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Autore: Bia_25    11/11/2012    2 recensioni
Due ragazze con tanta voglia di conoscere il mondo scappano di casa e iniziano la loro avventura che le porterà a viaggiare per l'Europa...e non solo!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sveglia. È probabilmente la cosa che odio di più dopo la scuola. Ma quel giorno era diverso, era l’ultimo giorno che avrei sentito quel rumore assordante nelle orecchie quando ancora il sole non era sorto, o almeno, lo sarebbe stato fino al prossimo odioso e insopportabile settembre. Almeno per un po’ potevo staccare la spina, dimenticare le facce dei miei amatissimi professori, compagni, autisti del bus, bidelli … insomma, tutto quello che era legato alla mia noiosa  routine e lo sarebbe stato ancora per un po’.
Ero immersa nei miei pensieri quella mattina, non ascoltavo nessuno, non ridevo, non mi divertivo con i miei compagni che, come ogni anno, si dilettavano in cori contro la scuola e i professori. Non ho nemmeno mangiato le patatine, i pop corn e le torte che avevamo portato per festeggiare la fine dell’anno scolastico. Non so che cosa mi aspettavo da quell’estate. Volevo solo renderla un po’ diversa dal solito. Ormai avevo 16 anni, non potevo continuare a rispettare diligentemente lo “schema” preparato dai miei genitori ogni anno. Dovevo partecipare al Grest organizzato dal mio oratorio, poi sarei stata per ben 1 mese e qualche settimana in Puglia con la mia famiglia. Per famiglia si intende la bellezza di due fratelli, genitori, tre nonni, due prozii e due zii, tutti stipati in due case con due camere ognuna. Uno spettacolo! E come se non bastasse, dato che non c’era abbastanza spazio per tutti, io e mia sorella saremmo state sbattute in tenda nel giardino della nostra casa. Insomma, mi piace la tenda e anche tanto, ma il mio concetto di campeggio è un po’ diverso dal rinchiudersi in una tenda da arrampicatori dell’Everest con la propria sorella nel giardino della casa del mare a due metri dai tuoi genitori. A chiunque non farebbe piacere una cosa del genere! E poi sarei stata lontana per un sacco di tempo dai miei amici e dal mio cavallo (che adoro). Non ho molti amici, non mi piacciono i modelli di simpatia e popolarità che rendono centinaia di ragazzi e ragazze tutti uguali. Le mie amiche sono diverse da loro, un po’ come lo sono anche io; e poi, lo dico perché è vero, è meglio avere 3 o 4 amicizie vere che 200 persone che ti sbavano dietro solo per la firma dei tuoi vestiti o il trucco più appariscente. 
Mi perdevo in tutti questi pensieri filosofici e cercavo di immaginare come sarebbe andata la mia vacanza quando mi si avvicinò un ragazzo. Ero sul bus, di ritorno da scuola. Il caldo era insopportabile e il bus era sovraffollato, troppo sovraffollato. Sentii una voce.
-Ei, ti va di venire a ballare stasera?
 Alzai lo sguardo, annoiata. Era lui, era il ragazzo a cui andavo dietro come una pazza sclerotica da più di un anno senza che succedesse mai qualcosa. Qualche sguardo, qualche saluto, ma niente di più. Principalmente sono timida, soprattutto con i ragazzi, anche se poi mi sciolgo non riesco mai a rompere il ghiaccio a meno che lo faccia qualcun altro per primo.
 Balbettai un ciao confuso e arrossii, poi dissi:
-Si, va bene, con piacere!
 Ero impacciata e inoltre sapevo che i miei non mi avrebbero mai dato il permesso di uscire quella sera, o almeno non per andare in discoteca. Sono molto tradizionalisti e mi accordano quasi tutto, ma sulla discoteca sono davvero irremovibili. Feci la strada fino a casa con lui, chiacchierammo del più e del meno: scuola, speranza di promozione, progetti estivi. Alla fine ci salutammo, prima che entrassi in casa però mi richiamò.
-Bianca …
 Ci fu una pausa di silenzio imbarazzante, poi mi disse
-Allora a stasera!
-Ciao Rich, a stasera!
 Non lo so, c’era qualcosa di meraviglioso nel modo in cui aveva pronunciato il mio nome, mi fece venire i brividi. Non mi ero mai innamorata seriamente di qualcuno, e non ero sicura di volerlo fare, non volevo impegnarmi  in ora storia, ma allo stesso tempo lui mi attraeva un sacco. Era abbastanza alto, non troppo magro, muscoloso, capelli scuri, taglio moderno, occhi castani, jeans, orecchino … insomma, era il mio tipo!  
****
-Gre, aiutami! Sono nella  merda.
-Sempre fine tu eh! Dimmi, cosa hai combinato questa volta?
-Ho detto a Rich che stasera vado al Monkey’s con lui, ma i miei non mi daranno mai il permesso. Adesso cosa faccio? Non posso dirgli di no!
-Un momento!! Stai parlando del Rich che penso io? Quel Rich?
-Si, poi ti racconterò! Adesso aiutami! Non possiamo andarci insieme e tua mamma ci copre? Quando siamo andate alla festa della Jo l’ha fatto!
-Si, ma è diverso! Quella volta eravamo a casa sua, non in un locale. E poi sono in castigo, non provo nemmeno a convincerla perché sarebbe peggio. Lo sai, è buonissima, ma quando le si risponde male non ne vuole più sapere. Mi dispiace.
-Ok, allora io sono a casa tua e tu a casa mia. Fidati, non lo scopriranno.
-Devo dire che è un piano davvero brillante, se non fosse per il fatto che non abbiamo un posto dove dormire. Giusto per chiarire, io per strada non dormo!                                                                                                                             Ci sono: andiamo da mio papà! Stanotte non è a casa e io ho le chiavi. È a Portimao, in Portogallo, per una gara e ritornerà settimana prossima.
-Grande! L’ho sempre detto che sei una ragazza intelligente! Dai allora ci vediamo stasera in città. Adesso vado in maneggio. Ciao bella!
****
Quella sera quando già era buio pesto presi la moto. La mia moto è una delle cose di cui vado più fiera in assoluto: è una moto da cross rossa fiammante. Non faccio gare di cross né niente di simile, solo che il mio spirito un po’ ribelle e unico ha fatto si che io insistessi fino a che i miei genitori non avrebbero ceduto. Non volevo una di quelle motorette insignificanti che hanno tutti, con il casco rigorosamente abbinato al colore della moto, preferibilmente rosa shocking, non ero proprio la tipa! Come avevamo stabilito dissi ai miei che quella sera sarei andata a dormire dalla Greta, e lei fece lo stesso con sua madre. Ci ritrovammo sotto la casa di suo papà, mi fece sistemare velocemente la moto nel garage per evitare che qualcuno dei vicini si insospettisse e poi salimmo in casa per prepararci. Io indossavo un vestito aderente di pizzo abbastanza corto con degli stivaletti bassi con le borchie, niente tacchi! Lei invece aveva un vestitino senza spalline bianco panna, stretto fino alla vita che poi scendeva morbido fino a sopra il ginocchio. Indossava delle scarpe nere con il tacco che le stavano benissimo, primo perché sa camminare con stile e disinvoltura e poi perché le slanciano le gambe, dato che è un po’ più bassa di me. Mi raccolsi i capelli in una coda alta, mentre Greta li lasciò sciolti. Ha dei capelli bellissimi: sono ricci e folti, e non si riescono a raddrizzare nemmeno dopo un giorno di piastra. Mi piace un sacco giocare con i suoi ricci, sembrano delle molle e glieli scompiglio sempre tutti per farla arrabbiare.
Dopo circa mezz’ora eravamo pronte. Il locale era vicino a casa di suo padre, quindi lo raggiungemmo a piedi in pochi minuti. La fila per entrare era davvero tanta, e la pazienza scarseggiava. Mi sentivo nervosa perché avevo paura di essere vista da qualcuno, ma allo stesso tempo non vedevo l’ora di entrare e scatenarmi. Dopo 10 minuti arrivò Rich, mi salutò con un bacio sulla guancia, ma aveva uno strano comportamento, sembrava annoiato. Cercai di alleggerire l’atmosfera, ma mi sa che il suo atteggiamento era dovuto alla presenza di Greta. Non vedo altre spiegazioni, anche perché la mattina stessa era allegro e simpatico. Finalmente arrivò il nostro turno. Il buttafuori chiese con voce inespressiva e grezza:
-Signorine mostratemi la carta d’identità!
Io e la Gre ci guardammo un attimo, poi esclamammo all’unisono
-CAZZO. LA CARTA D’IDENTITA’
Tutti si girarono per guardarci e Rich si irrigidì. Cercammo in tutti i modi di convincere quel bestione in giacca e cravatta che avevamo ampiamente superato l’età di 16 anni, ma non ne volle sapere: non ci faceva entrare!
Fummo costrette ad andarcene, chiesi a Riccardo se voleva venire a fare una passeggiata con noi sul lungo lago. Per mia estrema sorpresa accettò.
Si alzò il vento e la Gre disse che faceva un salto in casa per cambiarsi, se no sarebbe congelata. Nonostante fosse giugno quando c’era il vento sul lago l’aria era fresca, e in più lei è una tipa molto freddolosa. Rimanemmo noi due soli. Non sapevo cosa dire per rompere il silenzio.
-Senti, mi dispiace che ci sia con noi la Greta, solo che era l’unico modo che avevo per uscire con te stasera. Siamo a casa di suo padre, che è via, di nascosto dai nostri genitori e …
Non mi fece finire la frase
-Stai davvero facendo questo per me? Non voglio che finisci nei guai per colpa mia.
Non sapevo cosa dire. Era così carino, non ci potevo credere che stava succedendo davvero.
-Si, cioè, anche … voglio dire …
Mi baciò.
 
Ciao ragazzeee! :)
Mi chiamo Bianca, e questa è la mia prima FF.
Mi sto impegnando molto per scriverla, quindi spero vi piacciaaa. :3
Gli One Direction non entreranno da subito nella storia,
si fanno aspettare i ragazzi! AHAHAHA
RINGRAZIO IN ANTICIPO TUTTI QUELLI CHE LEGGERANNO LA MIA STORIA!
Se vi piace recensite, mi raccomando! <3
Ciaoo bellii.
-B.
  
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