Seven Days
Giovedì
Quando si trattava di gestire delle
emergenze, di qualsiasi entità o gravità, Ronald Weasley non sbagliava mai. Semplicemente, amava applicare
quel metodo di ragionamento tanto caro anche a Goyle
e Tiger secondo cui bisognava affrontare un punto per
volta, e risolto quello, passare al grattacapo successivo. Niente di più giusto
quando si trattava di arginare situazioni di tipo sequenziale, per cui l’effetto della prima era la causa della seconda, e
risalendo lungo la catena, si poteva facilmente risolvere il problema
all’origine. Va bene: Ronald Weasley
non sbagliava mai perché nessuno gli
aveva mai consegnato il suo cuore in ginocchio, pregandolo affinché risolvesse ogni
sua tribolazione. Se non fidarsi di uno Slytherin era cosa buona e giusta – intuizione a cui
persino il Re poteva facilmente approdare – fidarsi del credo Slytherin in fatto di pettegolezzi lo era altrettanto. Se
nessun pettegolezzo dei verde argento circolava
riguardo al presunto avvistamento del cervello di Ronald
Weasley, le probabilità che questo esistesse
diminuivano sensibilmente. E giacché nemmeno gli Slytherin osavano affermare che Ronald
Weasley aveva un cervello, allora doveva essere vero.
Insomma, per farla breve, Ronald
Weasley quella mattina era particolarmente confuso:
aveva appena perso pezzi significativi riguardo la
credibilità della propria teoria, giacché non uno, non due, ma ben tre problemi
gli erano capitati davanti al naso contemporaneamente. Il dramma stava proprio
nel fatto di non riuscire a collegarli tutti.
Per esempio: al fatto che Harry
e quello si fossero
messi insieme poteva agilmente collegare la reazione rumorosa di sua sorella.
Ma di lì a spiegare per quale motivo Hermione si fosse messa con quell’altro, il
passo era davvero troppo lungo. Oppure: Hermione si era sentita abbandonata da Harry
e aveva cercato rifugio tra le braccia di Malfoy, e Ginny… beh, Ginny si comportava
di conseguenza. Ma in quel caso non avrebbe saputo
collegare le due ragazze, quindi il problema era di nuovo daccapo.
Comunque, spiegare perché Hermione e quell’altro
avessero deciso di essere una coppia era qualcosa di veramente troppo complesso
per lui, tanto che era sopraggiunto un apocalittico mal di testa a fargli
compagnia.
- Cerchi di pensare, Ronnie? –
- Chiudi il becco, Gin. Già la questione è abbastanza
complicata di suo, senza che ti metta pure tu col tuo inguaribile malumore. –
il Prefetto sorrise malignamente da dietro la tazza del the.
- Comunque, pare stia andando
bene. – buttò lì casualmente.
- Quell’altro si comporta bene? –
- Mi pare che Harry sia
felicissimo. –
Il Re dei re emise un guaito che
avrebbe potuto commuovere persino il Barone Sanguinario, se soltanto il
fantasma fosse stato dotato di un cuore. Ma dato che
non l’aveva, si dovette accontentare di commuovere Calì
Patil, la quale, distrutta per il suo essere
distrutto, gli poggiò caritatevolmente una mano sulla spalla.
- Quell’altro
è quello. –
- Mh? – fu il turno di Ginevra,
che imbronciò il viso senza aver capito.
- Volevo solo sapere come si comportava quell’altro, mica quello. Di quello ho già abbastanza notizie, grazie. -
Calì Patil
fissava
Ron si alzò dal tavolo con gli occhi
socchiusi. – Il mal di testa mi sta dilaniando il cervello. Credo che andrò a
riposare. –
Mentre la compagna d’anno lo guardava
andarsene sospirando, Ginevra sfoderò il suo ghigno peggiore e commentò ad alta
voce le epiche gesta del fratello. Come riusciva a fiaccare il mal di testa,
per esempio, facendogli dilaniare il niente.
*°*
- Io mi chiedo cosa tu abbia nella testa! – gridò. –
Segatura? Vermicoli ammuffiti? Tutto quel sangue puro
deve averti innaffiato il cervello! –
- Aa. –
- Malfoy, ma mi stai ascoltando?
–
- Forse. – il diretto interessato stava seduto sulla sua
poltrona preferita, una gamba appesa ad un bracciolo e la testa sostenuta dalla
mano sinistra. E nel complesso, non aveva l’aria di
una persona attenta. – Insomma, Granger, non sai fare
altro? –
Il Sacro Dio Gryffindor doveva
aver deciso che lassù nell’Olimpo di Silente ci si annoiava parecchio: così,
terribilmente affranto dalle proprie vuote prospettive future, doveva aver
stabilito che una reincarnazione sarebbe stata un sufficiente diversivo.
Hermione Granger
era evidentemente la fortunata prescelta del Dio che, non contento d’arrecare
danno con la sola presenza, aveva pure preso possesso di un corpo tenace –
oltre che particolarmente affascinante. Dunque
- Ahio? – azzardò Malfoy, gli occhi strizzati.
- Oh. – niente da fare. Qualunque situazione, qualunque istante o momento. Il rimorso Gryffindor
era peggio di una piaga. – Oh, scusami Malfoy. –
Nell’atto di togliere il piede dal suo torace aveva
lasciato il suo peso unicamente sull’altra estremità, tanto che per un attimo traballò: a minare definitivamente il suo equilibrio ci pensò
lo Slytherin, il quale, non dovendo far conto con
nessuna coscienza, non ci mise nemmeno due secondi a farla capitolare al suo
stesso livello.
- Ouch! Malfoy,
razza di idiota, toglimi le mani di… - i suoi occhi
erano grigi e chiari. Non li aveva mai visti così vicini e così da vicino. -
…dosso. –
Sentiva la mano del ragazzo premerle sul ventre, come una
barriera tra lei e il suolo, mentre l’altra era mollemente poggiata sulla
schiena, appena sopra le lombari. I loro fiati s’infrangevano reciprocamente sul
viso dell’altro, violenti. Nella sala era calato un silenzio teso che nessuno
dei due seppe spiegare.
- Quanta convinzione, Granger. –
la schernì lui, liberandola dalla stretta delle proprie braccia.
Quando si accorse d’essere libera, Hermione fece leva sulle braccia per allontanarsi il più
possibile da Malfoy, senza tuttavia riuscirci.
Le sue braccia erano diventate di piombo, e parevano non
volersi staccare dal pavimento ove erano poggiate. Non aveva
senso, si disse. Perchè non riusciva più a muovere un passo, e ovunque
spostasse lo sguardo, immediatamente questo tornava sul viso dello Slytherin?
Sui suoi occhi argentati, fatti del metallo più puro e
pregiato. Non avrebbe voluto rimanere lì per sempre
perché il suo senso del pudore urlava vendetta: ma l’ipotesi di allontanarsi
appariva più che utopistica: semplicemente irrealizzabile.
Non aveva mai pensato a Malfoy
come un ragazzo attraente, e non capiva perché il suo cervello avesse deciso di
giocarle quello scherzo proprio ora, nel momento di peggiore difficoltà. Di
tutte le sfortune che un Gryffindor poteva avere,
questa era sicuramente una delle peggiori.
- Potrei anche baciarti, Granger,
e poi dirlo a Potter per farlo ingelosire. –
L’idea di base era ottima, i motivi non proprio
nobili, ma l’applicazione praticamente impossibile. Draco
continuava a guardarla negli occhi, senza interrompere il contatto nemmeno per
sbattere le palpebre. Era una visione mistica, inquietante.
- Non mi sembra una buona idea. –
- Che c’è, qualcuno ti ha fatto
un incantesimo? Sei diventata malleabile. –
C’era una sfumatura di divertimento nella sua voce che le
fece socchiudere gli occhi. Un trucco, un inganno?
- Mi hai fatto un incantesimo, Malfoy?
Se è così, smettila subito! –
- Perché, senti qualcosa? –
Hermione si morse le labbra. Ci era cascata come una stupida. Se
avesse detto di sì, Malfoy avrebbe immediatamente
negato il tutto, o forse, ancora peggio, avrebbe sostenuto di avere del potere
su di lei. Se avesse detto di no si sarebbe tinta di
un rosso così spudoratamente significativo, da doversi andare a nascondere per
qualche metro sotto terra. O forse qualcosina
di più.
- Fammi alzare, Malfoy. -
- Sei tu che devi volerlo, Granger.
Altrimenti, resteremo qui così per un bel po' di tempo… - ed era chiaro che la
situazione non doveva dispiacergli poi molto. Aveva un
tale sorriso derisorio che Hermione si sentì
ridicolmente presa in giro. Stare lì, da sola con lui, non era un'idea furba
quasi quanto non lo era trovarsi fianco a fianco con Severus Piton durante una cena.
- Devo andare. -
Finalmente si alzò: la camicetta, arruffata sui fianchi,
pareva essere appena uscita da una centrifuga senza poi esser passata alla
stireria. E ovviamente la situazione poteva essere
fraintesa in almeno dieci modi diversi. Meditò di fermarsi nel bagno dei
prefetti per darsi una lavata veloce - il profumo dello Slytherin
era dannatamente pungente, quanto ammaliante - e di approfittare del luogo
solitario per dare una sistemata anche ai vestiti.
Doveva arrivarci viva, certo, ma
la vita era fatta di piccoli passi da affrontare con calma.
Barcollò per un istante sui tacchi, come se ritrovare la
posizione eretta fosse stata un'improvvisa quanto inaspettata novità. Lo fissò.
- Ricordati che il nostro è un patto di necessità, Malfoy. Un patto di necessità, e niente di più. -
- Scappa, scappa… -
Il malvagio ritornello l'accompagnò fino al corridoio
interno del dormitorio, dove infine di spense nel
nulla.
La mente di Hermione, tuttavia,
continuava a vagare.
***
- Cerchi di nasconderti da qualcuno, o fuggi da te stessa?
-
- Gin, per favore… -
Ovviamente, la sua mente - da tutti ritenuta
per lo meno brillante - non aveva calcolato che il bagno dei Prefetti era sì
per soli prefetti, ma che ovviamente non era da considerarsi sua proprietà
privata. Era arrivata davanti alla porta mossa da una sprovvedutissima
ingenuità che le aveva fatto pensare d'essere ormai al
sicuro. Quando aveva aperto l'uscio, intrufolandosi di schiena dentro alla stanza, la voce scura della sua migliore amica le aveva
sezionato il cuore in tante piccole parti.
Minuscole, parti.
Ginevra Weasley pareva aver
perso ogni parvenza di umanità da tempo: agevolare una
persona, che fosse la sua migliore amica o meno, non le era mai riuscito
particolarmente facile. Ma quando c'era di mezzo un segreto,
un grosso segreto, specialmente riguardante Draco Malfoy, il suo sguardo inquisitorio diventava di ghiaccio.
E ogni speranza svaniva nel niente.
- Avanti, sei un'imbranata Gryffindor secchiona. Non puoi nascondere una cosa tanto
imbarazzante per molto. Non a me. Che, per inciso, sono la tua migliore amica,
ricordi? -
- Sto pensando di riconsiderare la questione. - grugnì la
mora, incrociando le braccia sotto il petto. Lanciò al Prefetto un'occhiata
ostile, che riuscì a mantenere intatta per circa cinque secondi. Poi il disagio
prevalse, e la sua aria da Minerva McGranitt sparì
con la stessa velocità con cui Ronald Weasley fuggiva quando si trovava
di fronte ad un ragno.
Il che era veramente dire tanto.
- Ma tu non oseresti mai tanto.
Allora Hermione, vorresti dirmi
che cosa sta succedendo? -
Probabilmente iniziare il discorso con un "Sai, sono
stata nella stanza di Draco Malfoy.
Non abbiamo fatto sesso per un miracolo divino, ero seduta sopra di lui e no!, non abbiamo fatto niente."
Probabilmente Ginevra l'avrebbe sguaiatamente presa in
giro per essere una bigotta Gryffindor senza sex appeal. Comunque sia, tutte le
possibili soluzioni che il suo cervello - ormai cominciava seriamente a
dubitare della sua efficienza - era riuscito ad escogitare erano assolutamente
inutili, tanto che alla fine si lasciò andare ad un neutro - Niente di
importante. - che risuonò falso quanto l'oro dei
folletti - per lo meno quel denaro aveva la parvenza di cosa vera, almeno per
cinque dannati minuti.
Ginevra rise ugualmente. Il ghigno da iena che le deformò
il volto non faceva presagire nulla di buono, e infatti:
- Mi stai prendendo in giro, Herm? -
- Non… non esattamente, credo. -
- Non esattamente? -
- Oh, va bene. Sì, è successo qualcosa, e no, non ho alcuna intenzione di dirti cosa. -
Ginevra si esibì in una faccia contrita. - Ma io sono la tua migliore amica. -
- Tu sei solo una viscida serpe, ecco cosa sei. -
- Ti avverto che mio fratello sta escogitando qualcosa.
Non so cosa, non so perché, non so quando, ma cerca di
stare attenta. -
- Ma chi, Ron?
-
La rossa sospirò, coprendosi il viso con una mano. - Lo so, lo so. È di mio fratello che stiamo parlando. Per quanto possa sembrare impossibile, sì: sta meditando qualcosa.
-
- Non essere così crudele con lui, è solo… -
- Un idiota. - completò la rossa, sepolcrale.
- Vogliamo uscire di qui? Si sta
facendo veramente tardi. - Hermione indossò
nuovamente la camicetta, limitandosi ad allacciare i primi bottoni dal basso.
Ormai, a quell'ora, avrebbe difficilmente incontrato
qualcuno per i corridoi.
Quando aprì la porta, la prima cosa che
l'accolse fu il fastidioso flash di un fotografo. Subito dopo, nel bel mezzo
del silenzio del castello, mille voci confuse irruppero improvvisamente,
stordendola.
- Hermione Granger!
-
- Signorina Granger! -
- Come si sente? -
- Cosa sta facendo, con quella
camicetta slacciata? -
- Lì dentro c'è Draco Malfoy? -
Lei rimase basita, inchiodata al pavimento.
- Come commenta il furioso litigio che ha spinto Harry Potter e Ronald Weasley a giungere alle mani?
-
Grazie a quelli che hanno commentato: Lady Eowyn, Erin, White_Tifa (tesoro sei adorabile
a dir poco), Cobwy23, Lady Cassandra, Anya, Crici82, Gemellina,
Picci 1989, Lys
Vi adoro!
RoSs