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Autore: more_    07/11/2012    3 recensioni
E con un colpo assordante lo zittisce, Harriet non ha esitato a premere il grilletto e a deviare di poco le braccia per prendere in pieno la colonna dietro di lui, barcollando un po’ all'indietro prima di riacquistare l’equilibro, «ho detto: alza le braccia!» ringhia di nuovo con la speranza di sembrare più convincente di prima.
Ha capito che per ottenere le cose l’unica cosa che deve fare è agire, e in fretta anche.
Liam la guarda per alcuni secondi attonito e non mostra la paura che ha provato quando il proiettile gli è passato affianco, e impotente, alza le braccia spostandosi di qualche passo verso l’esterno, «Quindi vuoi proprio uccidermi» dice e penetrando gli occhi azzurri di Harriet. Liam non ride più, sorride sforzatamente per provocarla.
AU!1957
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Denver, 8 novembre 1957.
02:47
 
Harriet si guarda intorno tenendo tra le labbra la sigaretta quasi finita, la sua macchina è proprio a duecento metri dal parcheggio in cui si trova, l’insegna del distributore di benzina di fronte ronza e sono più i secondi che resta spenta che di quelli in cui rimane accesa. Sbuffando ritorna di nuovo verso l’interno del parcheggio sotterraneo e si appoggia al muro di cemento aspirando ancora un po’ di fumo, non sa ancora quanto tempo deve aspettare ma deve farlo. Gli ordini sono gli ordini, deve eseguire.
Si morde il labbro nervosamente, molto probabilmente rovinandosi anche il rossetto rosso che ha messo in due secondi qualche ora prima, e inizia a battere i secondi con la punta del tacco, un suono che fa eco in tutto il parcheggio, e che quasi le mette i brividi. E’ sola con una pistola nascosta e le unghie mangiucchiate, ha paura anche di alzare gli occhi e vedere quello che non vorrebbe vedere, ma per ora ancora non c’è niente. L’attesa la sta facendo impazzire, di solito non le pesa molto aspettare per episodi simili, ma questa sera ogni secondo la sta bruciando viva di ansia e paura, il polso accelera e sente il cuore pulsare anche in gola.
Sospira appoggiando la testa al muro, aspirando l’ultimo tiro dalla sua sigaretta, un secondo dopo è per terra schiacciata dalle sue scarpe col tacco, rigorosamente di vernice nera e fatte portare apposta dalla Francia per lei. Ansiosa come non mai vedendo la sigaretta di prima ridotta a un mozzicone, decide di prenderne un’altra dal pacchetto che ha affianco alla pistola sotto la mantellina per calmarsi, per avere qualcosa da fare e non star solo a fissare il pavimento sporco di pneumatici e polvere.
Vorrebbe tornare con tutto il cuore, con tutta l’anima quasi,  a qualche anno prima, quando ancora non era nel giro di suo padre, quando la vita le si proiettava magnificamente, come un film, quando sapeva ancora rispondere alla domanda “cosa vuoi fare da grande?”.
E chi avrebbe mai immaginato che da grande avrebbe fatto la criminale, l’assassina.
Una fragorosa risata e un forte applauso la desta dai suoi pensieri facendola sussultare come un bambina, la sigaretta nuova e ancora quasi intera le cade dalle labbra e le mani corrono a nascondersi sotto la mantellina, impugnando saldamente la pistola che tiene tra la camicia e la gonna, incastrata e tenuta stretta dal cinturino che le cinge la vita.
Alza gli occhi e la voce di Liam Payne la investe pienamente, «Davvero, davvero molto astuti» quel tono sicuro di sé stesso riecheggia nel parcheggio ma Harriet non riesce a vedere il corpo del ragazzo e in più non capisce da dove viene la risata che si prolunga da esso «ci sono cascato come un idiota! E’ stato un piano geniale per farmi arrivare fin qui, lo ammetto» continua con un certo senso ironico sbucando finalmente da dietro una colonna in prossimità dell’angolo destro.
Le mani in tasca, un sorrisetto sulle labbra, i capelli perfetti appena lasciati dalle mani di un barbiere famoso per la sua bravura, e un abito costoso, di altissima sartoria, scommette,  addosso.
Harriet si lecca le labbra estraendo cautamente la pistola dalla gonna, quasi a non voler far vedere quel gesto dal ragazzo che ha di fronte, anche se sa che Liam ha già capito tutto perché quel gesto gliel’ha visto fare così tante volte, non le ha mai contate ma che sa che sono sin troppe.
«Ma non pensi anche tu che mandare te per farmi uccidere sia stata l’idea peggiore della storia?» ghigna ancora il ragazzo avvicinandosi di qualche passo facendo finta di non accorgersi dei gesti veloci e precisi della sua ex ragazza, «e sì, certo che lo sai, stai tremando come una foglia» termina con il solito sorrisetto sul volto, a colorare quella poca fiducia che ha i sé stesso.
Harriet grugnisce innervosita dalle parole che le sono appena arrivate addosso e con una velocità impressionante stende le braccia verso Liam e gli punta la pistola addosso, levando la sicura con un colpo secco e «Alza le braccia!» gli intima autoritaria ma con poca convinzione, capisce dalle sue mani tremare che non verrà mai presa sul serio in quello stato.
«Oh andiamo, babe!».
E con un colpo assordante lo zittisce, Harriet non ha esitato a premere il grilletto e a deviare di poco le braccia per prendere in pieno la colonna dietro di lui, barcollando un po’ all’indietro prima di riacquistare l’equilibro, «ho detto: alza le braccia!» ringhia di nuovo con la speranza di sembrare più convincente di prima.
Ha capito che per ottenere le cose l’unica cosa che deve fare è agire, e in fretta anche.
Liam la guarda per alcuni secondi attonito e non mostra la paura che ha provato quando il proiettile gli è passato affianco, e impotente, alza le braccia spostandosi di qualche passo verso l’esterno, «Quindi vuoi proprio uccidermi» dice e penetrando gli occhi azzurri di Harriet. Liam non ride più, sorride sforzatamente per provocarla.
La risposta di Harriet arriva troppo in fretta per i suoi gusti, «Sai che non mi sono mai fatta scrupoli ad uccidere, Payne» fa seguendo il suo stesso passo nel verso opposto, iniziando a camminare in tondo «lo sai meglio di me» continua mentre trema sui tacchi non esageratamente alti. Ma le sue iridi sono su quel ragazzo che ancora le sta sorridendo, ricordando tutte quelle volte che si sono sorrisi in diverse circostanze e per un motivo valido, quel sorriso che l’ha fatta sciogliere troppe volte, quegli occhi così caldi che erano solo per sé e che non guardavano nessun’altra, quelle mani che l’hanno toccata e accarezzata come si accarezza una tazzina di porcellana, e quelle labbra, quelle labbra che l’hanno assaggiata e baciata così tante volte che Harriet aveva perso il conto.
Liam annuisce alzando le spalle, «è di me che stai parlando, Har» sussurra avvicinandosi di un passo alla sua ex ragazza, e quasi promessa sposa, «di me».
Harriet ingoia aria e tende ancora di più le braccia in una minaccia muta costringendo il ragazzo a fermarsi sul posto «lo sai che mi basta premere questo maledetto grilletto per bucarti la fronte» balbetta continuando a tremare.
«Allora fallo!» grida Liam stringendo le mani in due pugni perdendo immediatamente anche il sorriso «perché stai perdendo tempo? Tanto cosa cambia per te, mi hai già abbandonato una volta!».
La prima volta che Harriet ha visto Liam Payne è stata nel salone più grande di casa sua, al ritorno da una giornata passata all’università. Era lì a parlottare con suo padre e a bere da un bicchiere, preso direttamente dalla cristalleria, un po’ di vino che proveniva sicuramente dalla piccola, custodita, e sicuramente ben provvista di bottiglie pregiate, cantina di suo padre.
Quella stessa volta si è perdutamente innamorata degli occhi di quel ragazzo di cui ancora non conosceva il nome, ma che le stava sorridendo da dietro il bicchiere nello stesso istante in cui suo padre la stava presentando come sua primogenita e unica figlia.
Si sono incontrati qualche tempo dopo in un bar del centro e Liam le ha cortesemente pagato la colazione ricevendo in cambio un bacio sulla guancia e un appuntamento in un ristorante italiano per qualche sera più tardi.
E proprio in una delle serate in cui sono usciti insieme che Liam le aveva sussurrato «Honey, devi fare una cosa per me» infilando in una delle sue mani una fialetta sconosciuta, «è veleno» aveva continuato indicando un uomo sulla cinquantina appoggiato al bancone del bar con il mento. Ed Harriet aveva semplicemente annuito, allontanandosi da lui.
Il mattino seguente la morte di quell’uomo era sui giornali di tutto lo stato.
E più passava il tempo più Harriet si ritrovava a fare cose del genere, incastrata tra suo padre, che aveva appena trovata un’altra alleata infallibile, e il suo fidanzato che non faceva altro che eseguire gli ordini superiori.
Harriet ora lo sa perché a casa sua non sono mai mancati i soldi, come ha fatto a superare con dei volti altissimi tutti gli esami, come poteva permettersi di indossare quei vestiti che sua madre la costringeva a comprare.
Harriet è ancora perdutamente innamorata degli occhi di Liam, nonostante siano passati ben quattro lunghi anni.
Sussulta e indietreggia di poco chiudendo le palpebre perché odia quando le persone le urlano in faccia, e sa che Liam è a conoscenza di quanto la infastidisce.  Prende qualche respiro profondo e scuote la testa reprimendo le lacrime che cercano in tutti modi di uscire dagli occhi chiari e vitrei, «sei tu che te ne sei andato. Mio padre si è sentito tradito, e anch’io» risponde con la voce che le trema ed esce a scatti. Un fastidioso magone le sta attaccato all’altezza della gola, che proprio non riesce a mandar via.
Liam alza gli occhi al cielo, stanco, «ti ho chiesto, anzi, ti ho implorato di venire con me e tu non hai voluto. Lo sai, Harriet, lo sai che tuo padre è dalla parte del torto. Vuoi rimanere ancora a lungo nel suo giro? Ti piace così tanto il lavoro che fai?» le sbraita di nuovo contro, diminuendo nonostante  la pistola che lo fronteggia la distanza che li separava.
«No» fa Harriet mentre una lacrima le scende solitaria sul viso «finirò con te e me ne andrò lontano da tutti, scappo» continua indietreggiando appena nota i passi lenti e strascicati di Liam venire verso di lei.
La valigia è già pronta nella sua auto, i biglietti del treno che la porteranno a New York sono ben nascosti nella sua auto e quello per attraversare l’atlantico l’attende proprio lì. Deve, e vuole soprattutto, ricominciare tutto dal principio, cambierà identità, si rifugerà in Inghilterra o in Francia e vorrebbe anche ricominciare gli studi per diventare avvocato legale, e un po’ la fa ridere il pensiero: lei, un’assassina, vuole diventare un avvocato legale.
«Però prima devi finire con me, ovvio» soffia Liam in una risata bassa e incredula distogliendo finalmente quegli occhi dalla figura di Harriet velandoli con un filo di tristezza, «e dove vorresti andare?»
«In Europa» si affretta a rispondere la ragazza, e maledice sé stessa un secondo dopo mordendosi la lingua di proposito, si pente come non mai adesso anche perché Liam ha ricominciato a ridere.
Un pazzo, pensa Harriet, un pazzo in preda ad una crisi isterica.
«Sì, certo» esclama il ragazzo «davvero una grande idea, perché non ci ho pensato prima!» continua abbassando le braccia per mantenersi il ventre in preda alle risate.
«Alza quelle braccia!» grida ancora una volta, ma neanche un secondo dopo Liam le è addosso cercando in qualche modo di raggirarla e di farle lasciare la pistola che ha in mano e Harriet prova a divincolarsi i tutti modi possibili facendo partire qualche pallottola a vuoto, sprecandole.
«Dannazione!» urla disperata Harriet trovando un po’ di coraggio in più per spingerlo verso il muro vicino e puntargli nuovamente addosso la pistola, dritta sul cuore, premuta contro la stoffa leggera della sua giacca blu costosa. La spinge ancora più forte, violentemente, contro il petto del ragazzo, così tanto da fargli uscire un gemito di dolore dalla gola, e lo guarda in cagnesco, stringendo le labbra mentre con l’altra mano preme forte le dita contro il collo di Liam, decisa a lasciargli dei lividi oltre ad un buco sul petto.
«Solo un passo falso, Liam» lo avverte incominciando a piangere seriamente e oscillando lo sguardo dalla pistola agli occhi caldi e impauriti del suo ex ragazzo.
Ha paura, lo ammette, ha così tanta paura che potrebbe girare verso sé stessa quella pistola e piantarsi un proiettile nella tempia.
«Sono stato stupido a venire qui da solo, non è vero?» le chiede allora Liam scavando intensamente nelle iridi azzurre di Harriet, «sì, tantissimo» risponde a sua volta Harriet annuendo.
Si guardano per secondi interminabili, forse minuti, Harriet sta impazzendo e il suo labbro inferiore ne è la prova. Tutta quella tensione le sta gravando addosso, non ce la fa proprio a premere il grilletto per ucciderlo e farla finita con lui una volta per tutte, è pressoché impossibile. Singhiozza ancora più forte abbassa la testa, incapace.
«Forza piccola stronza» la incita Liam, già un po’ morto per l’attesa spingendosi contro la pistola, «sono qui».
Alza in fretta gli occhi su quelli di Liam e lo fronteggia scioccata da come l’ha chiamata, non l’ha mai fatto negli ultimi quattro anni. Quella parola che le pare così grezza e volgare le fa scaldare il sangue, le mani prudono così tanto che ha quasi paura di muoverle ma poi è l’istinto che prende il sopravvento e il naso di Liam inizia a sanguinare copiosamente.
Ci è voluto un attimo per alzare la mano e far combaciare la base del caricatore della pistola col naso di Liam in un colpo violento, è quasi certa di averglielo rotto.
Si allontana di qualche passo da Liam spaventata dalla scena, si porte la mani sulla bocca appena lo vede chinarsi in avanti e barcollare un po’, stordito sicuramente.
Il sangue cola per terra, sulla camicia pregiata che ha Liam addosso e mugola un po’ toccandosi la parte ferita con le dita, sporcando anche quelle.
Harriet sta quasi per sussurrargli delle scuse ma le sua bocca viene fermata da qualcos’altro che non aveva previsto e che non era nei suoi piani iniziali.
Il bacio sa di sangue, di alcool e di fumo, ed Harriet non ha avuto neanche l’impulso di alzare la pistola e sparargli, non l’ha fatto e non lo farà, è consapevole che saranno gli altri ad occuparsi di lui quando lei sarà già oltremare, quando lei non esisterà più.
Le loro bocche giocano, si scambiano sapori e si esplorano ancora una volta ed Harriet neanche si accorge che Liam le sfila via la pistola dalle mani e la getta lontana da loro, è così presa da lui che ora come ora gli lascerebbe fare di tutto.
E infatti, «Portami con te» sussurra Liam allontanandosi dalle sue labbra, lei si ritrova ancora una volta ad annuire.
 
 
Alla fine hanno scelto l’Irlanda, è piccola accogliente e un po’ fredda.
Sono sposati da sei anni e hanno una bimba di quattro, Taylor, loro due si chiamano rispettivamente Amanda e James Doherty.
Harriet non ha più intrapreso i suoi studi ma ha scelto di lavorare in come fioraia, Liam invece ha una ditta di ferramenta nella periferia di Mullingar insieme al loro vicino di casa, Niall Horan, che li ha aiutati sin dal primo momento, sia economicamente che con altre pratiche.
Nessuno li ha mai cercati, tutti li credono morti, dispersi.  


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Salve lettori! Eccomi qui con una nuova one shot, decisamente troppo nosense e rigorosamente AU, con 2435 parole che non so neanche da dove mi siano uscite, all'inizio era una cosetta di 1000 parole e poco più.
Non ho molto da dire, avevo ispirazione e l'ho scritta e portata avanti per giorni, spero vi piaccia :)
Un bacio e grazie a tutti queli che sono arrivati a leggere fino all'ultimo rigo,
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