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Autore: Little Black Dragon    10/11/2012    0 recensioni
Una convention. E mille ricordi.
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per la gioia di un mio amico (è.é) e un po' in ritardo (scusate) pubblico il terzo :3 A voi. (muahauahauhau Lopy.)
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Lucy sbuffò impercettibilmente.
Stava ballando con degli inesauribili xeniti da almeno un’ora, Reneé era circondata dalla folla in lontananza e la musica a palla le faceva vibrare i capelli e un lieve mal di testa le incominciava ad affiorarle dalle tempie, e in tutto questo, manteneva sulle labbra il suo miglior falso e utilissimo sorriso.
Perché aveva solo voglia di raggiungere la sua amante, prenderla in braccio e portarsela nei camerini, o a casa, o dove semplicemente sarebbero rimaste sole, e baciarsela dalla testa ai piedi, ma “più tardi” si consolò. Continuò a ondeggiare, ridendo e scherzando con i suoi fan per un po’, cercando di rilassarsi e non pensare a niente. Fin lì, no problema. Il punto era non fingere e provarci veramente. E poi i piedi cominciavano a farle male, muniti di quei tacchi di cui aveva dimenticato l’altezza… o forse non l’aveva mai saputa…


-Oh, guarda che belle! – Esclamo Reneé estasiata, prendendo da una pila di scatole il modello di una scarpa.
Si trovavano in un negozio d’abbigliamento, nel reparto calzature, e la bionda correva di qua e di là come una bimba fra i giocattoli. Lucy si guardò intorno, studiando il posto con occhio critico.
- Reneé. – Chiamò.
Lei alzò lo sguardo e sorrise beata.
- Si?...
-  Andiamo via. Siamo capitate nella zona delle armi bianche. Potrebbe essere pericoloso… Ouch! – S’interruppe ghignando e massaggiandosi il braccio.
- Smettila. – L’avvertì Reneé seria, puntandole l’indice davanti al naso. Lucy sorrise.
- Altrimenti che mi fai? – Replicò piano, e le leccò la punta del dito.
- Non qui!! – Sibilò la bionda, ritraendo in fretta la mano. La mora rise.
- Ok, ok… - S’arrese divertita. – Su, fammi vedere quelle dannate scarpe… prima andiamo via di qui, meglio è.
Reneé annuì e le mostrò il modello.
- Ti dovrebbero andar bene…
Lucy le squadrò. Erano sottili, nere, lucide, e con esagerati tacchi a spillo.
- Vero. Sono belle. – Considerò. Poi alzò lo sguardo, cercando qualcosa che teneva sott’occhio da appena entrata nel negozio. Sorrise. – E sai cosa dovrebbe stare bene a te?... – Sussurrò. Prese l’amante per le spalle e la volse con una mossa secca verso il reparto intimo. – Quello. – E indicò un completino di pizzo scarlatto.
Reneé avvampò e non disse niente.
- Io compro le scarpe se tu lo compri. Che ne dici? – Mormorò con voce calda all’orecchio di lei.



Lucy sorrise appena alla visione di Reneé in quelle vesti, trovandosi improvvisamente a rabbrividire con le labbra secche. Con un movimento rapido, ci passò sopra la lingua e finalmente riuscì ad abbandonarsi al ritmo, cosciente della serata che l’aspettava.
Dopo un po’, cercò la sua bionda con lo sguardo. Era ancora lì, che ballava insieme e fra i suoi fan, con un sorriso sicuramente più bello e sincero di quello di Lucy sulle sue labbra perfette. Dopotutto, lei amava ballare, e Lucy quasi s’inorgoglì della sua bellezza.
Qualunque xenita, se solo non avesse visto ciò che voleva vedere – Xena tranquillamente e felicemente sposata col suo Ares – ma quello che c’era realmente, avrebbe capito come stavano le cose. Non ci voleva poi tanto. Il modo in cui Reneé impallidiva appena mentre la guardava, e come al contrario Lucy leggermente arrossiva; il modo in cui si sorridevano, con sincerità, con dolcezza, con imbarazzo; il modo, molto più passionale ed emotivo del richiesto, in cui s’erano baciate più volte sul set… la verità era ovunque. Com’erano cechi… E anche Rob! Com’era stato sciocco!
Lucy scosse la testa a quei peniseri. Se ci si fosse soffermata solo un altro po’, sarebbe potuta scoppiare a piangere. Sospirò e smise lentamente di ondeggiare. I fan smisero insieme a lei e la fissarono leggermente perplessi. Lei sorrise un momento.
- BAR?! – Urlò per farsi sentire oltre la musica. Gli xeniti risero come bambini alzarono i pollici in segno di approvazione, per poi seguire la donna come un gregge di pecore.
Reneé si alzò in punta di piedi, per tentare di inquadrare la situazione oltre lo spesso strato di ancora entusiasti fan che sembravano non terminare mai la propria energia; ma la su statura non glielo permise. Immediatamente, due mani grandi e forti le si posarono in vita da dietro e la sollevarono ondeggiando.
La bionda guardò a destra e a sinistra, disorientata, mentre risate ed applausi si levavano dal pubblico. Poi, finalmente, abbassò lo sguardo e trovò un William Gregory-Lee più sorridente che mai.
La sua presenza era stata accordata per la prima parte della giornata, ma aveva disdetto per un imprevisto. Che ci facesse lì se lo chiedeva anche Lucy, e “in memoria dei vecchi tempi” aveva ragionevolmente pensato lui; risposta che per Xena non sarebbe stata granchè sufficiente.
Reneé gli sorrise allegra e stupita e le passò momentaneamente di testa cercare Lucy; solo dopo vari e divertiti giri in tondo se ne ricordò e rialzò gli occhi, improvvisamente preoccupati, sulla sala.
Stava seduta allo sgabello del bar, sorseggiando piano una birra e digrignando contemporaneamente i denti. Le scarpe giacevano lì accanto, una sull’altra come se fossero state sfilate via con frustrazione ed impazienza. Plausibile.
Il suo gruppo di xeniti le stava tutto intorno, fissandola e sorridendo stupidamente, come se si aspettasse che da un momento al’altro si mettesse a fare salti mortali, o l’urlo di guerra, o ancora tirasse fuori il chakram e prendesse a farlo rimbalzare fra le pareti.
Ma Lucy non ci badò. Continuava a tenere sott’occhio William e Reneé, perché quella scena le era fin troppo familiare…
- Come sei arrivato qui?! – Chiese la bionda all’amico con un gran sorriso appena fu posata a terra.
- Eh?!
Ren riflettè un momento, per poi ripetere:
- COME SEI ARRIVATO QUI?!
- OH!... EHM, MI HA ACCOMPAGNATO ROBERT!
Il sorriso svanì rapidamente dalle sue labbra.
- ROBERT?... IL CICC…TAPERT E’ QUI?!?
William annuì, ma volendo il destino dare ulteriore conferma della presenza intrusa, un boato scoppiò tra i fan.
Il Cicc-Tapert era tornato.
Lucy digrignò i denti ancora di più. La maggioranza tutti gli xeniti presenti (più il dj, dopo  aver abbassato la musica drasticamente) scemarono verso di lui, permettendo alle due donne di respirare; la mora, ignorando il dolore ai piedi, infilò con velocità le scarpe e si avvicinò alla sua amante a grandi falcate, tentando di mascherare comunque la sua rabbia. Per la prima volta, non le riuscì troppo bene, e alcune persone si voltarono a fissarla mentre passava.
William seguì i fan, terrorizzato da quel demone in tacchi.
Lucy sorrise falsamente. Cinse la vita di Ren con un braccio, e insieme si diressero di nuovo al bar.
- Che cazzo ci fa William qui. – Sibilò la mora.
- Potrei fare la stessa domanda per tuo marito. – Ringhiò Reneé.
- Non è mio marito.
- E allora cos’è.
- Un fottuto idiota.
L’ombra di un sorriso compiaciuto comparve sul volto della bionda.
- Non hai mica tutti i torti… E’ per lui che hai tardato ad arrivare?
Lucy annuì piano.
- Ha fatto lo stronzo. Ha incominciato a insultarti. Non potevo fargliela passare.
- E tu cos’hai risposto?...
- Gli ho detto che è tardo. – Rispose la mora con noncuranza. – E naturalmente, ho colto l’occasione per specificare quanto ti ami. -  Il sorriso tornò ad aprirsi magnificò sulle labbra di Reneé, e lei si strinse di più all’amante.

Per tutta la conversazione, entrambe avevano portato sul volto un’espressione forzata, ma ora l’increspatura sulle loro labbra era maledettamente sincera. Riuscirono a sedersi sugli sgabelli del bar con nessuno intorno. Miracolo, in effetti.
Nei loro occhi comparve la dolcezza invisibile di chi si tiene la mano di nascosto.
- Grazie per avermi difeso. – Incominciò Ren. Chiuse gli occhi. –Sai che ti amo anch’io – mormorò appena per non farsi sentire neppure dal barista.
I loro sorrisi s’allargarono ancora e si voltarono a guardarsi con una tenerezza che Robert, né Steve, avrebbero mai conosciuto. Rimasero in silenzio per qualche istante, a contemplarsi con gli occhi che brillavano, per un momento perse nella convinzione di essere sole al mondo… finché il barista non fece un passo di troppo.
Lucy si schiarì la gola e lo fissò con tale istinto omicida da farlo allontanare in tutta fretta, imbarazzato. Reneé rise, ma l’incanto era ormai rotto.
Entrambe maledissero mentalmente i maschi.
- Allora… ti irriti se mi sfilo queste torture dai piedi?!
- Naaaah, il premio te lo sei guadagnato… Replicò Ren, fingendo di grattarsi una spalla e mettendo invece in mostra una delicata bretellina scarlatta. Lucy sgranò gli occhi. Immediatamente, afferrò il boccale e bevve un sorso della birra appoggiata sul bancone poco prima, giusto per placare l’improvvisa sete.
Reneé ridacchiò, ma le sue guance presero violentemente colore quando vide il segno della schiuma sul volto della sua mora.
- Ha… hai… ehm… - e indicò confusamente le labbra dell’altra. Lucy la scrutò perplessa ed inarcò un sopracciglio.
- Cosa…?
La bionda sbattè velocemente le palpebre, poi prese un fazzoletto al bancone e tastò le labbra dell’amica per asciugarle.
Il respiro di entrambe aumentò notevolmente e le due tornarono a specchiarsi in quegli occhi che bruciavano, distruggendo ogni brutto ricordo, distruggendo la voce di Tapert che s’udiva oltre le grida entusiaste della folla.
Deglutirono a fatica, e rimasero in quella posizione per un po’.
Ma l’idillio venne nuovamente interrotto dalle voci degli xeniti, dalle loro risate, dai loro passi, che si avvicinavano capitanati dal Ciccione – formula che, ovvio, gli si addice più del suo nome. Senza degnare Reneé di uno sguardo, porse con un sorriso crudele la mano a sua moglie.
- E ORA – gridò il dj al microfono – UNA CANZONE RICHIESTA DAL NOSTRO TAPERT IN PERSONA! WISH YOU WERE HERE! E VAI COL PRIMO LENTO DELLA SERATA – E alzò il volume di botto.
Le prime note soavi della canzone dei Pink Floyd rimbombarono nella sala. I fan applaudirono entusiasti, gridando e fischiando in segno di approvazione per la galanteria di Tapert, alzandosi sulle punte per vedere la scena. Lucy fissò Reneé per un istante.
Gi occhi verdi supplicavano, gli azzurri chiedevano scusa.
La mora, tristemente, ma forzandosi di essere allegra, stupita e lusingata dal gesto del marito, posò la mano su quella di lui, ed un altro boato di felicità esplose. Reneé si costrinse a sorridere ed applaudire, con le lacrime agli occhi ricacciate indietro a forza, recitando la parte dell’amica contenta.
In fondo, recitare era il suo lavoro
…ma voleva gridare..
Voleva gridare il suo dolore, voleva gridare che l’amava, davanti ai suoi fan, davanti agli xeniti, davanti a Tapert, davanti a Will; voleva gridare che le stava facendo male… tanto, tanto, tanto male.
Voleva chiederle perché.
Se era vero che l’amava, perché. Se desiderava stare con lei… perché. Ma la risposta la sapeva; era inutile fare scenate, sputtanarsi, finire nei casini… non le avrebbero accettate… semplicemente, non le avrebbero accettate.
Reneé strinse il boccale fra le dita con forza, mentre Lucy abbracciava Tapert rigida come il legno. Nemmeno lei desiderava quello che stava accadendo.
Non voleva lui fra le braccia. Voleva lei.
Non voleva ballare quella canzone con lui. Voleva ballarla con lei.
Non voleva che gli xeniti acclamassero lui. Voleva che acclamassero loro.
Chiuse gli occhi, mentre Rob ghignava quasi perfidamente, e immaginò di stare ondeggiando con la sua biondina preferita…. Forse, se si concentrava, riusciva quasi a ricordare il primo lento che avevano ballato insieme…


Era stato qualche settimana dopo la loro confessione, e dopo la loro prima notte.
La casa di Reneé, quella sera, era vuota. Miracolo, anche quello. Il loro amore sarebbe stato formato, a dir la verità, da tanti piccoli miracoli, se il loro amore non fosse stato anch’esso uno di loro.
All’esterno della grande finestra del salotto pioveva a dirotto, quasi il cielo cercasse un paragone con il diluvio universale, e nessuno si sarebbe azzardato ad uscire con quel tempaccio. Solo Lucy, e non le servì nemmeno troppo coraggio. La sua Ren l’aveva avvertita. Non poteva lasciarsi sfuggire un’occasione del genere, che piovesse, nevicasse, grandinasse, o bruciasse il paradiso.
- Rob, vado a cena da Reneé. – esordì la mora, scendendo le scale e contemporaneamente infilandosi gli orecchini che l’amante le aveva donato per compleanno.
- Quando torni? – Domandò Tapert, comodamente spaparanzato sul divano davanti alla tv, con una ciotola di popcorn accoccolata su quei prosciutti che si ritrovava per cosce.
- Lucy esitò un momento, aggiustandosi il cappotto beige.
- Tardi.
- Fai attenzione con questo tempo. – L’avvertì Rob, finalmente degnandosi di alzarsi per salutare la moglie.
- Va bene. – assentì la mora. Tapert sorrise e si alzò sulle punte per baciarla; immediatamente, Lucy scostò il volto e le labbra dell’uomo piombarono sulla guancia di lei.
Rimase un attimo spiazzato, con un’aria confusa sul volto. Fece un passo indietro e deglutì a fatica. Lei inarcò un sopracciglio.
- Passa… un buona serata.
- …Anche tu. – E di fretta uscì di casa, aprendo l’ombrello giusto per arrivare fino alla macchina incolume.
Judah si avvicinò piano al padre.
- Papà…
- Che c’è, tesoro?
- Dove va la mamma?
Gli occhi dell’uomo si fecero lucidi.
- Non lo so, piccolo… non lo so…
Lucy, durante il tragitto, cominciò a sentirsi leggermente in colpa. Non per Robert, ovviamente, ma per suo figlio… Insomma, non aveva fatto niente. Non aveva colpa d’essere finito in una famiglia così disastrata, in cui il padre amava la madre, la madre amava la “zia”, la “zia” amava la madre e lo “zio” amava la “zia”. Era, insomma, una situazione piuttosto complicata, e la mora cercava di parlargliene il meno possibile, ma non c’era modo di non coinvolgere tutti, pensava con un pizzico di rassegnazione.
Pizzico di rassegnazione che svanì nel nulla quando imboccò la via in cui abitava Ren. Parcheggiò e, nell’eccitazione, dimenticò l’ombrello in macchina. Semplicemente, corse fino alla porta della sua amante, che trovò socchiusa, ed entrò nella casa in cui avrebbe adorato vivere. Reneé l’aspettava già sull’uscio.
- Ciao! Ti ho vista arrivare! – Salutò allegra. Ma prima che la più alta potesse dire o fare qualcosa, il suo sguardo si fece preoccupato ed aggiunse: - Ti sei bagnata?...
Lucy non rispose, ma sorrise maliziosamente e si tolse il cappotto, rivelando un vestito rosso senza maniche e che la arrivava appena al ginocchio. Inutile parlare della scollatura. Reneé avvampò, e la mora le si avvicinò lentamente, sorridendo diabolicamente.
- No. – Replicò. La sua voce mandò un tremito lungo la schiena della bionda, che aveva persino dimenticato la sua domanda. – E tu?
La più bassa rise e le due si baciarono, felici di poter passare una serata insieme.
Cenarono con calma, rilassate. Avevano tempo. Si tennero sempre per mano, con della musica soffusa di sottofondo, e quando finirono di mangiare Lucy si alzò e, inchinandosi, le chiese un ballo.
Proprio in quel momento terminava Love is all di Marc Anthony e partiva Everybody Hurts dei REM. Si strinsero ed iniziarono ad ondeggiare piano, sorridenti.
Fuori pioveva ancora. Le serrande erano alzate, nonostante l’ora, e gli stoppini ardevano sparsi. Qualunque persona si fosse azzardata ad uscire, avrebbe potuto tranquillamente vedere la scena, scattare una foto, girare video…
Ma nessuno sarebbe uscito, la pioggia era troppo forte…
Don’t let yourself go
‘cause everybody cries
Everybody hurts…
…sometimes.
Lucy si sentiva così meravigliosamente bene. Era come se il mondo intorno a loro si fosse bloccato, o non esistesse, o non fosse mai realmente esistito, o come se trattenesse il fiato… ma a lei del mondo non importava… A lei importava solo del piccolo mondo biondo che teneva fra le braccia. Perché era il suo mondo, e stava fra le sue braccia. E non si sentiva per niente strana, o a disagio… si sentiva a casa…. E allora Lucy pensò, accarezzandole appena i capelli, che il cielo non era così lontano, e tanto meno il Paradiso doveva esserlo. Il Paradiso era quella casa… Il Paradiso era Reneé. E il Paradiso, e tutta la Terra, andavano così… Adagio.
Avvicinò le labbra all’orecchio di lei e sussurrò:
- Ultimamente te l’ho detto che ti amo?...
La bionda sorrise dolcemente e scosse piano la testa.
- Allora ti amo. – Mormorò Lucy, appoggiando la fronte su quella dell’altra.
- Anch’io… ti amo anch’io.



Lacrime salirono agli occhi di Lucy.

Oh how I wish,
How I wish you were here…

Reneé si sfregò una guancia. Non lo sopportava. Non lo sopportava.
Robert ghignò.
-  Basta. – Sussurrò pianissimo la mora. – Smettila.
- Di fare cosa?... – Mormorò Tapert.
- Di starmi fra i piedi.
- Sono tuo marito. Ne ho il diritto.
Lucy strizzò gli occhi.
- Devi per forza ricordarmi sempre l’errore più grande della mia vita?...
Robert fece finta di nulla.

- Quando terminiamo, baciamoci.
- Cosa?! – Sibilò l’altra.
- Hai capito. Stai facendo delle facce assurde. Non si devono insospettire.
- Scordatelo.
- Fallo.
- Voglio il divorzio.
- Io i documenti, tanto, non li firmo.
- Voglio il divorzio.
- Non m’interessa.
- Ti denuncio.
- Saresti finita.
- Ti odio Robert… - Una lacrima scivolò silenziosa lungo la guancia di Lucy. – …Ti odio…
  
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