria, o c'era una prostituta coreana nuda che saltava sul cofano di una macchina.

- Ci abbiamo messo più di mezz'ora. - gli fece notare Gerard, pacato e forse un tantino depresso.

- Non avete... -, Mikey smise di parlare non appena riposò lo sguardo sul viso di Gerard.

Frank, da dietro, non poteva sapere la sua espressione, ma negli occhi di Mikey vedeva il terrore quindi non era difficile da immaginare, - Io... pfff. Sì. - scrollò le spalle Mikey, decisamente in difficoltà.

- Devo chiederti il permesso per entrare? - domandò infastidito Gerard, spintonandolo comunque indietro. Entrò a passo spedito e lasciò in malomodo le buste della spesa sul tavolino.

Frank fece per entrare e Mikey gli afferrò con forza un avambraccio.

- Cosa cazzo. - sibilò, senza aggiungere altro, come se davvero bastasse come domanda.

- Ti spiegherò. -

- Avete chiuso. - concluse.

- Ti spiegherò. - ribadì Frank, accennando ad andare a posare a sua volta le buste della spesa, ma si rese conto che Mikey non l'avrebbe ancora mollato quindi tirò un sospiro e tornò a guardarlo.

- Cosa cazzo. - ripeté quindi Mikey.

Frank alzò gli occhi al soffitto con tanto di sospiro esasperato: - Non lo so nemmeno io, e non potrò nemmeno mai utilizzare verbalmente il verbo “lasciarsi” perchè non siamo mai stati insieme, è uno schifo. - . Verbalmente. Il verbo. Gli occhi di Frank si riempirono di lacrime, un po' perchè non riusciva più a parlare come si deve, un po' perchè il contenuto di quello che aveva cercato di dire era ancora più triste e sofferente di una prostituta coreana nuda che salta sul cofano di una macchina a caso.

- No. - farfugliò Mikey, affannandosi come una truccatrice di fronte a un brufolo, dimenando le mani come se gli spostamenti d'aria avrebbero effettivamente salvato il mondo dalla sua fine o Frank dalla sua crisi di pianto.

- No. - si strinse nelle spalle Frank, - Infatti. -

- Ehi? - si voltò a guardarli Ray, dal suo divano, col telecomando stretto in pugno, - I cereaaali. - chiamò quindi, del tutto ignaro di quanto inopportuno fosse chiedere dei cereali mentre Frank stava più o meno piangendo.

- I cereali. - ripeté Frank scuotendo la testa e infilando una mano nel sacchetto per tirare fuori una scatola. E rise pure perchè dai cazzo, come si fa ad essere così infantili?, - Tieni i tuoi cazzo di cereali, Raymond. - scandì per bene, tirandoglieli in piena faccia.

- Grazie! - ringraziò allegramente, ancora troppo preso dai cereali per capire la situazione di Frank. Meglio così.

- Dov'è il latte in tutto ciò? - chiese Bob.

- Vi ho preso quello parzialmente scremato, quello di soia lasciatelo a... F-frank. - borbottò Gerard.

Frank si morse con forza un labbro, cercando di non lasciarsi andare in lacrime. Sarebbe stato davvero troppo imbarazzante, sopratutto perchè Ray e Bob pensavano che fra lui e Gerard continuassero ad esserci scopate spensierate, non puttane saltate fuori dal nulla, gelosie e imminenti rotture di rapporti. Distolse lo sguardo da Gerard, deciso a ignorarlo per quella decina di secondi necessari a rifar asciugare gli occhi e liberarli dalle lacrime, e fu lì che si accorse della bocca spalancata di Mikey e del suo incredulo entusiasmo. L'ultima volta che l'aveva visto così felice era stato quando era riuscito a far partire il suo primo videogioco piratato. O quando la prostituta coreana era scesa dalla macchina e si era rivestita.

- Ti ha preso il latte senza lattosio? - sussurrò Mikey, estasiato.

- Lo ha fatto. - confermò Frank con un lieve sospiro tremante che per qualche pervertita ragione gli ricordò i sospiri di Gerard quando erano vicini all'or...

- Ehi, che succede? - insistette Ray.

Frank avvampò solo per aver pensato a Gerard coinvolto in certe cose: - No, nulla. -

- Mikey ci sta provando? - chiese con un sorrisone.

- Mikey ci prova sempre. - convenne Frank, azzardando un sorriso che in quel momento non era capace di fare. Abbassò lo sguardo per nascondere il fallimento e finse di interessarsi alle suole delle sue Converse finché gli altri non cominciarono a conversare animatamente sulla scelta del primo film di Tim Burton da vedere per la maratona della serata.

Risollevò il capo e incontrò gli occhi di Gerard fissi su di lui, immobili in mezzo al piacevole casino che creavano Ray, Mikey e Bob. Frank non sapeva cosa volessero dirgli.

- Ehi, andiamo a sederci? - chiese Mikey, esitante.

Gli occhi di Frank si separarono dolorosamente dalla piacevole vista che era Gerard e si bloccarono di colpo su quelli di Mikey: - Uh? -

- Il divano. Andiamo a sederci dagli altri? - chiarì il piccolo Way, con un mezzo sorriso. Era così diverso dal fratello.

- Ah. Mh-sì, certo. -

Dato che Frank non ci sarebbe mai arrivato, prese Mikey le ciotole di plastica dal tavolo (delle quali avevano una scorta a vita a causa del loro frequente consumo di cereali) e le distribuì a tutti. Frank andò a sedersi accanto a Gerard, l'unico posto libero rimasto dato che Mikey si era affrettato a occupare l'altro fra Bob e Ray. Si passarono i cartoni di latte, e Frank a malapena riuscì a versare nella sua ciotola il latte di soia, da quanto tremava. Vaffanculo, era solo del latte. Senza lattosio. Procuratogli da Gerard. Perchè si era ricordato che Frank era intollerante al lattosio. Possibile che una stronzata del genere diventasse così emotivamente difficile da sopportare per Frank?

- Avete preso i cereali rosa e azzurri! - esclamò felice Mikey.

- Sono così virili, non trovi? - commentò Frank con un mezzo sorriso, deciso a distrarsi da tutto ciò che c'era di brutto al mondo.

- Oh, ma gioia! - scrollò una mano Mikey, imitando alla perfezione una trans qualunque.

Frank ridacchiò. Sì, si sforzò di farlo.

- Ehi, abbiamo deciso di iniziare con Nightmare Before Christmas, è okay? - domandò Bob, guardando Gerard e Frank.

- E' il mio preferito. - si strinse nelle spalle Frank, con lievi accenni di commozione ovunque.

- Lo so. - gli sorrise Bob, - Gerard, tutto okay? -

- Sì, va bene. - disse il moro, rigirando i cereali nel latte.

Frank gli lanciò un'occhiata e sbuffò. Se davvero intendeva far finta che andasse tutto bene, che si impegnasse almeno ad essere credibile. Lasciò perdere anche quello e si versò un po' di cereali nella ciotola e prese a mangiarli come un forsennato prima che assorbissero troppo latte e diventassero schifosamente molli. In ogni caso, tutte le sue attenzioni erano attirate da Gerard, qualsiasi cosa facesse.

Mentre mandava giù automaticamente i cereali, Frank si accorse che si sentiva disperato. E non avevano nemmeno incominciato a starsene davvero “separati”. Era consapevole che ormai, per la maggior parte, il danno era già stato fatto, e più di perdersi nei rimorsi non riuscì a trovare modi di risolvere il tutto mantenendo una certa dignità.

Si divorò quattro ciotole di cereali, Gerard due scarse. Faceva un po' schifo ingozzarsi di cerali a l'una di mattina ma ehi, era Frank. Frank era in grado di fare colazione con la pizza.

Sazio, lasciò il piatto di plastica sul tavolino e si strinse le ginocchia al petto, quasi pronto a dormire. Sapeva che non si erano trovati per dormire in cinque in un divano troppo piccolo anche solo per tre persone, e gli dispiaceva, in tutta onestà, snobbare così il suo film preferito, ma era totalmente distrutto.
Solo quelle quattro parole riuscirono a dargli la forza di tenersi sveglio.

- Ragazzi, apriamo le birre. - . Era un po' che Mikey non diceva una cosa così sensata, ma Frank preferì non farglielo notare.

Versi di approvazione si levarono dal divano mentre Mikey andava a prendere le birre che aveva opportunamente messo in frigo. Nessun altro ci sarebbe mai arrivato se non lui.

- Gee, vuoi anche tu? - domandò Mikey, chinato con la testa praticamente dentro il frigo. Da quando Gerard era uscito dal centro di riabilitazione, Mikey non aveva mai smesso davvero di preoccuparsi per lui e preferiva chiedere prima di rifilargli bottiglie di birra a caso. Per gli altri, la cautela nel far girare alcolici in presenza di Gerard era durata qualche mese, a distanza di anni, invece, Mikey continuava ad esserne dolcemente ossessionato.

- Sì. - rispose il fratello maggiore, con gli occhi fissi al televisore, troppo immobili per seguire quello che stava accadendo nel film.

Frank sperò davvero che si ubriacasse quella sera. E sapeva di essere la persona più brutta del mondo per pensare una cosa simile, ma lo voleva smarrito e disinibito. Lo voleva.

- Frankie? -

Si voltò e prese la bottiglia che Mikey gli stava porgendo: - Grazie. - . Si servì dell'apribottiglie che gli passò Bob e la stappò per poi passarlo a Gerard, fissandolo perchè tanto sapeva che non avrebbe mai alzato lo sguardo. Invece lo fece, e le sue iridi verdi gli provocarono una dolorosa scossa allo stomaco.

Distolse lo sguardo in fretta, come se fosse stato sorpreso da un professore a fissare le mutandine di una studentessa, e si chiese successivamente perchè gli venissero in mente paragoni del genere.

“Ho bisogno di una birra.”, pensò, e fu la cosa più bella del mondo rendersi conto che ce l'aveva già fra le mani. Bevve vittorioso un lungo sorso, noncurante di quanto ci stesse male la birra amara col sapore dolciastro dei cereali che aveva ancora in bocca. Tracannò finché gli mancò il fiato e quando riposò il fondo della bottiglia alla sua coscia aveva quasi il fiatone. Mh, idiota.

Respirando confusamente da naso e bocca, guardò il televisore con gli occhi lucidi per le bollicine della birra. Di nascosto, controllò Gerard e si rese conto che stava bevendo la sua birra con estrema lentezza e che quindi non aveva intenzione di ubriacarsi.

Vaffanculo. Allora sarebbe stato Frank quello ubriaco.

- Amore? - chiamò di colpo, voltandosi a guardare famelico il povero Bob intento ad andare al cesso.

- Dimmi. - . Fu carino il fatto che si girò subito e rispose altrettanto velocemente nel sentirsi chiamare “amore”. Un po' gay, certo, ma tuttavia adorabile.

- Mi prendi una birra? -

- Ma ne hai già una. -

- Ne vorrei un'altra. -

Bob lo guardò di sottecchi e prese lentamente una birra dal frigo: - Tieni. -

- Grazie, Bob. -

- Ti amo. -

- Anch'io. - . Si guardarono seri per un po', poi Bob scoppiò a ridere e andò al bagno. Anche quello fu carino... a modo suo.

- Temo di aver perso la verginità. - cominciò a raccontare Mikey, a metà della sua prima birra.

Frank smise di prestargli attenzione, ma se ne pentì troppo tardi. Insomma, doveva essere stato un gran bel discorso quello di Mikey. Invece si perse a pensare, col fiume di pensieri meno coagulato per colpa dell'alcol.

Era stupido comportarsi così, ma, ora che ci pensava, non era pronto a lasciare andare Gerard. Cazzo, no che non lo era. Non lo era mai stato. E forse non aveva mai nemmeno pensato di lasciarlo sul serio, ma ormai si era comportato lasciandolo intendere ed era troppo tardi per bloccare il corso delle cose. Era troppo tardi per rimediare a quello che stava prendendo forma nella mente di Gerard. Probabilmente, Gerard aveva preso Frank sul serio ed era già pronto a farla finita. Frank non aveva giustificazioni.

E ora che i pensieri di Frank non erano più imbavagliati, era in grado di riconoscere la verità delle cose, senza filtri razionali posti solo per cercare di far suonar meglio le cose. Ma le cose suonavano malissimo, e Frank, da sobrio, detestava sentirle così male. Invece, da ubriaco, qualsiasi cosa gli passasse per la testa era valida.

La verità? Tutto quello che aveva cercato di fare dal giorno prima era metterlo alle strette, sperando di fargli scattare qualcosa dentro, sperando che la paura di lasciare Frank lo obbligasse a esternare i suoi sentimenti. Ma non aveva funzionato, e questo perchè Gerard non provava sentimenti rilevanti nei confronti di Frank. Frank non valeva abbastanza per Gerard perchè Gerard non aveva ancora fatto nulla di effettivo per farlo rimanere. Semplice e orribile.

Qualsiasi cosa succedesse, anche se partita con le migliori intenzioni, finiva per fottere sempre e solo Frank. Eppure Frank non ne era nemmeno stanco.

Insomma, sì, okay, era ubriaco, ma era anche dannatamente innamorato. E Cristo, aveva una birra in mano. E non aveva paura di berla tutta e poi vomitarla in bagno con accanto Gerard nei panni dell'infermierina sexy. Non ne aveva paura, cazzo. Non ne vedeva l'ora.

Era ancora abbastanza lucido da capire che era folle, ma cazzo quanto voleva essere accudito da Gerard.

Piccole forme di masochismo stavano prendendo piede nella piccola testolina di Frank Iero, e la stramaledetta colpa era di Gerard.

E forse saltava all'occhio mentre si tracannava a velocità ammirevole la terza birra, eppure Gerard non lo fermò. A Frank piaceva pensare che fossero entrambi silenziosamente consapevoli delle stesse conseguenze.

- C'è n'è un'altra? - domandò presuntuosamente Frank.

- Cazzo, Frank, no. - esclamò Bob, con gli occhi sgranati, - Ma quanta ne bevi? -

- Shhh. - lo zittì, chiudendo gli occhi. Si appoggiò allo schienale del divano e sollevò il mento, concentrandosi sul nulla. Ma sì, forse tre birre gli sarebbero bastate per sboccare. Già sentiva dei deboli sforzi di vomito. Riaprì gli occhi e li posò sul viso di Gerard. Seriamente, era ancora più bello. A inizio serata non era così avvenente, doveva essergli successo qualcosa. Secondo dopo secondo, le cose di Gerard che lo affascinavano aumentavano a dismisura. Oh, quanto lo rivoleva.

Stupido Frank.

Si sentì ridicolo. Poi sentì qualcos'altro. La gola contrarsi e il vomito che la risaliva. “Cazzo, sì”, pensò sollevato. No, non era masochismo. Era amore.

Scavalcò lo schienale come Mikey il giorno prima e scattò al bagno, sperando con tutto il cuore e ancora di più che Gerard venisse in soccorso da solo.

- Frank? - lo chiamò Mikey.

Sul lavandino, con le labbra socchiuse e gli occhi colmi di lacrime come sempre quando gli veniva da vomitare, rimaste in ascolto, in attesa del “Ci penso io” sommesso di Gerard che però non giunse mai alle sue orecchie. Perfetto, si era sbronzato per il cazzo, quella sera avrebbe fatto figure di merda per il cazzo e la mattina dopo si sarebbe beccato i postumi per il cazzo. Era stato tutto davvero molto utile.

Incazzato nero, quasi dimenticò che gli veniva da vomitare, poi gli si spalancò istintivamente la bocca mentre sentiva la gola contorcersi irrazionalmente. “Che schifo”, fu l'unica cosa a cui riuscì a pensare.

Poi la sua sensibilissima coda dell'occhio rilevò il ragazzo dai capelli neri entrare nel bagno e il suo cuore fremette debolmente. Ingenuamente, non pensò nemmeno per un istante che dietro di lui sarebbero potuti esserci tutti gli altri in preda alla preoccupazione. Ad ogni modo, gli andò terribilmente bene perchè Gerard era solo. Forse, gli altri furono abbastanza svegli da capire che Frank voleva solo Gerard in bagno con lui.

- Frank. - disse Gerard. Disse solo questo, come se fosse un insulto.

“Sei proprio un Frank.” si rimproverò mentalmente Frank, e quasi rise.

Gerard si avvicinò, si fermò alle sue spalle e gli posò le mani sui fianchi: - Stai male? -

- Sì. -

- Anche fisicamente? -

Frank si fermò un istante a pensare, e cazzo se si rese conto che Gerard aveva capito le sue intenzioni. Arrossì, smarrito e umiliato per essersi sentito dare del malato mentale.

- Sei un idiota. - continuò Gerard.

Con qualche istante di ritardo, Frank si voltò a guardarlo, con una mezza idea riguardo come pararsi il culo e con quale intonazione, ma Gerard annullò ogni suo piano baciandolo.

Nel sentire le labbra familiari di Gerard contro le sue gli si spezzò il cuore più di quanto avesse immaginato prima quando sul divano aveva progettato minuziosamente la sua sbronza, da bravo coglione.

Per quanto stupidi, patetici e imbarazzanti fossero stati i suoi piani, forse stavano funzionando. Se non altro, poteva stringere Gerard fra le braccia. Era già qualcosa.

Con la lingua impegnata e il cervello direttamente connesso ad essa, per un istante scambiò i conati di vomito per strane forme di amore alternative all'orgasmo, poi riconnesse un paio di pensieri e capì che beh, stava per sboccare dritto in gola al ragazzo che amava. Idiota.

Separò il viso dal suo, gli tappò con la mano la bocca per rendere chiaro che non doveva baciarlo più e poi si voltò di novanta gradi giusto in tempo per vomitare per l'ennesima volta di fronte a Gerard. E meno male che era Gerard l'alcolizzato.

Mentre i dolori alla gola gli risvegliavano i ricordi dell'ultima volta che aveva vomitato di fronte a lui, pensò che in fondo sbagliava a pensare che Gerard non c'era mai stato per lui. Non poteva trattarsi solo di coincidenze. Pensò che a volte l'unico modo per attirare la sua attenzione era soffrire apertamente. Pensò che non era giusto.

Gerard accese il getto d'acqua mentre Frank sputava ancora, disgustato da come avesse interrotto il loro bacio per la sua cazzo di sbronza inconcludente.

Rimase a fissare il lavandino che si stava ripulendo dallo schifo, col saporaccio amaro di merda varia iniettato nella lingua. Che schifo. E la parte peggiore era che Frank aveva bevuto apposta per questo.

Gerard lo abbracciò da dietro in modo di lasciarlo al suo bel lavandino-racatta-vomito e gli baciò ripetutamente la schiena, la scapola destra e poi la nuca. Mh, la nuca. Quella sua cazzo di teoria era vera.

Col respiro immobilizzato, Frank si concentrò sulla luminosità del lavandino di nuovo bianco, deciso a tenere i pensieri a un livello positivo e rilassato nonostante avesse il pacco di Gerard contro il culo, l'amichetto sovraeccitato e i brividi per i suoi baci.

- Gerard, io davvero... -

- Mh? -

- Non so. - farfugliò.

Gerard gli baciò due volte la guancia e andò a sedersi sul bordo della vasca da bagno.

Con la pelle d'oca, Frank si lavò ripetutamente il viso e si sciacquò ripetutamente la bocca nonostante a starsene chinato il mal di testa non faceva altro che aumentare.

Qualcosa come al ventesimo risciacquo, si fermò ad assaporarsi da solo, fissando concentrato il suo viso allo specchio. La decenza era quasi tornata.

Risciacquò un altro paio di volte e poi si asciugò il viso con il primo asciugamano che trovò. Rimase col viso affondato fra il profumo di ammorbidente preparandosi spiritualmente a quello che sarebbe successo dopo, ipotizzando distrattamente e in velocità ipotetiche situazioni e modi di risolverle. Poi lasciò l'asciugamano da qualche parte, forse lo buttò sulla tazza del water, non gli interessò molto. Guardò Gerard aspettando che fosse lui a suggerirgli che fare e Gerard gli fece cenno di avvicinarsi.

Gerard gli prese la mano destra e per una volta le dita di Frank erano più fredde delle sue. Sembrava gli volesse chiedere di sposarlo dato che essendo seduto se ne stava più in basso, poi però obbligò anche Frank a inginocchiarsi. Ora, sembrava più che volesse essere spompinato. Era buffo come i gradi di romanticismo fra loro due mutassero così velocemente.

Gli mollò la mano e prese il viso di Frank con entrambe le mani, alzandolo fino al suo per baciarlo.

Ce ne voleva per baciare uno che aveva appena vomitato.

Con le mani gelide ma ferme Frank gli prese le ginocchia e gli allargò le gambe per avvicinarsi e riuscire a percorrergli la schiena e baciarlo con più facilità. Infilò le dita sotto la maglietta di Gerard e si arrampicò lungo la sua schiena, graffiandogliela nel tentativo di portarselo più vicino.

Gerard lo spinse via.

Frank detestava essere rifiutato, gli spezzava proprio il cuore. Sentendosi una puttana che aveva osato troppo, continuò a guardare smarrito Gerard, le sue pupille dilatate, e capì.

Gerard si alzò in piedi e nel farlo spinse Frank contro il muro alle sue spalle.

Frank si sfilò la maglietta ancor prima di rendersi conto di avercelo già duro e Gerard spinse una mano contro la patta dei jeans di Frank, mordendogli una guancia.

Frank chiuse gli occhi e appoggiò il capo al muro sentendosi le costole nude piacevolmente strette contro il tessuto morbido e caldo della felpa di Gerard.

Gerard si inginocchiò di fronte a lui, baciandogli il petto e la pancia man mano che scendeva. Col petto che si sollevava esageratamente ad ogni singolo respiro, attese ascoltando il rumore dei bottoni, la cerniera che si abbassava, le mani di Gerard che tiravano giù violentemente i jeans dai suoi fianchi.

Arcuò la schiena verso l'esterno, spingendosi contro il viso di Gerard.

Non riusciva a vedergli il viso, ma conoscendolo, nonostante tutto, doveva aver sorriso.

Gerard andò di fretta ma trovò il tempo di dispensargli altri baci in giro. Gerard ne trovava sempre il tempo.

Frank si tappò con una mano la bocca quando capì che le sue labbra non sarebbero riuscite a tenersi serrate con la sola forza di volontà, e soffocò il gemito facendolo apparire quasi un lamento presuntuoso o insomma qualcosa di molto lontano rispetto a quello che era in realtà.

- No, tesoro, dai... - borbottò contrariato Gerard, sollevandosi appena per prenderlo per i polsi e riabbassargli le mani. Voleva ascoltarlo.

Frank abbassò il capo per guardarlo e gli occhi di Gerard lo fissarono da sotto i ciuffi neri che gli erano ricaduti sul viso nel mentre.

Gerard gli baciò le dita della mano che stringeva ancora, e il palmo, e risalì con le labbra il suo polso per poi spostarsi sui suoi fianchi e risalire fino a posarsi sulle prime costole.

Frank si abbassò di colpo smettendo semplicemente di reggersi con le ginocchia e si accucciò di fronte a lui, con la schiena curva ancora contro il muro.

Gerard appoggiò i palmi sul pavimento fra le gambe di Frank e si allungò fino a sfiorargli le labbra.

Frank lo baciò, strofinando ingiustificatamente i polpastrelli sulla cute dietro il suo orecchio. Aveva un debole per i suoi capelli.

Gerard sfuggì abilmente alle sue labbra e premette il naso contro il suo collo, baciandogli la clavicola.

Conosceva perfettamente quello che piaceva a Frank.

Strofinandogli le labbra lungo il collo, Gerard tornò a guardarlo. Dritto negli occhi.

- Sta sera mi fermo a dormire da Mikey? - chiese. Erano domande delicate, non andavano fatte quando Frank era in tiro. Era scorretto.

- No, dormi con me. - . Lo spinse indietro e gli si sedette a gambe divaricate sulla pancia intrappolandolo definitivamente a terra. Si abbassò e gli si avvicinò alla guancia con confusi propositi al riguardo. Finì per leccargliela avidamente. La sua pelle era così morbida e quasi profumata da sembrargli commestibile, a volte. E Cristo cos'altro gli avrebbe leccato se la porta non si fosse spalancata e Mikey non fosse corso con le mani alla bocca al cesso per vomitarci dentro.

Frank smise di colpo di fare quello che stava facendo e arrossendo istantaneamente, guardò Gerard senza sapere come agire.

Gerard gli accarezzò un fianco e lo fece scendere delicatamente dai suoi jeans. Non appena Frank lo liberò dal suo peso, Gerard si alzò agilmente a andò direttamente da Mikey, lasciando Frank nudo e accovacciato a terra.

Con un sospiro, Frank si rimise i boxer giusto in tempo prima che arrivassero Ray e Bob.

- Cosa stavate... no, non voglio sapere. - scosse la testa Ray, ridendo. Frank adorava Ray per prendere tutto con tale... leggerezza e allegria.

Frank si infilò i pantaloni per mettersi a pari con Gerard come vestiario e si voltò a guardarlo, come faceva sempre per il novantanove percento del tempo. Aveva una mano fra le scapole di Mikey e cercava di tranquillizzarlo mentre il fratellino minore continuava a vomitare. Frank non aveva mai visto una scena più dolce.

Pensò che era la seconda volta in poco più di trenta minuti che Gerard vedeva qualcuno sboccare, non doveva essere stata una gran serata per lui.

Ray e Bob si affrettarono ad andare da Mikey a loro volta.

- Gee, riabbottonati i jeans e metti a dormire il bambino, per favore. - ridacchiò sotto i baffi Ray, dando pacche distratte alla schiena di Mikey.

- Eh? - domandò senza capire Gerard.

Ray gli lanciò un'occhiata alle parti basse e Gerard spalancò gli occhi, ma non arrossì. Non era quel tipo di persona.

Si abbottonò i jeans, lanciò un'occhiata veloce a Frank e poi tornò a dedicarsi al fratellino.

Già che c'era, Frank s'infilò la felpa e si sedette sulla vasca nell'attesa che Mikey tornasse a stare bene. Tre infermiere bastavano.

- Quante birre? - chiese dalla vasca.

- Birre? Ma quali birre, si è ingozzato di cereali e latte. - scosse la testa Bob, sghignazzando insieme a Frank.

Fra i vari conati di vomito, a Frank parve di sentire un “vaffanculo”, ci avrebbe giurato. Scivolò dentro la vasca da bagno col sedere e rimase con i polpacci appoggiati al bordo e le Converse a mezz'aria con le punte verso l'interno da bravo emo incompreso che era. Si appoggiò con la testa alle piastrelle e chiuse gli occhi, stanco, con la voglia di dormire. Che poi, non pensava si stesse così comodi in una vasca da bagno. Pensò subito a Gerard e si rincuorò nel pensare che sarebbe stato comunque difficile scoparci dentro. E no, non sapeva perchè pensava solo a scopare, scopare e scopare e perchè prima per poco non era diventato lui quello attivo. Si stava trasformando in un licantropo, forse, o semplicemente in un ninfomane, non sapeva. O magari... in un coniglio.

- Mh, gnam gnam, riesco a distinguere dei cereali lì in mezzo. - dichiarò Ray, sbirciando oltre la spalla di Mikey.

Mikey lo colpì con un piede al ginocchio, sputando ancora nel water.

Frank guardò la schiena ancora squisitamente nuda di Gerard. Così bianca, e liscia, e... Dio. Il suo culo. Tornò a chiudere gli occhi, deciso che era meglio non guardare.

- Va' meglio? - lo sentì chiedere. Parlava a Mikey.

Mikey tossì e basta, poi borbottò un “cazzo, no”, e il rubinetto dell'acqua si accese, pronto a risciacquare un altro volto di un bulimico occasionale. Che vita di merda che avevano i lavandini.

- E tu come stai? - La voce improvvisamente vicina lo fece sobbalzare e aprire gli occhi. Osservò il viso di Gerard di fronte al suo, il suo lieve sorriso, e si lasciò baciare.

Gerard si sedette nella vasca accanto a Frank, nella stessa posizione del chitarrista, con l'unica differenza che si voltò ad abbracciargli i fianchi accoccolandosi sul suo petto.

- Va' meglio. - rispose, passando un braccio dietro il suo collo per cingergli almeno le spalle.

- Mh, la vasca è fredda. - mormorò, separando con una smorfia la schiena nuda dalla parete della vasca da bagno.

- Ti scaldo io, vieni qui. -

Gerard gli baciò il collo e si riappoggiò con la guancia al suo petto, lasciandosi stringere.

Ray e Bob si sistemarono accanto a loro nella vasca da bagno, dalla parte di Frank perchè da quella di Gerard non c'era abbastanza spazio, guardando con sorrisetti psicopatici l'abbraccio dei due piccioncini della situazione. Si appoggiarono anche loro con i piedi oltre il bordo della vasca, calciandosi a vicenda per guadagnare più spazio, ridendo, sembrando bambini.

Dopo qualche minuto, Mikey spense il getto dell'acqua, prese un asciugamano pulito dal cassetto e se ne servì per asciugarsi il viso. Lo lasciò nella cesta bianca della roba sporca lì accanto e raggiunse i suoi amici, pretendendo il posto accanto a Frank.

- La prossima volta mi farò solo quattro ciotole di cereali. Cinque erano un pelino troppo. - tirò un sospiro.

- Un pelino? Hai vomitato metà confezione di cereali, figlio di puttana. -

Mikey rivolse un sorriso a Ray e infilò le gambe magre accavallate fra quelle di Frank e Ray con un altro sospiro. Si voltò a guardare Gerard ancora appoggiato a Frank e probabilmente già addormentato e gli scompigliò i capelli. Si avvicinò all'orecchio di Frank.

- Ti ama. - bisbigliò, e poi tornò a ridere delle prese in giro di Ray, e continuarono fra futili parole, buffe risate e vergognosi rutti a volersi bene in cinque in una vasca da bagno. Per altre due ore sfigate. Oh, Frank adorava le loro serate sfigate. Partite con qualche presupposto carino, finite sempre uguali, in maniera stupida, con qualche birra di troppo e in via eccezionalmente sfigata qualche ciotola di cereali di troppo. Eppure finivano per divertirsi, sempre. Iniziavano la serata incazzati e la finivano in una vasca da bagno abbracciati, con le gambe incastrate le une fra le altre, a prendersi in giro. Era sempre così. Quelle serate sfigate creavano miracoli.

Oh, Frank non voleva bene ai suoi amici. Li amava.

 

Non appena Gerard aprì la porta Frank si fiondò a letto e ci si buttò sopra a peso morto, con le scarpe, i jeans e tutto il resto.

- Non capisco l'utilità di stare svegli fino alle quattro e mezza di mattina imbucati in cinque in una vasca da bagno per ascoltare i patetici sogni di Mikey. E grazie a Dio si ricordava solo quelli dell'ultimo mese. - sospirò Gerard.

Frank sentì la porta chiudersi: - Quello con il tucano era molto carino, non puoi negarlo. -

- Mi sa che stavo dormendo mentre lo raccontava. - si strinse nelle spalle Gerard.

Frank si girò a pancia in su e si sollevò sui gomiti: - Il tucano che non moriva mai. - spiegò serio.

Gerard gli rivolse uno sguardo interrogativo: - Cioè? -

- Spegni la luce. - mormorò Frank.

Gerard lo guardò, immobile, poi sollevò una mano e la fece strisciare lungo il muro finché trovò l'interruttore. La spense. Calò un buio pesto. Manco Frank gli dovesse raccontare una storia dell'orrore. Che poi, onestamente, il tucano non aveva una vera e propria storia. Era immortale e basta.

Delle mani afferrarono le scarpe di Frank all'altezza delle caviglie, spaventandolo. Sfilarono le Converse e le lasciarono cadere a terra noncuranti. Delle labbra baciarono le sue. Le labbra di Gerard, morbide e calde.

Gli sfilò la felpa. Gli sbottonò i jeans, abbassò la cerniera. Poi si appoggiò con la schiena al materasso, distendendosi sopra le coperte. Sentì la pressione delle ginocchia di Gerard ai lati dei suoi fianchi, poi lo sentì appoggiarsi al suo bacino.

Frank si sfilò la maglietta da solo, senza sapere ancora a che distanza fosse il viso di Gerard dal suo. Eccitandosi perchè non lo sapeva.

- Frank, raccontami del tucano. - . Era da qualche parte alla sinistra del suo viso.

- Verniciava muri di rosa. - . Sentiva il suo profumo, il calore delle sue cosce. La storia del tucano se la stava inventando, naturalmente.

- Si dice dipingere, non verniciare. -

- Scopami e basta. -

- Continua a parlarmene. - . Gli leccò il collo fino ad arrivare ai capelli, poi tornò più in basso e tornò a leccarlo rapidamente.

- Del sesso? - chiese Frank.

- Del tucano. -

Frank cercò di spingere il bacino di Gerard più vicino al suo viso, ma si accorse che non ci sarebbe riuscito. Lo spinse a lato e lo sbatté al materasso sovrastandolo: - Non voglio parlarne. Ho fame. -

- Di cosa? -

Frank si appoggiò alle sue cosce, e si accorse che mentre era ancora sollevato, Gerard si era già tolto i pantaloni. Avrebbe voluto contatto diretto con la sua pelle, ma poté solo accarezzarle con le mani: - Di uccelli. -

Gerard rise: - Dio. Questa era sporca. -

Frank sorrise e le dita fredde di Gerard gli accarezzarono le labbra. Frank le baciò ripetutamente mentre gli abbassava un po' i boxer.

Con l'altra mano, Gerard gli sfiorò la pelle nuda della pancia facendogli venire la pelle d'oca. Accarezzò il rigonfiamento dei boxer di Frank e si lasciò baciare il palmo della stessa mano.

- Come ho fatto diciannove anni senza di te? - sussurrò contro la sua pelle Frank, con il cuore troppo coinvolto da quella frase.

- Probabilmente eri asessuato. -

Frank sorrise di nuovo e Gerard gli accarezzò i capelli, trovandoli con così tanta facilità nonostante fossero al buio : - Pensi di essere stato la mia prima scopata? -

- So per certo di essere stato la tua prima vera scopata. -

Frank si abbassò sul suo bacino e viziò Gerard per bene, facendolo miagolare e sospirare a volte così forte che Frank pensava gli stesse facendo male e com'era ovvio per una checca, si spaventava e si preoccupava.

Frank dovette inghiottire tutto per non sporcare le coperte. A dire il vero, gli faceva un po' schifo mandare giù certe cose, ma Gerard gliel'aveva ordinato (gemendo, poi, chi diamine avrebbe mai contrariato un gemito di Gerard Way?) e l'alternativa era morire sterile. Gerard non aveva mai attaccato i genitali di Frank con cattive intenzioni, ma Frank era convinto che passi falsi in certe circostanze sarebbero potuti risultare fatali per le sue palle, quindi obbedì da brava puttana.

Sentendosi lo stomaco contrariato per quello che avrebbe dovuto digerire, tornò a distendersi sulle coperte mentre Gerard esprimeva ancora la sua approvazione con qualche versetto intonato e rozzo al tempo stesso. Di quelli che se andavano scritti necessitavano decine di “h”.

- Frank. -

Ascoltò le sue mani scivolare sulle coperte, immobile, in attesa che incontrassero il suo corpo. Gli arrivarono giuste giuste al culo, poi risalirono accarezzandogli la schiena e infine si fermarono sui suoi capelli. Gerard lo baciò, mentre Frank non ci capiva ancora un cazzo perchè c'era quel buio assurdamente nero.

- Hai l'alito che sa di sesso. - sussurrò.

“Sempre meglio delle uova marce.” constatò mentalmente Frank, rieccitandosi in ogni caso. Lo baciò di nuovo poi gli lasciò il viso e Gerard si separò da lui, andando a finire da qualche parte sul materasso.

Frank si infilò sotto le coperte e sentì Gerard fare lo stesso subito dopo con versi di sforzo e stanchezza. Era tutto un po' freddo considerando che Frank gliel'aveva appena ciucciato ma ehi, era Gerard Way, non si poteva pretendere più di tanto a livello sentimentale da lui.

Frank rimase fermo dov'era. Con gli occhi che stentavano a tenersi aperti ma coi battiti cardiaci che gli avrebbero impedito di dormire comunque, si trascinò sulle coperte, lentamente, per evitare di buttare giù dal letto Gerard dato che non aveva idea di dove fosse. Per un'istante, la gelida sensazione che fosse totalmente solo in quel letto gli corse sulla schiena, ma il suo gomito urtò qualcosa. Trasalì spaventato, come se non fosse stato lui ad essere andato in cerca di Gerard e gli fosse semplicemente piombato addosso dal nulla.

- Ehi. - sentì il sussurro di Gerard. O forse se l'era immaginato e basta.

Con un sospiro tremante, lo cinse con le braccia e se lo strinse vicino: - Non ti piaccio più? - mormorò Frank, a bassa voce, per cercare di neutralizzare ogni espressività della voce. Ma era dannatamente evidente come si sentiva. Usato, ferito, in qualche modo rifiutato. Ed era brutto non potergli chiedere se non lo amava più, perchè almeno nella domanda ci sarebbe stato lo spettro di un passato felice. Loro non avevano mai avuto l'amore, eppure, in qualche modo, erano stati bene insieme comunque.

- Mi sei sempre piaciuto. Da ogni punto di vista. -

- Allora perchè cerchi un'altra ragazza? - . Un'altra ragazza. Come se anche Frank lo fosse. Almeno Gerard non l'aveva notato col sonno che aveva, altrimenti avrebbe rovinato tutta la tragica serietà con una mega battuta smerdante.

- Io non sono alla ricerca di niente... - sbuffò Gerard.

Rimasero entrambi in silenzio, poi Gerard si girò appena con le spalle e la sua voce divenne subito profonda, ferma e sveglia.

- Frank, pensi davvero che mi farei problemi a dirtelo? -

Frank continuò a rimanere in silenzio.

Un po' di trambusto fra le coperte, poi Gerard riuscì a raggiungere la lampada sul comodino e Frank poté riguardargli il viso dopo minuti di pseudo sesso al buio.

A parte il fatto che era perfetto, e stupendo, e scopabile, c'era anche da dire che faceva dolcezza vederlo assonnato, pallido, con gli occhi che stentavano a tenersi aprirsi e i capelli devastati dagli artigli di Frank.

- Eh? - chiese Frank, arrossendo Dio solo sa perché. Perché lo amava e arrossiva in ogni caso, ecco perché. Non serviva la sapienza divina per capirlo.

- Lasciati guardare. - “se non ti addormenti prima.”, pensò Frank,- Non darti più della ragazza... tu sei il mio piccolo uomo, okay? - . Allora lo aveva notato.

Frank ridacchiò abbassando lo sguardo.

Gerard gli sfiorò una guancia e gli baciò l'altra: - E' okay? -

Frank gli baciò le labbra e si appoggiò con la testa al cuscino, continuando a osservarlo solo con la coda dell'occhio: - Immagino di sì. -

Gerard sospirò a si appoggiò con la testa al cuscino anche lui, voltato verso Frank: - Ho temuto di perderti, oggi. -

Frank rimase zitto per un po', poi chiese: - Mentalmente? -

- Dai, dico seriamente. -

- Lo sai come sono fatto. -, perchè sarebbe suonato male dirgli direttamente che era un povero bastardo privo di coraggio.

- Immagino che un giorno potrei perderti davvero, non è così? -

Si guardarono negli occhi. Pensando a cose diverse, o forse alle stesse.

- Non lo so. -

 

Col naso di Gerard schiacciato contro la spalla e le dita che reggevano la sigaretta un po' infreddolite, guardò Mikey togliere l'ennesimo mirtillo dal muffin con la stessa espressione di chi si è ritrovato una merda in mano per nessuna fottuta ragione.

- Mikey, a furia di decimare il muffin ti ritroverai un cumolo di merda in mano e ti chiederai il senso della vita. - disse Frank, tremando un po' per il freddo ma con un gran sorriso.

- Li vuoi tu i mirtilli? Eh? Starbucks di merda... come si fa a non avere più muffin al cioccolato alle dieci e tredici di mattina? -

- Potevi inventarti una scusa e uscire con disinvoltura a mani vuote. -

- Scherzi? Il commesso indiano mi avrebbe fatto un culo così. -, Frank rise, - No, ma l'hai visto? Quello era un terrorista, o qualcosa... -

Frank rise più insistentemente e Gerard lo colpì violentemente al braccio.

- Piantala... di muoverti... - borbottò Gerard, con gli occhi chiusi, perlopiù addormentato.

- E' un rompipalle. - annuì fra sé e sé Mikey, lanciando via un altro mirtillo dal suo pollice con l'unghia dell'indice come se si trattasse di una caccola o qualcosa, - Sto per vomitare. Mirtilli di merda. - sillabò per bene, con le labbra strette in una smorfia contrariata.

Frank buttò a terra la sua sigaretta consumata soffiando via l'ultima boccata e circondò il collo di Gerard con un braccio, appoggiandosi col viso al suo capo.

Gerard farfugliò qualcosa di incomprensibile e corrugò la fronte con ulteriore serietà che sfiorava l'incazzato. Avevano dormito solo due ore e mezza, alla fine, e la mattina Mikey era dovuto andare nella loro stanza che “puzzava di merda, anzi, di sesso” per svegliarli perchè nessuno dei due aveva sentito la sveglia del cellulare. Inutile dire che da allora non avevano smesso di sbadigliare e Gerard di dormicchiare in qualunque superficie anche solo vagamente piana che gli capitava a tiro. Ora, sembrava aver optato per la spalla di Frank.

Nell'attesa che Ray, Bob e il manager tornassero dall'edicola dove dovevano prendere un giornale sul quale erano finiti in copertina e successivamente gasarsi, chiuse gli occhi pronto anche lui a dormire contro Gerard.

- Siete di una compagnia, guarda... - commentò Mikey, facendo ridere di nuovo Frank.

Gerard si scostò e Frank ebbe una paura fottuta che lo picchiasse o qualcosa del genere.

Gerard sollevò una mano e Frank pensò che non era da lui dare sberle, infatti la infilò fra i suoi capelli e lo baciò... come dire... appassionatamente.

Sconvolto, elettrizzato e un pelino felice, Frank gli infilò senza troppi giri di parole la lingua in bocca e Gerard socchiuse di più le labbra per accoglierla. Era incredibile come le loro lingue fossero calde in mezzo al freddo.

- Ribadisco: siete di grande compagnia, eh! - esclamò Mikey.

- Ehi, non avete idea, che figata! - fangirleggiò Ray, comparendo all'improvviso sventolando la loro stessa foto allegata come poster al giornale.

Frank e Gerard continuarono a baciarsi, pacati e non troppo interessati all'ennesimo articolo su di loro.

- Com'è che avete scoperto che siamo finiti nel giornale? - domandò Mikey, un po' diffidente, mangiucchiando quello che rimaneva del suo muffin.

- Ci ha chiamato Jimmy. A proposito, forse sta sera riescono a raggiungerci. -

Frank si scostò di colpo da Gerard per la fitta d'ansia allo stomaco.

Gerard lo guardò, inizialmente preoccupato: - Tutto bene? -

Frank lo guardò perplesso e Gerard capì e mise su il broncio. Fu più o meno da lì che le cose degenerarono.

- Non ti conviene davvero rovinarmi la giornata, Frank Iero, perchè non posso farci nulla al riguardo. - borbottò. Fu odioso.

- Non serve incazzarsi. -

- Non sono incazzato. -

- Ah, no? -

- Sì, sono incazzato, e sai perché? -

- Perchè ti amo? -, merda, non glielo doveva più dire.

- Perchè lo fai ossessivamente e non ti appartengo, cazzo. Anche se decidessi di spassarmela con chiunque altro, non dovresti nemmeno permetterti di farmelo pesare perchè è la mia vita. Non la tua. Tu non c'entri nulla. -

- Ragazzi... - balbettò Ray.

- Non è che magari stai cercando scuse per lasciarmi una volta per tutte? - continuò imperterrito Frank, corrugando le sopracciglia con gli occhi fissi su Gerard. Sembrava davvero che lo facesse apposta ad accanirsi su “piccolezze” simili.

- Non è che magari è quello che stai facendo te? -

Frank spalancò gli occhi, sorpreso ma in uguale quantità infuriato: - Stai scherzando? -

- Cerchi di farti lasciare così faccio sempre io la parte del cattivo. -

- Io non sto cercando di fare nulla, ma sei impazzito? - sbraitò Frank. “Io ti amo, come potrei volerti lasciare?”.

- Se mi amassi davvero ti importerebbe solo di me, non degli altri. -

- Che stai dicendo? -

- Che non dovrebbe importarti se ho un'altra o un altro, dovrebbe solo importarti di me. -

- E' ovvio che mi importa chi ti scopi, cazzo. E' fottutamente ovvio, non venirmi a dire ste stronzate. E non so nemmeno perchè ci tieni così tanto ad essere amato da me se dopo non fai nulla per apprezzarmi, veramente, Gerard, io... basta. -

- Basta cosa? Mi lasci? - sbraitò Gerard.

- Ragazzi, no! - intervennero in contemporanea il manager, Ray, Mikey e Bob.

- E' quello che speri, stronzo, non è così? - strillò di rimando Frank, provando per una delle poche volte in vita sua l'impulso di gonfiare di botte Gerard e la sua spregevole faccia da stronzo.

- Mi manda in bestia il fatto che tu ti ingelosisca di ogni singola persona, mi fa impazzire! -

- Ho i miei criteri per scegliere di chi ingelosirmi. - si difese Frank, mantenendo alta la cattiveria nella voce, ma non negli occhi. Non poteva - non riusciva ad odiare Gerard.

- Bene, allora siccome Lindsey è gnocca automaticamente diventa la mia puttana? -

- Quindi adesso Lindsey è gnocca? - tuonò Frank.

- Chi ti credi di essere per avermi tutto per te? - chiese invece Gerard. Quelle erano cattiverie. Cattiverie insensate, fra le altre cose, perchè davvero stava facendo discorsi illogici. Però quell'ultima domanda... quell'ultima domanda diceva tutto.

- Come puoi... -, la voce gli si ruppe lì e bloccò in gola, per cui Frank lasciò perdere la frase e accennò a tornare sul tourbus.

- Frank! - . Non capì subito chi era, per cui continuò a camminare innaturalmente lento fissando attraverso il velo di lacrime l'autobus, intravedendolo a malapena da quanto gli riempivano gli occhi. Poi riconobbe il timbro di voce del ragazzo che amava e si bloccò un attimo, mentre già se lo vedeva con le lacrime agli occhi, - Frank... - . Convinto del fatto che fosse lui, si voltò e lo vide peggio di quanto avesse immaginato.

- Non avrei... - scosso dai singhiozzi, si fermò e abbassò lo sguardo a terra, - Non capivo... -

Frank avrebbe voluto abbracciarlo, giusto per farlo smettere, che a volte, con le parole, non ci sapeva proprio fare; ma non riusciva: - Sei presuntuoso. -

- Sono innamorato. -

- Di chi? - . Era ovvio che Frank sperasse di sentire il suo nome, quasi già vedeva le labbra di Gerard mentre lo pronunciava, già vedeva le lacrime, l'abbraccio che gli avrebbe dato, e tutte le cose che negli anni passati non aveva avuto il coraggio di dirgli improvvisamente svelate, con naturalezza, con... amore?

Ma sopraggiunse lo spettro di Lindsey. Fastidioso, nell'angolino della scena trionfante che gli occupava la mente.

E poi ce n'era un altro, di spettro, ma era così piccolo e lontano che nemmeno ne riconosceva più le sembianze.

- Di Eliza. - . Lei.

Frank rimase a guardare Gerard, in silenzio, senza muoversi, privato dalla voglia di abbracciarlo.

- Come puoi pensare che io giri pagina così? Figurati se comincio a frequentare Lindsey, per chi mi hai preso? - chiese con le lacrime agli occhi Gerard.

Frank non riusciva più a credergli, ma i sensi di colpa c'erano. Perchè c'era in ogni caso la possibilità che non stesse inventando tutto di sana pianta e che Frank l'avesse reputato male, che magari gli avesse mancato di rispetto quando Gerard aveva bisogno di una parola dolce e se la parola dolce non c'era di un meritato silenzio. In effetti, con tutte le pene che Gerard aveva sofferto per colpa di Eliza, poteva risultare difficile superarle - superare lei, e forse un'altra ragazza era l'ultimo dei suoi pensieri.

- Ho sbagliato. - disse con un filo di voce Frank. Ora si sentiva in colpa. Totalmente. Al cento percento.

Gerard strinse le labbra per impedir loro di tremare, o così interpretò il gesto Frank, e si avvicinò di qualche passo che Frank a malapena notò. Gli prese la mano, quello lo notò subito.

Agganciò le dita di Frank con le sue e con davvero poca fatica riuscì a portarselo più vicino: - Mi prometti che ti metterai il cuore in pace? -

Frank esitò. Che cazzo di domanda era? Gerard aveva negli occhi emozioni che Frank non aveva mai visto e che lo spaventavano. Quella domanda non era vuota. Quella domanda era importante e Frank non sapeva nemmeno qual era la sua risposta. Non seppe se mentì o meno quando annuì. Annuì e basta, per porre fine alla discussione. Per far tirare un sospiro di sollievo al manager, Ray, Mikey e Bob, che avevano assistito alla scena più che da stalker, da bravi spettatori interessati.

L'ansia rimaneva, comunque. Grazie tante per le belle parole, ma il discorso non era servito a nulla. O insomma, in quel preciso istante, non riusciva a confortarlo in alcun modo. Magari in seguito avrebbe imparato a convivere anche con quei pensieri, magari se ne sarebbero andati da soli in silenzio, senza salutare.

Si accorse di stare ancora fissando Gerard, e ancora peggio, che Gerard non aveva smesso di osservarlo per un fottuto istante.

Avvampò e gli tremarono le dita, poi, con una scossa mentale, ma anche fisica, si ritrovò con le labbra contro le sue.

Dio, ma che stavano facendo? Perchè Gerard continuava a baciarlo nonostante a tratti addirittura lo detestasse per le sue gelosie? Perchè gli teneva addirittura la mano? Perchè non si era tolto la collana con la chiave da quando aveva rimesso il lucchetto al collo di Frank?

Frank non lo capiva. Mai.

 

Frank aveva già finito e guardava Gerard smanettare col cellulare su cose fuori o forse oltre la conoscenza di Frank. Indossava solo i boxer, in mezz'ora che erano entrati nel backstage si era solo svestito.

Con un sospiro, Frank si distese sul divanetto a dire il vero non troppo comodo e chiuse gli occhi nell'attesa che Gerard finisse o meglio cominciasse a prepararsi per il concerto. Non sapeva perchè non si staccava dal cellulare, e, ancora più strano, non se ne preoccupava.

Frank aprì gli occhi dopo qualche istante e lo vide chinato di fronte allo specchio che si passava le dita fra i capelli per sistemarli, ricorrendo a volte alla lacca, ma usandone meno di quanto Frank si aspettasse da una fighetta come lui. Ora che lo vedeva a debita distanza senza vestiti addosso (di solito le distanze erano troppo minime per avere un'idea complessiva del suo corpo), constatò che non era solo una sua impressione quella che Gerard non avesse ancora ripreso qualche chilo di quelli persi a causa dei postumi del suo travolgente amore etero fatto (a stronzo avviso di Frank) solo di eiaculazioni trattenute in stupidi preservativi.

Eppure, in tutta onestà, non sembrava stare male. O era sospetto il suo momentaneo stato pacifico, o era sospetta la scenata con tanto di pianti isterici del pomeriggio. O Frank era troppo sospettoso e assonnato.

Piegò le ginocchia perchè così stava più comodo e tornò a sonnecchiare, ascoltando i lievi rumori che produceva Gerard nella sua puntigliosa preparazione per il concerto della serata. Dopo un tempo indefinito, sentì le sue dita accarezzargli i capelli con leggerezza e aprì gli occhi.

- Sei stanco? -

Frank annuì, chiedendosi se il tono affettuoso di Gerard fosse tutta un'illusione.

- Mi dispiace tenerti sveglio tutto quel tempo per fare sesso. -

- A me no. - . Gli osservò i capelli sistemati alla perfezione, accorgendosi a malapena del suo sorriso. Si mise a sedere e prese il viso di Gerard fra le mani. Lo guidò al suo e gli baciò le labbra, con le dita affondate fra i capelli neri riempiti di lacca. Poi si alzò in piedi a dato che Gerard era ancora inginocchiato, rise.

- E ora succhia. - ordinò, indicandosi il pacco di fronte al viso di Gerard.

Gerard ci posò il palmo e strinse saldamente, senza però fargli male.

- Ah. - disse pateticamente Frank, sembrando più uno che aveva appena capito qualcosa che uno col pacco fra le mani di Gerard Way.

Gerard si alzò silenziosamente e senza togliere la mano premette le labbra su quelle di Frank finché riuscirono a baciarsi entrambi come si deve.

- Non vorresti fare sesso? -

Frank riaprì gli occhi e lo guardò arrossendo: - Ma, mh, n... -

- Sul tavolo... fra le mie cose... - . Strofinò la mano mantenendola comunque leggera e sfiorò con la punta del naso quello di Frank.

- Mh, non è che magari dopo... -

- Shhh. - . Prendendolo per i fianchi, lo spinse indietro finché Frank sentì il bordo della lastra di legno del tavolo contro il suo culo.

Gerard lo prese per le cosce e lo spinse sopra.

Frank si distese sul tavolo e qualcosa gli si conficcò sulla schiena: - Ah. - si lamentò, ridendo, aggrappandosi alle spalle di Gerard per tenersi al di sopra di tutti gli oggetti pericolosi che la sua schiena avrebbe potuto incontrare.

- Mi sa che è la spina del phon. - sorrise Gerard. Allungò un braccio e buttò a terra tutto quello che il suo avambraccio incontrò, poi sciolse le braccia di Frank dal suo collo per farlo di nuovo distendere.

- Avevi detto che l'avremmo fatto in mezzo alle tue cose. - obbiettò Frank, sorridendo.

- Dovevo pur convincerti con qualche stronzata. - . Prese il labbro inferiore di Frank fra le sue labbra e poi lo morse, mentre Frank sperava che non gli raccontasse stronzate anche quando non voleva sbatterselo su un tavolo a caso.

Gerard si rilassò stendendosi con più naturalezza sul corpo di Frank. Frank adorava sentire il suo peso.

Qualcosa vibrò da qualche parte.

- E' una cosa pervertita o solo un messaggio? - chiese Frank.

Gerard tirò fuori il cellulare dalla tasca. Fissò per un po' lo schermo, poi guardò Frank con un'occhiata insicura e si rimise semplicemente il cellulare in tasca.

- Che succede? -

- Niente. -

- Hai messo incinta qualcuno? -

Gerard sorrise: - No. - . Puntò i gomiti ai lati della testa di Frank e si abbassò a baciargli le labbra.

- Dai, chi era? - gli chiese Frank, accarezzandogli la schiena. Finì con le dita su una morbida curva che identificò come il suo sedere.

- Lindsey. - . Tuttavia, lo disse tranquillamente. Strinse le gambe di Frank attorno ai suoi fianchi e gli accarezzò le cosce, lentamente, con il naso fra i capelli di Frank che gli faceva solletico.

- Gee, sai che non me ne frega ma... -, Gerard si indietreggiò di poco e poi riavanzò trascinandosi con pesantezza sul rigonfiamento dei pantaloni di Frank. Frank esalò un sospiro tremante che si concluse in un rozzo gemito, quindi si fermò e ricominciò la frase da capo, - Cioè, mi interessa dannatamente, ma non lo do a vedere, perchè dopo ti innervosisce e... Davvero, me ne starei zitto se tu non avessi fissato in quel modo il cellulare, ma l'hai fatto... cioè, l'hai fissato in quel modo e Dio, non puoi immaginare cosa sto provando ora, a parte... a parte il fatto che ti stai trusciando, cioè, mi preoccupo. Mi preoccupa. Il messaggio. Io... -

- Frank. - gli disse all'orecchio. Sfilò l'iPhone dalla tasca, appoggiato col mento al suo petto picchiettò in giro il display con il pollice e poi gli mostrò il messaggio.

“Dove ci troviamo?”.

Gli venne una fitta d'ansia improvvisa, ma era ancora troppo presto forse per dire che il mondo gli stava crollando addosso.

- Come... cosa... - farfugliò, guardando smarrito Gerard. Che fottuto senso aveva mostrargli con tale nonchalance un messaggio del genere?

- Frank... - abbassò la voce, e Frank già sapeva che avrebbe cominciato con la predica, quella che Gerard non gli apparteneva, che Frank non poteva permettersi di ingelosirsi perchè non valeva nulla, che a nessuno importavano le sue scenate, - Intendeva tutto il gruppo. Qual è il problema? -

Frank lo fissò, immobile, e notò che gli aveva disfatto tutta l'acconciatura. Pazienza, tanto più tardi ci avrebbe pensato il sudore comunque: - Sicuro? -

Gerard inarcò un sopracciglio. Era infastidito: - Sì? -

- Allora perchè quando hai letto il messaggio eri teso come il mio pene in questo momento? -

Gerard abbassò lo sguardo soffocando un'improvvisa risata, poi rialzò lo sguardo: - Non ero teso. -

- Dai, ti conosco... Cioè, non so che cosa ti passi per la mente, però la tua faccia la conosco perchè la fisso quasi ventidue ore su ventiquattro e credimi, un po' ho capito le tue espressioni. -

- Ero teso per questo. Perchè non volevo che finisse così. -

- No, non ti credo. -, invece gli credeva, stupido figlio di puttana.

- Era ovvio che avresti frainteso, per quello stavo valutando di non dirtelo nemmeno. O di mentirti. Ma a quanto pare anche se cerco di essere sincero prendo merda quindi... -

- Non fare la vittima. -

- Non dirmi cosa devo fare. -

- Perchè sei così stronzo? Lo sai che ti credo. -

- Davvero? - mormorò.

- Sì. -

Gerard accennò un sorriso, abbassando lo sguardo segretamente soddisfatto.

- Come fai a non amarmi? - chiese in tono scherzoso Frank, sorridendo.

- Non so. - si strinse nelle spalle. Sfiorò con la punta fredda del naso quello più caldo di Frank, facendo sfiorare accidentalmente le loro labbra, poi lo baciò per l'ennesima volta ma forse più dolcemente del solito.

Non che andasse bene rinchiudersi nei camerini a fangirleggiarsi addosso invece di salire sul palco, però era estremamente importante per loro. Soprattutto in quei momenti quando venivano nominate ragazze che non sarebbero dovute c'entrare un cazzo.

 

Lasciò Gerard agli altri dopo il concerto, che tanto a quanto pare Lindsey e gli altri avevano avuto problemi coi trasporti e non riuscivano a raggiungerli. Disse a Gerard che lo aspettava nella stanza d'hotel, sbadigliandogli in faccia per fargli capire che seriamente intendeva dormire e poi scivolò fuori dalla nottata all'insegna dei videogiochi che Ray e Bob avevano messo su con tanta dedizione.

Per cui si ritirò nella stanza d'hotel, lasciò i vestiti accatastati sopra la valigia chiusa, si fece una doccia calda e andò a letto ansioso comunque. Senza conoscerne il vero motivo. Poteva anche andare essere preoccupato per lui e Gerard, ma tutta quell'ansia, che lo stava letteralmente demolendo, non aveva chiare spiegazioni. A parte che Frank raramente aveva spiegazioni per qualcosa che riguardasse quello che gli accadeva dentro, escludendo gli apparati digerenti e le cose strettamente fisiche.

Si svegliò nel bel mezzo della notte, con qualcosa di vicino alla tachicardia, perchè gli era scivolato il braccio nella parte del letto di Gerard e l'aveva trovata vuota. Non che se ne intendesse di ore quando aveva un sonno simile, però minimo tre ne erano passate da quando aveva portato il culo in hotel. Non capiva. Era improponibile e soprattutto vergognoso pensare che stessero giocando ai videogiochi alle quattro di mattina. Raramente facevano cose anche solo lontanamente simili a un after due giorni di fila. Non erano quel genere di persone da reggere così poche ore di sonno. Frank ne era sicuro, ormai sarebbe già dovuto essere tornato. Non capiva. La porta non l'aveva chiusa a chiave, e Gerard sapeva perfettamente la stanza in cui si trovava. Riguardò le coperte ancora intatte dalla parte di Gerard. Perchè gli faceva questo?

Prese il cellulare, accese la lampada del comodino e disteso sulla pancia con la faccia schiacciata contro il cuscino attese che Gerard rispondesse. E davvero, rispose così velocemente che Frank per un attimo pensò che fosse il suo cervello a pigliarlo per il culo.

- Frank. - . Sembrava decisamente sveglio. Forse, quei sfigati stavano davvero giocando ancora ai videogiochi.

Frank si alzò sui gomiti perchè non riusciva a parlare con la bocca contro il materasso. Il suo cuore ebbe un'accelerata incredibile quando sentì la voce di Gerard, comunque: - Dove sei? -

- Stanza 47, vieni qui? -

Frank si alzò a sedere, confuso, guardandosi intorno disperatamente come se servisse a qualcosa: - Che cazzo ci fai nella stanza 47? -

- Il manager si era confuso e le aveva prenotate separate e sai, mi ha scortato lui qui... pensavo non ti saresti svegliato, scusa. -

Frank guardò la valigia di Gerard accanto alla sua, con lo stomaco bloccato da far male: - Stanza 47? -

- Sì. - . Perchè non aveva trovato scuse migliori? Era Gerard Way, Cristo.

- Arrivo. - . Buttò giù, e guardò un'altra volta la valigia di Gerard con gli occhi inumiditi dal dolore. Perchè gli faceva questo? E glielo voleva chiedere davvero. Guardandolo dritto negli occhi.

Demolito più definitivamente ora che ne sapeva le ragioni, si vestì, si mise le scarpe, uscì dalla stanza e la chiuse automaticamente a chiave. Stanza 47. Probabilmente era al primo piano. Prese l'ascensore e perlustrò il corridoio due volte prima di trovare la stanza. Gerard glielo poteva almeno dire dove cazzo si trovasse. O i sensi di colpa finalmente riuscivano a confonderlo?

Trovò la porta aperta, si chiese se l'ultima mano che avesse toccato la maniglia fosse stata quella di Lindsey.

Gerard aveva solo la lampada del comodino accesa, e se ne stava a pancia in giù abbracciato al cuscino.

Frank si chiuse la porta alle spalle e guardò la stanza. Le coperte disfatte da entrambe le parti.

Gerard sollevò la testa e rivolse un'occhiata a Frank: - Ehi. - lo salutò. Era bellissimo, ma così figlio di puttana.

- Se non ci tieni a me, perchè continui a mentirmi? - domandò Frank. Incazzato. Con tutto il cuore.

- A che ti stai riferendo? - . Non si sprecò nemmeno di alzarsi a sedere.

- Racconti troppe stronzate e non te le ricordi? Beh, mi sto riferendo all'ultima. Quella di cinque minuti fa. O forse erano dieci, chi se ne frega. -

- Non so di cosa tu stia parlando. -

- Pensi che io sia stupido? Ti amo, ma non sono stupido. - , merda, si era promesso di non dirglielo, - Le tue valigie sono nella mia stanza, quella che sarebbe dovuta essere nostra, so benissimo che il manager non ha prenotato nessuna stanza in più. L'hai prenotata tu dopo. Ecco. Le tue belle stronzate. - . Stava già piangendo, pazienza.

Gerard si alzò a sedere e fissò per un po' le coperte senza parlare. Frank non pensava che il silenzio a un certo punto delle cose potesse suonare così stridulo, fastidioso, e doloroso.

- Sono riusciti a raggiungervi, giusto? Del resto, nulla ferma una troia arrapata coi codini. Probabilmente ha ammazzato autisti per riuscire ad arrivare sul tuo letto, sotto le tue coperte, a scoparti, mentre io stavo di là in ansia a chiedermi cosa cazzo non ci facessi tu ancora nel mio letto, a perdere tempo a immaginarvi ancora davanti ai videogiochi quando quello che avevi davanti in quel momento era solo uno schifoso paio di tette che nemmeno ti piace. - . Frank stava sputando tutto fuori, e se da un lato lo liberava, dall'altro rendeva tutto troppo chiaro. Era brutto sentire come suonavano le cose. Odiava come suonavano.

- Frank, scusa. -

- Per cosa? Non è colpa tua se non mi ami, se preferisci una bassista troia a un chitarrista troppo basso! -

- Non volevo farti soffrire. E non sei troppo basso. Cioè, mi piaci. -

- Gerard, fottiti, non me ne faccio un cazzo delle tue cotte passeggere per il mio culo. Non me ne faccio davvero un cazzo. Tu mi scopi e basta, io ti amo. - . Uao, ed era già a tre.

- Frank, non dire così, non è vero. Ti ho mentito per proteggerti. -

- L'unica cosa che puoi fare per proteggermi è amarmi! Tutto il resto sono cagate che ti racconti te da solo. E se davvero mi amassi non dovresti sentire il bisogno di proteggermi perchè non dovresti nemmeno ferirmi. - . Si rendeva conto che stava gesticolando come un metallaro che canta di strizzare come un limone lo scroto di satana in una mano, e sapeva che stava anche urlando in modo tale, ma al momento era davvero il minimo che gli era concesso.

- Non riuscirò mai ad essere totalmente come tu mi vuoi, lo sai. - disse Gerard a bassa voce, fissandolo quasi dispiaciuto. Oppure era un bravo attore.

- E' così difficile amarmi? - domandò in lacrime Frank. Fu il culmine del dolore fisico e emotivo, tutto nello stesso momento. Gli accecò la mente.

- No, Frank. - . Nella luce scarsa riuscì a scorgere le sue lacrime nel momento in cui si alzava per andare ad abbracciarlo, - Frank, per favore, no. - momorò, baciandogli i capelli mentre lo stringeva forte al suo petto con le braccia che gli cingevano il collo. Stava piangendo anche lui, visibilmente e a dirotto.

Frank si aggrappò alle sue spalle affondando senza troppi problemi le unghie sulla sua pelle ancora nuda. Sperò almeno che si fosse cambiato i boxer e lavato dopo essersi sbattuto Lindsey Ballato su quel letto a pochi centimetri dal loro abbraccio. Davvero, quel letto incriminante era a pochi centimetri da loro.

- Quanto ti odio, Gerard. -

Gerard si allontanò un po' per guardarlo negli occhi. Oh, li aveva arrossati: - Frank, Lindsey non prenderà mai il tuo posto. -

- Lindsey non dovrebbe proprio esserci! -

- Hai davvero intenzione di negarmi una cosa che mi fa stare bene? -

Frank lo guardò, inizialmente sconfitto, poi però la rabbia tornò ad averlo in pugno: - Ma per favore! Per favore. Manco la conosci, cazzo. L'unica cosa che conosci di lei è figa, per favore, Gerard. Non dirmi stronzate. Per non parlare di Eliza! Che fine ha fatto il tuo amore strappalacrime per lei? Faceva parte delle bugie per “proteggermi”, giusto? Uao, guardami, sto così bene! Ha proprio funzionato! Fra le altre cose, ci avevo sinceramente creduto, stronzo. Mi hai fatto sentire in colpa per aver giustamente dubitato di te per una volta. Sai, avrebbe avuto davvero senso che la amassi ancora. Ti avrebbe fatto onore. Ma figurati. Sei un figlio di puttana. Vai a fare tanto il moralista in giro, a dispensare consigli utili a quelle povere anime in giro per il mondo che credono in te e poi non sei in grado di tenerti nemmeno una persona vicino. Fai schifo. Lasciatelo dire, Gerard, fai davvero schifo. -

Gerard si allontanò di qualche passo, con le lacrime che scorrevano sulle guance e il sistema nervoso così sollecitato da farlo tremare: - So di fare schifo, ma onestamente Eliza l'ho amata davvero, e tutte le volte che sono riuscito a non pensarci ero sempre con te. E non è colpa mia se la gente crede in me, non è colpa mia se non sono all'altezza delle mie parole, predico solo quello che ho imparato da te, quello che dovrei essere io e tutto il resto del mondo, e mi dispiace di non essere perfetto ma la gente ha bisogno di speranza e gliela devo dare. Sono qui per questo, più o meno, anche se so che non sarò mai un tipo a posto, le persone hanno bisogno di credere che quel tipo a posto esista e quel tipo a posto sei tu, ma non riusciresti mai a capirlo e parlarne. Non riusciresti mai a capire tutti i pregi che hai, tutti i motivi per i quali non riesco a starti lontano, tutte le ragioni per cui adoro passare del tempo con te. Non ho mai detto che tutti quei comportamenti di cui parlo mi appartengano. Non ho mai detto di essere perfetto. Sei tu quello che tutti amano attraverso le mie parole. Tu, solo tu. E le canzoni che più ti piacciono parlano di te. Non te ne renderai mai conto del tutto. Forse non ti amo, Frank, però ti ammiro. Credo sia questo il motivo per cui ci tengo tanto a te e alla tua incolumità emotiva, anche se dopo finisco sempre per mandare tutto a puttane. - concluse con un sospiro.

Frank riallacciò l'abbraccio che prima gli aveva negato urlandogli in faccia. Fra i singhiozzi, a malapena riconosceva quelli di Gerard. A malapena sentiva i loro cuori battere così vicini.

- Non ce la farò in ogni caso, senza di te. - singhiozzò, consapevole di non risultare molto credibile con quella vocetta da bambino isterico col mal di gola.

- Allora non lasciarmi, per favore. Ti scongiuro, Frank, non farlo. Perchè forse Eliza non era quella giusta, perchè forse Lindsey non sarà quella giusta, ma tu sarai quello giusto sempre, Frank. Davvero. Anche se ora mi odi. -

- No, Gee. Io non ti odio. Sono una checca per averlo detto prima. Davvero, sono una cazzo di checca, hai ragione. Perchè ti amo. E nessuno me lo perdonerà mai, io per primo continuerò a maledirmi per questo, ma immagino che continuerò ad amarti. E immagino anche che nonostante ne sia già sfiancato, non smetterò mai di aspettare di sentirti dire un cazzutissimo “Anch'io.”. Mai. O almeno finchè il mio cuore non esploderà. -

Fra le varie parole, i vari sbagli che avrebbero continuato a fare, le grandi piccole vittorie che portavano i loro baci e le loro mani intrecciate, forse una strada l'avrebbero trovata. Forse se la sarebbero creata da sé. Ma Frank ci credeva davvero che un giorno ce l'avrebbero fatta a camminare fianco a fianco senza sgambetti, senza rimanere indietro con le ginocchia sbucciate mentre l'altro andava avanti.

Perchè in fondo Frank era stato il detonatore di Gerard troppo a lungo per tornare davvero indietro. Perchè in fondo, avrebbe continuato seriamente ad esserlo finché il suo cuore non sarebbe fottutamente esploso.

 

 

 

DAI CHE NON L'HO FATTO FINIRE TANTO MALE! …. no? Le minacce di morte dello scorso capitolo mi hanno fatto sentire decisamente amata, davvero c':

Okay. BA-DAAAAN. Ringraziamenti:

Vi ringrazio per le 169 recensioni che MERDA, NON CE N'ERA UNA CHE NON MI HA FATTO SORRIDERE/RIDERE/CREPARE COME UNA FOCA CON L'ASMA. E pensare che il primo capitolo ne aveva “solo” 5 e sono arrivata ad averne 20 nel penultimo, non so come si senta Obama ora, ma io credo davvero di sentirmi ancora meglio. Davvero, significano molto per me.

Ringrazio le 42 persone che hanno aggiunto la storia fra le preferite, le 7 che l'hanno aggiunta fra le ricordate e magari non se la sono ricordata, le 41 persone che l'hanno aggiunta fra le seguite. Vi amo tutti.

E infine, la FF la dedico alla mia migliore amica e alla sua ragazza, che onestamente, sono tre anni che “è solo un periodo di merda” e continuano a stare insieme. Davvero. Sono bellissime.

Non so quando posterò il seguito dal P.O.V di Gerard, probabilmente ci metterò tanto quanto ci metto ad aggiornare questa FF, molto semplicemente (coughcough, un mese, coughcough). So solo che il P.O.V di Frank mi mancherà tremendamente. Sigh.

Spero che il capitolo non vi abbia deluso.

Vi ringrazio ancora.

Pace e tanto, troppo amore

Kathy G

P.S.: la storia dello scroto del diavolo spremuto come limone è presa dall'intervista di Frank con Zacky degli Avenged Sevenfold, era tipo una descrizione del modo di cantare di Matt Shadows che Frank aveva trovato in internet, MADONNA SCUSATE MA ERA DA SBREGO HAHAHAHAH 

  
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