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Autore: giormoments    08/11/2012    8 recensioni
The biggest load of bullshit I've ever heard. 16.09.2012 || Larry, angst, rating verde, one-shot || «Questa storia del Larry è la più grande stronzata che io abbia mai sentito. Questo l’avresti scritto per noi? Spiegami come, ti prego, io non riesco a capire!» Harry stava alzando la voce, lentamente, mentre sentiva la rabbia ed il dolore montargli dentro.
«Harry io… Ti prego, lasciami spiegare con calma»
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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'The biggest load of bullshit I've ever heard.'



Erano circa quattro mesi che Harry e Louis non stavano più insieme.
Erano passati circa quattro mesi da quando Louis aveva preso quella decisione, sbagliatissima, che aveva mandato a puttane la loro storia.
Rimpiangeva ogni giorni di aver scritto quello che aveva scritto, malediceva ogni santo giorno se stesso per quello che aveva fatto. E la conseguenza per le sue azioni non avevano esitato a fargli visita.
«Io non ce la faccio così Lou!»gli aveva urlato Harry in lacrime nel salotto di casa loro.
 
Era sera inoltrata, erano tornati da poco a casa, giusto il tempo di cambiarsi e ritrovare un po’ di pace l’uno accanto all’altro, come ogni sera.
Harry se ne stava seduto scomposto, come sempre, sul divano, l’i-Phone nero tra le mani e la TV accesa.
Quando Louis entrò in salotto, capì subito che c’era qualcosa che non andava. Harry era seduto al suo solito posto, ma era innaturalmente immobile. Guardava fisso lo schermo del telefono ma lo sguardo era vuoto.
«Harry stai bene?» chiese subito, avvicinandosi preoccupato al riccio.
Questo non proferì parola, si limitò ad alzare il telefono al livello dei suoi occhi, ma non appena Louis guardò lo schermo, capì subito di cosa si trattava.
«L’hai scritto tu o l’hanno scritto loro?» chiese con un filo di voce, alzando gli occhi verso quelli di Louis.
Lo sapeva, ormai tutto il mondo lo sapeva. Non erano i soli a gestire i loro account di Twitter. Spesso e volentieri i manager entravano per ricordare ai fans questo e quell’impegno, per ricordare le date importanti e per ricordare il loro amore per i fans. Che cosa falsa.
Ad ogni modo, quella volta Louis dovette ammetterlo, il management c’entrava ben poco.
«L’ho… L’ho scritto io» confessò, abbassando lo sguardo e rendendosi conto di quanto fosse meschino quello che aveva fatto. Si vergognò all’istante di se stesso e non osò alzare lo sguardo verso Harry.
«Ma come… L’hai scritto tu? Che diavolo ti è saltato in mente, si può sapere?» disse Harry con la voce rotta, le lacrime che appannavano lo sguardo color smeraldo.
«Io non… L’ho fatto per noi…» disse Louis senza riuscire a guardarlo. In quel momento avrebbe proprio voluto avere una macchina del tempo per tornare a qualche ora prima ed evitare di scrivere quella cosa orribile.
«Questa storia del Larry è la più grande stronzata che io abbia mai sentito. Questo l’avresti scritto per noi? Spiegami come, ti prego, io non riesco a capire!» Harry stava alzando la voce, lentamente, mentre sentiva la rabbia ed il dolore montargli dentro.
«Harry io… Ti prego, lasciami spiegare con calma» disse allungando una mano sul suo ginocchio. Harry però scattò come una molla, come se quel tocco lo avesse ustionato. E in effetti era così, tutto di Louis in quel momento gli faceva male, dal suo tocco, al suo viso triste al suo sguardo colpevole. Ma non riusciva a guardarlo in faccia, proprio non ci riusciva. Aveva definito la loro storia la ‘più grande stronzata che io abbia mai sentito’. La loro storia che durava da due anni, la loro storia per cui lottavano ogni giorno… una stronzata.
Louis spalancò gli occhi a quel gesto. Harry non si era mai allontanato da lui in quel modo. Avevano litigato come succedeva in ogni coppia normale, ma quella era la prima volta in cui il riccio si allontanava istintivamente da lui mentre lo accarezzava. Per un attimo puntò gli occhi in quelli di Harry, ma quando sentì lo sguardo ferito del più piccolo trafiggergli anima e corpo, i suoi occhi precipitarono di nuovo a terra.
«Io… L’ho fatto senza pensare, Haz, scusa, io… Davvero, l’ho fatto per noi. Speravo che magari se avessi negato quello che c’è tra noi, ci avrebbero lasciato più spazio, avrebbero smesso di entrare con i nostri profili e scrivere quello che vogliono» sussurrò torturandosi le mani.
Stavolta l’aveva fatta grossa, se ne era reso conto solo quando aveva visto lo sguardo vuoto di Harry. Ora però doveva capire solo quanto l’avesse fatta grossa.
«Io non capisco. Come hai fatto a scrivere una cosa simile?» chiese Harry, cercando di fare chiarezza perché ancora non riusciva a capire come il ragazzo che giusto cinque minuti prima, appena rientrati a casa, con un bacio gli aveva ricordato quanto lo amasse, avesse definito ‘stronzata’ la loro storia.
«Ma non è quello che penso, Haz! Come potrei? Sai benissimo che sei la mia vita e ti prego credimi, quando ti dico che l’ho fatto per noi! Speravo che ci avrebbero dato un po’ di respiro» cercò di spiegare Louis, continuando ad incespicare nelle parole mentre parlava con un groppo in gola.
«Sì ma hai fatto l’esatto contrario di quello che avevamo deciso! Avevamo detto di venir fuori lentamente, di uscire allo scoperto e vivere finalmente all’aria aperta. Cazzo, ne abbiamo parlato proprio stamattina a letto! E tu nemmeno 24 ore dopo neghi tutto?» Harry ormai aveva perso le staffe. La rabbia lo aveva spinto in piedi e ora sovrastava in tutta la sua altezza il suo ragazzo che, come se ce ne fosse bisogno, in quel momento si sentì ancora più piccolo.
«Harry ti prego calmati e cerca di capirmi. Ho sbagliato e lo so, ti chiedo scusa, ho fatto una cazzata ma ti prego calmati» cercò di attirarlo a sé afferrando le sue braccia, ma ancora una volta il riccio gli sfuggì.
«No Louis cazzo no! Non mi calmo! Possibile che non capisci come mi senta ora? Tradito, ferito dall’unica persona che io abbia mai amato!» urlò Harry ormai in preda alla rabbia, con le lacrime che solcavano la pelle di porcellana. Si voltò e si recò a passo spedito verso la porta.
«Dove vai? Ti prego non te ne andare, possiamo superare anche questa» lo supplicò Louis alzandosi e seguendolo.
«Superare? Possamo? Perché parli al plurale, Louis? Non mi sembra che tu abbia pensato anche a me, oggi, mentre scrivevi quella cosa» disse afferrando la giacca dall’attaccapanni.
«Harry ti prego! Non te ne andare proprio ora» biascicò Louis con la voce rotta dal pianto.
No, no, no.Lo sentiva, se lo lasciava andare in quel momento, era andato per sempre.
Si posizionò davanti la porta intenzionato a non lasciarlo uscire. «Fidati di me, ti prego»
«Fidarmi? Non credo di riuscirci. Non so se posso fidarmi ancora di te»
Calò il gelo. Quelle parole colpirono Louis come una sfilza di coltelli ghiacciati, uno dietro l’altro, uno più doloroso dell’altro.
Senza opporre alcuna resistenza, lo lasciò andare. Si rese conto che Harry era uscito dal rumore della porta sbattuta dietro di sé. Rimase immobile per qualche secondo, poi le gambe cedettero lentamente e lui si ritrovò seduto a terra con la schiena appoggiata alla porta. Era andato.
 
Passavano le ore, il telefono squillava ma Harry non rispondeva.
Erano passate un paio d’ore e Louis non si era ancora alzato da lì. Chiamava, cadeva la linea e richiamava. E ricadeva la linea. E richiamava. Ormai sembrava saper fare solo quello.
Poi sentì improvvisamente il telefono vibrare e scattò. Un nuovo messaggio da Zayn.
‘Harry è da me e Liam.’ Un messaggio breve, secco e freddo. Sapeva che l’amico era arrabbiato con lui, aveva fatto una cazzata e aveva ridotto Harry malissimo, ne era consapevole. E Zayn teneva molto ad Harry, aveva preso il posto di Liam quando quest’ultimo era diventato il suo ragazzo, quindi capiva la rabbia del moro. Ma apprezzava comunque che l’avesse avvertito sul fatto che Harry fosse con lui.
‘Ti prego convincilo a tornare.’ Sentiva il respiro mancargli, il cuore era sprofondato nello stomaco. Non ce la poteva fare senza Harry. Era la sua iniezione di vita, di allegria e gioia. Quel ragazzino gli aveva cambiato totalmente la vita.
E ora aveva rovinato tutto.
 
Passavano i giorni ma Harry non accennava a voler tornare a casa.
Si vedevano tutti i giorni, ovviamente, grazie agli impegni della band. Louis aveva provato a parlargli il giorno dopo, ed il giorno dopo ancora, e quello dopo ancora. Ma niente, Harry scappava, evitava di trovarsi da solo con lui, non voleva ascoltarlo. Si sentiva troppo ferito proprio dall’unica persona da cui non pensava dovesse difendersi.
«Louis lasciami in pace!» era arrivato ad urlargli un pomeriggio, mentre erano in camerino. Stavano uscendo, lui e Louis erano gli ultimi della fila ed il più grande aveva cercato di trattenerlo dentro. Harry però aveva ritirato subito il braccio e l’aveva freddato con quella frase che lo aveva colpito dritto in faccia, peggio di uno schiaffo.
Allora lo aveva lasciato andare, aveva abbassato lo sguardo e da quel momento non aveva più provato a chiarire. Se Harry non voleva parlargli, che senso aveva insistere? Quindi lo lasciò definitivamente andare.
Se questo era quello che Harry voleva, lo avrebbe avuto. Amici. Anzi, conoscenti.
 
Louis aveva rispettato il volere di Harry, l’aveva lasciato in pace. Si rivolgevano a malapena la parola ed ogni volta che Louis sorprendeva Harry a guardarlo, aveva sempre quel maledetto sguardo da cucciolo ferito che lo faceva sentire sempre più colpevole. Come se ce ne fosse bisogno, tra l’altro.
Lo amava, lo amava tantissimo, ma non ci riusciva. Non si era mai sentito tanto male in vita sua e non ce la faceva a comportarsi come se niente fosse. Louis aveva sbagliato e se ne era pentito, Harry lo sapeva e sapeva anche che lo amava come non aveva mai amato nessuno, ma era più forte di lui. Ogni volta che lo guardava, quelle parole rimbombavano nella sua mente.
Non riusciva a stargli vicino senza sentirsi morire dentro.
 
Erano passati quindi quattro mesi da quella sera e non erano più tornati insieme.
Harry si era trasferito da Niall per lasciare un po’ di privacy a Liam e Zayn. Louis ricordava ancora il giorno in cui Harry era venuto a prendere la sua roba. Gli aveva aperto la porta e senza dire una parola il riccio l’aveva sorpassato e si era recato al piano di sopra, nella loro camera. Era rimasto spiazzato dal disordine che regnava nella stanza. Vestiti a terra, letto disfatto da non si sa quanto. Ma aveva notato una cosa in particolare: Louis aveva scambiato i loro cuscini. Voleva sentire il suo odore, lo sapeva. Sentì un moto di dolcezza ma non si fermò. Sentì la presenza di Louis dietro di lui ma lo ignorò. Si recò dritto all’armadio, prese una borsa, ci infilò qualche indumento per poi passare al bagno, raccattare alcune delle sue cose e chiuderla. Passò di nuovo davanti al più grande che gli afferrò la mano senza dire nulla. Per un attimo i loro sguardi si incontrarono come non facevano da giorni, ma Harry lo distolse quasi subito, volatilizzandosi al piano di sotto ed uscendo.
Louis non se la dimenticherà mai quella sera. Forse solo in quel momento aveva davvero realizzato che era finita, che era solo.
Sedeva sul divano e guardava la nuova puntata di X-Factor. Sul tavolino davanti a lui c’era la cena che, come ogni sera, era ancora intatta. Non mangiava da mesi e non ne sentiva nemmeno il bisogno. L’unica cosa di cui aveva bisogno l’aveva abbandonato. O meglio, si era fatto abbandonare. Che idiota. Ancora se lo ripeteva.
Non realizzò nemmeno cosa stesse succedendo quando sentì la serratura di casa scattare e la porta aprirsi.
Quando sentì il profumo del riccio invadere la casa, che ne era priva ormai da tanto, troppo tempo, si voltò di scatto. Sulla soglia della porta c’era Harry, gli occhi rossi, più magro di qualche chilo, vestito con i suoi vestiti pesanti e la borsa in spalla.
Louis non capì nemmeno come ma si ritrovò davanti a lui. Eppure non ricordava nemmeno di essersi alzato.
Dopo qualche istante di silenzio, fu Harry a parlare.
«Posso tornare a casa?» chiese con un filo di voce, abbassando leggermente lo sguardo sui suoi piedi.
Non arrivò una risposta. Non ce ne fu bisogno, comunque. Louis assalì Harry e si impossessò immediatamente delle sue labbra. Gli mancavano. Tutto gli mancava. Le labbra, i suoi capelli, il suo profumo, le sue mani grandi, i suoi occhi verdi, incredibilmente brillanti in quel momento.
Harry si avvinghiò a lui, lasciando cadere la borsa ai loro piedi e stringendolo ancora di più a sé.
La più grande stronzata che io abbia mai sentito. Ma per favore.


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Buonasera!
Sì, solo due (due?) giorni e torno già a postare.
Questa in realtà è vecchia, risale a settembre. Me l'ero anche dimenticata, ci ha pensato la mia Crissi a ricordarmi (e ad obbligarmi *coffcoff*) di postare!
Bene, ho un paio di cose da dire:
1- mi piace. È strano sentirmelo dire, però mi piace, quindi spero piaccia anche a voi. Perdonatemi se c'è qualche errore, è pur sempre mezzanotte e mezza e io inizio a vederci triplo dal sonno :(
2- per chi l'avesse letta ieri, l'ha vista deformata. Bene, ecco, dovrei aver sistemato (spero, altrimenti mi prendo a padellate ♥)
Bah, credo di aver detto tutto. Ancora un grazie alla mia Crissi ed indirettamente anche alla mia Deb che credo al momento sia agonizzante nel letto (guarisci presto panda! ♥)

Grazie ♥
  
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