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Autore: crushdizzies    10/11/2012    2 recensioni
"Il corpo non è nulla senza l’anima.
È solo un contenitore vuoto, e un contenitore vuoto è inutile.
Il corpo senza l’anima si sgretola, come i castelli di sabbia colpiti dal vento.
Non rimane niente. Solo polvere.
E io, senza Joan, sono solo polvere."
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FIX YOU

Avete mai fatto un errore? Un errore da cui è impossibile tornare indietro?
E se questo errore tremendo vi facesse sentire bene, vi facesse essere felici?
Forse non era un errore come tutti volevano farvi credere...

"Ah Jaimie! Io amo la scuola!", esclama Alex, la mia migliore amica.
Io sorrido. Sembra strano ma ha un motivo ben preciso per amare la scuola: il suo ragazzo (almeno lei dice che è così) Josh.
Alex è una delle ragazze più popolari della scuola, un po’ per il suo carattere carismatico e un po’ per il suo look originale.
Usciamo nel cortile della scuola dove la maggior parte degli studenti va per passare l’intervallo e fumare.
Alex si siede sul muretto e tira fuori due sigarette. Me ne porge una e le accende.
"Per vedere Josh devi aspettare le due", le ricordo, dato che lui ora è a educazione fisica quindi rimarrà chiuso in palestra per tutto l’intervallo. Lei mi da uno spintone e poi appoggia la sua testa sulla mia spalla.
"Non me lo ricordare Jaim", mormora. Poi si tira su di scatto.
"Hey, quella è nuova?", mi chiede indicando una ragazza in piedi in mezzo al cortile dall’aria un po’ sperduta.
Non l’avevo mai vista nei miei tre anni di scuola. Inspiro una lunga boccata di fumo.
"Boh, credo di sì", rispondo evasiva. Da quella distanza riesco solo a vedere i suoi capelli castano ramato e la fisionomia del suo corpo.
Alex si fionda giù dal muretto, mi prende per mano e mi trascina verso la ragazza, nel bel mezzo del cortile.
Se non dà il benvenuto ad ogni sfigato che si iscrive a quella scuola di merda non è contenta.
"Ciao!", esclama Alex cortese. La ragazza si volta sorpresa ed io rimango letteralmente a bocca aperta, il cuore in subbuglio.
È come se incominciassi a vedere per la prima volta. I suoi occhi sono bellissimi, verdi magnetici.
I nostri sguardi si allacciano per mezzo secondo, io arrossisco e sposto i miei occhi neri sul volto sorridente di Alex che mi tiene la mano.
"Ciao", risponde la ragazza dagli occhi verdi.
"Io sono Alex e lei è Jaimie", ci presenta Alex.
"Joan", risponde lei. Joan. Il mio cuore reagisce in modo strano al suono della sua voce.
Nervosa e confusa prendo un’altra boccata di fumo e poi butto via il mozzicone della sigaretta fra l’erba del cortile.
"Sei nuova", nota Alex.
"Mi sono trasferita la settimana scorsa", spiega. Alex annuisce e la campana suona.
"Bene, sarà meglio tornare in classe", annuncia Alex con aria rassegnata lasciando la mia mano e passandomi il braccio intorno alle spalle.
"Non vedo l’ora di vedere Josh!", esclama schioccandomi un bacio sulla guancia.
Joan sorride con aria dolce e io arrossisco di nuovo, imbarazzata. Poi Alex saluta Joan e mi trascina in classe.
"Simpatica!", commenta.
"Hmmm", mormoro io con molto meno entusiasmo del suo.  Lei sbuffa ed entriamo in classe.

A metà della quinta ora sto per morire di noia e allora scappo letteralmente in bagno con la mia sigaretta.
Mi siedo sul lavandino e spero solo di poter rimanere da sola a fumare per un bel po’.
Ma la porta si apre dopo nemmeno cinque minuti ed entra Joan seguita da una mia espressione ebete e lo stomaco attorcigliato.
Lei mi sorride e io rispondo con un debole “ciao”.
"Lezione noiosa?", mi chiede. Io sbuffo una nuvola di fumo e lei tossisce.
"Oh, scusa", borbotto e spengo la sigaretta nel lavandino.

"Comunque sì, noiosissima", rispondo sorridendo. Scendo dal lavandino e mi piego per bere dal rubinetto.
Sento qualcosa che tocca la mia schiena leggermente scoperta. Mi volto e Joan arrossisce.
"Hai un tatuaggio uguale al mio", commenta stupita. Io sorrido.
"Davvero?", chiedo curiosa. Lei si solleva la maglia: sulla parte sinistra del ventre c’è il tatuaggio di un gabbiano, molto simile al mio.
"Amo i gabbiani", spiega Joan. Sorrido.
"Anche io", commento. Joan si fa scura in volto, sembra preoccupata.
"Va tutto bene?", le chiedo avvicinandomi un po’ a lei.
"Ho sentito che la tua amica Alex sta con Josh", dice. Io rido.
"Non stanno insieme, escono qualche volta. Alex è cotta di Josh e credo che ucciderebbe qualsiasi ragazza si azzardi ad uscire con lui. Josh è solo suo!", esclamo divertita. Il volto di Joan si oscura sempre di più. Credo di aver capito. Sospiro e mi appoggio al lavandino incrociando le braccia.
"Ti ha chiesto di uscire", constato. Lei annuisce con aria colpevole.
La storia è questa: Alex è innamorata persa di Josh, ma per Josh Alex non è l’unica ragazza al mondo; così capita spesso che Josh inviti ragazze che non siano Alex ad uscire.
A questo punto, Alex si attiva in modi sempre diversi per spingere l’invitata di turno a rifiutare.
Lo spiego a Joan e lei si rattrista sempre di più.
"Non puoi uscire con Josh, o Alex ti massacra", la avverto. Joan ride.
"Non la sottovalutare. Meggie, quella di quinta A, non ha il setto nasale deviato o il naso deformato… è stata Alex con un pugno dopo che aveva scoperto che era uscita con Josh…", racconto.
"Non ho paura di Alex", insiste.
"Dovresti invece". Perché non mi vuole ascoltare? Ma, soprattutto, perché la sto mettendo in guardia da Alex?
Non l’ho mai fatto in vita mia.
"Non ho paura", ripete.
"Convinta tu", borbotto facendo spallucce e mi avvio verso la porta del bagno per tornare in classe. Joan mi prende per un polso e mi trattiene.
"Jaimie", mi chiama. Io mi volto e di nuovo incappo nei suoi bellissimi occhi, il cuore che minaccia di esplodere.
"Neanche tu dovresti avere paura di Alex". Io le sorrido.
"Io non ho paura di Alex. Ho solo paura di quello che potrebbe farti", mi scappa detto.
Lei è confusa, sicuramente quanto lo sono io in questo momento.
"Non capisco…", mormora. Io scuoto la testa, libero il mio polso dalla sua mano con uno strattone e scappo via, tornando in classe.

Alla sesta ed ultima ora c’è l’incontro con non so quale relatore esterno nell’aula magna con tutte le terze.
Io e Alex prendiamo i posti migliori in fondo alla sala. Arriva anche Joan che ci sorride e si siede due file davanti a noi.
Il relatore inizia con il suo pallosissimo discorso.
Mi metto le cuffie nelle orecchie e lascio che il mio sguardo vaghi per la sala, finché non incontro il capo di Joan e il mio sguardo è come incollato in quel punto. Ogni tanto si volta verso destra per commentare qualcosa con la sua vicina ed io riesco a vedere i suoi occhi, le sue labbra, il suo volto.
Una nausea improvvisa mi assale. Mi sono da poco rimessa da un brutto virus e tutta questa confusione mi sta scombussolando lo stomaco. Mi alzo in piedi di scatto e corro in bagno, colta da una nausea improvvisa.
Alex mi segue accigliata.
"Jaim, che ti prende?", esclama allontanandomi le poche ciocche di capelli che mi ricadono sul volto mentre vomito nel water.
Io scuoto la testa. Non ne ho la più pallida idea.
Ci sediamo sul pavimento del gabinetto. Lei mi guarda preoccupata. Mi accarezza.
"Jaim, sicura di stare bene?", mormora. Io faccio dei respiri profondi e cerco di calmarmi.
"Ti ho vista in osservazione, prima. Non è che qualche bel ragazzo ti ha sconvolto lo stomaco?", chiede maliziosa.
Mi prendo la testa tra le mani. È questo il punto! Vorrei gridarle che non c’è nessun fottutissimo ragazzo, nessun ragazzo!
Eppure le sensazioni sono le stesse! Stessa testa che gira, sguardo che non si riesce a scollare, stomaco in subbuglio e cuore che parte tutte le volte che la vedo.
Ma è impossibile, è la prima volta che la vedo! Ma non posso negare le mie emozioni, non posso nasconderle. Sono troppo confusa.
Guardo Alex senza riuscire a dire niente e scoppio a piangere fra le sue braccia.
"Non c’è nessun fottutissimo ragazzo, Alex", mormoro ma non ho il coraggio di andare avanti, non so nemmeno io quello che sta accadendo. Mi alzo in piedi e lei fa lo stesso, confusa. Qualcuna bussa alla porta.
"Jaimie, sei qui?", chiede una voce preoccupata.
È Joan. Apro la porta di scatto e tiro un pugno al muro dietro di Joan.
Lei, terrorizzata indietreggia allontanandosi da me. Mi sento orribile: la mia rabbia l’ha spaventata.
Alex esce e mi abbraccia, stringendomi le braccia lungo i fianchi.
"Calmati Jaim!", esclama. Io mi sciolgo contro di lei, senza forze.
"Sto bene", assicuro. Inspiro profondamente. Usciamo nel cortile e mi accendo una sigaretta.
Alex va a prendermi una bottiglietta d’acqua alla macchinetta, Joan è tornata in aula magna, anche se ormai manca davvero poco alla fine della lezione. Mi siedo sul muretto e scoppio a piangere.
È sempre così: confusione che genera rabbia, che genera nervosismo, che genera pianto.
Suona la campana e tutti escono dalla scuola, compresa Alex con la mia bottiglietta d’acqua.
Rimango seduta sul muretto ad aspettare Joan, voglio vederla, provare a scusarmi per averla spaventata.
Alex è seduta accanto a me e mi fissa preoccupata. Joan esce, seguita da Josh che la ferma.
Mi asciugo rapida le lacrime dagli occhi.
Dai suoi gesti e dal poco labiale che riesco ad afferrare capisco che le sta chiedendo di uscire.
La gelosia e la paura mi pervadono. Anche Alex li ha visti.
"Che cosa. Stanno. Dicendo?", chiede incazzata nera. Salta giù dal muretto e corre verso di loro.
Si ferma qualche metro prima, aspettando che Josh lasci sola Joan.
"Alex, cosa vuoi fare?", le chiedo, anche se già conosco la risposta.
"Voglio uccidere Joan", sibila. So che non sta esagerando, sarebbe anche capace di farlo.
Non so che dire, da che parte schierarmi.
Poi accade forse la realizzazione di qualche maledizione inviatami da qualcuno: Josh bacia Joan e se ne va.
Sulla guancia, ma la bacia. Le guance di lei si ricoprono di un lieve rossore e io mi sento mancare, la gelosia che mi trafigge da parte a parte. Alex non riesce più contenersi e le salta addosso.
"Tu, brutta zoccola! Lui è MIO!", urla. Joan indietreggia.
"Non c’è il tuo nome su di lui, non è di tua proprietà!", esclama Joan per difendersi.
Vedo il pugno furioso di Alex alzarsi e mi pongo fra lei e Joan, facendomi colpire.
Cado a terra e Alex mi guarda sbalordita.
"Jaim, che ti prende oggi?", chiede.
"Alex, lascia stare Joan", mormoro.
"Tu non hai mai difeso nessuno!", esclama Alex offesa e arrabbiata. Quasi aspetto il calcio che arriva dritto allo stomaco.
Tutto questo per cosa? Per aggiungere altro dolore dove ce n’è già abbastanza?
Alex mi metterà tutta la scuola contro, l’ha già fatto altre volte con altre persone e ha sempre funzionato. Rimarrò sola.
Stesa per terra vedo Alex andarsene.
"Hai chiuso con me, Jaim!", urla Alex voltandosi.
Afferra la cartella che aveva lasciato appoggiata al muretto e poi continuare a camminare verso casa sua.
Mi alzo a sedere con l’aiuto di Joan.
"Tu sei pazza", mormora Joan stupita e allo stesso tempo lusingata.
"Me lo dicono spesso", rispondo.
"Via! Non c’è niente da guardare!", esclama scacciando le persone che si sono fermate a guardare.
"Lasciati aiutare, hai un labbro rotto", si offre Joan sfiorandomi le labbra con le dita. Il mio cuore impazzisce inspiegabilmente.
Mi alzo di scatto, barcollante e cammino verso il parcheggio.
"Mi dispiace Joan. Non… posso", mormoro. Lei mi rincorre fino alla mia moto, chiamandomi.
Mi infilo il casco e salgo sulla sella e l’accendo ma Joan afferra il manubrio, parandosi davanti alla ruota anteriore.
"Perché scappi?", chiede.
"Da domani la mia vita cambierà… ho bisogno di riflettere… devo… stare da sola…", dico.
"Se vuoi, io ci sono… Mi hai salvata", dice Joan. Io le sorrido debolmente. Lei lascia il manubrio e io scappo, piangendo.

Il giorno dopo io e Alex sembriamo quasi due estranee, nemmeno ci parliamo.
Io sono sola e, invece, lei ha già trovato delle amichette.
Durante l’intervallo mi alzo, prendo una sigaretta dal pacchetto, l’accendino ed esco nel cortile.
Mi siedo sul prato davanti alla palestra, nel punto più lontano da dove si trovano Alex e le sue amichette.
Lei non fa altro che lanciarmi occhiatacce, ma cerco di non farci caso.
Mi accendo la sigaretta e inizio a fumare, pensando al mio futuro: cosa accadrà ora che Alex mi ha buttato fuori?
Dovrò ricominciare tutto daccapo ma non ho idea di come fare. Ovunque guardo incontro solo occhiate di disprezzo.
Alex ha già iniziato la sua vendetta: nessuno può mettersi contro di lei.
Inspiro una lunga boccata di fumo, poi apro la bocca e lo lascio andare.
"Posso sedermi?", chiede qualcuno. Riconosco immediatamente la voce e il mio stomaco fa una capriola.
Joan.
Non rispondo niente. Ho già fatto anche troppo per lei. Joan sospira e si siede accanto a me, le ginocchia strette al petto.
Io appoggio la schiena al muro dietro di me e aspetto che inizi a parlare.
"Perché l’hai fatto? Non c’era bisogno che mi difendessi…", dice. Io la guardo e sorrido arrogante. Appoggio la testa alla parete.
"Non ne ho idea. Forse perché sono stanca di Alex e della sua stupidissima gelosia". Ancora una volta non capisco perché le rispondo.
"Ora però sei rimasta sola", mi fa notare. Io sorrido divertita. Gran spirito di osservazione.
"Sempre meglio che continuare ad aiutarla a fare del male alle persone", commento.
La sigaretta è finita, così butto il mozzicone sul prato e lo spengo con la punta della scarpa.
Joan non risponde, resta a guardarmi e io arrossisco inspiegabilmente.
"Senti, hai altro da dirmi?", le chiedo nervosa. Lei si alza.
"Non lasciare che siano i pregiudizi a guidarti. Non tutti ti odiano, sai?", mi dice.
"Davvero?! Alex mi ha messo addosso tutta la scuola!", esclamo alzandomi a mia volta e facendo un gesto vago con la mano indicando tutti gli studenti che sono nel cortile.
"Io non ti odio…", dice sorridendo, un po’ triste per il mio scatto di rabbia.
Io rimango stupita e non riesco a dire niente. Joan rientra a scuola e in quell’istante suona la campanella di fine intervallo.
Lungo il tragitto verso la mia classe, una nuova prospettiva del mio futuro si apre ai miei occhi: forse non sarà così difficile come credevo.

La settimana successiva alla rottura con Alex sembra non passare mai.
Ogni giorno è un inferno.
Alex cerca di ostacolarmi in tutti i modi possibili, mettendomi contro tutto e tutti.
Riesce incredibilmente a rendermi la vita più complicata di quanto non sia già per i fatti suoi. Ormai sono ufficialmente fuori dal suo giro.
Questa cosa ha aspetti positivi, come non essere più costretta a maltrattare ogni ragazza a cui Josh fa la corte.
Ha anche i suoi aspetti negativi, però: la solitudine.
Di solito tendevo sempre ad isolarmi e gli altri cercavano di coinvolgermi. Ora la solitudine è la mia compagna e devo conviverci.
È un sentimento nuovo e mai provato prima.
Poi c’è Joan. Joan e quella strana sensazione alla bocca dello stomaco che provo tutte le mattine all’idea di rivederla.
Non ha senso. Eppure lei passa ogni intervallo con me, violando tutte le tacite leggi stipulate da Alex che mi etichettano come nemica. Nonostante tutte le voci contro di me e tutti i pregiudizi, lei continua a non odiarmi e, almeno a scuola, ho qualcuno con cui stare.
Gli intervalli passano strisciando tra una sigaretta e l’altra.
Joan non parla, si limita a seguirmi e a sedersi accanto a me.
Non mi dà fastidio ma non capisco perché lo faccia. Probabilmente si sente in debito con me dopo che l’ho difesa da Alex.
Forse dovrei dirgli di smetterla ma non ci riesco. Non voglio restare completamente sola.
Lei sembra essere l’unica a non avercela con me, l’unica che continua a cercare del buono dove tutti hanno visto solo del male.
Contro ogni buon senso, questa cosa mi rende felice e riesce a farmi sorridere, ogni tanto.
Così arriva il sabato, il giorno che avrei voluto cancellare dal calendario.
Il sabato si esce, tutti fanno progetti, organizzano serate a cui io, naturalmente, non sarei stata invitata.
Entro in classe seguita da Joan che si è offerta per farmi copiare i compiti di scienze, dato che abbiamo la stessa prof e lei è anche piuttosto brava.
Alex è seduta in braccio a Christian, il ragazzo per cui, fino all’anno scorso, avevo una cotta.
Ora non è più interessante come prima, la sua espressione è cambiata, ha cambiato il taglio di capelli, modo di vestire.
Non è più il Christian di un anno fa.
Il piano di Alex è chiaro come il sole, ma vederla fare la troietta con un ragazzo qualunque non mi sfiora nemmeno.
"Stasera c’è una bellissima festa a casa mia… che ne dici di venire a trovarmi?", chiede Alex con aria maliziosa.
Mi viene la nausea. Davvero è caduta così in basso? Comincio a copiare i compiti di Joan.
Mancano ancora cinque minuti al suono della campana, poi Christian e Joan torneranno nelle rispettive classi e Alex dovrà concludere il suo patetico show.
"Perché Alex fa così?", mi chiede Joan.
"Vuole farmi ingelosire", rispondo chiudendo il libro e voltandomi verso Joan. I suoi occhi verdi sono curiosi.
"L’anno scorso avevo una cotta per Christian, il ragazzo che è sotto di lei", spiego.
"Non sembri gelosa", commenta un po’ confusa.
"Ormai non mi piace più".
"Come mai?", chiede ma sembra pentirsene subito dopo. Io abbasso gli occhi, imbarazzata.
Non posso dirglielo perché nemmeno io so spiegarmelo. Non posso confessarle lo stomaco che tutte le volte si aggroviglia all’idea di rivederla o che non voglio che smetta di seguirmi durante gli intervalli.
"Ho capito, mi faccio gli affari miei", dice e fa per riprendersi il libro. Io le tocco la mano per bloccarla.
Arrossisco ma almeno sono riuscita a catturare la sua attenzione.
"No, è che… forse ho trovato di meglio", rispondo. Lei è sempre così carina con me, cerca di essere gentile e di capirmi.
 Io invece la tratto malissimo, come se non esistesse. Joan sorride.
"Hai da fare questa sera?", mi chiede arrossendo. Deve averci rimuginato su parecchio, direi da quella mattina appena scesa dal letto.
Io rimango stupita: non mi aspettavo di ricevere inviti da nessuno per questo sabato. La campana suona, Christian è già nella sua classe. Chissà se Alex è riuscita ad averlo alla sua festa.
Torno a guardare Joan che ancora aspetta con sguardo speranzoso la mia risposta al suo tanto rimuginato invito.
"No, niente. E tu?", dico. Lei sorride sollevata.
"Pensavo di andare al cinema. Ti va di venire con me? Tanto per non darla vinta ad Alex…", propone. Sorrido a mia volta.
"Ok perfetto. Allora ti passo a prendere per le otto e mezza", le dico.
Lei sistema i libri nella cartella, si alza e torna nella sua classe che è di fronte alla mia. La prof di scienze entra, dando inizio alla lezione.
Per tutta l’ora seguente non riesco a smettere di pensare a Joan e alla serata che mi attende.
  
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