Capitolo
19
Due
mesi dopo...
Kaori
cercava stancamente di andare avanti con la sua vita. Andava al lavoro, si
recava in palestra per le lezioni di kick-boxing, usciva con le amiche o con
Sayuri...Tuttavia, tutti potevano vedere che non era più la stessa. Era
dimagrita molto e il suo sguardo era sempre triste e spento. Da due mesi a
quella parte, la Kaori allegra e solare che tutti avevano conosciuto era
scomparsa.
Kaori
sapeva che i suoi amici erano preoccupati per lei. Non aveva raccontato a
nessuno del motivo della loro rottura, neanche a Miki e Sayuri. Si era limitata
a far sapere loro che si erano lasciati e le due, vedendo quanto stesse
soffrendo, non avevano insistito. Poteva vedere le occhiate preoccupate che le
lanciava l’amica quando si recava al caffé, o la sorella quando uscivano insieme
per una cena o un cinema, ma non poteva farci niente. Senza Ryo la sua vita
aveva perso ogni significato. Ogni cosa intorno a lei aveva perso la sua luce,
il suo sapore...Non teneva più il conto delle volte in cui era stata tentata di
correre da Ryo per pregarlo di porre fine al suo tormento...Quante volte era
stata tentata di calpestare i suoi principi per riaverlo con se? Ma non poteva
farlo. Per ben due volte gli aveva donato il suo cuore e per ben due volte lui
lo aveva spezzato.
Neanche
per Ryo era facile andare avanti. Kaori gli mancava così tanto da togliergli il
respiro. Tuttavia, in quei due mesi non l’aveva mai cercata, rispettando la sua
decisione. Si era buttato a capofitto sul lavoro e l’agenzia investigativa che
aveva appena aperto andava a gonfie vele, tanto che presto avrebbe dovuto
trovare un socio per aiutarlo. Aveva deciso di non lasciare Tokyo e di aprire la
sua attività a Shinjuku. Era stato tentato di tornarsene a New York e di
lasciare quella città così piena di ricordi, ma sentiva che oramai la sua casa
era lì. Mary, la sua socia, era in dolce attesa e aveva perciò deciso di
lasciare il lavoro per fare la mamma a tempo pieno, i suoi genitori vivevano lì
a Tokyo, dove anche lui era cresciuto...E lì c’era Kaori. Per quanto la sua
testa gli dicesse di rassegnarsi e di dimenticarla, il suo cuore non ne voleva
sapere. In un piccolo angolino della sua anima, viveva ancora la speranza che un
giorno lei lo avrebbe perdonato e avrebbero potuto costruire un futuro insieme.
E finché quella speranza non si fosse spenta, Ryo non avrebbe
mollato.
Quel
giorno, Kaori stava uscendo dal palazzo in cui viveva la sorella dopo aver
pranzato insieme, quando sentì una voce dietro di lei che la chiamava. Si voltò
e vide Mick venirle incontro insieme ad una bella ragazza dai lunghi e mossi
capelli neri.
-Mick!
Che piacere vederti!-
Era
davvero felice di vederlo. Dal giorno in cui si erano lasciati non si erano più
incontrati.
-Anch’io
sono contento di vederti, Kaori. Come stai?- le chiese l’uomo
-Così.
E tu?-
-Bene.
Ti presento Kazue Natori. Io e lei stiamo uscendo insieme-
Le due
si strinsero la mano e si salutarono cortesemente. Kazue aveva l’aria di essere
una ragazza molto dolce e gentile.
-Sono
felice per te, Mick. Davvero. Te lo meriti-
-Umibozu
mi ha detto che tu e Ryo vi siete lasciati...- le disse Mick –Mi dispiace molto-
Kaori
distolse lo sguardo dal suo e lo posò sull’incessante via vai di auto sulla
strada accanto a loro.
-Ti
ringrazio- rispose –Si vede che non era destino...-
-Se
hai bisogno di qualcosa, non hai che da dirlo. In fondo siamo sempre amici, no?-
Lei
gli sorrise, commossa dalla sua gentilezza.
-Grazie,
Mick. Sei un tesoro-
Dopo
aver salutato Mick e Kazue, Kaori si diresse verso casa. Camminò
tranquillamente, godendosi quella splendida giornata di sole, prova
dell’imminente arrivo della primavera. E anche del suo compleanno. Si ricordò
che Ryo per quella data le aveva proposto di passare un weekend al mare loro due
soli e il suo cuore fu trafitto da una morsa di dolore. Avevano fatto così tanti
progetti per il futuro...E ora tutto era andato distrutto.
Era
arrivata solo a metà strada, quando un capogiro la colse di sorpresa. Si
appoggiò al muro di fianco a lei e fece dei profondi respiri, aspettando che il
mondo smettesse di girare. Era da un po’ di tempo che le capitavano quei
giramenti, solitamente la mattina appena sveglia, e a volte accompagnati da un
po’ di nausea. Forse era il caso che cominciasse ad avere più cura di se stessa,
probabilmente con quei sintomi il suo corpo le diceva che si stava trascurando
troppo.
Chiamò
un taxi e si fece portare a casa. Arrivata, si diresse in cucina, seguita da
Kuro che reclamava il suo pranzo. Dopo averlo accontentato, si versò un
bicchiere d’acqua e, mentre lo sorseggiava appoggiata al piano della cucina,
l’occhio le cadde sul calendario appeso di fianco al frigorifero. Restò a
fissarlo per qualche istante, pensando che c’era qualcosa di strano. Sentiva che
c’era qualcosa che le sfuggiva, forse qualcosa che si era dimenticata...Quando
capì quello di cui la sua mente stava cercando di avvisarla, impallidì e per
poco il bicchiere che teneva in mano non si sfracellò al suolo. Oh mio Dio...No, no, no... Non può
essere...Improvvisamente tutti i sintomi che aveva avvertito nelle ultime
settimane assunsero tutto un altro significato. Senza pensarci due volte, corse
fuori dalla cucina e, afferrando al volo la borsa, uscì di nuovo.
Mezz’ora
ed era di ritorno e, sotto lo sguardo perplesso di Kuro, si chiuse nel bagno.
Pochi minuti dopo, fissava quella stanghetta di plastica pregando con tutto il
cuore che non confermasse il suo sospetto. Tuttavia, le sue preghiere non furono
esaudite. Incredula, si accasciò contro il muro e si lasciò scivolare a terra.
Raccolse le ginocchia al petto e lasciò che le lacrime le bagnassero il volto.
Ancora una volta, il destino era stato crudele con lei. Era incinta. Aspettava
un figlio da Ryo.
La
prima cosa che fece il giorno dopo, fu recarsi dal suo medico. Questi le fissò
un’ecografia per la settimana successiva per avere la conferma della gravidanza,
poiché non sempre quei test da fare in casa erano sicuri. Tuttavia, Kaori dentro
di se sapeva che anche l’ecografia avrebbe dato lo stesso risultato del test.
Aveva tutti i sintomi di una gravidanza e poi...il suo sesto senso le diceva che
una nuova vita stava crescendo dentro il suo corpo. L’unica cosa che restava era
decidere cosa fare...Di certo avrebbe tenuto quel bambino, su questo non c’erano
dubbi. Non avrebbe mai potuto decidere di non tenerlo. Era il suo bambino. O
meglio, suo e di Ryo. Avrebbe dovuto dirglielo? E poi, cosa avrebbero fatto?
Decise di lasciare da parte questi pensieri. Avrebbe preso una decisione una
volta avuta la conferma della gravidanza.
Così,
la settimana successiva si presentò al reparto di ginecologia dell’ospedale
Oshiro. Immersa nei suoi pensieri, seduta in sala d’attesa aspettando il suo
turno, non si accorse della persona che le si era affiancata, perciò sobbalzò
quando questa la chiamò.
-Kaori?-
Questa
alzò gli occhi, sorpresa, e ne incontrò un paio color cioccolato. Vestita da
infermiera, ci mise qualche istante a riconoscerla.
-Kazue?-
chiese sorpresa
-Sono
felice che ti ricordi di me. Come stai? Avevo riconosciuto il tuo nome sulla
lista...-
-Sto
bene e tu? Ma allora lavori qui?-
-Sì,
lavoro qui al reparto di ginecologia. Ho visto che oggi hai la tua prima
ecografia fetale...- la voce di Kazue si era un po’ affievolita nel pronunciare
le ultime parole
-Ehm...Sì,
è così- poi Kaori capì il motivo della strana espressione della sua
interlocutrice –Oh, ma non temere, il bambino non è di Mick, devi stare
tranquilla-
Il
viso dell’infermiera si rilassò.
-Scusami,
non volevo essere indiscreta, è solo che io e Mick stiamo così bene insieme e
avevo paura che...Comunque mi dispiace. Però sono contenta per te e Ryo. Come
mai non è qui?-
Kaori
sobbalzò a quella domanda, ma preferì non dire la verità.
-Ehm...Non
è potuto venire...Sai com’è, il lavoro...- balbettò
-Capisco
benissimo- le sorrise Kazue –Ora devo andare, il lavoro mi reclama. Sono felice
di averti rivista e congratulazioni a te e Ryo-
Kaori
la ringraziò sentendosi morire. Perchè diavolo le aveva mentito? In fondo non
era colpa sua se aveva scoperto di essere incinta solo ora che lei e Ryo si
erano lasciati...Tuttavia, in quel momento chiamarono il suo nome e Kaori
dimenticò quell’episodio.
Un’ora
dopo, usciva dall’ospedale con in mano alcuni fogli, tra cui la prima ecografia
del suo bambino. Era confermato, aspettava un figlio.