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Autore: harrysavedme    10/11/2012    15 recensioni
Lettera numero 729.
'Non posso fare a meno di continuare a scriverti, e anche se non puoi rispondermi so che leggi sempre le mie parole, e questo mi basta per sentirti accanto a me.'
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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729
forever.





 







 

If we could only have this life for one more day ,
If we could only turn back time.







-Ronnie, guarda!- Harry mi indica il cielo dietro di me, e io mi allontano da lui, girandomi e notando il bellissimo tramonto.
-E’ fantastico.- sussurro felice.
-Niente lo è più di te, amore.- si avvicina e mi abbraccia da dietro, affondando la testa fra i miei capelli lunghi.
-Sei la miglior cosa che mi sia capitata, Harry.- stringo le sue braccia.
-Ti amo. Per sempre.-
Potrei scoppiare di felicità.
 
 
 



 

8 novembre 2012
da Ronnie.

729
 
Come stai amore mio?
La tua lontananza è davvero difficile da sopportare.
Non posso fare a meno di continuare a scriverti, e anche se non puoi rispondermi so che leggi sempre le mie parole, e questo mi basta per sentirti accanto a me.
Oggi ti sto scrivendo dal parco accanto alla scuola, quello dove passavamo ogni giorno per tornare a casa, e lo stesso dove ci siamo dati il nostro primo bacio.
Ti ricordi?
Durante tutti gli anni in cui siamo stati amici, ti ho sempre rotto le scatole di quanto avevo paura di baciare il ragazzo sbagliato, e tu mi hai sempre rassicurata. ‘Se vi baciate è perché lo sentite dentro. Quindi è giusto, succede sempre così’.  Non eri mai stato bravo con le parole, mi spiegavi tutto a modo tuo, ma io lo capivo.
Così, più di due anni fa, il ragazzo giusto è arrivato.. In realtà, c’è sempre stato.
Ti avevo chiamato, mentre piangevo sotto la pioggia fuori dalla palestra della scuola. Avevo appena finito gli allenamenti e mio padre per l’ennesima volta si era dimenticato di me, così ti avevo chiamato chiedendoti di venirmi a prendere. Tu avevi l’auto rotta, ma eri comunque corso a piedi da me e dopo cinque minuti eri già li, a coprirmi con il tuo giubbotto ed a imprecare perché l’ombrello ti era scivolato dalle tasche durante la corsa.
Mi hai presa per mano e siamo passati per il parco, ma prima di entrare era passato mio padre e nella sua auto c’era la sua compagna con i loro figli, che ridevano e scherzavano tutti assieme.
Allora ero scoppiata a piangere di nuovo, e tu subito mi hai abbracciata, per poi prendermi il viso e baciarmi, trasmettendomi tutto l’amore che nessuno mi aveva mai dato.
Solo a ripensarci mi tornano i brividi, e so che sono venuti anche a te: mi hai sempre presa in giro per la mia dolcezza, ma non ti rendevi conto di essere ancora più dolce di me in ogni più piccolo gesto o parola.
Mi ricordo come correvi da me appena ti chiamavo, ovunque eravamo, qualsiasi era l’ora. Tu correvi.
Ricordo come quella volta ti avevo fatto uno scherzo, chiamandoti disperata e dicendoti che ero in spiaggia e tu dopo soli 10 minuti eri li. E quando mi avevi visto tranquilla, mi avevi guardato confuso, e io ti ero saltata addosso riempiendoti di baci e augurandoti ‘buon decimo mesiversario!’.
Tu eri scoppiato a ridere, perdendo l’equilibrio e finendo sopra di me, sussurrandomi all’orecchio ‘E questo è ancora l’inizio’.
Sorrido, e quasi posso vederti sorridere accanto a me, anche se so che tu sei sempre vicino a me, a ridere, piangere e vivere con me.
La notte non riesco ad addormentarmi senza la certezza di poterti sognare.
A volte sogno dei flashback, dei momenti in cui siamo stati particolarmente bene e che sono legati alla mia memoria con un filo indistruttibile, mentre altre volte sogno scene immaginarie che avrei sperato con tutta me stessa di veder accadere.
Ti capita mai di sognarmi? Me lo chiedo ogni mattina, quando mi sveglio distrutta, e mi chiedo se anche tu sei distrutto come me.
Stamattina sono andata al supermercato del nostro quartiere, ed ho incontrato tua mamma. Erano diverse settimane che non la incontravo, e come sempre mi ha salutata con un sorrisetto triste, con i bellissimi occhi verdi che subito hanno deviato l’attenzione.
Molto spesso mi viene voglia di abbracciarla, ma mi trattengo perché non voglio sembrare invadente, anche se la conosco da una vita.
Sono appena passati davanti a me due signori anziani. Si stavano tenendo per mano, e lui guardava lei sorridendole con amore, come se fosse la sua ancora, come se rimanesse in vita solo per lei.
Ricordo che anche tu mi sorridevi così, perché eravamo entrambi sicuri di arrivare alla loro età e di amarci ancora come ci amavamo alla nostra età.
I brividi tornano, mentre immagino me e te, ad ottant’anni, seduti alla veranda della nostra casetta mentre mostriamo ai nostri nipotini l’album con i ricordi della nostra vita.
Quante volte abbiamo fantasticato sul nostro futuro.
Era anche per questo che ti amavo: non vedevi limiti a niente, nemmeno al nostro amore, nemmeno alla nostra vita, e mi rendevi sempre sicura di quello che stavamo facendo, amandomi nel modo più bello che possa esistere.
Come quella volta, l’ennesima volta, che avevi messo la mia felicità prima della tua, rinunciando ad inviare la richiesta ad un college distante più di cinque ore dalla nostra città, che sicuramente ti avrebbe preso per la tua bravura, solo perché io sarei rimasta proprio lì, e me lo avevi detto sorridendomi tranquillo e senza farmi sentire in colpa.
Quel giorno capii che saremmo stati insieme per sempre.
Non ho mai creduto a queste cose, ma tu hai cambiato il mio modo di vedere la vita.
So di sembrare esagerata, ma so anche che tu stai annuendo, perché è quello che pensi anche tu. Me lo hai sempre detto: ‘sei il mio sorriso, la ragione di ogni mia risata’. Una frase che mi hai detto decine di volte, migliorandomi sempre l’umore.
Anche tu eri il motivo di ogni mio sorriso e risata, che non dimenticherò mai. Tengo tutto nella mia mente, ogni cosa, la più bella e la più brutta, anche se quest’ultima vorrei poterla dimenticare.
Ma purtroppo, è proprio questa che fa la differenza.
Quel giorno tenevo la tua mano stretta fortissimo, mentre ascoltavo il dottore spiegare a tua madre la situazione che lei conosceva già da qualche giorno: nessuno scappa ad un tumore.
Ti ho abbracciato mentre il mio cuore esplodeva nel petto, guardandoti partire giurai che il nostro amore sarebbe stato eterno, e che ti avrei scritto ogni giorno, finché non saremmo tornati insieme.
Domani ti scriverò la lettera numero 730.
Sono due anni da quando ti ho abbracciato per l’ultima volta.
Mi manchi.






 

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