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Autore: SoleStelle    08/11/2012    1 recensioni
Questa storia è la terza e ultima parte della serie "Incubo..favola..realtà."
avrà 15 capitoli totali anche se due (prologo ed epilogo) saranno brevi, come sempre..
I protagonisti sono sempre loro: Sara e Riccardo.
Affronteranno, anche questa volta, tante avventure e tanti problemi ma per sapere cosa succederà dovrete leggere.
Dal testo:
[...] era un piccolo atto di protesta e lui me lo voleva negare già dal viaggio di nozze..
Siamo sicuri che questo matrimonio non fosse stato un errore? [...]

Buona lettura.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Incubo..favola..realtà.'
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Ritornammo nel grande salone e consegnammo le chiavi a Theodor, intento a servire la cena ai miei genitori.
“noi qui abbiamo finito, torneremo con gli impiegati edili per un sopralluogo” dissi.
“temo che dovrete rimanere” disse mio padre. Ci voltammo a guardarlo, curiosi. “il cancello ha un guasto”.
“siamo appena entrati e funzionava” dissi.
“quando sono entrato io si è bloccato”. Riconobbi la voce di Matteo alle mie spalle. Mi voltai a guardarlo.
“che coincidenza” risposi, acida. Scattò, veloce, in mia direzione e Riccardo mi tirò dietro di lui. Si bloccò.
“dormirete nella dépendance, se per voi non è un problema” disse mio padre, tergiversando.
“non è un problema, non si preoccupi” rispose Riccardo, gentile come sempre.
“anche perché dovreste avere un cambio pulito entrambi” disse mia madre, acida.
“forse anche più di uno” ribattei, bastarda. Avvampò. “qualcuno dovrebbe essere relativo anche al periodo delle superiori” continuai.
Si alzò, poggiando violentemente le posate sul tavolo, e io mi voltai. Tirai Riccardo per il braccio e mi diressi in cucina, presi una borsina e ci infilai quella che sarebbe diventata la nostra cena. Ripresi le chiavi da Theodor e, riafferrandolo per il braccio, trascinai Riccardo nella dépendance.
Chiusi la porta alle nostre spalle e mi diressi in cucina, iniziando a cucinare.
Lo vidi, con la coda dell’occhio, appoggiarsi allo stipite della porta. Mi voltai e lo guardai mentre iniziai tirar via il centro tavola e pulire il tavolo. Incrociò le braccia al petto ed alzò un sopracciglio.
Lo guardai, imitandolo.
“spiegami la piazzata di prima” disse.
“non ho fatto nessuna piazzata” dissi.
“strano.. non mi è sembrato” rispose. Borbottai e scoppiò a ridere. Si avvicinò e mi abbracciò. Mi alzai sulle punte dei piedi, in cerca di un bacio, e mi accontentò.
“non li sopporto” mugugnai. “e non credo minimamente che sia una coincidenza” continuai.
“sul cancello ho i miei dubbi anche io” disse.
“però c’è un lato positivo” dissi, guardandomi intorno. “ti ricordi quello che abbiamo combinato in questa casa?!”.
“si.. mancava anche a me questo posto” disse, capendo dove volevo andare a parare.
Ogni angolo era prezioso in quella casa:
la sala, dove lo torturavo perennemente cercando di non fargli guardare la televisione.
La piscina, dove avevo passato ore ad ammirarlo nuotare.
La cucina.. avevo iniziato ad usarla frequentemente da quando lui mangiava a casa mia.. prima era solo da pulire, mi sarebbe bastatati un frigorifero e un micronde.
Il bagno, dove più di una volta si era dovuto nascondere quando veniva mia madre a parlarmi.
Il divano, dove mi metteva per medicarmi dopo le visite di mia madre.
Quello stesso divano dove mi coccolava per farmi calmare.
Il letto dove..
Avvampai.
“torno a cucinare” balbettai. Tornai ai fornelli e ripresi da dove mi ero interrotta.
“tutto bene?” chiese, abbracciandomi. Feci appoggiare la mia schiena al suo petto e annuii. “facciamo che faccio finta di crederti”. Mi prese in giro e lo sentii trattenere una risata.
“ci vai da solo o ti ci mando amore?!” dissi, ironica.
“ok, ok.. mi calmo” disse.
“ammasso di muscoli.. aiuta tua moglie e apparecchia, senza fare danni!”. Lo ammonii.
Sbuffò, poi prese la tovaglia e mi obbedì.
Misi i piatti piani in tavola e mi tenni i fondi vicino mentre lui mise tovaglioli, bicchieri e posate.
Mangiammo tranquilli poi controllai i cambi che erano rimasti.
Tornai in sala e mi lanciai, letteralmente, su di lui, sdraiato sul divano.
Mi prese al volo, pronto come sempre.
“come siamo messi?” chiese.
“male” dissi. “domani prima di andare in ufficio bisogna passare da casa a cambiarsi, ci sono due tue maglie e un tuo jeans, più una mia tuta.. oltre all’intimo” continuai. Sicuramente erano tutti residui dell’ultima lavatrice che avevo fatto, ma che non avevo avuto il tempo di stendere..
“non siamo messi così male” disse. “pensavo anche di peggio”.
Mi spostai da sopra di lui e tornai a guardarmi intorno.
“a pensare di dover stravolgere tutta la dépendance mi vien male” dissi.
“effettivamente poteva almeno affidarsi ad un altro studio invece che a noi” rispose.
Quella non sarebbe stata affatto una ristrutturazione facile per me.. e mia madre lo sapeva perfettamente.. ma quando si trattava di infierire su di me era sempre in prima linea..
D’altronde le avevo mandato a monte tutti i piani quando avevo annunciato che avrei sposato Riccardo..
Lei, che mi aveva già data per sposata con il figlio di uno dei soci più importanti di mio padre, senza che io lo conoscessi, si era ritrovata con un ‘comune mortale’ in casa.. come se il denaro fosse l’unica cosa importante al mondo..
Lei si era sposata per interesse e, per quel che la riguardava, io avrei dovuto fare altrettanto.. peccato, solo, per l’inconveniente Riccardo..
 
 
 
 
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Note dell’Autrice:
capitolo 9 concluso..
Siamo alla terza parte della serie e continuate, ancora, a scoprire cose sui nostri protagonisti..
Chissà cosa scoprirete nel prossimo capitolo..
   
 
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