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Autore: TenthLover    08/11/2012    1 recensioni
"Quand’era adolescente li aveva tagliati nonostante a me piacessero lunghi. Non stavamo ancora insieme in quel periodo. Dovetti ammettere, però, che le stavano davvero bene. In quel periodo, per mancanza di tempo o per scelta sua, non lo so, li fece allungare parecchio. Bè… Corti o lunghi, continuava ad essere bellissima. "
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Quanto tempo sarà passato ormai da quando stiamo insieme? Nove, dieci anni? Probabilmente, se riferissi questo mio dubbio a Federica, non credo che rimarrebbe calma. Ormai la conosco da molto tempo e non è esattamente una ragazza capace di trattenere gli impulsi. Bè… Non lo vedo esattamente come un difetto. Sì, alle volte si lascia andare ma ormai ho le mie tattiche. Un semplice bacio sulle labbra sarebbe capace di farla calmare in qualsiasi circostanza. Ricordo di quella volta quando mi costrinse a caricare la lavatrice. Accidenti… E’ compito suo! Le avevo detto che non ero portato per queste cose. Come facevo a sapere che non dovevo unire bianchi e colorati se non me lo ha mai detto? E poi quel vestito è carino anche rosa, bianco era troppo semplice. Si irritò parecchio quel giorno, me la vidi davvero brutta. Mi sgridò per un bel po’ tanto che ad un certo punto smisi di ascoltarla ed iniziai a guardarla soltanto. Per quanto possa essere spaventosa, ammetto di vederci un che di sexy nella sua rabbia. Non ci pensai due volte e le presi il viso tra le mani lasciandole un bacio sulle labbra, morbide e carnose. Le ho sempre adorate. Fu un attimo e subito si calmò, come se nulla fosse accaduto. Certo, le dovetti comunque comprare due abiti nuovi.

“Papà, papà!”

Vidi Emanuele correre verso di me col suo enorme peluche tra le braccia. Quasi ci inciampava tanto era grande. Allargò un braccio verso di me facendomi la solita espressione a cui non si poteva dire di no. Aveva già sette anni ma adorava stare in braccio. Gli misi le mani sui fianchi e lo tirai su vedendo il suo sorriso allargarsi. Ogni volta che lo guardavo, vedevo in lui Federica. Il sorriso era lo stesso, esattamente identico.

“Cosa c’è piccolo?”
“La mamma vuole mandarmi a dormire ma non voglio!”

“Oh, invece sì. Domani hai scuola.”

Federica uscì dalla cucina tenendo per mano la piccola Ginevra assonnata che trascinava dietro di sé una bambola che non lasciava mai. La considerava sua figlia ormai. Dovrebbe essere una cosa normale ma lei le era particolarmente legata. Gliela regalammo per il suo terzo compleanno, l’anno prima, e da quel momento non se ne separò mai. La piccola sbadigliò e mi guardò per poi lasciare la mano della madre per abbracciare la mia gamba.

“Oh, certo, tutti da papà.”

Presi nell’altro braccio Ginevra ridendo.
“Cosa c’è… Sei per caso gelosa?”

“Potrebbe anche darsi.”

Mi sorrise legandosi i capelli. Quand’era adolescente li aveva tagliati nonostante a me piacessero lunghi. Non stavamo ancora insieme in quel periodo. Dovetti ammettere, però, che le stavano davvero bene. In quel periodo, per mancanza di tempo o per scelta sua, non lo so, li fece allungare parecchio. Bè… Corti o lunghi, continuava ad essere bellissima. Non era cambiata da quando era un’adolescente nonostante non le manchi molto ai trent’anni. Continua ad avere il viso liscio e scultoreo ornato da due meravigliosi occhi marroni che per anni non guardarono che me. Fui davvero uno stupido ad esitare. Per colpa della mia stupidità, sprecai molto del tempo che avrei potuto passare con lei a causa della mia indecisione. Ringrazio sempre la sua pazienza e il suo amore, o altrimenti adesso non saremmo qui.

“Allora, vi decidete ad andare a dormire? Su, è tardi…”

“Ma mamma!”

Emanuele, Federica versione bambino.

“Papà… Perché non ci racconti una storia?”

Ginevra mi guardò strofinando gli occhi dal sonno e sembrava potesse crollare da un momento all’altro. Guardai l’orologio che segnavano le 21.37 per poi guardare Federica in attesa di una sua risposta, decideva lei lì.

Incrociò le braccia e mi lanciò uno sguardo che urlava “assolutamente no”.

Guardai i bambini che mi guardavano supplichevoli… Come potevo dire di no?

A mia volta, le lanciai uno sguardo supplichevole a cui, lo sapevo, non avrebbe resistito. Il fatto che sia inesorabilmente attratta da me è l’unica arma a mio favore.

La sua espressione si intenerì immediatamente e sospirò capendo di non poter vincere.
“E va bene, ma solo una. Ed entro le 22.00 a letto!”

“Sìì!”

Emanuele saltò letteralmente giù dalle mie braccia e si fiondò nella sua stanza trascinando con sé l’enorme peluche che per un attimo non smise di stringere. Ginevra si limitò a sorridere, era davvero stanca anche se lottava contro il sonno che veniva contrastato dalla voglia di ascoltare una storia.

Sorrisi e presi la mano di Federica portandola con me nella camera.

“Grazie mammina.”

Mi sorrise a sua volta mentre entravamo in camera e vidimo Emanuele seduto sul pavimento a gambe incrociate stringere il peluche.

“Allora… Cosa volete che vi racconti?”

Lasciai Ginevra tra le braccia di Federica che si mise a sedere sul letto mentre la bambina la abbracciava e poggiava la tempia sul suo seno. Lei prese ad accarezzarle i capelli facendola rilassare talmente che sembrò davvero sul punto di addormentarsi.

Presi Emanuele in braccio e mi misi accanto a lei facendolo sedere sulle mie gambe.

“Mmh… Mi racconti ancora la storia di Cappuccetto Rosso?”

“No, l’ha raccontata l’altra volta! Ne voglio una nuova!”

Il bambino era parecchio permaloso, chissà da chi aveva preso. Non mi venne proprio in mente.

“Su, Ginevra. L’ultima volta hai scelto tu, adesso tocca a tuo fratello. Davide, fa’ scegliere lui.”

“Va bene, va bene…”

La bambina sembrò approvare e si limitò a stringere la bambola. Lei somigliava parecchio a me.

Probabilmente Federica direbbe il contrario.

“Mmh…”

Emanuele si mise a pensare e, dopo qualche secondo di riflessione, ci guardò.

“Papà… Perché non ci racconti come hai conosciuto la mamma?”

“Eh?”

Lo guardai e sembrò volerlo davvero sapere. Anche Ginevra sembrò essersi risvegliata e Federica accennò un sorriso.

“Bè, d’accordo, ma qui mi servirà l’aiuto della mamma.”

Le sorrisi ed il suo si allargò mentre annuiva.

“D’accordo, ti aiuto io. Non vorrei che dicessi delle bugie, ne saresti capace.”

“Io? Così mi ferisci…”

Le sorrisi e strinsi Emanuele iniziando a raccontare.
“Vediamo… Mmh… Oh! Allora… Quando andavo alle superiori, incontrai una ragazza bellissima di nome Federica. Mi incuriosii e decisi di conoscerla. Lei però non mi faceva mai capire se provava le stesse cose e mi faceva stare ma-“

“Ehi, ehi!”

Sorrisi sentendola reagire esattamente come mi aspettavo.

“Davide, credo tu stia confondendo i ruoli! Meglio se introduco io…”

Mi sorrise mentre Emanuele e Ginevra la guardavano in attesa che iniziasse.

“Conobbi papà quando andavo alle superiori. Ero io quella che si è innamorata di lui all’inizio. Lui era… Bellissimo, simpatico, mi faceva ridere. E…”

“Aspetta, era? Cosa vorresti dire?”

Le misi il broncio, adoravo stuzzicarla. Il nostro rapporto era meraviglioso. Stavamo insieme, io la amavo tantissimo e anche lei a me. Oltre che mia moglie, però, era anche la mia migliore amica. Non avrei potuto desiderare di meglio.

“Bè, devi ammettere di esserti lasciato un po’ andare negli ultimi anni. Vedrai che presto diventerai calvo.”

Federica rise ed io le sorrisi tenendo sempre il broncio.

Se divento calvo, me la paga…

“Mamma, dai! Vai avanti!”

Emanuele sembrò entusiasta e molto curioso. Ginevra si limitava a guardarla con espressione curiosa e sempre un po’ assonnata.

“Mmh… Cosa stavo dicendo? Oh, sì. Mi piaceva davvero tantissimo ma papà non mi faceva mai capire cosa provasse per me.”

“Eeeh? Perché?”

Emanuele mi guardò con espressione interrogativa ed io sorrisi. Già… Perché?

“Perché ero stupido, ecco perché.”

“Ma no amore… Anche adesso lo sei.”

Federica sorrise ed io le afferrai il mento.
“Stasera sei particolarmente spiritosa. Devo zittirti?”

“Ne saresti capace?”

Adorava provocarmi, o se lo adorava…

Le sorrisi e mi avvicinai dandole un bacio sulle labbra che non esitò a ricambiare.

“Bleah!”

I bambini erano sempre disgustati quando ci baciavamo. Era così strano?

Federica rise allontanandosi dal mio viso e riprese ad accarezzare i capelli di Ginevra.

“Papà… Quand’è che ti sei messo con la mamma?”

“E’ successo il giorno del suo compleanno.”

Strinsi Emanuele tra le braccia che già iniziava ad avere sonno. Guardai verso l’orologio che segnava le 21.45.

Iniziai a cullarlo mentre continuavo la storia.

“Quel giorno lei mi invitò a festeggiare insieme ai suoi amici ma io non ci andai. Mi sentivo a disagio…”

“Ma che cattivo, pa’!”

“Già, diglielo, che cattivo.”

Questa volta fu Federica a mettere il broncio ricordandosi quell’avvenimento. Era davvero tenera.

“Bè, però la sera mi presentai a casa sua con un mazzo di rose, non è da tutti, eh.”

Probabilmente sembrai fin troppo fiero di me stesso tanto che sentì una lieve risata trattenuta da parte di Federica che non disse nulla continuando a mantenere il sorriso. La guardai offeso per finta per poi tornare alla storia.

“Fu lì che riuscii ad ammettere ciò che sentivo per lei.”

“E che cos’era?”

Questa volta fu Ginevra a intervenire e le sorrisi.

“Amore…”

“Amore?”

“Già, proprio così”.

“E poi l’hai baciata sulla bocca, vero??”

L’intervento di Emanuele fece ridere entrambi mentre lui ci guardò con sguardo confuso.

“Sì piccolo, mi baciò sulla bocca.”

Federica sorrise e, vedendo Ginevra ormai addormentata, la coricò nel suo lettino rimboccandole le coperte.

“E come finisce la storia?”

Emanuele non sembrò per niente assonnato ma comunque la imitai coricandolo nel suo letto.

“La storia non è ancora finita, la stiamo ancora scrivendo.”

Gli rimboccai le coperte accarezzandogli i capelli.

“E l’elemento fondamentale della storia siete stati voi due, tu e Ginevra.”

Gli sorrisi e gli baciai la fronte facendo lo stesso con la bambina ormai addormentata. Uscii dalla stanza in attesa che Federica facesse lo stesso. Dopo pochi secondi, uscì richiudendo la porta.

“Sei incorreggibile.”

“Come? Che ho fatto?”

La guardai con espressione confusa e lei incrociò le braccia.

“A quest’età ancora non sai contare?”

“Contare? Amore, di che stai parlando?”

“Non due, tre.”

“Tre?”

Mi misi a riflettere sul significato di quello che aveva detto ma proprio non riuscii a capire. Che avesse bevuto?

“Fede, perdonami ma non capisco di che parli.”

Lei mi sorrise prendendomi la mano ed adagiandosela sulla pancia.

“Tre, non due.”

Guardai la sua pancia per qualche secondo per poi spalancare gli occhi e guardarla. Stava sorridendo ed io sorrisi a mia volta.

“Dici… Davvero? Tre? E’ fantastico!”

Sorrisi davvero felice di quella notizia e la abbracciai stringendola forte a me. Lei mi circondò con le sue braccia e mi sorrise.

Quello sarebbe stato il mio terzo figlio ma era sempre una gran felicità sapere che qualcun altro si sarebbe aggiunto alla nostra famiglia. Ero così felice, felicissimo. Come ho potuto sprecare tutto quel tempo senza di lei?

Senza esitazione, la baciai nuovamente stringendola a me mentre lei mi ricambiava.

“Senti…”
“Sì, cosa?”

Federica mi accarezzò mentre mi guardava con aria interrogativa.

“Bè… La gravidanza dura nove mesi.”

“Sì, lo so, e allora?”

“Non credi che dovremmo ricaricarci prima che non sia più possibile?”

Federica mi guardò confusa per poi ridere.

“Certo che non pensi ad altro!”

“Io? Ma non è vero… La pervertita sei tu.”

Appoggiai la fronte alla sua e le sorrisi vedendola sorridere a sua volta.

Le presi la mano stringendola e andammo in camera da letto mentre lei continuava a mantenere il sorriso. Ormai era una cosa abituale dopo tutto questo tempo ma c’era sempre l’emozione come se fosse la prima volta.  Il nostro rapporto non era cambiato molto, era molto simile a quando eravamo fidanzati. Molte cose sono come la prima volta, meravigliose. Ciò di cui  ero certo, però, era che l’avrei amata sempre, proprio come la prima volta dove finalmente potei poggiare le mie labbra alle sue.

--NOTE--
Ho scritto questa storia per una mia amica. Ammetto di non esserne pienamente soddisfatta ma, ehi, mi hai messo fretta XD 

  
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