15) Le parole
confuse che le ha scritto.
Essere
felici è una
sensazione strana.
È contagiosa perché ne
vuoi parlare agli altri ed è estremamente fragile
perché c’è sempre qualcosa in
grado di rovinarla.
Sempre.
Il giorno dopo – domenica - evito accuratamente di parlare
con Erin e con mia madre, non ho voglia di
sentire i loro sproloqui oppure sentirle pontificare su quanto non
durerà
questa storia.
La felicità è mia e non ho
voglia che siano gli altri a sciuparmela, così decido di
farmi un giro per il
parco.
Sto giusto camminando
vicino alla pista da skate quando vedo un incazzatissimo Tom DeLonge
prendere a
calci il suo skate e ciò è quantomeno strano,
dato quanto ci tiene a quella
tavola.
“Tom.”
Lo chiamo piano, mi fa
paura vederlo in quello stato.
Ho l’impressione che non
sia in grado di mantenere il controllo e lo sguardo che mi rivolge
prima di
riconoscermi me lo conferma: è quello di uno pronto a fare
botte.
“Oh, sei tu!”
“Sì, sono io. Posso
rimanere o vuoi rimanere da solo?”
Lui scuote la testa – non
so bene cosa voglio dire quel gesto – così mi
allontano.
“Rimani.”
Mi fermo e torno indietro
– la faccia di Tom è ancora brutta, ma non come
prima – forse non rischio le
botte.
“Questo mondo è una merda
e le ragazze sono tutte troie, senza offesa, eh!”
“No, figurati. Immagino
che ci sia mia sorella dietro questo atteggiamento così
negativo, vero?”
Lui annuisce.
“Prima ero da “Sombrero” e
ho sentito quel coglione di Jenkins vantarsi di quanto fosse brava Erin
a
letto, deduco che la mia lettera non l’abbia affatto
impressionata!”
Io sospiro sconsolata.
“Il problema è che non
l’ha nemmeno letta quella lettera.”
Lo sento sussultare e lo
vedo stringere i pugni.
“Scusa, ho provato a
parlarle e, credimi, l’ho cazziata dopo che l’ho
beccata con il tipo, ma lei
non mi dà retta.
È testarda come un mulo e
si è fissata con l’idea che l’amore non
esista e che la lettera fosse piena di
cazzate, ci stavo persino per finire
a
botte, Mark te lo può confermare.”
Lui molla un pugno alla
panchina, facendomi spaventare.
“Lei crede che per me sia
facile credere all’amore?
Stupida cogliona! Perché
mi sono innamorato di lei? Ora non posso più farmi nessuna
senza pensare a lei!
Fanculo al mondo di merda!”
“Mi dispiace, vorrei
sapere come farle cambiare idea.
Ti giuro, non capisco cosa
le giri in testa: prima aveva paura che tu non fossi innamorato e lei
si stesse
innamorando e ora scappa.
Di più, non vuole sentire
ragioni o voci che la facciano ragionare, l’ultima volta che
ci ho provato
siamo finite a botte.”
Lui scuote la testa.
“È così da Erin, testarda
e orgogliosa com’è non ammetterà mai
che ha sbagliato qualcosa o che non può
controllare tutto. E
così si è
innamorata di me, eh?”
Io mi darei una manata in
faccia, nella foga del discorso gli ho detto anche quello che non
dovevo, e se
gli stessi dando delle false speranze?
“Io penso di sì, lei ha
detto che non riesce più a sopportare il fatto che per te
sia solo sesso,
quindi credo sia innamorata, non è un argomento che posso
affrontare
tranquillamente con lei.”
“Sei sua sorella!”
“Oh, ma dai? Questo non mi
aiuta affatto, comunque.”
Lui sbuffa.
“Che ci faceva Mark lì?”
“Perché questo cambio di
argomento?”
“Nell’attesa che ti venga
in mente qualcosa oppure per distrarmi. Quel coglione oggi aveva
un’aria
particolarmente felice.”
Il mio sorriso scatta in
automatico, anche se so che mostrarlo a DeLonge è pericoloso.
“Oh, che avete fatto?”
Come previsto.
“Niente, era a casa mia
per prendere lezioni di spagnolo, dice che quest’estate
vorrebbe andare a
Tijuana.”
“Grande, là si surfa da
dio! E poi?”
“Poi ieri sera siamo
andati al Soma.”
“E?”
“Posto carino, ma
claustrofobico.”
“E?”
Odio come mi incalzi.
“E ci siamo baciati.”
Mugugno alla fine.
“Ah! Lo sapevo! Finalmente
il mio ragazzo si è svegliato!”
Io lo guardo senza parole.
“Che pettegolo che sei!
Potresti far sentire a Erin quella canzone che stavi
provando.”
Lui mi rivolge un’occhiata
strana, sembra essere stato fulminato da una qualche idea e non so se
esserne
felice o meno.
“Non è una cattiva idea e
tu cerca di non farti scappare Mark… E trattamelo
bene.”
Io arrossisco e biascico
un saluto mentre mi alzo dalla panchina su cui eravamo seduti.
Alla fine non ce l’ho
fatta a evitare di parlare di ieri sera, Tom almeno non è
stato indiscreto o
forse era troppo abbattuto per tentare di fare qualche battutina delle
sue.
Non credo che sarò
altrettanto fortunata al mio arrivo a casa, mia madre – in
piedi all’entrata –
ha un’aria alquanto minacciosa.
“Ciao mamma.”
Biascico poco convinta.
“Ciao Ruby, volevo
parlarti di ieri sera.”
Dai, che strano!
“Quel ragazzo ha una
faccia da scemo che non mi piace e ha i capelli blu, speravo che almeno
tu mi portassi
a casa un ragazzo dai capelli normali.”
Io alzo lo spalle.
“Non è scemo come sembra,
è un tipo a posto e mi fa sorridere, tanto basta.”
“Spero anche che sappia
tenere le mani a posto.”
Sibila lei.
“Mamma!”
“Non fidarti dei ragazzi e
cerca di stare alla larga dagli scemi che scemi non sono: vogliono solo
una
cosa.
Io e tuo padre ci siamo
sposati solo perché ero incinta di voi e sai come
è finita.”
“No, non lo so! E comunque
non ci ho ancora fatto niente e non è nemmeno il mio
ragazzo, non è detto che
finisca come tra voi!”
“Te lo dico io. Tuo padre
ha sempre continuato a frequentare un’altra durante tutto il
nostro matrimonio,
finché la puttana non ha avuto il pessimo gusto di
sfornargli un bastardo e lui
ha scelto loro!”
Io impallidisco
visibilmente, è questa la verità,
dunque…
“Io e lui non finiremo
allo stesso modo!”
Urlo fuori di me dalla
rabbia, per poi infilare di nuovo la porta: non doveva dirmelo
così!
Non so dove andare, non ho
voglia di tornare al parco e non ho un posto mio – un locale
– in cui andare.
Mondo di merda!
Sono troppo arrabbiata, e
intenta a maledire qualsiasi cosa ci sia nel mio campo visivo per
accorgermi
che qualcuno mi sta chiamando, se non dopo un cinque minuti abbondanti.
Mi volto e mi trovo
davanti la ragione per cui mia madre mi ha sputato in faccia la
verità e
l’unica cosa che riesco a fare è buttarmi addosso
a lui.
“Ehi, che succede?”
Io non rispondo e gli
mollo un pugno sul petto, reazione che lo spiazza e che gli fa decidere
che è
più sicuro prendermi i polsi.
“Vuoi di nuovo uccide…”
Si blocca vedendo le
lacrime che mi solcano le guance, capisce che non è il
momento di scherzare.
“Ehi, che succede?”
Questa volta il tono è
preoccupato e alza timidamente una mano per asciugarmi le lacrime, lo
fa troppo
spesso ultimamente.
Fanculo!
Io vorrei articolare una
risposta, ma il mio cervello non vuole: sono troppo scossa, arrabbiata e fuori di me per riuscirci.
I miei grugniti indefiniti
gli fanno alzare un sopracciglio perplesso, la stretta sul mio polso si
rafforza e mi trascina verso la tavola calda.
“Hai bisogno di qualcosa
di forte.”
Oh, sì! Mi scolerei
volentieri una botte di whiskey!
“No, non è una buona idea,
ma hai bisogno di qualcosa.”
Entriamo nel locale e mi
fa sedere a un tavolo all’angolo, chiama una cameriera e le
dice qualcosa, io
lo osservo senza capirci molto.
“Mi stai facendo
preoccupare seriamente, con te non ci si annoia mai.”
“Hai voluto la strega e
adesso goditi le sue paturnie.”
Esclamo a bassa voce,
facendolo ridere.
“Beh, stai parlando.
Pensavo che non avrei sentito la tua voce per un
po’.”
Poco dopo la cameriera
arriva con le ordinazioni: un milkshake per lui e una cioccolata con
tanta
panna per me. Ah, quanto lo adoro!
“Grazie.”
“Con mia sorella funziona
sempre. Che ti è
successo?”
Affondo il cucchiaino
nella panna.
“Mia madre ha voluto
parlare con me di ieri sera.”
“Non le sono andato a
genio?”
“Dice che hai una faccia
da scemo.”
Lui alza le spalle, non
sembra particolarmente colpito.
“Le donne della famiglia
Ferreira sono difficili da conquistare.”
“Ha detto che rischio di
fare la sua fine. Lei e mio padre si sono sposati solo
perché lei era incinta
di me e di Erin e che lui ha sempre avuto un’altra.”
Faccio una pausa, il rospo
è difficile da buttare fuori.
“E che quando l’altra è
rimasta incinta lui se ne è andato, preferendo lei e il suo
bambino a noi.”
La mia dichiarazione crea
un silenzio carico di tensione che non mi piace per niente, odio
buttare i miei
problemi sugli altri per questo motivo.
“Mi dispiace, io..”
“Perché me l’ha detto
così? Perché non me l’ha detto prima e
in un modo migliore?
C’era bisogno di fare così
la stronza?”
Lui non dice nulla.
“Sei sicura che sia la
verità?”
“Perché dovrebbe
mentirmi?”
“Forse per proteggerti,
come si chiama tuo padre?”
“Juan.”
Lui annuisce.
“Dove abita?”
“Credo a San Diego.”
Lui si alza e mi fa cenno
di aspettare.
Cosa avrà in mente?
Poco dopo torna con un
elenco del telefono, lo spulcia e mi chiede una penna.
“Che hai intenzione di
fare?”
“Ti ho trovato l’indirizzo
di quello che probabilmente è tuo padre, potresti
controllare se davvero è come
dice tua madre oppure se lei mente.”
Io non dico nulla, ho
paura.
“Non penso di poterlo fare
da sola.”
“Se vuoi ti accompagno.”
Io abbasso gli occhi e
noto che – non si sa come – le nostre mani si sono
intrecciate.
“Non oggi, non me la
sento, ma grazie.
“E di che?”
Per esistere suonerebbe
troppo romantico, immagino.
“Come posso ringraziarti?”
“Uhm, che ne dici di un
bacio, eh Ferreira?”
Io arrossisco, ma in fondo
non mi sembra male come idea o forma di ringraziamento.
Raccolgo tutto il mio
coraggio e mi sporgo verso di lui, lasciandogli un bacio a stampo,
spero basti.
-Di’
la verità, non vorresti limitarti solo a un
bacetto, vero?-
“Wow, facciamo
progressi!”
“Scemo!” balbetto io
arrossendo.
Lui ride. Sì, è uno scemo,
ma lo adoro con tutta me stessa, non c’è niente da
fare.
Tornare
a casa non è la
cosa più facile del mondo, per la prima volta nella mia vita
rivedere mia madre
mi causa un certo fastidio.
Non riesco a mandare giù
che mi abbia sputato in faccia la sua verità solo
perché non sopporta Mark
senza nemmeno conoscerlo, è un comportamento che mi
dà ai nervi.
Il problema è che almeno
un’espressione civile devo riuscire a produrla, non ho voglia
di un altro
litigio, vorrei solo starmene per i fatti miei.
Sospirando, entro in casa
e mi dirigo in camera mia.
La cena è un vero schifo,
mia madre e io non ci parliamo ed Erin è muta per ragioni
sue che io conosco
benissimo: un giorno o l’altro si renderà conto
che l’orgoglio la sta fregando
alla grande.
L’ora di andare a letto
arriva troppo presto per i miei gusti, la pila di compiti da fare non
si è
esaurita, ma io ho fatto del mio meglio.
Sono stanca e mi stendo,
cadendo subito in un sonno profondo.
Gradirei che questo sonno
durasse tutta la notte, ma verso le due un suono mi risveglia dal mio
coma
personale: una chitarra e una voce acuta intonano qualcosa che conosco.
Dio.
Questo è Tom e la canzone
è quella che stava componendo su mia sorella la sera che
l’ho consolato, ecco
l’idea che gli ho ispirato: una serenata.
Non pensavo che sarebbe
mai successo, è uno spettacolo che non posso assolutamente
perdermi, così mi
infilo un paio di pantaloni e mi affaccio alla finestra.
Il soggetto canta in
ginocchio – parecchio ispirato, tra l’altro
– indossando una bizzarra maglia rosa
shocking e facendo svegliare tutti, persino i nostri vicini.
Sono curiosa di sentire il
finale della canzone e cosa aggiungerà lui per spiegare il
suo gesto, purtroppo
mia madre me lo impedisce uscendo di casa e cacciandolo.
Ok, lo spettacolo è finito
troppo presto, ma spero che Erin lo abbia apprezzato.
La curiosità è ancora una
volta troppo forte, così mi dirigo in camera sua per
parlarle, voglio proprio
vedere se è ancora convinta che lui faccia tutto questo solo
per portarsela a
letto!
Erin è alla finestra e non
si volta nemmeno quando entro, non so se sia un bel segnale.
“Hai visto?”
“Oh, dovevo essere cieca
per non vedere quella maglia rosa!”
“Non mi riferivo a quello.
Hai visto? Ti ha fatto una serenata o quella che lui ritiene essere una
serenata,
pensi ancora che lui lo faccia ancora per portarti solo a
letto?”
Lei si volta, sembra di
nuovo arrabbiata.
“Certo che lo fa per quel
motivo! È solo incazzato perché io l’ho
mollato, devi crescere Ruby, non sono
tutti dei principi azzurri!”
“Ok, quante volte l’ha
fatto prima di questa?
Non mi rispondi?
Non lo fai perché non l’ha
fatto con nessuna, visto che lui non ci mette molto a rimpiazzare le
ragazze
che molla o che l’hanno mollato, solo con te insiste!
Non ti chiedi perché?”
Lei non mi risponde.
“L’hai letta la lettera?
No, vero?
Beh, ora te la leggerò io,
così almeno ti convincerai che le tue sono solo
paranoie!”
Lei sgrana gli occhi,
sembra decisamente spaventata da questa prospettiva, io però
non ho intenzione
di farmi bloccare.
Erin deve essere messa
davanti alla verità e le serve una terapia d’urto,
così – ben sapendo che
passerò per la più grande ficcanaso della storia
– apro la famosa lettera e
comincio a leggerla.
“Ciao Erin.
Ti scrivo questa lettera
perché, beh, non lo so il perché preciso, non
sono esattamente bravo in queste
cose.
Le parole mi si confondono
e già l’inizio sembra non avere molto senso.
Non c’è molto che debba
dirti in realtà: il concetto è piuttosto facile
da dire, ma difficile da
spiegare.
Ok, lo scrivo, prima che
tu decida di strappare questa lettera sconclusionata: mi sono
innamorato di te.
L’ho detto (anzi scritto)!Non
so come sia successo, prima eravamo semplici amici e ora non
è più così.
Adoro come ridi, le tue smorfie da bambina, i
bronci, il sarcasmo pesante, il fatto che tu rida alle mie battute e
dia corda
ai miei sfoghi sugli alieni.
So di non essere la
persona migliore del mondo, so anche di avere un carattere di merda e
di dare
l’impressione di essere un completo coglione interessato solo
alla chitarra e
allo skate e ti ringrazio per non avermelo fatto pesare in tutti questi
anni.
È un’altra delle cose che
adoro di te.
Il resto potrebbe essere
un elenco infinito. Amo quando ci mettiamo sul divano di casa mia e
commentiamo
in modo stupido i film in tv, quando facciamo skate insieme e mi prendi
in giro
dicendo che sono una schiappa.
Amo quando facciamo
l’amore (presta attenzione ai termini che ho usato) e poi
rimaniamo abbracciati
e tu mi geli con i tuoi piedi freddi.
Amo quando finisci i miei
cereali e rimetti via la scatola come se fosse piena e amo quando mi
ascolti
suonare senza lamentarti, anche se come chitarrista faccio schifo.
Credo di amare un sacco di
altre cose, ma ora non me ne vengono.
So solo che sono stato
davvero felice quando stavamo insieme e pensavo che sarebbe andata
avanti per
tanto tempo ancora, anche senza dirti nulla.
Avevo paura di rovinare
tutto, ma era una paura stupida, se ti avessi detto queste cose prima
ora non
saremmo a questo punto.
Ora non sarei qui da solo
a scrivere una stupida lettera per farti capire quanto ci tenga a te e
quanto
ti rivoglia nella mia vita.
Non è vero che sei una
troia, non mi interessa del tizio che ti sei fatta, mi interessi solo
tu.
So anche che c’è qualcosa
che ti fa paura, ma – qualsiasi cosa sia –
l’affronteremo insieme,
questa volta non ho intenzione di scappare
davanti alle responsabilità.
Mi manchi e ti amo.
Per favore dammi – dacci –
un’altra possibilità.
Ciao.
Tom.”
Mia
sorella ora non dice
nulla, piange e basta. Odio vederla così, ma spero le
servirà per capire quanto
ha sbagliato e che ha una possibilità di essere felice con
Tom che non le
conviene sprecare.
Esco dalla stanza in
silenzio, ora ha bisogno di riflettere da sola.
Buonanotte Erin.
Spero vi piaccia.