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Autore: minajj    11/11/2012    3 recensioni
Cato's Hunger Games.
Questa storia si basa sugli Hunger Games di Cato. Sono gli Hunger Games visti dal suo punto di vista. Scoprirete le sue emozioni, le sue paure, le sue gioie. Vi ritroverete in un triangolo amoroso.
Rimarrete col fiato sospeso ad ogni morte. Buona lettura.
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caesar Flickerman, Cato, Clove, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
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Cato's Hunger Games.
 

L'ansia è l'interesse che si paga su un guaio prima che esso arrivi.

 

Le mie mani sudano,
non mi sento le gambe.
Incrocio il suo sguardo.
Uno sguardo di paura.

 

Vivo con l'ansia addosso,
il mio stomaco
somiglia ad un mare mosso.
Il mio cuore batte forte,
combatterò la morte.
 

I suoi occhi brillano. Una lacrima le riga il viso. Le prendo le mani e le stringo più forte che posso. Poi la porto a me e la bacio un'altra volta.
- Ora vado. - le sussurro nell'orecchio sinistro.
- Vai. - Clove mi ricambia il sussurro - Ricordati la promessa. - si stacca da me ed esce dalla stanza. La vedo entrare in una stanza e chiudere la porta, poi il silenzio.

Con un cigolio la porta di casa si apre, e mia madre è davanti a me. Mi prende la mano e mi accompagna in camera. Sul letto nel suo massimo splendore, il completo di mio padre. Blu la giacca, così come i pantaloni. Allungo la mano per toccarli. Forse quello è l'unico ricordo che ho di mio padre. Mi manca, troppo. La sua mancanza nella casa si sente ogni giorno. Non sopporterei di lasciare mia madre da sola: per questo non ho intenzione di offrirmi volontario, anche per Clove, ma questo è il primo. Vengo fermato da lei, che mi gira e mi abbraccia. Il calore del suo corpo riscalda il mio, che è gelido. Mi prende la mano e ci sediamo sul letto. Appoggio la mia testa sulle sue ginocchia e chiudo gli occhi. Lei comincia a cantare:
Dormi bambino,
tra le mie braccia,
non pensare a quella bestiaccia.

Non svegliarti:
sei al sicuro,
chi ti tocca lo catturo.

Non far caso all'emozione,
non pensar all'agitazione.

Riposa il cuore,
non pensare.
Ci son io a guardare.


Lentamente apro gli occhi e noto le lacrime sul suo volto. Spontaneamente piando anche io. Questa canzone me la cantava spesso mio padre. Non ha un senso, ma per me e mia madre è molto importante: da una parte ci ricorda papà, dall'altra è un portafortuna per la mietitura. Tutti gli anni la cantiamo, e tutti gli anni non vengo sorteggiato. Sono forte, lo so. Maneggio la spada in un modo incredibile, per i miei 17 anni. Ma non so se sarei in grado di riuscire a sopravvivere nell'arena, anche se sono un Favorito.
In questo momento però sto pensando a Clove. Se venisse estratta e nessuno delle ragazze di offrisse volontaria? Sarebbe la fine. Devo starle accanto. Suo padre aspetta da tanto che sua figlia di offra volontaria, ma Clove non ne ha intenzione. Lei è bravissima coi coltelli. Quattro anni fa, quando aveva 12 anni, la vedevo allenarsi per la sua prima mietitura, nel caso venisse estratta. Maneggiava quei coltelli con tanta facilità, come se fossero piume. La vedevo lanciare cinque o sei coltelli in un colpo solo e centrare il bersaglio a quindici metri di distanza, dritto al cuore. E' una forza della natura. Forse lei riuscirebbe a sopravvivere: è una ingamba
- Vai a prepararti piccolo. - Mia madre mi da un bacio sulla fronte. Mi sposta i capelli biondi dagli occhi ed esce dalla stanza. Per un paio di minuti rimango lì, disteso sul letto con la mente immersa di pensieri. Poi la sirena annuncia i cinque minuti alla mietitura. Qualcosa mi dice che anche quest'anno arriverò in ritardo. Con il viso rigato dalle lacrime mi infilo il vestito di velluto del mio babbo. Dò una spazzolata ai miei biondi capelli, e infilo i mocassini.
Per strada non c'è nessuno, genitori e figli sono già tutti in piazza. 
Accelero il passo. In meno di un minuto arrivo al banco per la registrazione. Come ogni anno mi faccio pungicare l'indice delle mano sinistra. Ormai non sento più dolore, e come se in quel punto mi fossi fatto il bagno nello Stige. L'ago mi rimbalza sul dito, ma è solo quello che sento io.
Mi sistemo tra i ragazzi della mia età.
- Cato - dice una voce vicina a me - sei sempre in ritardo!
Mi giro in direzione della voce, e la trovo. E' dietro di me. E' Joe. Joe ha sedici anni, perciò è nella fascia dietro di me. E' un ragazzo simpatico, serio e saggio. Porta gli occhiali ed ha i capelli ricci. Gli occhi verdi smeraldo. Passo molto tempo con lui in palestra, è il solito 'nerd': non sa maneggiare nessun'arma. E' un fallimento, non resisterebbe un giorno nell'arena, morirebbe appena sceso dalla piattaforma.
- Ciao anche a te Joe. - gli faccio un sorrisetto ironico e mi giro verso il palco. In quel preciso momento, Claris mette piedi lì sopra. Le luci si accendono e un occhio di bue viene puntato su di lei, risaltandone il colore verde limone della parrucca. Comincia il suo discorso sulla ribellione dei Distretti e fa partire il filmato. Non lo seguo, cerco tra le ragazze dei quindici anni Clove. Finalmente incrocio il suo sguardo. Le mimo con le labbra le parole 'Ti amo', lei mi risponde con un 'Anche io.'
- Benvenuti, benvenuti. - la voce di Claris rimbomba per tutta la piazza, poi continua: - Benvenuti ai 74esimi Hunger Games, e posso la fortuna essere sempre a vostro favore.
Si da un colpetto sul cuore, si aggiusta i 'capelli' e si avvicina alla ciotola delle ragazze. Infila la mano e tira fuori un biglietto. Torna al microfono.
Apre il foglio. Là sopra c'è scritto il nome della povera ragazza che quest'anno sarà il tributo del Distretto 2. Avvicina le labbra verdi al microfono e pronuncia il suo nome: - Cory Clark.
Non ci credo. Cory è la sorellina di Clove. Ha dodici anni, e questo è il suo primo anno. Rimango fermo a pensare, poi realizzo: se Cory è stata estratta, Clove si offrirà volontaria. Non può farlo.
Prima che potessi fare qualcosa, vedo la mano di Clove alzarsi, e Claris indicarla. Sento i pianti soffocati di Cory, le sue urla. Vedo Clove avvicinarsi al palco. Riesco a incrociare il suo sguardo, uno sguardo affranto, per aver rotto la sua promessa. Cerco di farle capire che non importa, ma riesco solo a fargli vedere una mia lacrima, prima che scompaia dalla mia vista. Riprendo poi a vederla sul palco, alla sinistra di Claris, che si avvicina piano, piano alla ciotola dei ragazzi. Prende un biglietto e pronuncia il seguente nome: - Lucas Hols.
Ora so che fare.


 

  
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