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Autore: cola23    09/11/2012    10 recensioni
Per una ragazza la notte di Halloween era stata una notte da brivido, ma quello che accadde in seguito forse valeva un po' di spavento
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nefertari Bibi, Sabo
Note: AU | Avvertimenti: Gender Bender
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Eccomi qui! ad alcuni già lo avevo preanunciato,per quelli che non mi conoscono ancora :Io sono una super fan convinta del yaoi,ma da un pò di tempo meditavo di provare a scrivere anche qualcosa sul etero e quindi eccomi qui! questa è una coppia non molto conosciuta, forse nessuno ci ha mai nemmeno pensato ma che a me piace molto.E il secondo lavoro che scrivo su questo tema ma il primo che pubblico, ma mi raccomando chiunque lasci delle recensioni sia spietatamente sincero! accetto anche critiche negative purchè siano costruttive,anche se spero che non faccia propio schifo!
ps:Anche se pubblico questa storia in ritardo(singh!) aguro a tutti buon Halloween!sotto ci sono le immagini che mi hanno ispirata.

 

La notte di Halloween
 
Era l'ennesima volta in cinque minuti che mi contorcevo sul sedile, cercando di trovare una posizione comoda, ma sembrava proprio che non ci fosse verso.
Guidare per più di un'ora con indosso un costume da gatta era più difficile di quanto avessi immaginato. Non potevo appoggiarmi con la schiena al sedile per non schiacciare e stropicciare la coda, e dovevo tenermi stretta al volante facendo ben attenzione a non rovinare le mie unghie finte lunghe tre centimetri.
Per fortuna dovevo tener duro e cercare di sopportare quella scomodità ancora per poco - solo mezz'ora di macchina e finalmente sarei arrivata a destinazione.
Non stavo più nella pelle da quando la mia amica Nami mi aveva annunciato che la sera di Halloween Rufyko avrebbe organizzato una festa a casa sua. La nostra amica era famosa per essere la migliore festaiola della scuola, e le sue feste erano talmente fantastiche che l'avevano resa una delle ragazze più popolari e ricercate fra i nostri compagni. Valeva proprio la pena di fare un viaggio di un'ora e mezza per arrivare in aperta campagna, nella sua casa delle vacanze. Era l'unica abitazione nel raggio di chilometri, perciò non c'erano vicini nei dintorni e non c'era pericolo di dare noia a nessuno. Forse era proprio per quello che le feste di Rufyko erano tanto famose che a scuola se ne parlava per mesi.
Avevo sempre adorato Halloween, anche se in realtà ne preferivo l'aspetto festoso, quello che comprendeva i travestimenti e i dolci, mentre non amavo i costumi spaventosi e tutta la parte macabra.
Non vedevo l'ora di scoprire cosa avesse organizzato la mia più cara amica del liceo per l'occasione.
Distolsi un attimo lo sguardo dalla strada per sbirciare l'orario sul cruscotto dell'auto: erano solo le sei, ma era già piuttosto buio. La festa sarebbe continuata fino al mattino - per fortuna avevo in programma di rimanere a dormire da Rufyko, così non avrei dovuto rimettermi alla guida a notte fonda.
Ero sicura che mi sarei divertita un mondo, e a dire la verità speravo anche di conoscere qualche bel ragazzo. Era passato quasi un anno da quando avevo rotto con Sanji, ed ero stanca di essere single. Tutte le mie amiche avevano un fidanzato: Nami stava con Zoro, Kaya con Usopp, Robin con Franky e persino Rufyko, che non era mai stata interessata ai ragazzi, si era fidanzata con il suo migliore amico d'infanzia, Ace.Iniziavo a sentirmi a disagio nel ruolo di terzo incomodo quando uscivamo tutti insieme e le coppie passavano il tempo ad amoreggiare, o quando le mie amiche parlavano per ore di quanto fossero fantastici i loro ragazzi e io non potevo unirmi a loro.
Anch'io volevo innamorarmi e avere di nuovo qualcuno che mi rendesse felice in quel modo speciale. E chissà, forse quella era l'occasione giusta, come aveva detto Nami per convincermi a vestirmi in quel modo. Il mio costume da gattina sexy mi avrebbe aiutato a conoscere... un bel gattone!
Guardai il mio riflesso nello specchietto retrovisore, soddisfatta del mio trucco. Robin era riuscita a scovare un libro che spiegava come truccarsi come un personaggio del famoso musical «Cats», e il risultato non era niente male.
Avevo avuto qualche perplessità all'inizio: quel costume era un po' troppo appariscente e provocante per il mio solito stile, femminile ma più semplice e discreto. Non avevo mai messo tacchi così alti, né una gonna così corta, che però, provenendo dal guardaroba di Kaya, era del modello più lungo possibile.Per fortuna, se l'avessi presa dal guardaroba di Nami, avrei fatto prima ad andare in giro direttamente in mutande - la mia amica aveva una passione smodata per le minigonne troppo corte.
Alla fine, però, mi ero lasciata convincere. In fondo, almeno ad Halloween potevo fare un'eccezione. E poi, il mio scopo principale quella sera era proprio farmi notare, e sia il trucco sia il mio costume attillato avrebbero senz'altro attirato l'attenzione.
Non avevo nessuna speranza di fare nuove amicizie a scuola - lì conoscevo già tutti - e i ragazzi carini come Law o erano già fidanzati oppure erano degli idioti immaturi come Kidd.
Quella serata era l'occasione perfetta per divertirsi e conoscere gente nuova - aspettavo quel momento da settimane. Le ragazze lo sapevano e avevano cercato di darmi una mano per prepararmi al meglio. Rufyko avrebbe voluto persino approfittare dell'occasione per presentarmi suo fratello maggiore, che studiava all'università ma che purtroppo quella sera aveva già un impegno. Era un peccato, mi sarebbe piaciuto conoscere parte della famiglia della mia amica, ma ero sicura che avrei fatto comunque incontri interessanti.
Ero piena di gioiosa aspettativa mentre guidavo su quella strada di campagna deserta a bordo della mia vecchia auto. Aveva già fatto centoquarantamila chilometri, ma, non avendo i soldi per comprarne una nuova, avevo intenzione di continuare a guidarla ancora per un po'.
-Sei proprio brava- dissi sfiorando il volante, visto che fino ad allora quell'auto non mi aveva mai dato problemi.
"Certo che di notte è buio pesto in campagna", considerai, guardandomi attorno.
La nebbia saliva dai boschi che fiancheggiavano i lati della strada, e in lontananza udii un ululato. Sembrava il set di un film horror.
«Bibi, sei una fifona! Andiamo, ti sei vestita da gattina provocante, non da topolino impaurito!».
Istintivamente però abbassai la sicura e alzai il volume della musica per distrarmi.
Quando vidi due enormi occhi gialli fissarmi dal ramo di un albero, però, il cuore mi balzò in gola. Spinsi sul pedale dell'acceleratore per arrivare il più velocemente possibile alla festa, ma proprio in quel momento l'auto cominciò a sussultare e a fare strani rumori, fino a rallentare, procedendo a sobbalzi.
-Oh, no! No, non mi fare questo!- gridai. -Non adesso! Non qui! Dai, forza, ancora un po'!-
Feci appena in tempo ad accostare sul ciglio della strada che l'auto si fermò del tutto.
"Ecco, ho continuato a dire che andava benissimo e così mi sono attirata il malocchio!", pensai con rabbia dopo aver provato per l'ennesima volta a rimettere in moto l'auto senza successo.
Presi il cellulare, chiamai il servizio informazioni e quindi il servizio di carro attrezzi più vicino.
-Mi dispiace, ma ho tutti gli uomini fuori- mi risposero. -Lei dove si trova?-
-Non lo so... In un punto non meglio precisato della Country Line Road, sono diretta a Clarksville.-
L'uomo emise un fischio. -Farò venire lì il primo che si libera, ma ci vorrà almeno un'ora. Non si muova, eh!-
-Non tema- risposi seccata. Faceva anche lo spiritoso?
Chiamai anche Rufyko per avvertirla che avrei tardato.
-No, che sfortuna! E adesso come fai?
-Tranquilla, ho già chiamato il carro attrezzi e appena si libera qualcuno verranno a 
prendermi.-
-Ma è Halloween, probabilmente non c'è nessuno che lavora a quest'ora. Vuoi che provi a chiamare mio fratello? Magari può venire a prenderti lui.-
-No, non preoccuparti. Mi hai detto che ha già un impegno stasera, no? Non mi va di disturbarlo, tanto arriverà qualcuno tra un'ora al massimo.-
-Un'ora? Ma avrai paura, lì tutta sola al buio! È meglio che chiami mio fratello: fifona come sei, prima di un'ora sarai già bella che morta di paura!-
-Rufyko! Come ti permetti, io non sono una fifona!-
-Shishi, certo, come no. Ma se tutte le volte che vediamo un film horror ti metti a urlare come una matta solo guardando la copertina della cassetta, e l'altro ieri mi sei saltata in braccio terrorizzata perchè avevi visto un ragno!-
-Quello è un caso particolare, non c'entra niente! E i ragni mi fanno schifo, ma qui non ci sono ragni, quindi stai tranquilla, non avrò paura. Ci vediamo fra un po'- conclusi, riattaccando.
Punta sul vivo, avevo agito impulsivamente, rifiutando la proposta di Rufyko per non darle ragione e dimostrarle che non ero una fifona. In fondo dovevo solo restare lì per un po' non c'era niente di pericoloso.
In realtà, già pochi minuti dopo mi resi conto che non era facile stare seduta tranquilla in auto. Più passavano i minuti e più quella situazione mi sembrava angosciosa.
Provai a richiamare Rufyko per dirle che avevo cambiato idea, che volevo che chiamasse suo fratello, ma lei non rispose al telefono. Un attimo dopo mi accorsi che avevo la batteria scarica.
Di male in peggio...
Non mi restava che alzare ancora di più il volume della musica e cercare di convincermi che non mi sarebbe successo nulla di male, ma non riuscivo a liberarmi dei ricordi dei fatti di cronaca più sanguinosi riportati dai giornali nell'ultimo periodo: un uomo che aveva ucciso due adolescenti con un'ascia su una strada isolata come quella, un serial killer che assaliva le sue vittime con indosso una maschera da zucca di Halloween... Per non parlare di alcune scene dei film dell'orrore che avevo visto. Accidenti, perchè ne avevo guardati così tanti? Non riuscivo più a liberarmi di quelle immagini!
Giurai a me stessa che non avrei mai più visto un film horror in vita mia.
Sentii un altro ululato, e da un ramo si alzarono alcuni corvi che volarono in direzione della luna.
Inspirando profondamente per cercare di rallentare il battito del mio cuore, provai a sbirciare nel bosco, chiedendomi cosa si annidasse dietro agli alberi. C'era un coyote o un orso? Un orso avrebbe potuto assalire la mia auto, farla a pezzi e sbranarmi in pochi minuti...
Chiusi gli occhi, ma fu anche peggio. Sentivo lo scricchiolio dei rami mossi dal vento e altri suoni che non riuscivo ad identificare. C'era qualcuno nel bosco?
Per distrarmi cominciai a canticchiare, seguendo una canzone alla radio, quando dallo specchietto retrovisore vidi dei fari che si avvicinavano.
-Finalmente! Grazie al cielo il carro attrezzi è qui!- esclamai a voce alta.
Un furgone si fermò alle mie spalle, e vidi un uomo avvicinarsi alla mia auto.
Mi si gelò il sangue nelle vene. Nell'oscurità, quel furgone non mi sembrava un carro attrezzi, ma non potevo esserne certa.
Trattenni il fiato, finché un uomo bussò al mio finestrino.
Feci appello a tutto il mio coraggio per abbassarlo di poco e sentire cosa aveva da dirmi lo sconosciuto.
-Salve, bellezza, hai bisogno di aiuto?- mi chiese con una voce lasciva che mi fece venire i brividi.
Si era chinato in avanti ed io potei vedere la corta barba incolta e lurida, il naso aquilino e la bocca sdentata piegata in un ghigno malizioso e inquietante. Forse anche lui indossava una maschera... quella del serial killer!
Mi chiesi se avessi ancora quella bomboletta di lacca per capelli nel vano portaoggetti.
-No, la ringrazio- risposi. -Stavo andando ad una festa, ma la mia auto si è fermata, così ora sto aspettando il carro attrezzi. Dovrebbe arrivare tra pochi minuti.-
Lo guardai meglio, per sincerarmi che non avesse anche un uncino al posto della mano... Non lo aveva fortunatamente. Aveva solo dei disgustosi peli sul petto, lasciato scoperto dalla camicia aperta, ed era disgustosamente grasso e tozzo.
Lessi anche il suo nome su una targhetta attaccata sul lato destro della camicia:Teach-Babra nera. Anche il suo nome era orribile e inquietante.
Si grattò i capelli unti, ed io repressi a stento un conato di vomito quando vidi cadere dei pezzi di forfora così grandi da sembrare palline di neve.
-Oh, ma è pericoloso per un bocconcino come te restare tutta sola in un brutto posto come questo! Vieni con me, ti do io un passaggio, dolcezza.-
"Certo, così poi non avresti alcun problema a saltarmi addosso, violentarmi, uccidermi e farmi a pezzettini!", pensai, rabbrividendo più per il disgusto che per la paura al pensiero di essere anche solo sfiorata da quelle luride mani dalle unghie nere e sporche di chissà cosa.
-La ringrazio, ma il carro attrezzi sta per arrivare.-
Lui rimase fermo davanti allo sportello e non sembrò dar segno di volersene andare.
-Oh, ne sei davvero sicura, dolcezza? Sai, si sono perse già due ragazze da queste parti e si teme che siano cadute vittima di quell'assassino pazzo evaso dalla prigione di Stato quindici giorni fa. Tesorino, bisogna che te lo dica: questo non è un posto sicuro per una ragazza come te. È meglio se vieni con me. Tranquilla, ci penso io a proteggerti- concluse, ammiccando con fare allusivo.
"Figurati! Se sono fortunata, non appena salgo in auto ti limiti ad ammazzarmi e a farmi sparire nel bosco!"
Mi sforzai di sorridere e cercai di fingermi tranquilla.
-La ringrazio, ma come le ho già detto preferisco restare qui.-
Lui fece spallucce.
-Be', come vuoi, bambola. Io comunque ti ho messo in guardia.-
Trattenni un sospiro di sollievo, pensando che stesse finalmente per andarsene.
-Allora perchè non vieni sul mio furgone ad aspettare il carro attrezzi?-
Speranza vana. Quel tipo era davvero insistente. In un'altra situazione mi sarei sentita seccata da tanta invadenza e ottusità.
-Ti offro qualcosa di caldo. Con quel vestitino così leggero avrai sicuramente freddo- insisté con un disgustoso tono malizioso. Mi lanciò una lunga occhiata, come se mi stesse spogliando con gli occhi, e si leccò le labbra quasi con la bava alla bocca, come se si trovasse di fronte a qualcosa da mangiare, per poi ammiccare nella mia direzione per farmi intendere che gli piaceva ciò che stava vedendo.
Mi fece sentire così a disagio che istintivamente cercai di coprirmi con le braccia come meglio potevo. Quando dicevo di voler attirare l'attenzione, non mi riferivo certo a soggetti del genere! Ecco perchè non mi vestivo mai in quel modo: meglio passare inosservata che rischiare di attirare attenzioni sgradite.
-No, grazie. Sto bene qui e non sento freddo- risposi con un tono perentorio e determinato che non ammetteva repliche, sforzandomi di fissare dritto negli occhi lo sconosciuto.
Il sorriso malizioso che aveva mantenuto fin dall'inizio scomparve, e finalmente lui sembrò afferrare il concetto.
-Bene. Spero proprio che il killer non ti trovi e ti faccia a pezzettini- disse, digrignando i denti e guardandomi quasi con odio. Così dicendo, finalmente tornò al suo furgone e sparì nel buio della notte.
Ancora spaventata ma più tranquilla, alzai in fretta il finestrino e controllai che tutti gli sportelli fossero chiusi.
Non dovevo farmi prendere dal panico. Il carro attrezzi sarebbe arrivato di lì a poco e tutto sarebbe andato bene. Dovevo continuare a ripetermelo ad alta voce per convincermi che fosse vero.Sentii degli altri rumori vicino all'auto e la fronte mi si imperlò di sudore nonostante le rigide temperature.
Ero così in ansia che non m'importava più neanche della festa: volevo solo andare a casa, in un posto caldo, e sentirmi di nuovo al sicuro.
Continuavo a controllare lo specchietto retrovisore, augurandomi di veder apparire da un momento all'altro i fari del carro attrezzi, ma tutto ciò che vedevo era il buio intorno a me.
Alzai il volume della radio e continuai a guardare dritto davanti a me, quando all'improvviso qualcosa di grosso e bianco sbucò dagli alberi e schizzò in mezzo alla strada. Lanciai un urlo e gli occhi mi si riempirono di lacrime.
Ero in preda al panico.
Quella cosa bianca si agitò minacciosa al vento, poi andò a sbattere contro un tronco e solo allora mi accorsi che si trattava... di una semplice busta di plastica.
Chiusi gli occhi e mi coprii le orecchie con le mani. Non volevo più vedere né sentire niente, così, forse, se qualcuno mi avesse uccisa non me ne sarei nemmeno resa conto. Mi bastava che fosse una cosa veloce.
Era trascorsa quasi un'ora e del carro attrezzi non c'era ancora traccia. Ma perchè diavolo non arrivava? Forse non avevano trovato nessuno disponibile e stavo aspettando invano?
Mi chiesi se non fosse il caso di provare a raggiungere a piedi la casa di Rufyko, ma la strada era ancora lunga e con i tacchi alti che indossavo non ci sarei mai arrivata.
Appoggiai la testa allo schienale, chiusi gli occhi, presi un lungo respiro e provai a pensare a cosa fosse meglio fare, quando ad un tratto sentii qualcuno bussare al finestrino.
"Oh, Signore! Speriamo che non sia di nuovo quel maniaco spaventoso di prima," pregai.
Quando alzai lo sguardo, cacciai un urlo con tutto il fiato che avevo in gola.
Avevo davanti un uomo alto ,vestito di nero completamente ricoperto di sangue sia sui vestiti che sul petto esposto dalla camicia lasciata aperta, da cui sbucavano orribili cicatrici sporche e insanguinate. Indossava una tuba e maschera nera, anch'essa insanguinate e con due fessure al posto degli occhi che sembravano fissarmi minacciosi.In una mano brandiva una pistola e nel altra una motosega insanguinata, che luccicava in modo sinistro alla luce della luna.
Schizzai velocemente sull'altro sedile e provai a scendere dall'altra parte, ma ero talmente in preda al panico che mi ero dimenticata di aver chiuso tutte le portiere. Non riuscivo più a ragionare lucidamente: gridavo, mi agitavo, imprecavo, prendevo a pugni e testate il finestrino per aprire la portiera, finché l'uomo non mi raggiunse dal lato del passeggero.
-No!- gridai.
Era l'evaso in fuga? O un altro serial killer? O forse quell'uomo era andato a travestirsi per godere del mio terrore...
Mi allungai su entrambi i sedili e mi rannicchiai su me stessa, stringendo le braccia e le 
gambe al petto.
Lui bussò nuovamente ed io sbirciai con la coda dell'occhio nella sua direzione, temendo che stesse per sfondare la finestra con la motosega o un colpo di pistola per entrare.
Se lo avesse fatto non avrei avuto più via di scampo!
Ma non era così. Lo sconosciuto si era semplicemente tolto la maschera e il cappelo, e si era chinato cosicché il suo viso fosse all'altezza del mio.
Quando trovai il coraggio di guardarlo bene, la sorpresa fu tale che per un secondo superò persino la paura. Per essere un serial killer, non aveva affatto un aspetto minaccioso, anzi... A dire il vero era piuttosto carino.
-Potresti aprirmi, per favore?- mi chiese con tono gentile.
Scossi la testa furiosamente. Anche se il suo tono e i suoi modi mi avevano sorpresa e lui non aveva affatto l'aspetto di un serial killer, uno che se ne andava in giro con una motosega ricoperta di sangue non era comunque un tipo rassicurante. Magari era un pazzo schizofrenico affetto da un disturbo da doppia personalità: l'attimo prima si mostrava gentile, ma, non appena la sua vittima abbassava la guardia, lui ne approfittava per farla a fettine, ridendo sguaiatamente.
-Sei Bibi, vero? Mi hanno chiesto di venirti a prendere.-
Guardai alle mie spalle e vidi una macchina con la luce lampeggiante. Era il carro attrezzi, allora!
A quel punto la paura sparì e al suo posto subentrò la rabbia.
Saltai giù dall'auto come una furia, urlando e inveendo contro di lui. Gli mollai un ceffone e cominciai a tempestarlo di pugni sul petto.
-Idiota, coglione! Brutto bastardo imbecille del cazzo! Cosa ti passa per la testa? Terrorizzarmi in questo modo!-
-Aspetta, ehi, calmati!- tentò lui, cercando di allontanarmi da sé e prendendomi per le spalle.
-Ero ad una festa di Halloween, quando mi hanno chiamato per venire a prendere la tua auto- mi rispose, stupito. -Hai ragione, non avrei dovuto tenere la maschera addosso. Pensavo che l'avresti trovata divertente: ho visto che indossavi delle orecchie da gatta, così mi sono infilato la mia maschera. Se posso permettermi, il tuo travestimento è davvero notevole- concluse, guardandomi con un sorriso timido.
Smisi di prenderlo a pugni, mi divincolai dalla sua stretta e mi allontanai, guardandolo con sguardo truce mentre mi appoggiavo all'auto.
All'improvviso scoppiai in un pianto isterico.
-Ehi, mi dispiace- disse lui, preoccupato. 
-Ti prego, scusami. Non volevo spaventarti fino a questo punto. Credimi, non era mia intenzione.-
Tremante dalla testa ai piedi, tirai su col naso.
-Sentivo dei rumori strani, poi è comparso quell'orribile pervertito che mi ha raccontato di un killer evaso, poi ho visto una cosa bianca che in realtà era un sacchetto di plastica e alla fine arrivi tu e sembra che tu voglia farmi a pezzi con un'ascia e... e...- balbettai tutto d'un fiato, singhiozzando e continuando a tremare per la paura.
Lo sentii avvicinarsi di qualche passo a me, prima di posarmi delicatamente una mano sulla spalla in un gesto rassicurante e l'altra sulla testa, accarezzandomi delicatamente i capelli.
-Su, calmati. Non è successo niente, è tutto a posto. A quanto pare hai semplicemente lasciato che l'immaginazione avesse la meglio.-
Arrossii. Le sue mani erano così calde e morbide che mi sembrava di essere avvolta da una coperta in una notte d'inverno, e il suo tocco era così gentile che mi calmai subito. Aveva un fare quasi paterno che mi faceva sentire una bambina piccola che veniva coccolata dopo aver fatto un brutto sogno.
Stavo per ringraziarlo quando sentii un altro ululato in lontananza e qualcosa che si muoveva fra gli alberi.
Sobbalzai, urlando di nuovo, e mi ritrovai tra le braccia di quel ragazzo. Non ricordavo se fossi stata io a buttarmi fra le sue braccia o lui ad avvicinarsi.
Mi strinse le braccia intorno alla vita e mi attirò a sé.
-È solo un innocuo cervo, niente di cui preoccuparsi- mi rassicurò con un sorriso a trentadue denti, di cui uno scheggiato.
-Va tutto bene. Vieni, andiamo via di qui. Il cuore ti sta battendo a mille. Vuoi che ti accompagni a casa?-
Annuii in silenzio. Mi tremavano ancora le mani.
-Abito ad un'ora di macchina da qui- spiegai.
-Davvero? Dove stavi andando?-
-Ad una festa a Center Road.-
-Allora se vuoi posso rimorchiare la tua macchina e accompagnarti alla festa. Ti va bene?-
Inspirai profondamente e annuii di nuovo.
-Allora non sei un folle assassino sanguinario?-
Lui rise.
-Non che io sappia- disse, mettendo una mano in tasca e porgendomi un biglietto da visita: "Sabo Whitter".
-Bene, Sabo... Posso darti del tu vero, vero? Questa sera sarai il mio cavaliere dalla scintillante armatura- scherzai sorridendo
Presi la mia borsa e salii in fretta sulla sua macchina mentre lui agganciava la mia auto alla sua.
-Se è rotta posso riparartela io- mi disse quando ripartimmo. -Ti costerà sicuramente meno che riportarla in città. Vuoi che le dia un'occhiata domani?-
-Sì, sarebbe fantastico, grazie- risposi sorridendo.
Ora che mi ero convinta che Sabo non aveva intenzione di ammazzarmi, osservandolo meglio mi resi conto che era davvero molto carino. Biondo, occhi azzurro chiaro, alto almeno un metro e ottanta, con un sorriso gentile che rivelava dei denti bianchissimi e un bel fisico atletico. Esattamente il tipo da cui avrei voluto essere salvata se fossi stata in pericolo.
-Mi dispiace di averti fatto perdere la festa di Halloween- dissi, sentendomi in colpa per avergli rovinato la serata. Mi chiesi se avesse lasciato una fidanzata alla festa.
Lui fece spallucce.
-Non preoccuparti. Non mi stavo divertendo molto, e di sicuro sono più contento di aver avuto modo di conoscere una ragazza carina come te- rispose, lanciandomi un timido sorriso.
Per fortuna il mio trucco da gatta nascondeva il mio rossore - dovevo essere diventata paonazza.
-Torni lì dopo?- chiesi timidamente.
-No. Sarà troppo tardi una volta lasciata la tua auto in officina.-
Nel frattempo eravamo arrivati davanti alla casa di Rufyko.
-Caspita, questa sì che sembra una festa divertente!- esclamò Sabo.
In un bidone in giardino era stato acceso un fuoco, e le auto erano parcheggiate fino in cima alla collina.
Prima di scendere e avviarmi verso l'entrata, esitai un attimo.
-Senti... Ti va di venire alla festa con me? Sei già in maschera...- lasciai la frase in sospeso, sperando che Sabo accettasse. Era davvero carino e non volevo che se ne andasse.
Lui sorrise.
-Penso che non sia un problema se per ora lascio la tua auto qui. Va bene, mi fa piacere venire alla festa con te.-
Ci incamminammo sul sentiero che conduceva alla casa. Era uno spettacolo surreale vedere tutte quelle persone mascherate nel giardino.
Rabbrividii leggermente e mi ritrovai a camminare un po' più vicino a Sabo.
-Hai freddo?- mi chiese lui, cingendomi le spalle con un braccio.
-No, no, sono solo un po' nervosa questa sera.-
"E forse ancora un po' impaurita..."
Dopo un po' riconobbi l'inconfondibile chioma arancione della mia amica. Nami, nel suo costume da zucca, era seduta su una sdraio vicino al fuoco e stava bevendo una birra. Non appena mi vide, mi sorrise.
-Ciao! Finalmente sei arrivata, Bibi! Ma dov'eri finita?- chiese, guardandomi incuriosita, poi, accorgendosi della presenza di Sabo al mio fianco, assunse un tono malizioso e un sorriso allusivo.
-E chi è questo schianto che hai portato con te?- chiese, spostando lo sguardo da me a Sabo e squadrandolo dalla testa ai piedi, per poi lanciargli un sorriso ammiccante come a dire che approvava ciò che vedeva.
-Conosci un ragazzo così carino e non lo presenti alle tue amiche? Di' la verità: volevi tenertelo tutto per te, eh? Che furbetta che sei, Bibi!-
Sentii le guance avvampare per l'imbarazzo. Mi ero dimenticata di quanto potesse essere sfacciata la mia amica, soprattutto con i ragazzi.
-Nami, che dici! Mi si è fermata l'auto sulla Country Line e Sabo è semplicemente venuto a prendermi con il carro attrezzi.-
Lei inarcò un sopracciglio.
-Servizio completo, eh?-
Usai la mia coda da gatta per colpirla scherzosamente a mo' di frusta.
-Nami, falla finita o dopo faremo i conti!- la ammonii ridendo. Nami era sfacciata e inopportuna, ma troppo simpatica e divertente per arrabbiarmi sul serio e non prenderla sul ridere.
-Va bene, va bene. Meglio non far arrabbiare un gatto, altrimenti sfodera gli artigli!- mi ammonì lei, più divertita che spaventata dalle mie minacce.
-Però hai visto che avevo ragione- mi sussurrò in un orecchio. -Il costume da gatta che ti ho prestato ha fatto colpo! Ne ero sicura! È grazie a lui che l'anno scorso Zoro si è dichiarato e ci siamo messi insieme. Vedrai che a fine serata succederà anche a te!- bisbigliò, continuando a fissare Sabo di sottecchi e ridacchiando mentre mi dava una gomitata nello stomaco.
-Nami! Non è come pensi, e poi lo conosco appena!-
-E allora? Da quando la conoscenza è un requisito fondamentale per "divertirsi"?-
sghignazzò allusiva.
Sospirai, rassegnata. Nami non si smentiva mai!
Nel frattempo ci aveva raggiunto anche Rufyko, vestita da sezy leopardo,o era un ongi*?.
-Oi, Bibi! Alla fine ce l'hai fatta ad arrivare! Visto che ho fatto bene a chiamare mio fratello?-
Le rivolsi un'occhiata confusa. Suo fratello? Che cosa c'entrava suo fratello?
-Scusa, Rufy-chan, ma di che stai parlando?-
-Uhm? Di Sabo, mio fratello, che è venuto a prenderti, no?-
-Eh? Come?- esclamai, stupita e confusa, voltandomi verso il diretto interessato.
-Fratello? Sabo è tuo fratello?- esclamai sempre più confusa, tornando a guardare Rufyko.
-Certo, Sabo è mio fratello maggiore, quello che studia all'università. Scusa, ma non vi siete presentati? Lui non ti ha detto niente?-
-No!- sbottai esasperata, non capendoci più niente.
Mi voltai verso l'oggetto della nostra conversazione, guardandolo in attesa di una spiegazione.
Lui accennò un sorriso imbarazzato e si grattò la testa con aria titubante.
-Mia sorella mi ha chiamato poco fa pregandomi di andare a prendere una sua amica che era rimasta bloccata in mezzo alla strada. Volevo chiederle perchè e dove si trovasse di preciso la sua amica, ma Rufyko mi ha riempito di suppliche finché non ho acconsentito e mi ha detto solo che si chiamava Bibi, poi ha riattaccato prima che potessi chiederle altro- spiegò, lanciando uno sguardo di chiaro rimprovero a Rufyko, che sorrideva    innocentemente, fischiettando con noncuranza.
-Non mi ha detto altro,né dove fossi di preciso, né che fossi diretta ad una festa fuori programma a casa nostra di cui io ovviamente non sapevo niente- spiegò, guardando Rufyko severamente. -Papà lo sa?-
-No, se tu non glielo dici- rispose Rufyko con uno sguardo supplichevole da cane bastonato.
Nonostante fossi ancora un po' confusa, mi scappò una risatina. Se c'era una cosa in cui la mia amica era brava, era impetosire lagente e convincerla a fare ciò che voleva lei. Persino Ace, che sembrava un vero duro, non riusciva a resistere e si sciglieva come cera di fronte  a quello sguardo.
L'espressione severa di Sabo infatti si addolcì lentamente, fino a trasformarsi in un sorriso fra l'indulgente e il rassegnato.
-E va bene, pulce. Io non dirò niente, ma tu non farti beccare!-
-Sissignore! Grazie, fratellone!- esultò Rufyko, facendogli scherzosamente il saluto militare.
-Ehm... scusate- dissi, cercando di richiamare la loro attenzione. -Vediamo se ho capito bene: Sabo è il fratello di Rufyko, ed è venuto a prendermi perchè Rufyko l'ha chiamato, giusto?- chiesi titubante. -Quindi tu non sei il carro attrezzi?-
-Ehm... no.-
-Bibi! Ma come hai fatto a scambiarlo per il carro attrezzi! Non hai visto che macchina ha?- s'intromise Nami, indicando alle mie spalle.
Mi voltai e... In effetti la macchina di Sabo aveva trainato la mia, ma era una Volvo, decisamente non un'auto usata da una ditta di carro attrezzi.
-Oh. In effetti...- constatai imbarazzata.
Rufyko scoppiò a ridere, mentre Nami alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa.
-Bibi, sei sempre la solita distratta! Certe volte mi sembri peggio di Rufyko, e la cosa è preoccupante...-
-Già, Bibi. Non si sale su una macchina senza nemmeno guardarla!Sei proprio distratta!-
le diede manforte Rufyko, felice per una volta di poter fare una ramanzina invece di riceverla come succedeva di solito.
-E poi non è la prima volta che ti parlo di mio fratello! dopo tutte le volte che ti ho parlato di lui avresti dovuto riconoscerlo anche senza averlo mai visto, ma allora non mi ascolti quando parlo?-aggiunse però poco dopo mutando la sua espressione con  un aria offesa.
Accidenti era vero, Rufyko mi aveva parlato tante volte del suo fratello maggiore che studiava al università, mi aveva persino fatto vedere una sua foto e detto il suo nome!.
Lo avevo visto soltanto una volta distrattamente, in foto, e oggi indossava un costume e unaa maschera, quindi potevo non riconoscerlo, ma Sabo non era certo un nome tanto comune,quando si era presentato almeno qualche dubbio avrei dovuto averlo!
-Oh, insomma, smettetela! Con lo spavento che ho preso, è un miracolo che ricordassi ancora il mio nome!- sbottai imbarazzatissima, iniziando a sentirmi una vera cretina.
Raccontai a entrambe tutto ciò che avevo passato e loro scoppiarono di nuovo a ridere.
-Ma dai, Bibi, persino Usopp non si spaventa per un'innocua busta di plastica!-
-Visto che avevo ragione? Lo sapevo che ti saresti fatta suggestionare e ti saresti spaventata, hai sempre avuto una fervida immaginazione. Allora non sei arrabbiata perché ho avvertito comunque mio fratello?- 
chiese alla fine Rufyko, guardandomi preoccupata.
Scossi la testa, ridendo. No, non ero arrabbiata con lei. Piuttosto, le ero grata perché era una vera amica e mi conosceva così bene da prevedere le mie reazioni e da sapere sempre quando e come aiutarmi anche prima che lo capissi io. Se Rufyko non fosse stata l'amica che era, sarei stata ancora in mezzo alla strada a morire di freddo e ad aspettare il carro attrezzi, magari invano.
-No, tranquilla. In realtà devo ringraziarti- le sorrisi per rassicurarla.
-Bene, allora! Adesso non ci pensare più! Divertiti e rilassati, ci vediamo in giro!- esclamò entusiasta lei, abbracciandomi prima di allontanarsi.
Prima di sparire insieme a Nami, però, si voltò un attimo.
-Ehi, fratellone! Ti affido Bibi: mi raccomando, falla divertire, ma non troppo! Comportati bene, altrimenti lo dico a papà!-
sghignazzò, abbastanza forte perchè potessero sentirla un bel po' di persone, che si voltarono a guardarci incuriositi.Entrambi rossi per l'imbarazzo, io e Sabo ci voltammo a guardarci per poi scoppiare in una risata nervosa.
Superato quel breve momento di disagio andammo a sederci sulla riva del laghetto che lambiva la proprietà e cominciammo a sorseggiare le bibite che avevamo preso al buffet, chiacchierando del più e del meno.
-Ho sentito dire che c'è un mostro in questo lago- disse Sabo a un certo punto.
Sgranai gli occhi.
-Davvero?-
Lui scoppiò a ridere.
-No, volevo solo vedere se riuscivo a farti abbastanza paura da farti saltare di nuovo fra le mie braccia- spiegò con un sorrisetto furbo.
Le sue parole mi fecero rabbrividire, ma non di paura...
-Ci sei riuscito. Sono terrorizzata- mormorai, avvicinandomi un po' a lui.
I nostri volti erano vicinissimi, e un attimo dopo le nostre labbra si sfiorarono dolcemente.
-Un bel bacio- scherzò Sabo, ridendo. -Non avevo mai baciato un gatto!-
Scoppiai a ridere anch'io.
-Io invece non avevo mai baciato un serial killer!-
-Veramente ero vestito da gainster-
-Ah, fa lo stesso,nemmeno quelli ho mai baciato-
ridacchiammo di nuovo insieme.
Separati dal resto degli invitati, continuammo a parlare per ore. C'era tanta gente intorno a noi e tanta confusione, ma era come se ci fossimo solo noi due - solo noi due e il lago.
-Forse siamo stati un po' maleducati: non abbiamo neanche preso parte alla festa- constatai, indicando le coppie che, dopo tanti balli scatenati, avevano iniziato a ballare un lento in cima alla collina.
-Forse, ma non riesco a immaginare di stare meglio di così, e tu?- mi chiese lui, e, senza aspettare una mia risposta, mi baciò di nuovo.
Quando verso le tre Sabo si alzò per andarsene, mi sentii improvvisamente triste e un po' delusa. Eravamo stati insieme per quasi otto ore e avevamo parlato tanto, ma quelle ore a me erano sembrate pochi minuti. Il tempo era volato troppo in fretta.
-Scusami, ma domani mattina devo sistemare un'auto- disse Sabo in tono dispiaciuto, ma sorrideva. -Domani ti telefono per dirti qual è il guasto, va bene?-
Mi alzai anch'io.
-Certo. Grazie ancora- dissi, salutandolo.
Sabo però non accennava a muoversi e mi fissava come se aspettasse qualcosa. Lo fissai con uno sguardo confuso.
Lui tentò di trattenere una risatina.
-Se devo chiamarti, dovresti prima darmi il tuo numero.-
Sgranai gli occhi e arrossii, rendendomi conto della figuraccia che avevo appena fatto.
-Oh, ma certo! È ovvio, che stupida, scusami!- balbettai agitata, affrettandomi a dargli il mio numero. Ma perchè ero così distratta proprio quella sera? Speravo solo che Sabo non pensasse che la mia era stata una finta per non dargli il mio numero!
-Scusami, oggi dormo in piedi. Di solito sono solo imbranata e goffa, non distratta!- mi sfuggì prima che potessi fermarmi.
Che diavolo mi saltava in mente? Metterlo già al corrente di che razza di impiastro fossi non era certo il modo migliore per invogliarlo a vedermi di nuovo! A quale ragazzo poteva interessare una ragazza imbranata? Me lo diceva sempre anche Nami: era per quella maledetta timidezza che non riuscivo a trovarmi facilmente un ragazzo. Avrei voluto essere più disinvolta, come lei, invece ero sempre impacciata!
Sabo però non sembrava affatto scoraggiato.
-Adoro le ragazze goffe e imbranate, soprattutto se sono anche distratte. Sono proprio il mio tipo- disse, facendomi l'occhiolino.
Nonostante l'imbarazzo, riuscii ad articolare una sorta di saluto.
Non appena Sabo si fu allontanato, andai subito a dormire. Ero esausta a causa di tutto ciò che era successo quella notte.
La mattina dopo mi scusai sia con Rufyko che con Nami per non aver passato neanche un minuto con loro.
-Ehi, non voglio essere d'intralcio se c'è qualcosa nell'aria- disse Nami. -E da quello che abbiamo potuto vedere, mi sembra che prometta bene- continuò, sorridendo sorniona.
-Shishi, puoi ben dirlo! D'altronde mio fratello è uno schianto! Di' la verità Bibi: sei già cotta, vero?-
Risi e incrociai le dita, speranzosa.
Sabo mi telefonò quello stesso pomeriggio.
-Ho già riparato la tua auto, avevo tutti i pezzi che mi servivano. Vuoi che venga a prenderti?-
-Sì, grazie- risposi.
Non seppi descrivere la mia sorpresa quando lo vidi arrivare su una moto di grossa cilindrata. Fortunatamente mi ero vestita casual, con una semplice maglietta azzurra con il disegno di una 'X' bianca, dei comodi pantaloncini corti e delle scarpe da tennis, altrimenti salire sulla moto sarebbe stato più difficile.
-Sei ancora più carina senza il costume da gatta- fu la prima cosa che mi disse Sabo.
Sorrisi internamente per quel complimento fatto con tanta naturalezza. Ero stata tentata di indossare abiti più femminili, come la sera precedente, ma avevo pensato che Sabo mi avesse visto a sufficienza in quelle vesti. E poi io non ero così tutti i giorni, e se davvero gli piacevo mi avrebbe apprezzato anche con un abbigliamento meno provocante. Quel complimento mi riempiva di gioia: significava che Sabo era interessato a me non solo per il mio aspetto.
Senza dire una parola che potesse tradire il mio stato d'animo, presi il casco che mi porgeva Sabo, salii in sella e mi strinsi forte a lui.
Mi sembrò che Sabo andasse più piano di quando era arrivato. Forse temeva che avessi paura. Visto il modo in cui mi ero comportata la sera precedente, doveva essersi fatto l'idea che fossi una gran fifona, ma quella volta il motivo per cui mi stringevo così forte a lui era perchè mi piaceva toccarlo e sentirlo così vicino, era inutile negarlo.
La paura mi era passata da un pezzo, ma non c'era bisogno che Sabo lo sapesse. Se sembrare una fifona serviva a farlo andare più piano, permettendomi di prolungare quella situazione così piacevole, allora non mi dispiaceva affatto.
Tuttavia, anche procedendo così lentamente il viaggio durò meno di quanto avrei voluto.Quando arrivammo all'officina vidi subito la mia macchina nel cortile.
Sabo parcheggiò la moto e raccolse il quotidiano che avevano lasciato davanti alla porta.
Quando mi si avvicinò, mi accorsi che era impallidito. Non disse nulla e mi porse il giornale.
-Cosa c'è?- chiesi, perplessa dal suo atteggiamento.
Lui indicò un titolo e lo lesse ad alta voce: -Evaso in fuga catturato a Clarksville.-
Lessi l'articolo con il cuore in gola.
Continuai a leggere l'articolo, sempre più atterrita ed incredula.
"Il prigioniero evaso quindici giorni fa dalla prigione in cui era detenuto è stato finalmente catturato.
Ricercato in quasi cinquanta stati, era soprannominato «Crocodile» per l'abitudine di dare in pasto ai suoi coccodrilli ammaestrati i cadaveri delle proprie vittime, dopo averle uccise sventrando lentamente i loro corpi con il lungo uncino che ha al posto della mano sinistra. Il numero delle vittime collezionate finora dal pericoloso serial killer oscilla fra cento e duecento.
Al momento dell'arresto, «Crocodile» aveva con sé le due ragazze scomparse negli ultimi giorni, che teneva in ostaggio.
Si nascondeva nel bosco, ma ieri notte è riuscito ad intrufolarsi nella vettura di un ignaro carro attrezzi che passava di lì. Dopo aver ucciso il conducente, il serial killer si è impossessato del mezzo nel tentativo di raggiungere la campagna per varcare il confine. Tuttavia, il cadavere del conducente è scivolato fuori dal furgone e ha attirato l'attenzione di un passante che ha avvertito la polizia, permettendo così la cattura del pericoloso serial killer pochi chilometri prima che questi riuscisse a lasciare definitivamente lo stato."
La casa di Rufyko si trovava proprio appena prima del confine, e io mi ci ero trovata vicinissima. Se Sabo non mi avesse raggiunta prima di Crocodile, avrei scambiato il serial killer per il carro attrezzi che io stessa avevo chiamato, e lui avrebbe potuto facilmente prendere anche me in ostaggio, oppure...
Ed ero stata io a chiamare il carro attrezzi: era colpa mia se quell'uomo aveva fatto quella fine orrenda!
Di colpo capii quanto fossi andata vicino alla morte, e il pensiero mi fece gelare.
Lasciai cadere il giornale, scivolai a terra sulle ginocchia e scoppiai a piangere.
Sabo mi fu subito vicino. Mi abbracciò, mi passò una mano su e giù lungo la schiena per tentare di calmarmi e mi baciò sulla testa.
-Ehi, tranquilla, Bibi, va tutto bene.-
Lo guardai, avvinghiandomi a lui.
-Sei davvero il mio cavaliere dall'armatura scintillante... Chissà cosa mi sarebbe successo se non fossi arrivato tu...-
Lui scosse la testa. -Non ci pensare neanche- disse e mi strinse ancora di più a sé.
-Vieni, ti accompagno a casa. Penso che tu ne abbia abbastanza della campagna.-
Non potei fare a meno di sorridere.
-Puoi dirlo forte! Andiamo.-
Trascorremmo il resto della giornata a casa mia. Quel giorno, Sabo fu come un'ombra per me. L'avevo tranquillizzato più volte dicendogli che non mi sentivo più né triste né spaventata, ma non ero riuscita a convincerlo. O forse, più semplicemente, anche lui apprezzava la mia compagnia e voleva approfittare di quella scusa per passare del tempo insieme.
In fondo, nemmeno a me dispiaceva quella situazione. Apprezzavo davvero la sua compagnia: soltanto guardandolo o sentendolo ridere mi tornava il buonumore e dimenticavo tutto, compresa la paura di poco prima. Sabo mi trasmetteva un'idea di protezione, di calma... Vicino a lui mi sentivo così protetta e al sicuro che avrei persino potuto affrontare un vero mostro!
Fu così che cominciò la storia tra me e Sabo.
Dopo quel breve periodo di vacanza che si era preso, ci vedemmo tutti i giorni e lui ritornò alla facoltà di medicina, che per fortuna non era molto lontana, così potevo andare a trovarlo ogni week-end e, in più, ci sentivamo spesso per telefono.
Un anno esatto dopo il nostro incontro, quando anch'io finì le superiori, e cominciai a frequentare la sua stessa università e a studiare medicina - fra le tante cose che avevamo scoperto avere in comune c'era anche il sogno di diventare medici.
Anche se molti si mostrarono perplessi a quella scelta, io e Sabo decidemmo di sposarci, e lo facemmo proprio il giorno di Halloween. Per il ricevimento di nozze andammo a festeggiare nella grande casa in campagna di Rufyko, con una grande festa, proprio come il giorno in cui ci eravamo conosciuti. Quella volta, però, Sabo non era travestito da gainster-serial killer, bensì da cavaliere con l'armatura scintillante, e io ero la sua principessa.
Da quel giorno in poi la nottedi Halloween divenne la mia festa preferita,
e come in tutte le favole che si rispettino, tutti noi vivemmo felici e contenti.

















eccomi qui! che ne penate? a chiunque abbia gradito consiglio di leggere anche il mio prossimo lavoro:Amore in sospeso una storia molto più lunga e ancora più bella,  che pubblicherò in futuro.


Questo è il costume di Sabo,non è propio come lo descritto ma mi sono ispirato a questo perchè ha l'aria abbastanzza minacciosa:


Questo invece è il costume di Bibi:


 
 
Questo invece è il costume che indossa Nami:





 
  
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