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Autore: Cialy    26/05/2007    3 recensioni
Di giorno, Remus fa tutto ciò che è necessario fare.
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di J.K. Rowling e, quindi, frutto di fantasia. Io non li utilizzo certo a scopo di lucro.

 

Ambientata durante gli anni successivi all'assassinio dei Potter. Niente di allegro, siete avvisati =D
Vi sarò davvero moooolto grata se mi fate sapere cosa ne pensate! *_*

 

 

 

 

Giorno dopo giorno

 

 

Di giorno, Remus fa tutto ciò che è necessario fare.

Lavora, quel po’ che gli è concesso. Sistema la casa, tanto per non farla apparire un porcile. Intrattiene relazioni interpersonali, cioè scrive, talvolta, a Silente o a Kingsley o a altri membri dell’ex-Ordine, o chiacchiera con la vecchietta che gestisce il negozio in cui fa spesa.

Di giorno, Remus sorride di sorrisi che, per lo più, non raggiungono gli occhi, ma sono necessari a salvare le apparenze.

Di giorno, Remus non pensa mai a Hogwarts o a quello che stato. È troppo occupato a trovare un modo per sbarcare il lunario o per riempire il frigorifero. O, nei giorni migliori, pensa semplicemente a cosa cucinare per cena.

Di giorno, Remus spinge la tristezza e il dolore in fondo allo stomaco, proprio a fondo. E così riesce a sopravvivere.

 

 

La sera, dopo il tramonto, Remus siede sulla sua poltrona logora e guarda fuori dalla finestra. C’è un bosco, sul retro della casa, e la Luna splende su di esso.

Remus La guarda, quella falce sottile che oggi è la sua compagna, e si chiede se è davvero bella come dicono, quando diventa piena. Remus non ha mai visto la Luna piena – con occhi umani – ed è certo che mai la vedrà.

Adesso, la Luna gli sembra solo un ghigno di traverso. Chiude gli occhi e sente la risata malvagia, cattiva, giungere a lui sottoforma di raggi argentati. La sua vita La diverte, il nulla in cui si trascina non fa altro che scatenare ilarità. Perché Lei lo sa – alla perfezione – di essere, ormai, la sua unica amica. L’unica presenza capace di spezzare quell’apatia, di concedergli una pausa. Fatta di graffi, ululati, morsi, corse nel buio, ma pur sempre una pausa, in cui il grigio finalmente scompare, soppiantato dal rosso.

La Luna è la sua unica amica, e nemica, e tutto. Quasi si sente Suo figlio, la sera.

 

 

La notte è sempre la parte più difficile da affrontare.

Remus va a dormire, e per un po’ ci riesce abbastanza serenamente. Ma poi sogna e tutta la farsa che ha messo in piedi durante il giorno va in frantumi.

La notte, ogni notte, Remus sogna Sirius. Sogna la sua voce, le sue mani, la sua risata. Sogna di stringerlo ancora, di fare di nuovo l’amore con lui. Poi si sveglia e sente le lacrime pungergli gli occhi.

Allora urla, forte, con quanto fiato ha in gola, sperando, così, di scacciare quelle immagini che fanno male, capaci di annientargli il cuore. Si chiede perché debba essere così sciocco da amare ancora un assassino, si chiede perché insista nel farsi del male cercando la presenza di chi non c’è più e non potrà più esserci.

La notte, il dolore rinchiuso in fondo allo stomaco abbatte tutte le barriere e si diffonde in tutto il suo corpo. Come una malattia, lo invade.

E Remus si alza, in preda a una strana frenesia di fare qualcosa. Ma lo sguardo scivola, inevitabilmente attratto, sulla falce di Luna, che ancora ghigna, ride di lui. Ride, ride, ride, e lui non vuole più vederla, così sbatte con forza le imposte della finestra e la stanza diventa di colpo buia.

Arrivato al limite, Remus si siede sul pavimento e si lascia finalmente andare. A gambe incrociate, con la testa tra le mani, piange e i singhiozzi scuotono tutto il suo corpo. Il dolore occupa ogni sua cellula, e pulsa, e instilla nella sua mente ricordi.

La notte, Remus ripensa a Hogwarts e a quello che è stato. Ripensa ai Malandrini e a quello che ne è rimasto. Ripensa all’assassino che ama, cosciente di non poter mai annullare quel sentimento, per quanto urli e strepiti.

Ripensa a tutto questo, la notte, con le lacrime come uniche compagne.

 

 

All’alba, Remus, sfinito, è scivolato disteso sul pavimento e le lacrime sono ormai finite.

La luce del sole, più forte di quella della Luna, riesce ad insinuarsi nella stanza attraverso le imposte e raggiunge il suo viso.

All’alba, Remus si sente rincuorato dalla fine della notte e osserva i raggi dorati come una salvezza. Allora si asciuga il viso, si alza, stiracchiandosi e massaggiandosi i muscoli, e va a lavarsi.

All’alba, Remus spera che le prossime ventiquattr’ore siano diverse dalle precedenti. Spera che succeda qualcosa, spera che la prossima notte il dolore non si mostri.

All’alba, Remus spera così tanto.

 

Ma sono speranze inutili, perché sarà Tutto. Perfettamente. Uguale.

 

 

  
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