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Autore: Aniel_    10/11/2012    2 recensioni
Raccolta di Flashfic su eventi e situazioni parallele degli anni 2009 e 2014.
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Titolo: Don't ever change
Fandom: Supernatural
Pairing: Dean/Castiel
Prompt: sweeten
Raiting: G
Genre: introspettivo, angst
Warning: flashfic, future!verse
Note: lo giuro, ero partita con l'intenzione di scrivere un po' di fluff, solo che nel future 'verse mi sono persa. Ci sto provando, davvero! Per quanto riguarda queste due flashfics non ho molto da dire. Non c'è molto destiel perché è parecchio implicito. Arriverò anche a quello esplicito, per adesso sono più propensa ad esaminare gli stati d'animo. Ma ci arriveremo, lo prometto.
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono. Mi piacerebbe possedere Dean e Cas - in tutti i sensi possibili- ma purtroppo non sono di mia proprietà. #sadness

#Sweeten
 

2009
 

Dean soffia e ghigna soddisfatto dentro la tazza: l'aroma di cioccolata calda lo inebria e il calore della bevanda lo riscuote un po' dalla gelida temperatura invernale.
Non ricorda quando è stata l'ultima volta in cui ha assaggiato qualcosa di così buono, forse quando ha portato Sammy da bambino in un cinema di un centro commerciale e ha tentato di distrarlo dal fatto che John stesse tardando il suo ritorno da una caccia.
Sam, seduto al suo fianco, allunga una mano che però viene prontamente inchiodata da quella del maggiore sul tavolo.
«Ma andiamo Dean!» si lamenta, esasperato «non sono tutte tue.»
Dean scuote il capo. «Mia l'idea, mie le bustine di zucchero.» risponde.
Castiel non ha detto una parola quasi tutto il tempo e Dean non sa se offrire una tazza di cioccolata anche all'amico piumato, ma la sua espressione confusa e corrucciata lo fa allontanare dal proposito.
«Cas, diglielo anche tu!» lo incita Sam, nella speranza di averla vinta, ma il viso dell'angelo si inclina solo un po' di più.
«Lascia perdere» gli intima Dean, puntando poi lo sguardo pericolosamente sul fratello. «E tu, cerca di combattere le tue battaglie da solo!» aggiunge.
Sam sbuffa. «Sai una cosa? Tieniti le tue stupide bustine di zucchero. Non sarò io quello a morire di diabete.»
Dean vede Castiel allungare una mano, titubante, e afferrare una delle bustine: la rigira tra le dita come un antico reperto prima di porgerla, risoluto, a Sam.
«Chi ti ha detto di prenderla?» sbotta, sotto lo sguardo divertito del minore.
«Non devi essere egoista, Dean» ribatte Castiel, cupo. «Mi hai capito?»
Dean sa bene che il suo angelo sulla spalla difetta di senso dell'umorismo e facoltà innata di comprendere gli scherzi, ma arrivare al punto di rimproverarlo come se si trattasse di un moccioso scoperto con le mani nella marmellata gli sembra esagerato.
Affonda il viso nella tazza, stizzito, e cerca di ignorare il cipiglio vittorioso sul viso di Sam.
 

2013

 
Non sa esattamente quando sia successo, forse una mattina, forse dopo un'escursione non andata a buon fine, forse quando ha scoperto che il bambino che portava di nascosto al centro commerciale quando era piccolo si è trasformato nel vestito di carne di Satana in persona, ma quello che Dean sa per certo è di essere diventato un fottuto egoista. Stranamente la cosa gli sta bene.
Così cerca di fare solo il suo dovere: uccide, tortura, tiene al sicuro le poche famiglie che non hanno ancora compreso di essere nella merda fino al collo. Solo questo, giorno dopo giorno.
Sa chi incontrare, chi cercare e chi, soprattutto, evitare ma Castiel è sempre lì, è sempre nella sua cabina a fargli la predica, specialmente quando è lucido.
Ma da quando Castiel si è rotto il piede, non se l'è più ritrovato intorno. In effetti Dean non lo vede da tre settimane. Così quando Chuck gli chiede di portargli una medicina verdastra contro il dolore il cacciatore non può sottrarsi e quando Castiel lo vede avanzare verso il suo letto e lo guarda confuso, quasi irritato, sa di meritarselo.
«Ehi...» azzarda Dean, a debita distanza. «Come ti senti?»
«Come uno che non può muoversi» ribatte l'altro, gelido «che cosa vuoi?»
Dean sa che Castiel è arrabbiato, arrabbiato con lui, con se stesso, con l'angelo che non è più, con Dio che lo ha lasciato in quelle condizioni. Castiel è arrabbiato con tutti ultimamente.
«Ti ho portato questa» gli mostra, porgendogli la fialetta.
Castiel la afferra controvoglia e storce il naso: ha un pessimo odore e il sapore non sarà da meno. La manda giù in un solo sorso e poi, come da manuale, impreca infastidito. E Dean ride, perché - trench o meno- ha sempre l'aria di un bambino troppo cresciuto.
Affonda una mano nella tasca dei jeans e tira fuori uno dei reperti del passato che ogni sera è sul punto di distruggere ma che poi finisce per conservare. Si sente un idiota perché non riesce a smettere di aggrapparsi a quel genere di cose.
«Tieni» dice all'altro, lanciandogli la bustina di zucchero. «Per addolcire» spiega.
Le labbra di Castiel si stirano in una linea sottile e Dean sa che per oggi si sono detti abbastanza. Quindi annuisce e lo lascia solo. Un po' rimpiange i tempi in cui Castiel amava sgridarlo però forse è questo che succede...quando non ci si cura più della persona che si ha accanto.
Purtroppo Dean sa benissimo che una bustina di zucchero non può addolcire tutta l'amarezza che ormai li circonda.

   
 
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