Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: NakamuraNya    11/11/2012    2 recensioni
Le sue vecchie pedine ora si muovono liberamente su una scacchiera più grande, in una battaglia fra il bene e il male che dura da secoli.
4°:[...]Quindi era questa la sua ennesima tortura; mostrargli la terra dove era nato che si allontanava forse per sempre da lui.
Disse addio a quel luogo, cercando di cacciare i ricordi di quello che era stato e che non sarebbe più potuto essere.[...]
5°:[...]-Allora cosa mi rispondi?-
“Accetto!” urlò nella sua mente sperando che le parole della voce avessero un fondo di verità.
-Ottimo.-
Un dolore lancinante gli pervase il petto era come se qualcuno gli stesse risucchiasse i suoi organi interni.[...]
6°: [...] -Oggi non mi sento molto bene, mi verrai a far visita un altro giorno.-
La giovane nel ricordo gli crede anche se quella è un enorme bugia.
Elizabeth ora sa che quel giorno non verrà mai, che quello è stato il suo addio, lui sapeva che sarebbe morto.[...]
Epilogo:[...]Ma cosa c'era oltre al buio?
Niente.
Ma vi erano altre persone in quel buio?
No.
Esistevano altri oltre a lui?
Non lo sapeva.
E lui chi o cosa era?
Io sono...[...]
Genere: Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ciel Phantomhive, Elizabeth Middleford, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo quarto
La torre del peccato

 
Come sempre ringrazio tutti voi che leggete questa mia storia!!! ^^

Crack.
Scosta il piede velocemente da dove l'aveva appoggiato, abbassa lo sguardo inorridita da quel rumore.
Boccheggia sconvolta da quella visione inquietante, arretra.
Crack.
E' circondata, ovunque posi lo sguardo vede ossa, o almeno così le paiono alla luce di poche candele. Dove si trova? Come ci è finita lì?
Crack.
Trasale sentendo dei passi avvicinarsi al punto dove si trova, a causa della scarsa illuminazione non può vedere oltre a qualche metro da lei.
Chissà come fa a vedere quella persona se di una persona si tratta.
Un paio di stivali neri entrano nel cono di luce della candela più lontana, è sollevata almeno non è una bestia feroce.
Assottiglia lo sguardo cercando di vedere il volto dello sconosciuto o sconosciuta ma è ancora lontano.
-Che ci fai qui? - Gli venne fatta quella domanda con un tono austero e deciso.
Non è possibile, si copre le labbra con le mani trattenendo un singhiozzo.
-C...Ciel sei tu? -
La sua vana speranza rimane in sospeso nell'aria per vari minuti prima che la figura si avvicini ulteriormente a lei.
-Elizabeth che ci fai in questo luogo? - La domanda ora ha una intonazione più bassa quasi rassegnata.
Lo vorrebbe abbracciare stretto al suo petto, dirgli quanto soffre ma appena scorge il suo sguardo spento decide di rimanere ferma.
-Non lo so, mi sono improvvisamente trovata a camminare tra queste ossa e...-
-Non è posto per i vivi questo, vattene te ne prego.-
Sembra così stanco il suo Ciel, ha delle vistose occhiaie sotto gli occhi ed è così magro.
-Ma Ciel io voglio sapere! - Si slancia verso di lui prendendolo per le spalle.
-Elizabeth sono morto non c'è niente da sapere. - La sua voce è così stanca, così lontana.
-Sebastian, è stato Sebastian a ucciderti? - Gli urla contro, retta solo dalla forza della disperazione, vuole sapere almeno ora tutta la verità.
-Stagli lontano Lizzy, tutto quello che è successo è stato perché lo volevo. -
-Ma Ciel mi hai lasciato da sola. - Delle lacrime capricciose escono dai suoi occhi.
-Tutto è stato deciso da tempo, io sono morto già quella sera di quattro anni fa. -
L'allontana da lui e le accarezza una guancia sorridendole.
-Sii felice. -
Alcuni pezzi di carne cadono dalla guancia tirata mostrando l'osso della mascella, il respiro le manca per un attimo interminabile.
Il corpo del suo amato si decompone pezzo dopo pezzo davanti ai suoi occhi e lei non può far altro che guardare.

+++
 
Si risveglia in un bagno di sudore urlando, nelle orecchie ancora l'inquietante suono di ossa rotte e della carne che cade.
Cerca di calmare il suo respiro affannato mentre si passa una mano sul viso per scostare alcune ciocche di capelli che si sono attaccati alla fronte.
-Ciel. -
Le immagini dell'incubo gli tornano prepotentemente alla mente facendole salire un conato di vomito che però rimane in gola.
Una lady dovrebbe sognare prati fioriti non distese di ossa, se lo ripete mentalmente mentre si porta le ginocchia al petto.
Apre di scatto gli occhi color smeraldo, lei però non è come le altre.
Lei sa tirare di scherma, lei ha ucciso per proteggere il suo amato, lei non è come le sue nobili amiche la cui unica preoccupazione e il non trovare gli abiti adatti per la festa.
Non può arrendersi, lottare è una delle cose che le riesce meglio.

---

Delle dita si legano alla sua gola stringendo forte lo vogliono soffocare, questo non dovrebbe essere più possibile perché lui non ha più un corpo.
-Signorino, mi ha proprio deluso. - La voce del suo ex-maggiordomo gli rimbomba intorno come un eco inquietante.
-Demone perché mi tormenti? - Domanda al nulla davanti a se.
-Credevo che voi non fosse interessato al bene di altre persone oltre a voi stesso. -
-Non so di cosa parli. -
-Avete comunicato attraverso il sogno della marchesina Midford. Non vi facevo così premuroso. -
Quindi ci era riuscito ad avvisarla di stare lontano da quella faccenda, si sentì più sollevato, in fondo non voleva che a causa sua le succedesse qualcosa di brutto. Non l'aveva mai amata ma faceva pur sempre parte della sua famiglia, non voleva che patisse troppo a causa sua.
-Signorino, crede di averla fatta desistere dai suoi propositi? Sa benissimo quanto la sua razza può essere testarda quando vuole raggiungere uno scopo. -
Una risata lugubre fece vibrare la zona dove si trovava.
Un'ombra nera che danza ricoperta di sangue mentre ride di quella carneficina, come poteva dimenticare quelle immagini?
La mattina precedente aveva vissuto quel terrore nelle iridi di quella giovane donna che inconsapevolmente si era buttata tra le grinfie del suo assassino; si era stupito di quel gesto forse perché non era stato lui a ordinare al demone che quella persona venisse uccisa.
Ormai doveva rendersi conto che lui non aveva più controllo su nulla.
-Quando ti nutrirai di nuovo? - Sapeva perfettamente che sarebbe successo molto in là nel tempo ma voleva sperare che la sua situazione di stallo finisse il più presto possibile.
-Potrei sempre fare un contratto con la marchesina, la sua anima si sta rilevando più interessante. -
A quelle parole trasalì, eppure a lui quello che capitava ai vivi non doveva più interessargli.
-NO! -
Elizabeth per lui rappresentava un pezzo del periodo che aveva passato con la sua intera famiglia, quello in cui lui era felice, se si fosse macchiata facendo un contratto con un demone, allora anche quel periodo della sua vita...
-Oh, vedo che non avete perso l'abitudine di volermi dare ordini. Spero che l'allontanamento dall'Inghilterra possa farvi capire la vostra attuale situazione. -
La voce del demone aveva quella nota di superiorità che Ciel non riusciva proprio a sopportare, non l'era mai piaciuto essere inferiore a qualcuno.
-Quindi si va in Russia. - Disse cercando di cambiare discorso, sperando di riuscirci.
-Esattamente niente di meglio che una bella carestia per rinnovare il corpo. -
Stava per ribattere quando gli apparve davanti ai suoi occhi l'immagine della terra che si allontana e dell'oceano; gli bastò poco per capire che il demone aveva aperto gli occhi e che ora erano su una nave, e che la terra da cui si stavano allontanando era la sua patria.
Avrebbe voluto distogliere lo sguardo da quella visione, ma era il demone a controllare la sua vista, poteva vedere solo quello che vedeva quel essere maledetto.
Quindi era questa la sua ennesima tortura; mostrargli la terra dove era nato che si allontanava forse per sempre da lui.
Disse addio a quel luogo, cercando di cacciare i ricordi di quello che era stato e che non sarebbe più potuto essere.

 ---

Il fumo uscii lento dalle sue labbra, lo fissò dissolversi nell'area circostante.
-Quindi sapete dirmi qualcosa su quello che cerco? -
La domanda gli fu fatta con una certa urgenza, come se quello che stava cercando quella persona potesse scappare da un momento all'altro.
Ancora silenzio avvolse l'enorme stanza sotterranea dove si trovavano vari uomini assuefatti dai fumi dell'oppio.
Non avendo ricevuto risposta la persona davanti a lui stava per andarsene.
Si sistemò in modo più comodo sul divano mentre si beava della compagna di alcune fanciulle.
-Aspetta, come hai saputo di me? Non è facile trovarmi. -
La figura si volto con espressione truce, poi si strinse alla bocca di più il fazzoletto che portava in modo da non poter inalare quel fumo.
-Ho chiesto in giro e il denaro è un ottimo stimolo per far parlare le persone. -
Si stupì di quella reazione e si ritrovò ad andare indietro negli anni quando fu un ragazzino accompagnato da un nero maggiordomo a dirgli qualcosa di simile a quelle parole.
Peccato che quel ragazzino fosse morto, sapeva che sarebbe successo prima o poi anche se credeva che sarebbe morto a causa di quel mondo corrotto di cui facevano parte entrambi.
-E quindi cosa cerca signorina Elizabeth? -
Sorrise nel poter vedere che morto il cane dalla regina la sua compagna fosse scesa in prima linea.
-Risposte alle mie domande. -
La osservò di nuovo inalando ancora dalla sua pipa, si sentiva come il brucaliffo nella storia di alice nel paese delle meraviglie, peccato che l'Alice che aveva davanti era un po' tetra nel suo sguardo serio e nei suoi abiti neri.
-Voglio sapere come è morto Ciel Phantomhive. -
-L'asma l'ha colto di notte ed è morto, non c'è niente di più e niente di meno. -
Disse schietto senza preoccuparsi che le sue parole potessero ferire.
-Questo lo so anch'io, ma perché il suo maggiordomo non è intervenuto? Lei sa dov'è Sebastian Michaelis? -
Fu stupito da quelle domande, eppure lui non s'era porso quei quesiti, poggio la pipa sul tavolino che aveva di fronte.
-La vita è un incubo pieno di momenti terribili, io vendo le illusioni tramite l'oppio, in modo che le persone si alleggeriscano da questo incu... -
-Non le ho chiesto questo. Non voglio la sua droga, non voglio estraniarmi dalla realtà. - Gli occhi della ragazza erano irosi.
Sospirò rassegnato al fatto di non poter vendere un po' della sua merce.
-Sebastian Michaelis era un maggiordomo perfetto, agile nel combattimento, ottimo consigliere, ma per quanto ne sappia una persona così eccellente non ha un passato. So che non è a Londra ma non so quando se ne sia andato. Come un'ombra è apparso e poi è sparito. -
La giovane sembrava riflettere sulle sue parole forse anche per lei quella persona era come una figura evanescente.
-Da quanto sento lei non mi può essere d'aiuto, saprebbe indicarmi qualcuno che mi può aiutare? -
-Vi era una persona che ne sapeva molto della morte e dei cadaveri, una persona molto bizzarra, ma ha lasciato il suo negozio da tempo e forse anche questo mondo. -
Credeva che la sua ultima osservazione facesse inorridire la giovane ma questa semplicemente lo ringraziò e girò i tacchi verso l'uscita.
-Non cercherei oltre, il cane della regina aveva molti nemici i quali potrebbero volersi ripercuotere su di voi. -
La porta del sotterraneo venne sbattuta con forza mentre il fumo annebbiava di nuovo i suoi pensieri.
-Se continua così ad Alice gli taglieranno la testa. - Mormorò mentre giocava con i capelli di Ran Mao.

---

Risalì in carrozza di cattivo umore, era passata un'altra settimana, aveva chiesto ovunque informazioni su Sebastian Michaelis non trovando niente. Quel luogo era stata la sua ultima speranza, sospirò guardando il cielo divenire di un leggero colore rosa, era quasi il tramonto era meglio se si fosse diretta a casa prima che la servitù si accorgesse della sua assenza.
Stava fissando con occhi assenti le strade londinesi quando in un barlume si ricordò di Ewald Lytton, l'uomo che le aveva detto di avere delle risposte alle sue domande.
Poteva fidarsi?
Posò le dita sul pugnale nascosto nello stivale, anche se non era una spada si sarebbe potuta difendere comunque.
Annunciò al cocchiere il nuovo indirizzo, sperando che la chiacchierata con quel uomo non durasse molto.
Quando la carrozza si fermò davanti al luogo prefissato, si stupì di vedere una casa di bell'aspetto di colore azzurro, chissà perché se l'era immaginata nera e tetra, avrebbe dovuto non lavorare troppo di fantasia.
Il cocchiere aprì la porta della carrozza porgendole la mano per farla scendere.
Si apprestò a pagare aggiungendo poi una somma supplementare.
-Se fra più di due ore non sarò di ritorno chiamate la polizia. - Sussurrò prima di avviarsi verso l'uscio dell'abitazione, era meglio prevenire.
Quando fu a meno di un metro dal portone questo si aprì, mostrando la figura di Lytton.
-O finalmente siete venuta, entrate pure. -
Entrò titubante dal fatto che non era stata la servitù a farla entrare.
-La faccio subito accomodare nel salotto dove potrà incontrare il signor Lytton.-
Si voltò di scatto verso l'uomo, pronta ad affrontarlo se era necessario.
-Non eravate voi il signor Lytton? - Nella sua domanda non si premurò di nascondere tutto il senso di sospetto, che provava.
-Oh, per quello. Il signore non poteva andare a rendere omaggio alla dimora dei suoi cari amici e quindi a chiesto a me di andare, e di parlarvi. - Abbassò lo sguardo sentendosi forse in colpa per le azioni che aveva compiuto.
-Come faceva a sapere che io mi sarei diretta a quel luogo? - Il senso di inquietudine cresceva in lei, ma se quel signor Lytton avesse davvero saputo qualcosa su Sebastian Michaelis?
-Questo non so dirle, il signore è molto riservato a tal proposito, la prego mi segua.- Mormorò dirigendola verso una stanza finemente decorata.
Il pavimento era coperto da un elegante tappeto blu con sopra disegnati asiatici dragoni dorati. Vi erano molte finestre in fondo al salotto, mentre al centro vi era un tavolino pieno di vari dolciumi e due tazze di tè fumante; due poltrone erano poste ai lati del tavolino e su una di queste vi era il signor Lytton.
Ewald Lytton, aveva un aspetto più giovane di quello che si era immaginato, gli occhi erano di colore scuro, come quelli del suo maggiordomo, e i capelli erano di un castano chiaro.
-Mi dispiace averla turbata con questo mio strano invito, ma quando le spiegherò le mie ragioni credo che mi possiate capire. -
La voce di quella persona era calma e misurata, le dava un senso di protezione, quindi si sedette sull'altra poltrona.
-Spero che un tè come il Prince of Wales non sia troppo caricò per una ragazza.-
Fece un cenno di negazione mentre si portava la tazzina alla bocca, annusò l'aroma sempre attenta che non ci fosse una gamma di odore non normale, dopo un attento esame decise di berne un sorso.
-Come sapevate del mio arrivo? - Domandò riposizionando la tazzina sul proprio piattino.
-Lo sapevo e basta. Ma credo che lei abbia domande più importanti da pormi. -
Si sentì un po' offesa per non aver ricevuto una risposta ma decise di lasciar passare.
-Voi sapete chi è Sebastian Michaelis? -
-Dritta al punto, è una cosa che apprezzo molto nelle persone. - L'uomo incrociò le mani sul grembo.
-E' un demone. -
Il silenzio cadde nella stanza.
-Vi state prendendo gioco di me? - Aggrottò la fronte.
-Per niente marchesina Midford. Lasci che le spieghi. La famiglia che è morta in quel tremendo incendio di due settimane fa, ho scoperto essere collegata con la morte della famiglia Phantomhive. Per arrivare a questa conclusione ho fatto molte indagini. Vuole sapere cosa ho scoperto? -
Elizabeth rimase sconvolta da quelle parole ma annui alla domanda che gli era stata fatta.
-Ebbene, la notte prima che Ciel Phantomhive tornasse dal nulla con un maggiordomo di nome Michaelis Sebastian, una casa di campagna di proprietà di un nobile andò alle fiamme. Nei sotterranei di quella casa si sono scoperti vari corpi di gente di un certo livello sociale e un altare. -
-Un'altare? Cosa ci faceva tutta quella gente nei sotterranei di una casa?
-Mi lasci finire la prego. Feci delle ricerche e scoprì che quella famiglia svolgeva atti di magia nera, facevano sacrifici per evocare il demonio. -
-Ma questo è ridicolo!-
-Quello che per voi è ridicolo per loro era una religione, se fosse stato il sacrificio di bestie posso capirlo, ma nelle gabbie che tenevano vi erano resti umani. -
Si portò una mano alla bocca inorridita da quelle parole, come si poteva essere così pazzi?
-Queste due famiglie erano collegate, credo che la notte di quell'incendio di quattro anni fa avessero veramente evocato un demone. E che Ciel Phantomhive abbia fatto un contratto con questo demone. -
-Ciel non l'avrebbe mai fatto, non è possibile! - Gridò furiosa alla fine di quel intricato discorso.
-Lei lo crede davvero? -
Il dubbio si insinuò in lei, quante volte aveva visto fatti strani accadere attorno a Ciel, e il comportamento di Sebastian a volte gli aveva messo i brividi.
-Ma aveva dieci anni come... -
-Posso solo immaginare quello che può aver provato il vostro amato; i suoi genitori uccisi, lui presto o tardi sacrificato da dei pazzi. Se si può avere la possibilità di essere salvati chi non si sarebbe affidato anche al demonio in persona?-
Quelle parole la lasciarono spiazzata, se quel ragionamento fosse stato vero allora Ciel era stato condannato ad essere dannato per l'eternità.
Sentì gli occhi pizzicarle mentre delle lacrime scendevano sulle guance, si era promessa di non piangere più, di essere forte, ma quella storia era troppo per lei.
Gli tornò in mente quel luogo buio e pieno di ossa dove Ciel stava lì a decomporsi, e se quello non fosse stato un suo incubo ma la realtà?
-Mi dispiace averla fatta piangere. - Disse Ewald porgendole un fazzoletto di seta.
Lo prese ancora scossa dal pianto mentre si asciugava gli occhi.
-Si è fatto tardi, non sarebbe meglio che lei torni alla sua dimora. -
Guardò verso l'orologio, erano passate quasi due ore, stava per voltare lo sguardo verso l'uomo quando la vista le divenne più offuscata, cosa le stava capitando?
Deve essere un giramento di testa si disse, ma quando vide il volto del uomo sorridere malignamente rimase paralizzata.
Allungò la mano al coltello infilato nello stivale, ma le energie le vennero meno facendolo cadere per terra.
-Devo ammettere che siete stata una ragazza previdente, portarsi un'arma dietro. Ma come vede non l'è servita molto. -
I pensieri le si fecero confusi mentre si sentiva sprofondare sulla poltrona.
-P...perché?- Riuscì a sussurrare.
-Vede io quella notte di quattro anni fa dovevo essere presente ma a causa di un impegno non ero potuto esserci; quella notte sarebbe stato sacrificato Ciel Phantomhive, ma quando seppi dell'incendio e della ricomparsa di Ciel ne rimasi sorpreso. Ci volle poco per capire che il perfetto maggiordomo al suo fianco fosse il demone che volevamo evocare, mi nascosi per lungo tempo per paura che potessi essere coinvolto nella vendetta del giovane conte. -
Si interruppe avvicinandosi a lei e alzandole il volto.
-Ma quando la famiglia che aveva ucciso i Phantomhive morì bruciata e morì anche Ciel, sono potuto tornare alla mia vita normale. Chissà ora se quel demone è ritornato alla sua dimensione o no? Deve aver trovato molto gustosa la sua anima. -
Gli occhi le si chiusero mentre delle inquietanti parole raggiunsero le sue orecchie.
-Non ti preoccupare mia cara sta notte sarai tu il nostro sacrificio. -

---

Si risvegliò dentro una gabbia i pensieri ancora confusi, la testa le pulsava dal dolore.
-Oh, che bella ragazzina che abbiamo come sacrificio questa notte. - Un uomo tozzo si avvicinò alla gabbia, per riflesso cercò di allontanarsi finché non sentì le sbarre premerle contro la schiena.
-Fornel, quante volte ti ho detto di non toccare i sacrifici? - Una voce imperiosa blocco il movimenti dell'uomo
-Ma non l'ho fatto. - Protestò questo girandosi verso la direzione della voce.
-I sacrifici devono essere puri, se anche lei non funzionerà potrai farne quello che più ti aggrava. -
Fu disgustata da quelle parole, quindi o sarebbe morta o chissà cosa le avrebbero fatto, tremò.
-Se speri che vengano a salvarti, non farti illusioni abbiamo dato un po' di denaro al cocchiere in modo che non riveli che tu sia qui. Sai noi umani siamo molto propensi ad essere egoisti e avidi. -
Lytton aveva una maschera sul viso ed era completamente vestito di nero, avvolto in un lungo mantello. Gli occhi scuri brillavano di una pazzia perversa.
-Sai mi è bastato mettere un po' di droga in polvere sul fazzoletto che una volta entrata in contatto con gli occhi ha incominciato a far effetto. Per non parlare del sonnifero nascosto dal forte aroma del tè. Non lo trovi un piano geniale? -
Pazzo, quella persona era pazza.
Che stupida che era stata a fidarsi, forse Ciel quella notte l'era apparso per avvertirla, eppure lei non l'aveva ascoltato ed era stata catturata.
-Bene e ora di fare il mio discorso. - Disse fiero Ewald seguito a ruota da quel uomo tozzo.
Poco dopo sentì ovattata la voce di quel impostore e delle urla eccitate, era così che sarebbe finita la sua vita?
Sarebbe stata sacrificata come era stato sacrificato Ciel? Avrebbe avuto la forza per aggrapparsi alla vita come aveva fatto lui? O forse si sarebbe semplicemente fatta trascinare dal corso degli eventi.
Le tende che coprivano la parte più interna del palco si scostarono facendole vedere la folla di persone che la fissavano bramosi. Come era possibile che quella gente che ora esclamava a gran voce potessero concepire l'omicidio di una persona.
Vide l'altare e capì che tutto quello che era stata sarebbe finito quella notte.
La gabbia fu aperta, mentre lei venne presa dalle braccia e trascinata fuori, il suo corpo si dimenava mentre delle lacrime rigarono le sue guance.
Urlava disperata da quello che presto le sarebbe capitato, Lytton prese un pugnale da un cuscino che gli era stato dato.
Fu bloccata da varie mani sull'altare mentre mentre l'uomo le si avvicinava minaccioso.
Una strana litania proveniva dalle sue labbra.
Smise di dibattersi e piangere, non voleva ulteriormente dimostrarsi debole davanti alla morte, non doveva dare a quelle persone anche quella soddisfazione fissò la lama che riluceva alla luce di poche candele.
L'arma si stava avvicinando ancora di più al suo corpo.
Un forte rumore le riempì le orecchie, mentre quello che sarebbe stato il suo carnefice cadde a terra in una pozza di sangue.
Ci furono urla, molte. Sentì rumori indistinti mentre coloro che prima la tenevano ferma si misero a scappare. Con la coda dell'occhio gli vide cadere esanimi.
Quando le urla cessarono con estrema fatica si alzò dall'altare, si fissò attorno finché non scorse una figura ricoperta di sangue che la fissava, in brivido le percorse la schiena.
Era forse davanti a un demone?
 
 E finisce un'altro capitolo. Finisco sempre in modo bastardo lo so ma non posso farci nulla, forse è anche per questo che ho aggiornato il piena notte!!! ^^ Buona Domenica a Tutti e per favore recensitemi che mi fa molto piacere!!! ^-^
   
 
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