Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: FlyerMind_    08/11/2012    0 recensioni
Questa fic nasce inizialmente come un tema di storia: migliorandolo un pò qua e là, mi sono resa conto che poteva trasformarsi in un'interessante One shot..... Mi affascina molto la figura del nostro antenato, l' Homo sapiens sapiens, e questa storia è raccontata in prima persona proprio da un giovane ragazzo dela preistoria (vi avviso, senza nome) che si sveglia impaziente all'alba di un nuovo giorno....Siete curiosi di sapere il motivo di tanta agitazione? Bé , se è così prego... Leggete e recensite numerosi!!!
Genere: Avventura, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dal diario di un uomo sapiens sapiens
 
6000 a.C.,  zona dell’Europa orientale, attuale Francia.
Sembra che oggi la palla di fuoco sia pigra, svogliata, perché tarda a sorgere più del solito ed io sono impaziente.
Socchiudo gli occhi; i fasci luminosi di una luce calda come le fiamme si stendono leggeri sulla pianura disboscata, tinteggiata di giallo e verde a seconda della coltivazione.
Silenzio; il Villaggio riposa, quieto.
Nessun rumore, neanche un sussurro, un cinguettio, solo il battito del mio cuore a mille.
Tum, tum, tum, è questo il suo “verso”.
Passano i secondi ed esso non accenna a fermarsi; il palpito continua, incessantemente e sempre più veloce, tum, tum, tum, tum, tum!!
Ormai gli occhi si stanno abituando alla luce dell’alba.
Nella mia capanna la luce filtra con moderazione, poiché il sole non si è ancora levato del tutto e le pareti ne ricoprono tutta la superficie : c’è infatti un’unica apertura che noi usiamo come entrata, uscita e punto luce.
L’ansia cresce, oggi, finalmente, è arrivato il giorno : andrò alla mia prima battuta di caccia.
Ho sempre sognato questo momento, fin da quando ero piccolo, quando il Padre mi raccontava, la sera, le sue avventure nelle foreste contro gli animali selvatici.
Finalmente anch’io potrò prendere in mano un’arma; non ho mai avuto questo privilegio e, in fin dei conti, non ne avevo motivo, visto che ero costretto ad aiutare la madre a raccogliere.
Fino a due estati fa non c’era ancora il frumento, con la sue spighe alte e dorate, ma unicamente i frutti rossi e neri che, con il loro sapore dolce,  ci saziavano dopo il lungo sonno.
Non sono mai stato in grado di curare le piante (o meglio, il frumento) per questo non ho mai, nemmeno una volta, impugnato una falce.
Davvero, è una vita che aspetto questo momento, non vedo l’ora di impugnare il mio primo arco.
Questo semplice strumento, costituito da un bastone flessibile le cui estremità sono collegate da una corda tesa, permette di uccidere un cervo fino a 9 metri di distanza e il Padre dice che sarebbe l’arma fatta apposta per me, che ho una mira e una precisione invidiabile.
 
Adesso sì che li sento, i raggi sulla pelle, è ora, bisogna alzarsi.
In fretta mi infilo la pelliccia nei piedi e sulle braccia,  oltre che intorno alle gambe e al torace,  perché oggi il vento soffia più freddo nella foresta.
Vestito, esco dalla capanna; il Padre è già fuori che mi aspetta.
Pochi minuti e ci troviamo al centro del villaggio dove si erge la capanna dello Sciamano, la più grande e la più ricca contenente tessuti di lino e bianche perle.
Lo Sciamano esce lentamente con un’ aria che, in tutta sincerità, mi incute un po’ di timore, e mi squadra da cima a fondo.
Una pesante pelliccia bianca gli cinge la vita e al collo porta un grande amuleto: un conchiglia arancione a forma di spirale; sulla pelle scoperta del torace, invece, mostra una quantità impressionante di linee rette e curve, rosse e blu.
Seguendo quelle linee infinite, il mio occhio si posa sulla sua mano, anch’essa dipinta, che impugna il mio arco.
Me l’aveva detto il Padre, prima di partire “ L’arco ti sarà consegnato dallo Sciamano già consacrato dal dio fulmine la scorsa notte, perché Esso consenta alle frecce che scoccherai di sfrecciare veloci, centrando la preda.”
Le sue parole risuonano nella mia mente come i tamburi sacri che rimbombano nelle celebrazioni.
Lo Stregone con atteggiamento serio mi porge l’arma e subito incomincia il rito di iniziazione per entrare a far parte del gruppo dei Cacciatori.
Uno a uno, i componenti del clan posano le loro dita,  precedentemente intinte nel colore liquido, sul mio viso e tracciano dei segni.
Ora, finalmente, sono con loro,  sono un membro del gruppo e, da oggi in poi, mi impegnerò a uccidere quanti più animali possibili per sfamare la Famiglia e il Villaggio.
 
Partiamo alla coltre della foresta a passo veloce, tengo stretto in mano l’arco e le frecce ben legate sulla schiena.
Ci addentriamo sempre più nella foresta dove, secondo le parole di un Cacciatore anziano, dovrebbe trovarsi la tana di un cinghiale femmina e del suo cucciolo.
Egli infatti, afferma di averli avvistati qualche giorno fa, mentre correvano tra gli alti alberi.
Col passare dei minuti, i nostri passi si fanno sempre più agili e leggeri per fare meno rumore possibile e, soprattutto, per non lasciare scoperta alcuna traccia del nostro passaggio.
È divertente nascondersi dietro gli alberi e aguzzare la vista, con la mano sinistra perennemente aggrappata all’arco e la destra sulla base della freccia; mi sembra di rivivere una delle avventure notturne di mio padre solo che, stavolta, il protagonista sono io.
Tutto d’un tratto, un gesto da parte del Cacciatore giovane, poco più grande di me, attira la mia attenzione, così mi avvicino.
Accucciandosi, il giovane constata la fresca orma sulla terra di fronte a lui e raccoglie un piccolo ramo spezzato con una foglia verde al suo apice, traccia del recente passaggio delle nostre prede.
“È ancora verde” dice lui, quasi in un sussurro, “non è lontana. Sono passati di qui almeno 30 minuti fa, è diretta a Nord.”
Ora sì che il tutto si fa più interessante!
Camminiamo scaltri per un altro quarto d’ora finché eccolo, lo vediamo : il cucciolo di cinghiale riposa all’ombra di un grande albero.
Il padre mi fa cenno con la testa e io mi metto in posizione : incocco la freccia, respiro lentamente, devo prendere bene la mira….. devo centrarlo!
La mia mano è ferma, l’occhio attento scruta prima il cinghiale, poi la freccia. La punta è in posizione, tendo l’arco, è al massimo.

..
.
“AHHHHHHHH!” un urlo improvviso mi spaventa, il mio corpo si sbilancia e, senza volerlo, scocco la freccia che, ovviamente, non centra la preda. Mi volto.
La madre cinghiale ha violentemente attaccato il membro giovane del gruppo, il quale, ferito, si è accasciato a terra rosso in volto.
Nonostante il numero, l’agile cinghiale schiva ogni singolo colpo di lancia dei miei compagni, che rimangono disarmati; tutti loro, fuorché mio padre che non ha ancora lanciato la sua arma.
Ora la vedo bene, la madre, carica verso di me; il cuore si blocca, il sangue nelle vene rallenta la sua corsa disperata; il panico mi travolge, immobile con gli occhi sbarrati non so che fare. Ma ecco che in un attimo il Padre scaglia la sua lancia e la uccide sul colpo prima che mi venga addosso.
Tirando un sospiro di sollievo e gratitudine, approfitto della confusione per scoccare nuovamente un’altra freccia sul piccolo cucciolo che, intimorito, stava correndo alla tana.
Devo ammetterlo, un colpo da maestro : centro l’animale in pieno occhio destro ed esso crolla.
Mi avvicino correndo, estraggo velocemente la selce appuntita dalla pelliccia e gliela affondo con fermezza nella giugulare. Il cinghiale emette un verso acuto e subito spira.
Mi carico il cucciolo sulle spalle e mi avvio verso il gruppo.
Alcuni Cacciatori aiutano il Padre, ridendo e complimentandosi con lui, a legarsi il cinghiale femmina sulla schiena, mentre gli altri sollevano con cautela il compagno ferito, per impedire che l’emorragia si allarghi eccessivamente, e lo riportano al Villaggio.
 
È passato ormai quasi un intero arco del sole quando giungo al villaggio.
Sono affamato e ho voglia di rivedere la Madre, spero non si sia spaventata troppo vedendo il Compagno giovane ferito.
Sono informato all’istante che il Ragazzo è stato portato nella capanna dello Sciamano, il quale proverà a curarlo con delle foglie di Consolida maggiore che gli dovrebbero rimarginare il profondo taglio nella pancia.
Spero davvero che se la cavi perché era un vero esperto nel seguire le tracce.
Intanto nella nostra capanna un gran numero di Uomini e Donne sono venuti a congratularsi per la fruttuosa caccia : i due cinghiali infatti, con la loro carne, sfameranno tranquillamente Tutti sia stasera che domani e questo, per me, è motivo di grande orgoglio e onore.
Dopo il pasto della notte (cinghiale cotto sul fuoco, una delizia!), servito all’aperto con tanto di musica e danze, mi rintano nella capanna per restare un po’ da solo.
Mi siedo sul letto e sfilo dalla pelliccia la piccola zanna del cinghiale cucciolo, che avevo precedentemente rimosso dal corpo, e la ammiro : è sorprendentemente bianca ed ha una forma arcuata……….. Assomiglia alla mezzaluna che splende nel cielo stasera…… E’ davvero bella!
Con fare deciso prendo uno strumento in corno appuntito e lavoro la zanna : realizzo un buco non troppo evidente al suo apice e ci inserisco all’interno una cordicella.
La lego intorno al collo e mi corico; la mente si rilassa, i pensieri, gli affanni, le preoccupazioni, i ricordi, sgusciano via leggeri raccontando che mi sto per addormentare; non credo che toglierò mai questa collana, come non mi dimenticherò mai di certo questa intensa giornata.
 
Domani è un altro giorno.
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: FlyerMind_