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Autore: Layla    09/11/2012    6 recensioni
"Apro la porta e vorrei non averlo mai fatto, visto che ho una visione in primo piano del culo del suo ragazzo prima di scollegare del tutto il cervello e mettermi a urlare come una pazza.
"MA VOI SIETE DELLE BESTIE! STATE SCOPANDO SUL MIO LETTO! IO VI UCCIDO!!”
Sto per mettere in atto le mie minacce quando due braccia mi afferrano e, da come si capovolge il mondo, temo che mi carichino sulla schiena del loro proprietario.
Lancio un ultimo sguardo di fuoco a quella bastarda con cui condivido il dna – che ricambia con uno sguardo smarrito – e al tizio che se la stava scopando.

Finisco per identificarlo come Tom DeLonge, uno del nostro anno, a causa dei capelli platinati, del tatuaggio e degli svariati piercing.
[....]“Ah, Ruby Ruby! Dopo tuuuuuuutto il tuo tuonare contro i punk ti interessa uno di loro!”
“Erin vaffanculo!”
E dopo questo brillante scambio di opinioni lascio la stanza di mia sorella, per oggi l’ho sopportata abbastanza e mi ha dato fin troppe cose su cui pensare.
E no, a me non piace Mark.
Ma proprio no!"
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Scott Raynor, Tom DeLonge
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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15) Le parole confuse che le ha scritto.

 

Essere felici è una sensazione strana.
È contagiosa perché ne vuoi parlare agli altri ed è estremamente fragile perché c’è sempre qualcosa in grado di rovinarla.
Sempre.
Il giorno dopo – domenica - evito accuratamente di parlare con Erin e con mia madre, non ho voglia di sentire i loro sproloqui oppure sentirle pontificare su quanto non durerà questa storia.
La felicità è mia e non ho voglia che siano gli altri a sciuparmela, così decido di farmi un giro per il parco.
Sto giusto camminando vicino alla pista da skate quando vedo un incazzatissimo Tom DeLonge prendere a calci il suo skate e ciò è quantomeno strano, dato quanto ci tiene a quella tavola.
“Tom.”
Lo chiamo piano, mi fa paura vederlo in quello stato.
Ho l’impressione che non sia in grado di mantenere il controllo e lo sguardo che mi rivolge prima di riconoscermi me lo conferma: è quello di uno pronto a fare botte.
“Oh, sei tu!”
“Sì, sono io. Posso rimanere o vuoi rimanere da solo?”
Lui scuote la testa – non so bene cosa voglio dire quel gesto – così mi allontano.
“Rimani.”
Mi fermo e torno indietro – la faccia di Tom è ancora brutta, ma non come prima – forse non rischio le botte.
“Questo mondo è una merda e le ragazze sono tutte troie, senza offesa, eh!”
“No, figurati. Immagino che ci sia mia sorella dietro questo atteggiamento così negativo, vero?”
Lui annuisce.
“Prima ero da “Sombrero” e ho sentito quel coglione di Jenkins vantarsi di quanto fosse brava Erin a letto, deduco che la mia lettera non l’abbia affatto impressionata!”
Io sospiro sconsolata.
“Il problema è che non l’ha nemmeno letta quella lettera.”
Lo sento sussultare e lo vedo stringere i pugni.
“Scusa, ho provato a parlarle e, credimi, l’ho cazziata dopo che l’ho beccata con il tipo, ma lei non mi dà retta.
È testarda come un mulo e si è fissata con l’idea che l’amore non esista e che la lettera fosse piena di cazzate, ci stavo persino per finire  a botte, Mark te lo può confermare.”
Lui molla un pugno alla panchina, facendomi spaventare.
“Lei crede che per me sia facile credere all’amore?
Stupida cogliona! Perché mi sono innamorato di lei? Ora non posso più farmi nessuna senza pensare a lei! Fanculo al mondo di merda!”
“Mi dispiace, vorrei sapere come farle cambiare idea.
Ti giuro, non capisco cosa le giri in testa: prima aveva paura che tu non fossi innamorato e lei si stesse innamorando e ora scappa.
Di più, non vuole sentire ragioni o voci che la facciano ragionare, l’ultima volta che ci ho provato siamo finite a botte.”
Lui scuote la testa.
“È così da Erin, testarda e orgogliosa com’è non ammetterà mai che ha sbagliato qualcosa o che non può controllare tutto.  E così si è innamorata di me, eh?”
Io mi darei una manata in faccia, nella foga del discorso gli ho detto anche quello che non dovevo, e se gli stessi dando delle false speranze?
“Io penso di sì, lei ha detto che non riesce più a sopportare il fatto che per te sia solo sesso, quindi credo sia innamorata, non è un argomento che posso affrontare tranquillamente con lei.”
“Sei sua sorella!”
“Oh, ma dai? Questo non mi aiuta affatto, comunque.”
Lui sbuffa.
“Che ci faceva Mark lì?”
“Perché questo cambio di argomento?”
“Nell’attesa che ti venga in mente qualcosa oppure per distrarmi. Quel coglione oggi aveva un’aria particolarmente felice.”
Il mio sorriso scatta in automatico, anche se so che mostrarlo a DeLonge è pericoloso.
“Oh, che avete fatto?”
Come previsto.
“Niente, era a casa mia per prendere lezioni di spagnolo, dice che quest’estate vorrebbe andare a Tijuana.”
“Grande, là si surfa da dio! E poi?”
“Poi ieri sera siamo andati al Soma.”
“E?”
“Posto carino, ma claustrofobico.”
“E?”
Odio come mi incalzi.
“E ci siamo baciati.”
Mugugno alla fine.
“Ah! Lo sapevo! Finalmente il mio ragazzo si è svegliato!”
Io lo guardo senza parole.
“Che pettegolo che sei! Potresti far sentire a Erin quella canzone che stavi provando.”
Lui mi rivolge un’occhiata strana, sembra essere stato fulminato da una qualche idea e non so se esserne felice o meno.
“Non è una cattiva idea e tu cerca di non farti scappare Mark… E trattamelo bene.”
Io arrossisco e biascico un saluto mentre mi alzo dalla panchina su cui eravamo seduti.
Alla fine non ce l’ho fatta a evitare di parlare di ieri sera, Tom almeno non è stato indiscreto o forse era troppo abbattuto per tentare di fare qualche battutina delle sue.
Non credo che sarò altrettanto fortunata al mio arrivo a casa, mia madre – in piedi all’entrata – ha un’aria alquanto minacciosa.
“Ciao mamma.”
Biascico poco convinta.
“Ciao Ruby, volevo parlarti di ieri sera.”
Dai, che strano!
“Quel ragazzo ha una faccia da scemo che non mi piace e ha i capelli blu, speravo che almeno tu mi portassi a casa un ragazzo dai capelli normali.”
Io alzo lo spalle.
“Non è scemo come sembra, è un tipo a posto e mi fa sorridere, tanto basta.”
“Spero anche che sappia tenere le mani a posto.”
Sibila lei.
“Mamma!”
“Non fidarti dei ragazzi e cerca di stare alla larga dagli scemi che scemi non sono: vogliono solo una cosa.
Io e tuo padre ci siamo sposati solo perché ero incinta di voi e sai come è finita.”
“No, non lo so! E comunque non ci ho ancora fatto niente e non è nemmeno il mio ragazzo, non è detto che finisca come tra voi!”
“Te lo dico io. Tuo padre ha sempre continuato a frequentare un’altra durante tutto il nostro matrimonio, finché la puttana non ha avuto il pessimo gusto di sfornargli un bastardo e lui ha scelto loro!”
Io impallidisco visibilmente, è questa la verità, dunque…
“Io e lui non finiremo allo stesso modo!”
Urlo fuori di me dalla rabbia, per poi infilare di nuovo la porta: non doveva dirmelo così!
Non so dove andare, non ho voglia di tornare al parco e non ho un posto mio – un locale – in cui andare. Mondo di merda!
Sono troppo arrabbiata, e intenta a maledire qualsiasi cosa ci sia nel mio campo visivo per accorgermi che qualcuno mi sta chiamando, se non dopo un cinque minuti abbondanti.
Mi volto e mi trovo davanti la ragione per cui mia madre mi ha sputato in faccia la verità e l’unica cosa che riesco a fare è buttarmi addosso a lui.
“Ehi, che succede?”
Io non rispondo e gli mollo un pugno sul petto, reazione che lo spiazza e che gli fa decidere che è più sicuro prendermi i polsi.
“Vuoi di nuovo uccide…”
Si blocca vedendo le lacrime che mi solcano le guance, capisce che non è il momento di scherzare.
“Ehi, che succede?”
Questa volta il tono è preoccupato e alza timidamente una mano per asciugarmi le lacrime, lo fa troppo spesso ultimamente.
Fanculo!
Io vorrei articolare una risposta, ma il mio cervello non vuole: sono troppo scossa, arrabbiata e  fuori di me per riuscirci.
I miei grugniti indefiniti gli fanno alzare un sopracciglio perplesso, la stretta sul mio polso si rafforza e mi trascina verso la tavola calda.
“Hai bisogno di qualcosa di forte.”
Oh, sì! Mi scolerei volentieri una botte di whiskey!
“No, non è una buona idea, ma hai bisogno di qualcosa.”
Entriamo nel locale e mi fa sedere a un tavolo all’angolo, chiama una cameriera e le dice qualcosa, io lo osservo senza capirci molto.
“Mi stai facendo preoccupare seriamente, con te non ci si annoia mai.”
“Hai voluto la strega e adesso goditi le sue paturnie.”
Esclamo a bassa voce, facendolo ridere.
“Beh, stai parlando. Pensavo che non avrei sentito la tua voce per un po’.”
Poco dopo la cameriera arriva con le ordinazioni: un milkshake per lui e una cioccolata con tanta panna per me. Ah, quanto lo adoro!
“Grazie.”
“Con mia sorella funziona sempre. Che ti  è successo?”
Affondo il cucchiaino nella panna.
“Mia madre ha voluto parlare con me di ieri sera.”
“Non le sono andato a genio?”
“Dice che hai una faccia da scemo.”
Lui alza le spalle, non sembra particolarmente colpito.
“Le donne della famiglia Ferreira sono difficili da conquistare.”
“Ha detto che rischio di fare la sua fine. Lei e mio padre si sono sposati solo perché lei era incinta di me e di Erin e che lui ha sempre avuto un’altra.”
Faccio una pausa, il rospo è difficile da buttare fuori.
“E che quando l’altra è rimasta incinta lui se ne è andato, preferendo lei e il suo bambino a noi.”
La mia dichiarazione crea un silenzio carico di tensione che non mi piace per niente, odio buttare i miei problemi sugli altri per questo motivo.
“Mi dispiace, io..”
“Perché me l’ha detto così? Perché non me l’ha detto prima e in un modo migliore?
C’era bisogno di fare così la stronza?”
Lui non dice nulla.
“Sei sicura che sia la verità?”
“Perché dovrebbe mentirmi?”
“Forse per proteggerti, come si chiama tuo padre?”
“Juan.”
Lui annuisce.
“Dove abita?”
“Credo a San Diego.”
Lui si alza e mi fa cenno di aspettare.
Cosa avrà in mente?
Poco dopo torna con un elenco del telefono, lo spulcia e mi chiede una penna.
“Che hai intenzione di fare?”
“Ti ho trovato l’indirizzo di quello che probabilmente è tuo padre, potresti controllare se davvero è come dice tua madre oppure se lei mente.”
Io non dico nulla, ho paura.
“Non penso di poterlo fare da sola.”
“Se vuoi ti accompagno.”
Io abbasso gli occhi e noto che – non si sa come – le nostre mani si sono intrecciate.
“Non oggi, non me la sento, ma grazie.
“E di che?”
Per esistere suonerebbe troppo romantico, immagino.
“Come posso ringraziarti?”
“Uhm, che ne dici di un bacio, eh Ferreira?”
Io arrossisco, ma in fondo non mi sembra male come idea o forma di ringraziamento.
Raccolgo tutto il mio coraggio e mi sporgo verso di lui, lasciandogli un bacio a stampo, spero basti.

-Di’ la verità, non vorresti limitarti solo a un bacetto, vero?-
“Wow, facciamo progressi!”
“Scemo!” balbetto io arrossendo.
Lui ride. Sì, è uno scemo, ma lo adoro con tutta me stessa, non c’è niente da fare.

 

Tornare a casa non è la cosa più facile del mondo, per la prima volta nella mia vita rivedere mia madre mi causa un certo fastidio.
Non riesco a mandare giù che mi abbia sputato in faccia la sua verità solo perché non sopporta Mark senza nemmeno conoscerlo, è un comportamento che mi dà ai nervi.
Il problema è che almeno un’espressione civile devo riuscire a produrla, non ho voglia di un altro litigio, vorrei solo starmene per i fatti miei.
Sospirando, entro in casa e mi dirigo in camera mia.
La cena è un vero schifo, mia madre e io non ci parliamo ed Erin è muta per ragioni sue che io conosco benissimo: un giorno o l’altro si renderà conto che l’orgoglio la sta fregando alla grande.
L’ora di andare a letto arriva troppo presto per i miei gusti, la pila di compiti da fare non si è esaurita, ma io ho fatto del mio meglio.
Sono stanca e mi stendo, cadendo subito in un sonno profondo.
Gradirei che questo sonno durasse tutta la notte, ma verso le due un suono mi risveglia dal mio coma personale: una chitarra e una voce acuta intonano qualcosa che conosco.
Dio.
Questo è Tom e la canzone è quella che stava componendo su mia sorella la sera che l’ho consolato, ecco l’idea che gli ho ispirato: una serenata.
Non pensavo che sarebbe mai successo, è uno spettacolo che non posso assolutamente perdermi, così mi infilo un paio di pantaloni e mi affaccio alla finestra.
Il soggetto canta in ginocchio – parecchio ispirato, tra l’altro – indossando una bizzarra maglia rosa shocking e facendo svegliare tutti, persino i nostri vicini.
Sono curiosa di sentire il finale della canzone e cosa aggiungerà lui per spiegare il suo gesto, purtroppo mia madre me lo impedisce uscendo di casa e cacciandolo.
Ok, lo spettacolo è finito troppo presto, ma spero che Erin lo abbia apprezzato.
La curiosità è ancora una volta troppo forte, così mi dirigo in camera sua per parlarle, voglio proprio vedere se è ancora convinta che lui faccia tutto questo solo per portarsela a letto!
Erin è alla finestra e non si volta nemmeno quando entro, non so se sia un bel segnale.
“Hai visto?”
“Oh, dovevo essere cieca per non vedere quella maglia rosa!”
“Non mi riferivo a quello. Hai visto? Ti ha fatto una serenata o quella che lui ritiene essere una serenata, pensi ancora che lui lo faccia ancora per portarti solo a letto?”
Lei si volta, sembra di nuovo arrabbiata.
“Certo che lo fa per quel motivo! È solo incazzato perché io l’ho mollato, devi crescere Ruby, non sono tutti dei principi azzurri!”
“Ok, quante volte l’ha fatto prima di questa?
Non mi rispondi?
Non lo fai perché non l’ha fatto con nessuna, visto che lui non ci mette molto a rimpiazzare le ragazze che molla o che l’hanno mollato, solo con te insiste!
Non ti chiedi perché?”
Lei non mi risponde.
“L’hai letta la lettera?
No, vero?
Beh, ora te la leggerò io, così almeno ti convincerai che le tue sono solo paranoie!”
Lei sgrana gli occhi, sembra decisamente spaventata da questa prospettiva, io però non ho intenzione di farmi  bloccare.
Erin deve essere messa davanti alla verità e le serve una terapia d’urto, così – ben sapendo che passerò per la più grande ficcanaso della storia – apro la famosa lettera e comincio a leggerla.

“Ciao Erin.
Ti scrivo questa lettera perché, beh, non lo so il perché preciso, non sono esattamente bravo in queste cose.
Le parole mi si confondono e già l’inizio sembra non avere molto senso.
Non c’è molto che debba dirti in realtà: il concetto è piuttosto facile da dire, ma difficile da spiegare.
Ok, lo scrivo, prima che tu decida di strappare questa lettera sconclusionata: mi sono innamorato di te.
L’ho detto (anzi scritto)!Non so come sia successo, prima eravamo semplici amici e ora non è più così.
Adoro come ridi, le tue smorfie da bambina, i bronci, il sarcasmo pesante, il fatto che tu rida alle mie battute e dia corda ai miei sfoghi sugli alieni.
So di non essere la persona migliore del mondo, so anche di avere un carattere di merda e di dare l’impressione di essere un completo coglione interessato solo alla chitarra e allo skate e ti ringrazio per non avermelo fatto pesare in tutti questi anni.
È un’altra delle cose che adoro di te.
Il resto potrebbe essere un elenco infinito. Amo quando ci mettiamo sul divano di casa mia e commentiamo in modo stupido i film in tv, quando facciamo skate insieme e mi prendi in giro dicendo che sono una schiappa.
Amo quando facciamo l’amore (presta attenzione ai termini che ho usato) e poi rimaniamo abbracciati e tu mi geli con i tuoi piedi freddi.
Amo quando finisci i miei cereali e rimetti via la scatola come se fosse piena e amo quando mi ascolti suonare senza lamentarti, anche se come chitarrista faccio schifo.
Credo di amare un sacco di altre cose, ma ora non me ne vengono.
So solo che sono stato davvero felice quando stavamo insieme e pensavo che sarebbe andata avanti per tanto tempo ancora, anche senza dirti nulla.
Avevo paura di rovinare tutto, ma era una paura stupida, se ti avessi detto queste cose prima ora non saremmo a questo punto.
Ora non sarei qui da solo a scrivere una stupida lettera per farti capire quanto ci tenga a te e quanto ti rivoglia nella mia vita.
Non è vero che sei una troia, non mi interessa del tizio che ti sei fatta, mi interessi solo tu.
So anche che c’è qualcosa che ti fa paura, ma – qualsiasi cosa sia – l’affronteremo insieme,  questa volta non ho intenzione di scappare davanti alle responsabilità.
Mi manchi e ti amo.
Per favore dammi – dacci – un’altra possibilità.
Ciao.

 

Tom.”

 

Mia sorella ora non dice nulla, piange e basta. Odio vederla così, ma spero le servirà per capire quanto ha sbagliato e che ha una possibilità di essere felice con Tom che non le conviene sprecare.
Esco dalla stanza in silenzio, ora ha bisogno di riflettere da sola.
Buonanotte Erin.

 

Angolo di Layla

Beh, ecco il conetenuto della famosa lettera. 

Per il resto vi dico che questa storia ha trentotto capitolo (siamo a meno della metà) e avrà due seguiti e io ho iniziato solo il primo (xD).
Spero vi piaccia.

Grazie a viola terracini, DeLonge, A_DeLonge_182, usemeholly, MatyOtaku per le recensioni. 

   
 
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