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Autore: ValsImHere    09/11/2012    5 recensioni
Grassa,deforme,scontrosa,acida,antipatica,antisociale,cosa ci faccio qua ? Qual è il mio contributo ? Niente, non sono buona a niente, nemmeno a scuola,sono uno schifo, il mio massimo è sei. I miei genitori ? per loro sono una delusione,una figlia che non doveva mai nascere,uno sbaglio.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Mi svegliai, solito orario, solito posto, e la stessa giornata di merda mi aspettava.
La prima cosa che feci fu andare in bagno,aprire  l’astuccio e prendere l’unico oggetto che mi toglieva un grosso fardello di dosso,la mia lametta, la mia cara lametta che ormai usavo da un anno.
Taglio,sangue,bruciore,disinfettante,cerotto.
La solita routine.
Cosa mi spinge a fare tutto questo ?
Il mio corpo e la mia mente. E’ una cosa che ormai parte spontanea, parte il cervello e poi il corpo mette in moto le mani.
Sono uno schifo, un rifiuto umano.
Grassa,deforme,scontrosa,acida,antipatica,antisociale,cosa ci faccio qua ? Qual è il mio contributo ? Niente, non sono buona a niente, nemmeno a scuola,sono uno schifo, il mio massimo è sei. I miei genitori ? per loro sono una delusione,una figlia che non doveva mai nascere,uno sbaglio.
Mi taglio ormai da cinque anni, da quanto avevo l’età di undici anni, quando mia madre se ne è andata via, con il suo uomo, e mi ha lasciato da sola con un padre che tutto il giorno sta fuori casa, e che ora si è trovata una nuova mogliettina che potrebbe essere mia sorella.
A volte, mi chiedo, perché tutto questo a me ?
Non capisco,cosa ho fatto di male nella mia vita ?
Ho sedici anni, dovrei essere una di quegli adolescenti che escono,si divertono,fanno cazzate e si ubriacano.
Invece no, passo le mie giornate rinchiusa tra le quattro mura della mia stanza,
ascoltando musica e stando su Twitter.
Non ho nessun obbiettivo.
Un fallimento.
Non ho mai avuto un ragazzo in vita mia,
alla fine, nessuno si innamorerebbe di una balena come me.
 
 
Indosso dei jeans,le mie converse e una felpona, tiro bene le maniche, nessuno deve sapere, nessuno deve vedere.
Esco di casa salutando mio padre e la tipa con un semplice ‘ciao’ che non viene mai ricambiato da un ‘ciao amore, buona giornata a scuola’.Non se ne sono mai viste scene del genere in casa mia.
Arrivo nel cortile di scuola, decido di salire subito in classe, non voglio stare con nessuno,almeno per oggi.
Passo tra la folla di ragazzi e ragazze a testa bassa, torturandomi le maniche della felpa.
Le prime due ore passano, nessuna interrogazione,grazie a dio.
Suona la campanella dell’intervallo.
Decido di uscire in corridoio con una ragazza della mia classe,
una delle mie poche amiche.
Mi indirizzo verso il bagno,passa un ragazzo e mi dice ‘ciao bellissima’.
Nessuna persona mi aveva mai detto questo, gli sorrido.
Mi volto, lo vedo con due ragazzi, presumo siano i suoi amici, e sento dirgli ‘che cessa quella’.
Ecco qua,crollo.
Mi volto,sento un nodo alla gola,gli occhi che vogliono esplodere di lacrime.
Entro in un dei bagni, mi siedo per terra, e comincio a piangere.
Nel modo più silenzioso possibile.
Sono una persona tanto, forse troppo sensibile,crollo subito.
Vorrei essere nel bagno di camera mia, vorrei aprire quell’astuccio e vorrei prendere la lametta e infliggermi un taglio profondo, un taglio che mi faccia soffrire più di quanto io soffra.
Perché sono un rifiuto umano, merito tutto questo dolore.
Altre tre ore di inferno passano.
Torno a casa, non mangio, non voglio,voglio solo morire.
Butto lo zaino per terra, mi butto sul letto, metto le cuffiette dell’Ipod e faccio partire un pianto disperato soffocato dal cuscino insieme alla mia playlist.
Mi addormento.
Apro gli occhi, sono le  18.01,apro il pc e mi metto su Twitter,dopo decido di fare una ‘ricerca’ sull’autolesionismo.
Trovo:"Generalmente si crede che praticare autolesionismo significhi cercare attenzioni. Ma questo non è completamente esatto poiché in 
molti casi gli autolesionisti sono consapevoli delle loro ferite e cicatrici e ciò provoca un senso di vergogna e di colpa che porta loro a fare di tutto per nascondere i segni con l'abbigliamento (bracciali, polsini ad esempio); cercano inoltre di nascondere le loro ferite a chi gli sta attorno montando scuse e bugie per spiegare i segni evidenti. Com'è già stato suggerito prima il soggetto che pratica l'autolesionismo non lo fa di solito per porre fine alla propria vita; esso spesso è un modo per alleviare un disagio o un dolore emotivo: l'autolesionismo diventa così un modo di comunicare all'esterno il proprio disagio."
 
Ci rifletto su, è vero, io mi vergogno di me e delle mia ferite.
Ripenso a quello successo a scuola, devo liberarmi di questo peso, vado in bagno e faccio quello che faccio sempre.
Questa volta però faccio  un taglio più profondo,qualcosa che mi faccia stare più male.
Merito tutto questo.
Mi sento male, non ho nemmeno il tempo di mettere il cerotto, che mi butto sul letto, credo di essermi addormentata, o no.
Ma questa volta, non mi importa del risveglio.





La questione è, non bisogna chiedere perchè una persona si taglia, ma perchè ha smesso.
  
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