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Autore: fanniex    10/11/2012    1 recensioni
Una star, amata e desiderata in tutto il mondo, allaccia un insolito rapporto con una persona del tutto comune, che vive delle sue piccole certezze! Lo spunto è tratto da un film talmente famoso che non c'è neanche bisogno di specificarlo. Ma ho pensato di decorarlo a modo mio, con citazioni ed episodi a cui sono molto legata.
Questa è la mia prima FF, perciò siate clementi!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[Ciao a tutti! Oggi ben 3 capitoli! Se vado avanti di questo passo, finirò in un lampo. ... Bye!]

7.
 
È trascorso quasi un mese da quello che io chiamo ‘il giorno di Jared’! Penso ancora a quello che è accaduto, ma non con malinconia, come mi sarei aspettata conoscendomi, bensì con allegria. Lo so da sola che non è da me. Ma è come se fosse stato un giorno di sole estivo nel pieno dell’inverno. Non lo puoi rimpiangere per sempre. Devi solo essere felice che ci sia stato ed andare avanti con la tua vita. Anche il Natale, dopotutto, arriva solo una volta all’anno. E il bacio di Jared è stato come mille Natali messi insieme. Che cosa potrei chiedere di più!
Mi sono concessa una mattinata libera, lasciando Martin da solo in negozio. Può cavarsela benissimo anche senza di me, anche se, devo ammettere, che ultimamente gli affari stanno un po’ migliorando. Così ne ho approfittato per andare a fare shopping. Non sono per niente una fissata con scarpe e vestiti e via dicendo, ma oggi dovevo proprio farlo. Stasera sarà una serata speciale!

“Tutto bene, Martin?” Gli domando, rientrando in libreria, dopo la pausa pranzo. Il negozio è tranquillo come al solito, c’è solo una signora che sta sfogliando un catalogo.

“Tutto bene, cara!” Risponde lui, indaffarato a limarsi un unghia che sembra non volerne proprio sapere di mettersi a posto.

“ … Uh, aspetta! Hai ricevuto una telefonata, questa mattina!” Lo guardo con aria interrogativa, aspettando che continui. “ … Era un tizio. Credo americano, dall’accento …” il mio cuore prende a galoppare ad una velocità insostenibile “ … aspetta, l’ho scritto qui da qualche parte … a sì ecco!” Esclama soddisfatto, tirando fuori un foglietto da sotto una marea di altri fogli, “ … Bart Cubbins …” No! È impossibile! “… Lo conosci? …”

Annuisco. Certo che lo conosco! Nelle ultime settimane ho approfondito parecchio la mia cultura in materia. Oh, siano benedetti Internet e chi l’ha inventato! Martin mi passa il foglietto su cui è scarabocchiato qualcosa.
– Le ferite sono guarite. Grazie ancora. Sono a Londra, all’Hotel Marriott. Se ti fa piacere chiamami. Chiedi di Bart Cubbins. – Non ho mai letto un telegramma più bello di questo.

Mi chiudo nell’ufficietto e cerco il numero del Marriott sull’elenco del telefono.
“P … pronto, potrei parlare con il signor B … Bart Cubbins … per piacere?” Ecco, adesso ci manca solo che cominci a balbettare. Passano solo pochi secondi e mi passano la linea.

“Pronto?” È davvero lui, non è uno scherzo!

“Pronto, ciao BART!” Scandisco bene il nome, in modo che sia chiaro che ho capito benissimo chi è. “Sono Francesca! Mi hai cercato, per caso?”

Lui ride, dall’altra parte della cornetta. “Devi essere veramente molto impegnata sei ci hai messo ben cinque ore prima di richiamarmi. Pensavo che mi avessi dimenticato!”
Dimenticarti! Come se fosse minimamente possibile anche solo farti scolorire dalla mia mente.

“Ho avuto il tuo messaggio solo adesso!”

“Ah, ecco! Temevo che il tuo collega non te lo passasse nemmeno.” Continua lui, divertendosi un sacco. “Non è che è un po’ geloso che qualche sconosciuto ti chiami a lavoro?”

“Geloso? Martin?” Ora sono io a farmi due risate. “Si vede che proprio non lo conosci! Se avesse saputo che eri tu al telefono, probabilmente avresti ancora la sua saliva nell’orecchio.”

Scoppia in una fragorosa e bellissima risata. “Davvero? Devo piacergli proprio tanto! Eppure non mi era sembrato, l’altra volta, in libreria!”

“Be’ Martin è così! Sempre un po’ tra le nuvole! Ma fidati, è stata la tua fortuna. Comunque non montarti la testa …” gli dico per assestare un piccolo colpo al suo ego, “… non sostituirai mai Colin Farrell nel suo cuore!”

“Eh, che posso farci? Colin è sempre Colin! Potrei presentarglielo un giorno, se promette di fare il bravo!”

Rabbrividisco al solo pensiero di quello che potrebbe capitare. Che ne so, la nostra isola potrebbe scomparire inghiottita dalle acque, come Atlantide.

“Come mai sei in città? Sei qui con la band?” Gli chiedo, forse prendendomi troppa libertà.

“No, sono solo! Devo promuovere un libro fotografico che ho curato, per beneficenza. Ho un  paio d’interviste nel pomeriggio.”
No, anche la beneficenza no! Vuoi farmi vedere almeno un bastardissimo difetto!

“Sei libera per cena?” Mi domanda a bruciapelo. Ma sta parlando sul serio con me? O sono ancora dentro lo stesso film del mese scorso! “Francesca, ci sei? Ti ho chiesto se ti va di cenare con me?”

“Sì! … Cazzo! No!” Improvvisamente mi torna in mente Gina. Santo Cielo! Ma proprio stasera?

“Capisco!” Replica lui, un po’ deluso, “Non ti va!”

Oddio, ma che sta dicendo? “No … no! Stai scherzando? Certo che mi va! È che stasera c’è la festa di fidanzamento di due miei amici … sono i miei migliori amici … io … io non posso davvero mancare …” le parole quasi mi si strozzano in gola. Quanto odio Gina e Jason in questo momento.

“Be’! Mi sembra giusto!”

“Però, una qualsiasi altra sera sarò libera, liberissima!”
Mi vergogno di me stessa per aver buttato al cesso ogni briciolo di dignità. Mi sto offrendo a lui come un cesto di mele al mercato. Ma, arrivata a questo punto, non me ne frega più niente. Chissà se lui l’ha capito … e, soprattutto, se gli interessa.

“Ok! … Oppure …” e ti pareva che non ci doveva essere un oppure, “ … potrei accompagnarti alla festa. Se a te e ai tuoi amici non dispiace. Che ne pensi?”

Che cosa? Io e lui, insieme, alla festa di Gina e Jason. Davanti a tutti i miei amici. Ecco! Finalmente gli ho trovato un difetto. Quest’uomo ha qualche rotella fuori posto!

“Francesca, sono un po’ stufo di parlare da solo!”

“Ehm?” riesco solo a biascicare un mugugno.

“Devo dedurre dal tuo silenzio che non vuoi che ti accompagni?”

“Ehi, come ti scaldi subito!” Sarà anche folle, ma non mi posso rifiutare. “Sarei felice se venissi con me stasera!

“Fantastico! A che ora passo a prenderti?” Posso vedere il suo sorriso compiaciuto anche a distanza.

“Alle otto! Ti ricordi dove abito?”

Lui ghigna senza nemmeno rispondermi. “Ci vediamo alle otto! Ciao Francesca!”

“Ciao Jared!” Forse mi sto infilando in un disastro colossale, ma non mi sento così bene da un’eternità.

^^^^^^^

8.
 
Forse Shannon ha ragione, dopotutto! Forse davvero sto facendo una stronzata di proporzioni galattiche.
Sono le sue esatte parole. Me le ha tranquillamente spiattellate in faccia quando gli ho detto che sarei dovuto andare a Londra per il libro fotografico e che mi sarebbe piaciuto rivedere Francesca. Sulle prime non ha nemmeno capito di chi stessi parlando, ma quando si è reso conto, ha cominciato ad incazzarsi. Ci sono delle regole non scritte, ma sacre, tra di noi della band. Una delle più importanti è: - Non permettere mai che una donna interferisca con il nostro viaggio! Soprattutto una donna che vive nel mondo reale e che non sulla folle giostra dello showbiz. -                
E già Tomo è venuto meno a questa regola, anche se poi la sua interferenza l’ha sposata. Per questa ragione niente storie serie per me e Shannon. Ed è sempre per questo che riusciamo ad andare avanti così, da più di dieci anni ormai. È la nostra vita! E noi l’amiamo così come è!
E allora perché non ho resistito alla tentazione di chiamarla, appena sveglio? Appena il giorno dopo essere atterrato a Londra. Perché non sono riuscito a trattenere un sorriso di piacere quando Emma, la mia assistente, mi ha comunicato che la città europea scelta per la promozione del libro fotografico era proprio Londra. Eh sì che a me Londra non mi ha mai fatto impazzire! Sono troppo filo parigino per poterla apprezzare davvero. Eppure adesso sono felice di essere qui! Felice forse è un parolone. Diciamo piacevolmente solleticato.

Mancano pochi minuti alle otto e sono già davanti a casa sua. Devo cercare di non sembrarle troppo impaziente. Deve essere tutto spontaneo, naturale. Come l’altra volta. Dio, Jared, ma che cazzo stai combinando? Mi apre la porta e non appena la vedo sento formicolare dappertutto e uno strano senso di tepore. Era così bella, anche l’altra volta? No! Sono sicuro di no! Adesso mi fa effetto perché è tutta in tiro per la festa. Indossa uno di quei top che si legano dietro al collo, di seta blu, iridescente. Le contiene a malapena il seno decisamente abbondante, e le scende morbido sui fianchi. Poi, un paio di shorts scuri e essenziali e degli stivali da motociclista neri, con un tantino di tacco, che le arrivano fino a metà del polpaccio. Nel complesso mi lascia senza parole e mi ritrovo a pensare che non vedo l’ora che questa dannata festa finisca.

“Allora? Non rispondi?” Davvero mi ha chiesto qualcosa senza che io me ne sia accorto? “Ti ho chiesto se hai trovato parcheggio?”

Annuisco. “Bene! Hai qualcosa in contrario a fare due passi a piedi? Il pub è proprio qui dietro l’angolo.”

Annuisco ancora. Ci incamminiamo e io credo di non averle ancora rivolto la parola, se non un semplice  ‘Ciao’.

“Un momento, credevo che andassimo ad una festa di fidanzamento?” Le chiedo, mentre con nonchalance le prendo la mano.

“Ed è lì che stiamo andando!” Sembra un po’ tesa. Ha paura che le faccia fare brutta figura? “Forse è meglio che tu sia preparato … vedi, io e i miei amici praticamente ci viviamo in quel pub. È quasi di famiglia! Tra l’altro Gordon, il proprietario, è il padre di Nick, uno dei miei migliori amici … e così! .. ” ha parlato quasi tutto d’un fiato e gli occhi le brillano per l’imbarazzo. Ho capito! Non vuole fare bella figura con loro! Vuole fare bella figura con me! “… e, mi raccomando, non badare troppo a quello che dicono. Loro sono … cioè non sono … come posso farti capire?”

Le lancio uno sguardo che sta a significare – Provaci! Sono tutt’orecchi! – Be’, non proprio tutto!

“Sono la mia famiglia e sono molto protettivi. Quindi qualsiasi stranezza ti pare che facciano, ricordati che è perché mi vogliono bene.”

Capisco perfettamente quello che mi sta dicendo, e il cuore mi si riempie di tenerezza. Anch’io ho una pseudo-famiglia del genere.
“Non posso dargli torto!” Le sussurro all’orecchio.
 
Il pub è piuttosto piccolo e ha il tipico aspetto di un pub di città. Solo qualche decorazione sparsa qua e là, e un enorme festone con la scritta  - Gina&Jason. Happily, Forever After! -, che stridono decisamente con il resto dell’ambiente. Non è molto affollato. Probabilmente ci sono solo gli amici della coppia. Francesca mi trascina verso un tavolo dove sono sedute due ragazze, ma viene subito bloccata da un tipo alto, con i capelli rossi e il viso scavato.

“Oh, Fran! Meno male che sei arrivata!” Il rosso l’abbraccia sollevato, senza accorgersi della mia presenza di fianco a lei. “Sono nei guai! Hugh è venuto con quella faccia da culo di Fiona e se Gina se ne accorge sono cazzi amari!”
Però, frequenta solo fini dicitori la mia piccola Francesca. La mia piccola Francesca? Ma come me ne esco?

“Jason! Lui è Jared!” Cerca di distrarlo presentandomi. “Jared! Lui è Jason! Il futuro sposo!”

“Congratulazioni, Jason!” Gli porgo la mano, che lui stringe con noncuranza.

“Ti prego! Tieni Gina lontana da quella stronza! … Hugh è proprio un bastardo! Lo sa quanto Gina la detesti.” Mormora allontanandosi. Lei mi sorride rassegnata, stringendo le spalle. Poi, l’amico si ferma, torna indietro e mi fissa dritto negli occhi, incredulo.

“Chi è lui?” Parla con Francesca ma continua a fissarmi. “Cioè, so chi è! … Cioè, è proprio lui? … Sei proprio tu?”

“Sono proprio io!” Gli rispondo, mentre lui si allontana nuovamente scuotendo la testa.

“Mi dispiace!” Mi bisbiglia Francesca, “Io però ti avevo avvertito!”

“Ehi! Almeno mi ha riconosciuto! È già un traguardo!”

 Torniamo a dirigerci verso le due ragazze sedute al tavolo. Una, con dei buffi capelli arancioni sparati un po’ dappertutto e dei grandi occhi a palla sta tracannando una pinta di birra. L’altra, capelli neri e occhi neri, molto più carina, ha lo sguardo perso nel vuoto.

“Gina! Maxine! … Posso presentarvi Jared?”
La ragazza con i capelli arancioni quasi si soffoca con la birra non appena mi vede, ed esplode in un fragoroso “Cazzo!” che mi strappa una piccola risata. La mora, invece, non sembra sorpresa ma sorride enigmatica. Mi sta guardando ma è come se non mi vedesse.

“Fran, tesoro, ti dispiace se tocco un po’ il tuo amico?” Dice la mora, alzandosi in piedi e cominciando ad esplorare la mia faccia con le mani. “Sai, piacerebbe anche a me vedere se sei tanto bello come dice Fran!” Cristo Santo! Ma è cieca? Non me ne ero accorto.

“Andiamo, Gina! Sai benissimo come è fatto!” La sgrida Francesca, togliendole le mani dal mio viso. Che sia un po’ gelosa? Però non c’è ostilità nella sua voce. Devono essere proprio amiche.

“Abbiamo visto qualcuno dei tuoi film insieme.” Mi spiega Francesca.

“Intende dire, quando ancora avevo la fortuna di vedere.” Continua la mora. “E devo dire che nel tuo caso, era davvero una gran fortuna!”

“Sono contento di averla allietata, madam!” E le bacio una mano, provocandole una sonora risata.
Mi piace questa ragazza! E comincio a capire perché Francesca è così speciale. È come se vivesse in un altro universo rispetto al mio. Ma altrettanto reale e altrettanto folle. Due universi destinati a non incontrarsi mai. Una punta di tristezza mi colpisce all’improvviso, ma devo fare finta di niente. Non voglio che Francesca se ne accorga. Voglio che si diverta, stasera. Anche grazie a me!

Un po’ alla volta, finisce per presentarmi il resto della compagnia. Non ricordo la metà dei nomi che mi ha snocciolato. Tranne Hugh, un tipo paffutello dall’aria simpatica, con la tanto detestabile Sarah, una scopa rinsecchita che si atteggia a gran figa. E Nick. Mi pare che Francesca mi abbia detto che il ragazzo sia il figlio del proprietario del pub. Ma non mi detto che fra loro c’è qualcosa. O, di certo, c’è stato! Mi a squadrato da capo a piedi, con l’occhio assassino di chi vuol dire                  – Toccala solo con un dito e ti spezzo un femore e ci gioco a golf. – Deve essere geloso marcio, e la cosa mi da un po’ fastidio.  

^^^^^^^

9.
 
La serata prosegue quasi interminabile, ma devo dire che è piacevole. E non me lo aspettavo. L’atmosfera è rilassata e divertente, se evito gli sguardi libidinosi di qualche donna di cui nemmeno ricordo il nome e quelli letali di Nick, che sono certo vorrebbe polverizzarmi all’istante. I due promessi sposi, Gina e Jason, sono una coppia davvero assurda. Lei è sottilmente perspicace, lui irrimediabilmente bambinone. Ma si nota a pelle che si amano alla follia.

Francesca, poi, sembra così diversa. Be’, non che m’illuda di conoscerla. Ma al principio l’avevo considerata una ragazza un po’ schiva, anche se molto divertente e dotata di uno spiccato ingegno. Ricordo di averla paragonata ad un cerbiatto, la prima volta che l’ho vista. Invece, ora, nel suo ambiente, sembra quasi felina. Morbida e sinuosa come una pantera, mentre ride e scherza con gli amici, che non possono fare a meno di stringerla e abbracciarla e sfiorarla. Dio, quanto li invidio in questo momento! Purtroppo, devo accontentarmi delle occhiate dolci e maliziose che lei mi lancia ogni tanto, per accertarsi che io sia ancora qui, a pochi passi da lei, ancora tutto intero. Ok! Mi accontento! Ma solo per ora!
 
“Che cosa è capitato alla tua amica Gina?” Le chiedo, mentre la riaccompagno a casa, camminando piano, con la sua mano nella mia.

“Un maledetto incidente d’auto. È passato quasi un anno. Lei attraversava la strada e quel fottuto bastardo non si è fermato alle strisce pedonali!”

La guardo negli occhi per un istante e noto che il ricordo le fa ancora male. Inconsciamente le stringo più forte la mano.
“Ma Gina non la schiacci neanche con un caterpillar! Era una cinica stronza anche prima dell’incidente!” Lo dice ridendo, come se per lei questo sia il più grande dei complimenti, e facendo trasparire la smisurata ammirazione che nutre per l’amica.

“E Nick, invece?”

“No, no! Lui ci vede!” Non capisco se sia seria o meno.

“Ah, lo so che lui ci vede. Me ne sono accorto.” Avverto troppo tardi che il mio tono di voce è più ruvido di quanto non voglia. “Forse sei tu che non vedi abbastanza chiaramente!”

Francesca si aggrappa totalmente al mio braccio. Penso che lo stia facendo solo perché è terribilmente stanca, ma la cosa mi scatena ugualmente ogni fantasia repressa.
“Te l’avevo detto che sono protettivi nei miei confronti! Tra me e Nick è finita una vita fa … ma a lui piace fare il fratellone guardaspalle.”

“Quindi, era il tuo ragazzo?” Le domando innocentemente. Davvero, non sono geloso. Voglio solo sapere.

“Ci siamo frequentati per un po’ di tempo.”

“E perché è finita?”

“Siamo meravigliosamente incompatibili! Come coppia, intendo!”

Non so se capisco fino in fondo che cosa mi sta dicendo. “È gay?”

“No! Oddio non credo … è solo che non ci diamo i brividi, non ce li siamo mai dati!”

La scruto vagamente perplesso e lei continua. “Che senso ha stare con qualcuno se non ti da i brividi … cioè ci puoi anche stare … per carità … ma poi vedi le altre coppie, tipo Gina e Jason, e ti rendi conto che l’amore è una cosa completamente diversa.”

“Non ti facevo così romantica!”

“Non mi conosci abbastanza da poterti permettere di farti un’idea su di me!” Replica lei, un filo impertinente.

Senza accorgercene siamo arrivati davanti al suo portoncino rosso fiammante. E ora? Come faccio a  farle capire che non ho ancora voglia di lasciarla andare.
Lei mi precede, cavandomi fuori dall’impiccio. “Ti va una tazza di tè?”

Entriamo in casa, piano piano. È buio, ma il chiarore dei lampioni che filtra dall’esterno attraverso le finestre, ci permette di vedere senza accendere la luce. Francesca si muove in direzione della cucina. Ma non è certo del tè che ho voglia adesso. La blocco dolcemente e la spingo contro la parete dell’ingresso. Riesco a vedere i suoi occhi brillare e intuisco che lei sa benissimo quello che sta per succedere e che lo desidera tanto quanto me. Mi chiedo se lei stia vedendo lo stesso scintillio nei miei occhi, ora. Ci baciamo. Non come il nostro primo bacio, tenero e delicato, e lontano ormai nel tempo. No! Questo bacio è pieno di passione e consapevolezza, fame e sete, … e poi …

…. Click … la luce si accende all’improvviso! Ci stacchiamo ansimando, colti di sorpresa, e noto una donna alta e aitante, che avrà all’incirca qualche anno più di me, in piedi immobile sullo stipite della porta di quello che immagino sia il salotto. Stringe in mano una mazza da cricket, in modo decisamente minaccioso. È come essere stati beccati da tua madre a pomiciare dentro casa.

“Cazzo, Fran! Sei tu?” Esclama, riponendo la mazza contro il muro. “Mi hai fatto venire un colpo!”

“Non ti preoccupare, sono solo io! Cioè io e … insomma noi.” È così carina quando balbetta imbarazzata. La donna nota soltanto ora che c’è qualcun altro con Francesca.

“Jared! Emma! … Emma! Jared!” Solito rito di presentazioni. Pensavo di aver finito per stasera.

Emma mi da un’occhiata piuttosto dettagliata, quasi voglia studiarmi. Prego che non mi riservi anche lei qualche languido commento o qualche malcelato avvertimento.

“Aspetta, aspetta un momento …” dice, invece, entrando in salotto e uscendone qualche secondo dopo con in mano un dvd, “… sei questo Jared?”

Guardo il dvd. È una copia di Requiem for a Dream, una delle cose migliori che ho fatto. Sono orgoglioso che Francesca l’abbia in casa sua.

“Esattamente lo stesso Jared!” Rispondo rassegnato. Ho già capito che la serata non si concluderà affatto come avevo sperato. 
   
 
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