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Autore: violetsugarplum    11/11/2012    5 recensioni
[Future!Fic] Blaine ha sessantotto anni quando decide di non voler più essere un peso per la famiglia e vede in Villa Liberty il luogo adatto in cui trascorrere gli ultimi momenti della sua esistenza. Non sa ancora che questa sua scelta cambierà la vita di molte persone, soprattutto quella di una sua vecchia conoscenza.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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6
. Perché vuoi rimanere?



Il pallido sole dell'alba filtrava tra le ante, ma Blaine era già sveglio da parecchi minuti.
 
Aveva sbarrato gli occhi di colpo, probabilmente destato da un incubo, ma non lo ricordava.  Sentiva una leggera nausea ed era una cosa che gli accadeva sempre in vista di qualche fatto sgradevole. Era come una sorta di sesto senso; lo metteva all'erta, sempre come se fosse sul ciglio di un precipizio. E Blaine non capiva da cosa potesse essere derivata.
 
L'incontro con la figlia il giorno precedente era stato tranquillo e rilassato, trascorso chiacchierando con i parenti e gli amici degli altri ospiti senza nessun tipo di problema. Ma Sebastian non era nella sala comune con loro, cosa che dispiacque a Virginie, davvero curiosa di conoscerlo, e rattristò Blaine. Aveva sperato di vederlo, magari seduto sul divano come sempre... Magari in compagnia di qualcuno. Saperlo da solo nella sua camera, circondato da libri che non poteva nemmeno leggere, non era un pensiero piacevole per Blaine. Tuttavia, cercò di mostrarsi sereno e accettò con piacere di giocare a carte tutti insieme, come se fossero una grande famiglia.
 
Prima di andare via, Virginie tentò ancora una volta di convincerlo a tornare a casa con lei, suscitando solo una risatina divertita da parte sua. 
 
"Te l'ho detto, tesoro, io qui sto bene."
 
"Mi dici che sei felice? Me lo dici guardandomi negli occhi, papà?"
 
E Blaine si specchiò in quelle iridi calde così simili alle sue, di un colore tenue e ambrato in cui aveva cercato conforto quando tutto sembrava gli stesse crollando addosso, e semplicemente, glielo disse.
 
"Sono felice."
 
"Anch'io sono felice che tu lo sia", Virginie lo abbracciò, carezzandogli con tenerezza i piccoli ricci alla base del collo. "Lo farò sapere a Kurt, che continua a tempestarmi di telefonate chiedendomi se possiamo venire a riprenderti."
 
"E allora tu diglielo, tu diglielo che sono felice."
 
La donna lo strinse in un ultimo abbraccio prima di chiudere dietro di sé la porta della stanza.

 
 

Quella mattina Blaine non fece colazione; la morsa allo stomaco non accennava a diminuire. Entrò in salone e cercò subito preoccupato la figura di Sebastian. L'uomo era comodamente seduto sul divano, intento ad ascoltare i risultati di una partita di baseball.
 
"Ehi", lo salutò stancamente andando a sedersi accanto come ogni giorno.
 
"Buongiorno a te. Tutto bene?"
 
Sebastian gli rivolse un sorriso radioso e Blaine non potè fare altro che annuire, sforzandosi di rendere il suo tono di voce un po' più allegro.
 
"Oggi aspetti altre visite? Torna tua figlia? Perché, pensavo... Se vuoi... Non so, magari potrei rimanere qui, e-"
 
Sebastian non riuscì a terminare la frase perché dal corridoio si sentì un gran trambusto e alcune voci concitate.
 
"NO! Io devo entrare, avete capito? Io devo parlargli subito, immediatamente!"
 
La porta della sala si spalancò sbattendo forte contro il muro e Kurt, col volto arrossato e gli occhi fuori dalle orbite, sembrava cercare qualcuno con lo sguardo di un cacciatore alla ricerca della propria preda. "Tu!", urlò puntando il dito nella direzione di Blaine e Sebastian.
 
"N-no..." Blaine tentò di scattare in piedi ma, in mancanza del suo bastone d'appoggio, ripiombò sul divano e il rimbalzo non fece altro che aumentargli il senso di nausea. Sebastian, invece, era rimasto immobile.
 
Kurt, sorprendentemente per un uomo della sua età, riuscì agilmente a sfuggire dalla presa degli infermieri e raggiunse il divano, trovandosi a fianco di Sebastian che, nel frattempo, aveva serrato le labbra e gli occhi.
 
"Blaine, andiamo a casa."
 
"N-no...", disse debolmente.
 
"Torniamo a casa."
 
"No, Kurt, ascolta..."
 
"Ti ha detto che non viene."
 
La voce di Sebastian era fredda e la sua espressione era seria, indecifrabile come una maschera di cera. Si girò verso Kurt, che di tutta risposta, emise uno sbuffo seccato e lo ignorò esattamente come aveva fatto fino ad un momento prima.
 
"Blaine, per favore, vieni. Mi sono fatto quasi due ore di viaggio per riportarti a casa."
 
"Io voglio stare qui, Kurt."
 
Il tono che non ammetteva repliche di Blaine ammorbidì leggermente la smorfia dipinta sul volto di Sebastian che, sospirando, invitò gentilmente Kurt a sedersi.
 
"P-prego?", domandò Kurt, non sicuro di aver sentito bene. Anche Blaine rimase sorpreso, al limite dell'incredulità, dall'improvviso cambio di comportamento.
 
"Possiamo discuterne da persone civili. Non abbiamo più sedici anni, ne abbiamo il quadruplo. Quindi, Kurt, abbi la decenza di metterti tranquillo e buono per un attimo e ascoltare quello che vuole dirti il tuo amico Blaine."
 
Kurt si ritrovò a boccheggiare con aria stupida fino a quando, scuotendo brevemente la testa e mormorando qualcosa a bassa voce, si sedette sulla poltrona di chintz accanto al divano.
 
"Perché vuoi rimanere?"
 
"Perché qui sto bene."
 
"Lo so, me l'ha detto Virginie. Si è premurata di farmi sapere che sei felice e lo ero anch'io per te, fino a quando non ha fatto il suo nome. Sapevi che lui era qui, vero?"
 
"No, no, non lo sapevo."
 
"È stata una piacevole sorpresa, devo ammettere", Sebastian interruppe il dialogo con un sorriso accattivante, appoggiando con aria fintamente distratta il braccio sullo schienale, in modo da circondare le spalle di Blaine.
 
Kurt tossì forzatamente. "Dipende dai punti di vista."
 
A Blaine non pareva vero. Gli sembrava di essere tornato improvvisamente indietro col tempo e di essere ancora in quel caffé, a fissare prima uno e poi l'altro, rosso di vergogna ma anche di compiacimento. Perché, doveva essere sincero con se stesso, essere stato conteso tra due ragazzi come quei due, era stato davvero gratificante e lo aveva fatto sentire bene. E loro erano lì, sempre gli stessi, nonostante una vita diversa sulle spalle, a battibeccare e a soffiarsi l'uno contro l'altro come due gatti col pelo ritto, pronti a dare una zampata sul muso se uno dei due avesse osato muoversi per primo.
 
Era una situazione ai limiti dell'assurdo e del grottesco perché, come aveva giustamente ricordato Sebastian, non erano più dei ragazzini, nonostante si comportassero come tali. 
 
Oppure peggio.
 
"Kurt, io... Davvero,  non avevo idea che Sebastian fosse qui. Sai perché ho voluto venire in questa casa di cura e... Sebastian è semplicemente qui, come me."
 
In realtà Blaine non sapeva se Sebastian avesse deciso di sua spontanea volontà di venire a Villa Liberty o fosse stato mandato dal suo ex compagno o magari da alcuni parenti troppo presi dalleloro vite per occuparsi di lui, ma quello non era esattamente il momento opportuno per esporre i suoi dubbi. Kurt contrasse la mascella, insicuro su cosa rispondere.
 
"Sono cresciuto, Kurt."
 
"Gli hai fatto del male. Blaine ti è stato amico, si fidava di te. L'hai trattato come se non valesse niente. Chi mi dà la sicurezza che tu non lo stia ferendo anche adesso? E l'hai tradito, ma lui, per qualche assurdo motivo, ti ha perdonato nonostante tutto. Non gli hai mai chiesto scusa."
 
"Sì, sì che l'ha fatto!", Blaine non riuscì a trattenersi ulteriormente, ignorando Kurt che tentava di zittirlo con un cenno. "Sebastian non è più così! È cambiato! È diverso... È innocuo!"
 
"No, non lo sono."
 
Blaine rimase a bocca aperta. Lo stava difendendo, convinto del fatto che il Sebastian con cui era stato a stretto contatto in quei giorni era veramente un uomo diverso del ragazzo che ricordava, più maturo, più umano, perciò cosa stava facendo?
 
"La situazione in cui mi trovo ora -e non parlo soltanto dei miei occhi- , è la prova di quanto io sia dispiaciuto per la persona che ero, di quanto io rimpianga di aver sprecato gli anni più belli della mia vita a far soffrire la gente. Ero quello che fin dall’adolescenza si circondava di persone –di ogni tipo di persone- pur di non rimanere da solo. Ma la verità è che mi sono sempre sentito solo. Però sai qual è la cosa divertente? È che ho il terrore di morire da solo. Pensare di esalare il mio ultimo respiro nel mio appartamento completamente da solo, mi faceva impazzire. Non sono venuto qui perché volevo farlo, sono qui perché sono un egoista che fino all’ultimo riesce a usare gli altri per il proprio tornaconto.”
 
Kurt scambiò uno sguardo preoccupato con Blaine, che scosse semplicemente la testa ancora incredulo. Sebastian continuò a parlare.
 
"E questo è tutto. Blaine, è stato bello rincontrarti dopo tutti questi anni. Anche tu, Kurt. Se mai aveste voglia di venire a trovarmi, sapete dove sono. Ho il sospetto che rimarrò qui a tediare Ralph ancora per molto tempo."
 
Entrambi non seppero cosa dire quando Sebastian prese il suo bastone bianco, si alzò dal divano tremando quasi impercettibilmente, uscì dalla stanza e li lasciò in un silenzio tanto imbarazzato quanto fastidioso.
 
Blaine non ebbe più dubbi sulla causa del suo malessere.
 
 
 

"Sebastian, posso entrare?"
 
Kurt bussò piano alla porta della sua stanza e, proprio come si aspettava, l'uomo non rispose.
 
"Volevo solo dirti che me ne sto andando e tornerò il mese prossimo. Ma sappi che se succederà qualcosa, qualsiasi cosa, a Blaine, non esiterò a portarlo via da qui. Siamo intesi?"
 
Dalla camera non provenne alcun suono.
 
"Allora arrivederci, Sebastian."
 
"Questa è la mia ultima possibilità. Ciao, Kurt."






Questo è il capitolo più importante; da qui in poi dovrebbe essere chiara la direzione che prenderà la storia :)

Ma ve li immaginate Sebastian e Kurt che battibeccano ancora per Blaine dopo cinquant'anni? XD Nonostante sia una scena fondamentalmente comica, è anche parecchio profonda.

Mi sono sentita in dovere di postare oggi, giorno della Seblaine Sunday, perché la one-shot che ho scritto era veramente troppo, quindi ci voleva qualcosa di, tra virgolette, più leggero e, magari, anche positivo.

Devo ringraziarvi di tutto. Ho letto qualche commento in giro e noto che la storia sta piacendo sempre di più. Non l'avrei mai immaginato e, lo assicuro, questo va al di là di ogni mia aspettativa. Mi fate tanto contenta, vi dico grazie dal profondo del mio cuor ♥

Buona Seblaine Sunday! E ricordatevi che mancano meno di due settimane al ritorno dei bimbi belli! :3

-violetsugarplum 


 
  
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