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Autore: SmartieMiz    11/11/2012    1 recensioni
Kurt Hummel, chiamato Porcellana per la sua pelle candida, è un giovane ragazzo orfano di genitori. Abita in una grande villa con il perfido e vanitoso fratellastro Sebastian e il servitore Karofsky.
Kurt, sentendosi minacciato e in pericolo, scapperà e si imbatterà in sette bizzarri Warblers che diventeranno gli amici che non aveva mai avuto.
Qualcosa, o meglio, qualcuno, cambierà la vita di Kurt.
Rivisitazione di "Biancaneve e i Sette Nani" ambientata ai tempi di oggi con i personaggi di Glee!
«Specchio, servo delle mie brame, chi è il più figo del reame?», domandò Sebastian gelido ad uno specchio.
Era quella la fatidica domanda che il giovane Sebastian Smythe poneva allo specchio ogni giorno.
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Dave Karofsky, Kurt Hummel, Sebastian Smythe, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Welcome to my silly life
 
Kurt osservò per tutto il resto della giornata il bigliettino datogli da Blaine. Lì era scritto il suo numero e bastava solo un colpo di telefono per poter sentire la sua meravigliosa voce.
Se solo potessi sentire la sua voce, pensò Kurt rattristito. Sebastian non gli avrebbe mai permesso di fare una chiamata, ma si sa che tentar non nuoce.
Sebastian era appena uscito dalla villa quando Kurt gli corse incontro.
«Sebastian! Ti prego, oggi posso usare il telefono? Vorrei chiamare un ragazzo con gli occhi dorati e la voce meravigliosa che ho incontrato oggi mentre facevo le pulizie!», lo supplicò Kurt con due occhi imploranti: «Ti prego, ti prego, ti prego!».
Bene, già che ci sei dimmi pure nome e cognome!, pensò Sebastian sarcastico, poi con un sorriso beffardo pensò, beh, peccato per la povera Porcellana perché so anche quello!
«Non più di cinque minuti a telefono», rispose Sebastian glaciale per poi andarsene via.
Kurt restò con il biglietto tra le mani e un’espressione sorpresa sul volto. Come mai Sebastian aveva accettato senza esitare? O meglio, come mai Sebastian aveva accettato e basta?
Mai fidarsi di Sebastian Smythe: le sue parole avevano sempre un doppio fine.
 
Sebastian era nella camera con lo specchio quando ad un tratto sulla soglia della porta si presentò un David Karofsky preoccupato ed esitante.
«Sebastian, ti ho portato il cuore di Kurt Hummel, proprio come mi avevi chiesto».
«E l’hai messo in una busta con su scritto Giocattoli per tutti?!», Sebastian rise divertito.
«Ehm… sì», rispose Dave aprendo la busta e mostrandogli un cuore giocattolo.
«Oh, Karofsky, come fai ad essere sempre così fottutamente stupido?! Era ovvio che stessi scherzando, è vero, Kurt mi sta davvero sulle palle, ma non vorrei mai la sua morte».
«Da… davvero?», farfugliò Dave sorpreso rimettendo il cuore finto nella busta.
«Certo, credevi davvero volessi Kurt morto?», gli domandò Sebastian colpito.
«Ehm, in realtà ho pensato fossi serio», ammise Dave più sollevato: «Avevi due occhi folli e un sorriso sadico sul volto, ho pensato davvero fossi serio… e pazzo».
«Oh, Karofsky, non smetti mai di sorprendermi con la tua intelligenza», ridacchiò Sebastian avvicinandosi pericolosamente a Dave e buttando a terra la busta, poi gli baciò il collo con foga e disse: «C’è solo un modo per farti perdonare per la tua immensa stupidità, e lo conosci molto bene».
Dave non disse niente, si limitò a gemere di piacere quando Sebastian gli sbottonò bruscamente la camicia e la fece volare via in qualche parte della stanza.
«Ahi, stia attento, signor Smythe!», esclamò lo specchio con la voce ovattata dalla camicia.
Sebastian se ne fregò altamente dello specchio parlante e incominciò ad accarezzare la schiena e il petto di Dave provocandogli dei piccoli brividi, poi lo baciò sulle labbra, sul collo e sulla spalla.
«Dimmelo, Dave», sussurrò Sebastian mentre gli baciava e gli mordicchiava la spalla.
«Che cosa?», domandò il ragazzo perplesso.
«Dimmi che sono il più figo del reame», rispose Sebastian semplicemente.
Dave pensò che Sebastian fosse realmente pazzo a volersi sentire una cosa del genere, ma decise di soddisfare la sua richiesta per non farlo adirare.
«Sei il più figo del reame», gli disse Dave.
«Dillo di nuovo», gli sussurrò Sebastian catturando le sue labbra in un bacio.
«Sei il più figo del reame», ripeté Dave scocciato.
«Dillo senza sbuffare», fece Sebastian.
«Sei il più figo del reame», ripeté Dave per l’ennesima volta e con un tono sicuro di sé.
«Così mi piaci, Karofsky», fece Sebastian con un sorrisetto compiaciuto.
Sebastian sfilò la propria camicia lanciandola addosso al povero specchio che rischiava veramente di soffocare. Sebastian continuò a baciarlo avidamente sulle labbra, sul collo, sulla spalla, insomma, dappertutto.
«Lo sai di cosa sono pazzo, Dave?», gli sussurrò Sebastian in corrispondenza dell’orecchio.
«Non lo so», rispose Dave. Essere chiamato per nome con un sussurro, essere baciato sul collo e sentire il respiro affannoso di Sebastian così vicino di certo non poteva farlo ragionare e pensare lucidamente.
«Di te», sussurrò il ragazzo sorridendo maliziosamente.
 
Era pomeriggio quando Kurt, felice, alzò la cornetta e compose entusiasta il numero di Blaine.
«Kurt, ciao!», lo salutò calorosamente la voce del ragazzo.
«Oh, ciao, Blaine! Come stai?».
«Bene, tu?».
«Bene».
Ed ecco che cadde un silenzio imbarazzante che provocò le timide risate di Kurt e quelle divertite di Blaine.
«Ti va di chiacchierare un po’? Giusto cinque minuti perché serve il telefono al mio fratellastro», fece Kurt. In realtà il telefono non serviva a Sebastian, ma gli aveva detto esplicitamente di non stare più di cinque minuti a telefono.
«D’accordo», rispose Blaine e Kurt immaginò stesse sorridendo: «Quanti anni hai?».
«Diciassette compiuti da poco», rispose Kurt, poi chiese esitante: «E tu?».
«Auguri in ritardo», ridacchiò Blaine, poi rispose: «Io ne ho sedici».
«Ah», fece Kurt. Non sapeva cosa domandare a Blaine.
«Che scuola frequenti?», domandò Blaine curioso.
Non avrebbe mai dovuto chiederglielo. Kurt non sapeva come rispondere.
«Pronto? Ci sei, Kurt?», la voce di Blaine lo riportò alla realtà.
«Io non vado a scuola», rispose Kurt con rammarico.
Blaine notò la tristezza nella voce del ragazzo.
«Scusami, forse non avrei mai dovuto chiedert…».
«Oh, no, non preoccuparti affatto!», cercò di tranquillizzarlo Kurt sincero: «È così difficile la mia situazione… vorrei tanto parlarne con qualcuno».
Kurt aveva bisogno di parlare dei suoi problemi con qualcuno e un perfetto sconosciuto come Blaine gli sembrava la persona più adatta. Qualche volta aveva provato a parlare con Dave, ma sapeva che poi Sebastian lo metteva sotto torchio per sapere cosa si dicevano.
«Non ci conosciamo bene, o meglio, ci siamo conosciuti soltanto oggi, ma ti assicuro che se vuoi sfogarti con qualcuno puoi confidarti con me», gli disse Blaine.
Blaine aveva una voce così calorosa, sincera e rassicurante e Kurt non poté non fidarsi di lui.
«D’accordo, adesso ti parlo di me. Benvenuto nella mia stupida vita».
«Sbaglio o è un verso di Perfect?», domandò Blaine di sicuro con un sorriso.
E Kurt ricambiò.
 
Kurt era stato un quarto d’ora a telefono con Blaine. Non era così tanto, ma per un ragazzo come lui che non aveva amici e che quindi non poteva mai parlare con nessuno era un gran bel traguardo.
Fortunatamente Sebastian non si era accorto che Kurt aveva infranto le sue “regole”, forse era impegnato a fare qualcosa di più interessante che rompere le palle al fratellino.
Dopo quella telefonata Kurt si sentì sollevato. Aveva parlato molto brevemente di suo padre Burt che era morto alla sua nascita e che quindi non aveva mai conosciuto e poi gli aveva parlato di sua madre Elizabeth. Sua madre, rimasta vedova, si era risposata con un uomo di nome Jérôme Smythe e avevano dato alla luce (o meglio, alle tenebre) il piccolo Sebastian Smythe. Quando Kurt aveva sedici anni e Sebastian quindici, Elizabeth e Jérôme morirono in un incidente stradale. Fu un grande trauma per i due ragazzi. Sebastian non era mai stato simpatico nei confronti di Kurt, ma il suo carattere peggiorò sempre più dopo la morte del padre e della matrigna. Prendeva in giro Kurt molto pesantemente, di sera andava nei locali per poi tornare alle quattro del mattino, obbligava il fratellastro a cucinare e a pulire la casa perché lui si scocciava di aiutarlo, restringeva gli spazi di Kurt e in pratica lo costringeva ad essere il suo schiavetto, si era procurato uno specchio (Kurt era sicuro di aver sentito Sebastian blaterare da solo davanti a quello specchio) e si era anche trovato un amichetto con cui abitare insieme. Dave era sempre stato abbastanza gentile nei confronti di Kurt, ma non sapeva comunque se fidarsi di lui.
Inoltre Sebastian aveva smesso di andare a scuola e ovviamente aveva costretto anche Kurt e Dave a fare lo stesso.
 
Blaine aveva ascoltato quella storia amareggiato. Perché la vita di Kurt era stata così crudele e tutt’ora era così difficile? Aveva prima perso il papà alla nascita, poi la mamma, poi il patrigno che a quanto pare non era così antipatico come il figlio e poi si era ritrovato ad abitare con un perfido fratellastro di sedici anni malato di protagonismo.
Blaine aveva rassicurato Kurt dicendogli che la ruota gira.
Coraggio, Kurt, la ruota gira: prima tocca a lui, poi a te, gli aveva detto Blaine cercando di trasmettergli tutta la forza e il calore dei suoi sorrisi.
 
«Karofsky, mi sorprendi sempre di più», si complimentò Sebastian compiaciuto con un ghigno.
I due ragazzi erano sdraiati sul letto di Sebastian ed erano sotto le lenzuola che lasciava scoperti solamente i loro petti.
«Finalmente l’hai capito», gli sussurrò Dave malizioso.
Sebastian si voltò verso di lui e catturò le sue labbra in un bacio intenso.
«Ma come sei provocante oggi», gli sussurrò il ragazzo sulle labbra con ancora più malizia, poi gli disse: «Senti, io stavo pensando a Kurt…».
«Cosa?! Noi due lo facciamo e tu pensi a tuo fratell…».
«Calma, sciocco Karofsky che non capisce mai niente», lo fermò Sebastian, poi gli prese il viso tra le mani, gli accarezzò lievemente la guancia e gli disse: «Non voglio uccidere il mio fratellastro, che sia chiaro che scherzavo, ma voglio un po’ divertirmi dandogli filo da torcere».
«Non chiedermi di essere tuo complice», sospirò Karofsky sbuffando.


Angolo Autrice

E così Sebastian alias la strega cattiva vuole dare del filo da torcere a Kurt... mm! ;)
Triste la storia di Kurt, vero? Ma anche quella di Sebastian lo è... :(
Ringrazio tutti coloro che leggono e recensiscono, al prossimo capitolo! :D

   
 
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