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Autore: Lady Antares Degona Lienan    27/05/2007    7 recensioni
Quando Harry Potter e Theodore Nott si vedono praticamente costretti ad ufficializzare la loro relazione, nei dormitori di Gryffindor e Slytherin scoppia il finimondo.
Pansy Parkinson si precipita a nascondere tutti i suoi veleni distillati, Ginevra Weasley si prepara a sostenere un perenne confronto con la nuova fiamma del suo ex ragazzo, Ron vede la sua popolarità tramontare, e Draco Malfoy medita attentamente su che compagno scegliere per attuare il piano che porterà quell'insolita coppia alla distruzione.
E perchè non quell'Hermione Granger tanto amica di Potter, messa alle strette persino dal suo migliore amico?
Genere: Romantico, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Harry Potter, Ron Weasley, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Seven Days

Seven Days

Giovedì

 

 

 

 

 

 

 

Quando si trattava di gestire delle emergenze, di qualsiasi entità o gravità, Ronald Weasley non sbagliava mai. Semplicemente, amava applicare quel metodo di ragionamento tanto caro anche a Goyle e Tiger secondo cui bisognava affrontare un punto per volta, e risolto quello, passare al grattacapo successivo. Niente di più giusto quando si trattava di arginare situazioni di tipo sequenziale, per cui l’effetto della prima era la causa della seconda, e risalendo lungo la catena, si poteva facilmente risolvere il problema all’origine. Va bene: Ronald Weasley non sbagliava mai perché nessuno gli aveva mai consegnato il suo cuore in ginocchio, pregandolo affinché risolvesse ogni sua tribolazione. Se non fidarsi di uno Slytherin era cosa buona e giusta – intuizione a cui persino il Re poteva facilmente approdare – fidarsi del credo Slytherin in fatto di pettegolezzi lo era altrettanto. Se nessun pettegolezzo dei verde argento circolava riguardo al presunto avvistamento del cervello di Ronald Weasley, le probabilità che questo esistesse diminuivano sensibilmente. E giacché nemmeno gli Slytherin osavano affermare che Ronald Weasley aveva un cervello, allora doveva essere vero.

Insomma, per farla breve, Ronald Weasley quella mattina era particolarmente confuso: aveva appena perso pezzi significativi riguardo la credibilità della propria teoria, giacché non uno, non due, ma ben tre problemi gli erano capitati davanti al naso contemporaneamente. Il dramma stava proprio nel fatto di non riuscire a collegarli tutti.

Per esempio: al fatto che Harry e quello si fossero messi insieme poteva agilmente collegare la reazione rumorosa di sua sorella. Ma di lì a spiegare per quale motivo Hermione si fosse messa con quell’altro, il passo era davvero troppo lungo. Oppure: Hermione si era sentita abbandonata da Harry e aveva cercato rifugio tra le braccia di Malfoy, e Ginny… beh, Ginny si comportava di conseguenza. Ma in quel caso non avrebbe saputo collegare le due ragazze, quindi il problema era di nuovo daccapo.

Comunque, spiegare perché Hermione e quell’altro avessero deciso di essere una coppia era qualcosa di veramente troppo complesso per lui, tanto che era sopraggiunto un apocalittico mal di testa a fargli compagnia.

- Cerchi di pensare, Ronnie? –

- Chiudi il becco, Gin. Già la questione è abbastanza complicata di suo, senza che ti metta pure tu col tuo inguaribile malumore. – il Prefetto sorrise malignamente da dietro la tazza del the.

- Comunque, pare stia andando bene. – buttò lì casualmente.

- Quell’altro si comporta bene? –

- Mi pare che Harry sia felicissimo. –

Il Re dei re emise un guaito che avrebbe potuto commuovere persino il Barone Sanguinario, se soltanto il fantasma fosse stato dotato di un cuore. Ma dato che non l’aveva, si dovette accontentare di commuovere Calì Patil, la quale, distrutta per il suo essere distrutto, gli poggiò caritatevolmente una mano sulla spalla.

- Quell’altro è quello. –

- Mh? – fu il turno di Ginevra, che imbronciò il viso senza aver capito.

- Volevo solo sapere come si comportava quell’altro, mica quello. Di quello ho già abbastanza notizie, grazie. -

Calì Patil fissava la Weasley, perplessa da quell’impressionante quantità di pronomi dimostrativi.

Ron si alzò dal tavolo con gli occhi socchiusi. – Il mal di testa mi sta dilaniando il cervello. Credo che andrò a riposare. –

Mentre la compagna d’anno lo guardava andarsene sospirando, Ginevra sfoderò il suo ghigno peggiore e commentò ad alta voce le epiche gesta del fratello. Come riusciva a fiaccare il mal di testa, per esempio, facendogli dilaniare il niente.

 

 

*°*

 

 

- Io mi chiedo cosa tu abbia nella testa! – gridò. – Segatura? Vermicoli ammuffiti? Tutto quel sangue puro deve averti innaffiato il cervello! –

- Aa. –

- Malfoy, ma mi stai ascoltando? –

- Forse. – il diretto interessato stava seduto sulla sua poltrona preferita, una gamba appesa ad un bracciolo e la testa sostenuta dalla mano sinistra. E nel complesso, non aveva l’aria di una persona attenta. – Insomma, Granger, non sai fare altro? –

Il Sacro Dio Gryffindor doveva aver deciso che lassù nell’Olimpo di Silente ci si annoiava parecchio: così, terribilmente affranto dalle proprie vuote prospettive future, doveva aver stabilito che una reincarnazione sarebbe stata un sufficiente diversivo.

Hermione Granger era evidentemente la fortunata prescelta del Dio che, non contento d’arrecare danno con la sola presenza, aveva pure preso possesso di un corpo tenace – oltre che particolarmente affascinante. Dunque la Gryffindor, dopo aver sradicato il biondo dal suo comodo sedile e averlo fatto capitolare miseramente a terra, gli aveva puntato un piede sul petto, traforandolo con l’assassino tacco a spillo.

- Ahio? – azzardò Malfoy, gli occhi strizzati.

- Oh. – niente da fare. Qualunque situazione, qualunque istante o momento. Il rimorso Gryffindor era peggio di una piaga. – Oh, scusami Malfoy. –

Nell’atto di togliere il piede dal suo torace aveva lasciato il suo peso unicamente sull’altra estremità, tanto che per un attimo traballò: a minare definitivamente il suo equilibrio ci pensò lo Slytherin, il quale, non dovendo far conto con nessuna coscienza, non ci mise nemmeno due secondi a farla capitolare al suo stesso livello.

- Ouch! Malfoy, razza di idiota, toglimi le mani di… - i suoi occhi erano grigi e chiari. Non li aveva mai visti così vicini e così da vicino. - …dosso. –

Sentiva la mano del ragazzo premerle sul ventre, come una barriera tra lei e il suolo, mentre l’altra era mollemente poggiata sulla schiena, appena sopra le lombari. I loro fiati s’infrangevano reciprocamente sul viso dell’altro, violenti. Nella sala era calato un silenzio teso che nessuno dei due seppe spiegare.

- Quanta convinzione, Granger. – la schernì lui, liberandola dalla stretta delle proprie braccia.

Quando si accorse d’essere libera, Hermione fece leva sulle braccia per allontanarsi il più possibile da Malfoy, senza tuttavia riuscirci.

Le sue braccia erano diventate di piombo, e parevano non volersi staccare dal pavimento ove erano poggiate. Non aveva senso, si disse. Perchè non riusciva più a muovere un passo, e ovunque spostasse lo sguardo, immediatamente questo tornava sul viso dello Slytherin?

Sui suoi occhi argentati, fatti del metallo più puro e pregiato. Non avrebbe voluto rimanere lì per sempre perché il suo senso del pudore urlava vendetta: ma l’ipotesi di allontanarsi appariva più che utopistica: semplicemente irrealizzabile.

Non aveva mai pensato a Malfoy come un ragazzo attraente, e non capiva perché il suo cervello avesse deciso di giocarle quello scherzo proprio ora, nel momento di peggiore difficoltà. Di tutte le sfortune che un Gryffindor poteva avere, questa era sicuramente una delle peggiori.

- Potrei anche baciarti, Granger, e poi dirlo a Potter per farlo ingelosire. –

L’idea di base era ottima, i motivi non proprio nobili, ma l’applicazione praticamente impossibile. Draco continuava a guardarla negli occhi, senza interrompere il contatto nemmeno per sbattere le palpebre. Era una visione mistica, inquietante.

- Non mi sembra una buona idea. –

- Che c’è, qualcuno ti ha fatto un incantesimo? Sei diventata malleabile. –

C’era una sfumatura di divertimento nella sua voce che le fece socchiudere gli occhi. Un trucco, un inganno?

- Mi hai fatto un incantesimo, Malfoy? Se è così, smettila subito!

- Perché, senti qualcosa? –

Hermione si morse le labbra. Ci era cascata come una stupida. Se avesse detto di sì, Malfoy avrebbe immediatamente negato il tutto, o forse, ancora peggio, avrebbe sostenuto di avere del potere su di lei. Se avesse detto di no si sarebbe tinta di un rosso così spudoratamente significativo, da doversi andare a nascondere per qualche metro sotto terra. O forse qualcosina di più.

- Fammi alzare, Malfoy. -

- Sei tu che devi volerlo, Granger. Altrimenti, resteremo qui così per un bel po' di tempo… - ed era chiaro che la situazione non doveva dispiacergli poi molto. Aveva un tale sorriso derisorio che Hermione si sentì ridicolmente presa in giro. Stare lì, da sola con lui, non era un'idea furba quasi quanto non lo era trovarsi fianco a fianco con Severus Piton durante una cena.

- Devo andare. -

Finalmente si alzò: la camicetta, arruffata sui fianchi, pareva essere appena uscita da una centrifuga senza poi esser passata alla stireria. E ovviamente la situazione poteva essere fraintesa in almeno dieci modi diversi. Meditò di fermarsi nel bagno dei prefetti per darsi una lavata veloce - il profumo dello Slytherin era dannatamente pungente, quanto ammaliante - e di approfittare del luogo solitario per dare una sistemata anche ai vestiti.

Doveva arrivarci viva, certo, ma la vita era fatta di piccoli passi da affrontare con calma.

Barcollò per un istante sui tacchi, come se ritrovare la posizione eretta fosse stata un'improvvisa quanto inaspettata novità. Lo fissò. - Ricordati che il nostro è un patto di necessità, Malfoy. Un patto di necessità, e niente di più. -

- Scappa, scappa… -

Il malvagio ritornello l'accompagnò fino al corridoio interno del dormitorio, dove infine di spense nel nulla.

La mente di Hermione, tuttavia, continuava a vagare.

 

 

***

 

 

 

- Cerchi di nasconderti da qualcuno, o fuggi da te stessa? -

- Gin, per favore… -

Ovviamente, la sua mente - da tutti ritenuta per lo meno brillante - non aveva calcolato che il bagno dei Prefetti era sì per soli prefetti, ma che ovviamente non era da considerarsi sua proprietà privata. Era arrivata davanti alla porta mossa da una sprovvedutissima ingenuità che le aveva fatto pensare d'essere ormai al sicuro. Quando aveva aperto l'uscio, intrufolandosi di schiena dentro alla stanza, la voce scura della sua migliore amica le aveva sezionato il cuore in tante piccole parti.

Minuscole, parti.

Ginevra Weasley pareva aver perso ogni parvenza di umanità da tempo: agevolare una persona, che fosse la sua migliore amica o meno, non le era mai riuscito particolarmente facile. Ma quando c'era di mezzo un segreto, un grosso segreto, specialmente riguardante Draco Malfoy, il suo sguardo inquisitorio diventava di ghiaccio.

E ogni speranza svaniva nel niente.

- Avanti, sei un'imbranata Gryffindor secchiona. Non puoi nascondere una cosa tanto imbarazzante per molto. Non a me. Che, per inciso, sono la tua migliore amica, ricordi? -

- Sto pensando di riconsiderare la questione. - grugnì la mora, incrociando le braccia sotto il petto. Lanciò al Prefetto un'occhiata ostile, che riuscì a mantenere intatta per circa cinque secondi. Poi il disagio prevalse, e la sua aria da Minerva McGranitt sparì con la stessa velocità con cui Ronald Weasley fuggiva quando si trovava di fronte ad un ragno.

Il che era veramente dire tanto.

- Ma tu non oseresti mai tanto. Allora Hermione, vorresti dirmi che cosa sta succedendo? -

Probabilmente iniziare il discorso con un "Sai, sono stata nella stanza di Draco Malfoy. Non abbiamo fatto sesso per un miracolo divino, ero seduta sopra di lui e no!, non abbiamo fatto niente."

Probabilmente Ginevra l'avrebbe sguaiatamente presa in giro per essere una bigotta Gryffindor senza sex appeal. Comunque sia, tutte le possibili soluzioni che il suo cervello - ormai cominciava seriamente a dubitare della sua efficienza - era riuscito ad escogitare erano assolutamente inutili, tanto che alla fine si lasciò andare ad un neutro - Niente di importante. - che risuonò falso quanto l'oro dei folletti - per lo meno quel denaro aveva la parvenza di cosa vera, almeno per cinque dannati minuti.

Ginevra rise ugualmente. Il ghigno da iena che le deformò il volto non faceva presagire nulla di buono, e infatti: - Mi stai prendendo in giro, Herm? -

- Non… non esattamente, credo. -

- Non esattamente? -

- Oh, va bene. Sì, è successo qualcosa, e no, non ho alcuna intenzione di dirti cosa. -

Ginevra si esibì in una faccia contrita. - Ma io sono la tua migliore amica. -

- Tu sei solo una viscida serpe, ecco cosa sei. -

- Ti avverto che mio fratello sta escogitando qualcosa. Non so cosa, non so perché, non so quando, ma cerca di stare attenta. -

- Ma chi, Ron? -

La rossa sospirò, coprendosi il viso con una mano. - Lo so, lo so. È di mio fratello che stiamo parlando. Per quanto possa sembrare impossibile, sì: sta meditando qualcosa. -

- Non essere così crudele con lui, è solo… -

- Un idiota. - completò la rossa, sepolcrale.

- Vogliamo uscire di qui? Si sta facendo veramente tardi. - Hermione indossò nuovamente la camicetta, limitandosi ad allacciare i primi bottoni dal basso. Ormai, a quell'ora, avrebbe difficilmente incontrato qualcuno per i corridoi.

Quando aprì la porta, la prima cosa che l'accolse fu il fastidioso flash di un fotografo. Subito dopo, nel bel mezzo del silenzio del castello, mille voci confuse irruppero improvvisamente, stordendola.

- Hermione Granger! -

- Signorina Granger! -

- Come si sente? -

- Cosa sta facendo, con quella camicetta slacciata? -

- Lì dentro c'è Draco Malfoy? -

Lei rimase basita, inchiodata al pavimento.

- Come commenta il furioso litigio che ha spinto Harry Potter e Ronald Weasley a giungere alle mani? -

 

 

 

 

 

 

 

 

Grazie a quelli che hanno commentato: Lady Eowyn, Erin, White_Tifa (tesoro sei adorabile a dir poco), Cobwy23, Lady Cassandra, Anya, Crici82, Gemellina, Picci 1989, Lys

 

Vi adoro!

 

RoSs

 

   
 
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