''Oh,buongiorno piccola,entra!''
''Raccontaci,come mai sei qui?Parlaci di te'',mi disse la signora.
''Beh..sono Mia,ho quindici anni,sono un'autolesionista,e sono qui per semplice sfogo.E' iniziato tutto due anni fa dai miei genitori,poi pian piano si è esteso anche ai miei coetanei,che mi escludevano e prendevano in giro continuamente.All'inizio piangevo,giorno e notte senza fine.Poi ho iniziato a tagliarmi quando la cosa è continuata piu' pesantemente,fino a farmi crollare''.
Intorno a me la gente mi guardava,mi guardava interessata e non con il solito sguardo di tutti come per rimproverarmi dei miei sbagli,loro mi capivano,mi trasmettevano sicurezza anche con dei semplici sguardi.
Gente che mi seguiva attenta,ragazzi che mi fissavano spaesati,ragazze che mi guardavano con una faccia come mi capissero perfettamente.E poi c'era lui,un ragazzo alto,biondo scuro,con il viso basso rivolto al pavimento.Aveva una felpa addosso,il che mi faceva capire che volesse nascondere delle cicatrici,perche' eravamo in pieno luglio.
Iniziò un silenzio incessante,la signora quarantenne,Joia,rivolgendosi al ragazzo con la felpa disse.
''E tu,Justin,vuoi parlarci di te?''
Il ragazzo fece segno di no con la testa,sempre avendo lo sguardo basso.
Lo guardai chiedendomi il perche' della sua insicurezza e finito l'incontro gli andai vicino imbarazzata.
''Ciao,sono Mia,e tu?Justin giusto?''
''Si,Justin,giusto''
''Come mai non hai voluto parlare?''
Fece spallucce,come per dire che neanche lui sapeva il perche'.Io gli sorrisi,lui rimase li' a guardarmi e accenno' un finto sorriso,uno di quelli colmi di dolore.