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Autore: palanmelen    28/05/2007    1 recensioni
Ed ecco il lieto fine (o quasi), dopo Pasta di sale e Si guardò le mani. Forse sono concetti che per me sono difficili da spiegare, ma spero di esserci riuscita almeno un po'.
Siccome tutto non si può sistemare con un colpo di bacchetta, né con un semplice "scusa". Ma si può chiedere una seconda possibilità, e sperare che ci venga concessa.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Snape'
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I've got no shame


Please don’t ever let me out of you…
I’ve got no shame, oh no, oh no…

Window in the skies – U2

 

 

-Sev! Scendi subito a riordinare i pastelli, birbante!-
Si tolse dalla sua esplorazione sotto il letto, sentendosi richiamare. Accidenti, dei pastelli si era proprio dimenticato!
Scese le scale saltando sui gradini, che erano ancora troppo alti, tenendo una manina sulle sbarre della ringhiera.
Quando saltava dall’ultimo gradino al pavimento, nel momento in cui il tonfo allegro riempiva il corridoio, la porta si aprì.
Alzò gli occhi, in alto alto.

Guardò giù e il sorriso che gli premeva contro le labbra da quel mattino esplose sul suo viso.
Il suo bimbo lo guardava con la bocca socchiusa, stranito.
S’inginocchiò per terra, di scatto, anche se gli dolevano tutte le giunture, avendo lavorato dalle cinque di mattina.
Ma allargò le braccia, sorridendo quasi al riso. Allungò le mani verso di lui, che sembrava confuso, indeciso su dove andare.
Ricambiò il suo sguardo, implorandolo con gli occhi.
Ricordati di me. Ricorda che sono tuo padre.

Si mosse esitante a piccoli passi, ed allungò anche lui le braccia, automaticamente, perché quelli erano gli occhi di papà, quelli buoni, non quelli arrabbiati; quelli saldi, non quelli vacillanti. Erano gli occhi di papà.
-Papà…-
Le loro dita si toccarono e le manine piccole di Sev sparirono strette dolcemente in quelle di suo padre.

Se lo tirò contro. Lo abbracciò, premendoselo contro il petto, dove il cuore gli batteva a mille.
Gli baciò la guancia, solleticandolo con i peli del volto.
-Scusa. Scusami, piccolo. Mi perdoni?- sussurrò con un filo di voce appena dietro al suo orecchio.
-Papà.-
Chiamami ancora così. Ti prego, fa che sia sempre il tuo papà.

Arrivavano dei passi svelti dalla cucina.
Alzò gli occhi senza lasciare il suo bambino.
Eileen aveva quello sguardo duro come onice che lo feriva, ma lo sostenne.
Lo so. Posso solo implorarti. Non mi vergogno a farlo, voi valete di più di qualsiasi orgoglio.

Sì, lei capì.
Non perdonò. Non poteva. Non subito. Non per Sev.

Bastava.

 

 

Good morning, folks!
Allora. Window in the skies . È la canzone di Tobias Snape, siori, ne sono convinta. Se un giorno scriverò l'apocalittica storia su come Tobias e Eileen si sono conosciuti, avrà quel titolo.
Con questa Ff chiudo il discorso che ho iniziato con Pasta di Sale ed ho continuato con Si guardò le mani.
Chiedo perdono. Non riesco a scrivere di padri cattivi.
Le persone non sono cattive. Lo diventano. Oppure hanno dei motivi, in alcuni momenti, per dare fuori di matto. Non dico siano da scusare, eh, sia chiaro, ma si possono capire.

 

  
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