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Autore: Rick_Holden    08/11/2012    0 recensioni
Fermo a guardare ed il silenzio è il peggior delirio
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Sempre più pesante il passo del cavallo sotto di me rimbomba nel vuoto intorno. Questa sella non è mai sembrata così scomoda ed i miei stivali non sono mai stati così puliti.

Lucidi ed orribilmente vuoti.

Conoscevo ogni singolo tipo di macchia che si poteva piazzare su questi, ogni sfumatura di fango, di polvere, di sangue. Le ho viste tutte e le avrei sapute riconoscere. Le ho spazzate via ancora ed ancora sarei stato pronto a vederle ricomparire, ma erano ormai troppo conosciute. I miei occhi erano stufi di loro e la mia mano non poteva più colpirli con rapidi ma possenti colpetti. Ho sciacquato i miei stivali per l'ultima delle mie prime volte e li ho infilati, ora, per la seconda volta in vita mia.

Dovevo andare e sono andato.

Il mio destriero si muove con la sua lenta camminata troppo veloce per me.

Vorrei si fermasse.

Mi volto ancora una volta e d'improvviso sento la polvere alzarsi da terra, piazzarsi sul mio stivale destro e rilassarsi su di esso. Tutte quelle case e quelle strade che mi ritrovo a guardare, è come se, d'un tratto, si stringessero intorno a me in un enorme e caldo abbraccio pieno di qualcosa che non so descrivere: un calore mancante, un fuoco che divampa e scintilla, una brezza d'estate che rilassa la pelle accaldata, il bacio di fragole che pende dalle sue labbra, il più dolce dei sussurri nel mio orecchio, il tocco delle lenzuola sul corpo, il rumore ampio delle onde che si infrangono sul bagnasciuga alla luce di un tramonto d'amore. Una lacrima sfiora il mio occhio solo e si fa strada tra i solchi della mia amara pelle. Rigiro di scatto la testa e lascio cadere quella piccola goccia sopra lo stivale eliminando quel piccolo tocco di polvere che vi si era appoggiato.

Sprono il cavallo sotto di me con più potenti colpi e più decise incitazioni. Lascio a lui il mio dovere e tengo per me il diritto dell'innocenza e del perdono. Sento i lamenti dell'animale concentrarsi nella mia mente ed amplificarsi nella mia coscienza. Colpisco con più forza sui suoi fianchi ormai affaticati.

Un passo e la distanza aumenta ancora e ancora la sento, sempre più forte. Sento il mio cuore precipitare in una prigione di solitudine e rinchiudersi della città che mi ha circondato. So che non mi ascolterà e non vuol più sentire. Un bambino viziato che troppo ha già avuto e troppo ancora vuole, chiuso in sé stesso e disteso sul pavimento in preda alla disperazione dei suoi lamenti. Lamenti violenti, cruenti, potenti e sempre più forti. Entrano in me e riecheggiano sempre più. Si alzano a tal punto che il silenzio diventa il peggior delirio. Ogni rumore è ormai soffocato da quell'unico, amaro lamento. Il filo si tira e tende sempre più ed ancora urla e dolore. Stringe, tira. Sofferenza e nostalgia. Tende sempre più. Mancanza. Non sento più. Urla. Delirio. Dolore. Lamento. Il filo si rompe.

Nulla.

Il cavallo si ferma sotto il mio ordine impulsivo.

Lo colpisco ancora e ci rigiriamo su noi stessi. Vedo i palazzi di fronte a me e le loro braccia pronte nuovamente ad aprirsi verso di me in un altro abbraccio di calore. Ecco di nuovo la polvere, che si è alzata dal movimento brusco compiuto dal cavallo, posarsi sui miei stivali, come uno strano saluto. La vedo, ma non la pulisco e continuo ad avvicinarmi alla città.

Accontenterò quel bambino lagnoso e viziato dentro di me e peccherò ancora di debolezza e nostalgia.

I passi del mio destriero si fanno più vispi ed i suoi lamenti si placano: ha visto casa, sa che stiamo tornando, sa che sta per rivedere tutto ciò che ha sempre amato. Vedo i suoi zoccoli piazzarsi uno dopo l'altro sulla terra sabbiosa sotto di noi, quando, all'improvviso, uno di questi si posa male sul terreno facendo tremare il corpo dell'animale.

Perdo l'equilibrio e rovino a terra accanto alle gambe del mio condottiero. Vedo la stessa polvere che osservavo così distante aggredire il mio volto ed avvolgermi come un velo. Tossisco e la sputo via con rabbia e disgusto. Tento di rialzarmi quando mi accorgo che il mio stivale sinistro, l'unico ancora completamente pulito, è rimasto bloccato nella cinghia della sella. Terrorizzato tento di afferrarlo quando il cavallo percepisce il mio movimento brusco e si spaventa balzando in piedi. Sento il suo verso disperato penetrare nei miei timpani ed unirsi all'orrore quando lo vedo partire in una corsa disperata.

Il mio piede bloccato nello stivale mi strattona via e mi trascina con violenza nella folle cavalcata lasciandomi a strusciare il volto nella terra. La polvere entra nella bocca e penetra nei miei polmoni. La mastico e tento di sputarla, ma ad ogni passo più crudele dell'animale imbestialito questa ritorna più agguerrita in me e si colora di rosso quando sento il sangue amaro salirmi alla gola.

Riesco a malapena a intravedere i palazzi della città nella quale siamo rientrati ed i volti terrorizzati della gente che vede il mio triste spettacolo: persone che conosco, persone che conoscevo, persone che ho lasciato.

Sento la caviglia stirarsi e riempirmi di dolore ogni secondo di più. L'agonia si amplifica e dirama in tutto il corpo unendosi alla vergogna e la coscienza di aver sbagliato.

Vorrei si fermasse.

Vorrei finisse tutto ciò.

Uccidimi ora, finisci di correre.

Ogni fibra di me grida di dolore e agonia, ogni essenza di me chiede la morte ed io la ammiro e desidero.

Le immagini di ciò che ero si presentano ancora di fronte a me in quella piccola città che più che mai mi abbraccia e stringe, mentre le mie membra si strofinano a terra e i miei vestiti si dilaniano. Sento il calore presentarsi, ma lo vedo distante come la strada che ho appena lasciato. Lo sento freddo e ghiacciato, riempito di dolore e fallimento, riempito di passato e presente.

Il ritmo della cavalcata è incombente e sempre più forte, più veloce, più crudele.

Ora sento le urla ed il silenzio non è più presente: ora sento i vizi ed i rimpianti, ora sento i commenti della gente attorno, ora sento il bambino in me morire lentamente, riempito dei suoi capricci e avvolto dai suoi lamenti. Ora sento tutto ciò che sono stato e sento che non era abbastanza, ora sento che ho chiuso il mio destino. Ora sento le porte che ho aperto e quelle che non ho toccato. Ora sento la gioia e la felicità che non ho avuto, ora sento il rimpianto di ciò che non sono stato.

Ora sento tutto.

Non ho sentito niente.

 

  
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