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Autore: AthenaSkorpion    11/11/2012    1 recensioni
E se Teti fosse riuscita a salvare nella sua integrità il corpo del futuro eroe che sarebbe stato Achille?
Se il tallone che lo portò alla morte fosse stato immortale esattamente come tutto il resto?
Gli Dei avrebbero tremato.
P.S. Questa storia è in collegamento fuori trama con "La mela di Eris".
Genere: Avventura, Guerra, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Vieni avanti, figlio di Peleo.

Achille, a testa alta, avanzò nella casa di Zeus. Sotto i suoi piedi scorsero metri di marmo tanto candido da splendere nella penombra mentre piccoli mulinelli di nebbia celeste si sollevavano ad ogni suo movimento. Alle sue spalle l'uscio parve spegnersi e a ogni passo che faceva la strada già percorsa spariva, archi, colonne, statue, ogni cosa, ma l'ambiente rimaneva ancora gigantesco. Achille si stancò ben presto di camminare tanto per raggiungere Zeus, quindi semplicemente mutò forma, diventando di proporzioni gigantesche e, in quattro passi, fu da lui. Di fronte al Re degli Dei tornò alla sua misura originaria e scoprì che la parte di palazzo sparita dietro di sé aveva ripreso solidità in un muro che circondava i due Dei in quello che aveva le sembianze di un magazzino del grano.

- Achille, sei il benvenuto nell'Olimpo!

Zeus abbracciò Achille fin quasi a strozzarlo e nei suoi occhi il Nuovo Dio vide qualcosa che lo turbò. Achille era sempre stato empatico, aveva guidato i suoi uomini facendo leva sulla fiducia e mai sul suo potere e aveva da sempre avuto la capacità innata di vedere le bugie altrui, così come quella di mentire meglio a sua volta.

- Porgo i miei ringraziamenti, Zeus. Chiedo anzi scusa per il mio oltraggio.

L'aura di Zeus fremette e i due esseri dorati, così vicini, parvero la medesima cosa. Zeus aveva degli occhi infossati color di brace e Achille vi lesse ira repressa, confermata dalla smorfia breve ma ben visibile che avevano formato le carnose labbra del venerando.

- Non ne parliamo, i figli si perdonano.

Zeus pose un braccio sulle spalle di Achille, che si bloccò.

- Io non sono tuo figlio-rispose il giovane senza dare alcun tono alla voce.

Zeus chiuse gli occhi e sospirò.

- Achille, tua madre evidentemente non ti ha mai raccontato che tu sei figlio di Peleo solo formalmente.

Achille si allontanò dal braccio di Zeus e lo fissò negli occhi.

- Io sono tuo padre. Teti si è concessa a me dandoti un grande privilegio. Ecco il perché della tua aura così simile alla mia, ecco perché ora sei un dio.

Achille spalancò gli occhi, confuso.

- Quindi Peleo... lo sa?

- No, né deve saperlo, sia chiaro. Non è mai un bene mentire tanto a lungo per poi rivelarsi quando è tutto organizzato.

Achille annuì e fece un sorriso imbarazzato.

- Non sapevo di essere tuo figlio, chiedo ancora scusa per ogni disturbo che ho arrecato, farò ogni cosa per il bene dell'Olimpo, questo è un giuramento sacro.

Zeus parve distendersi e con lui la sua aura, che virò al giallo tenue.

- Non avrei mai pensato il contrario! Figlio mio, sei degno di tuo padre! Ora, ho sentito che non hai ancora un potere! Prendi tutta l'ambrosia che vuoi, nel frattempo. Cercheremo insieme il tuo talento.

Zeus guidò Achille a una giara di bronzo senza ornamenti e aprì il coperchio. Un odore indescrivibile giunse alle narici di Achille. Un'essenza che pareva di miele, cannella, chiodi di garofano, sesamo, fichi, menta e agrumi allo stesso tempo. Una resina liquida e, al solo vedersi, rinfrescante apparve sotto gli occhi di Achille con mille sfumature e tonalità iridescenti del verde. Solo allora Achille si rese conto di averne davvero bisogno, sentiva le vene svuotate.

- Prendila, per ora questa è tua. Inoltre, tu sarai da oggi il guardiano dell'umanità. Qualunque misfatto venga punito, guida le Erinni ma lascia illesi i ladri. A loro Dioniso ha offerto protezione. Ora va', Apollo forse ha delle notizie da darti.

Achille annuì, fece un piccolo inchino riconoscente e disse:- Grazie ancora, padre-portando con sé la giara.

Razza di bugiardo, pensò subito dopo.

 

Ho bisogno del tuo aiuto. Ecco ciò che Achille aveva sussurrato nella lotta. Ares era inquieto. Era la prima volta che un dio chiedeva aiuto a lui anziché a qualcun altro. Lui era la feccia, mantenuta sull'Olimpo per pietà. Aveva finto bene? Era riuscito a far capire ad Achille di aver udito la sua richiesta?

E poi un'altra cosa lo turbava.

Vide Achille uscire dalla dimora di Zeus con una giara. Achille lo trovò con lo sguardo e arrivò da lui.

- Ares, dunque mi hai sentito!

- Achille, devo dire che mi hai sorpreso molto.

Achille depose la giara ai piedi di Ares.

- Ares, ho davvero bisogno del tuo aiuto.

- L'hai già detto, questo. Ora spiegami in cosa posso esserti d'aiuto-sbuffò il dio, agitando l'ombra nera che lo circondava. Achille annuì.

- Quanto impiega un dio a morire per inedia?

Ares spalancò gli occhi e rise:- Inedia? Morire? Gli Dei non muoiono, possono solamente indebolirsi.

Achille annuì con una serietà che lasciò il dio della guerra perplesso.

- Achille, posso chiederti per quale motivo vuoi proprio il mio aiuto?

Achille si avvicinò un po' di più e mormorò:- Secondo te possono sentirci?

Ares non rispose, alzò le mani e scosse la sua aura. Una vampata di calore avvolse Achille, che si trovò circondato dalla nera nebbia di Ares. Achille era ora invisibile a chiunque tranne Ares, che aveva avvolto il suo interlocutore come se avesse un mantello.

- Ares, voglio distruggere l'Olimpo.

Il dio della guerra ridacchiò e disse:- Be', io ci provo da secoli e guarda cosa ho guadagnato. Come intendi farlo?

- Volevo far odiaer Zeus in modo che gli umani non si fidassero più e non dessero più sacrifici, ma non morirebbe mai e anzi farebbe udire la sua ira e chiederebbe ambrosia a chiunque dio abbia abbastanza timore di lui...

Ares fece sparire dalla faccia l'espressione divertita e capì ciò che Achille voleva fare.

- Oh.

- È una cosa troppo grande per me. E poi sai che ne andrebbe anche...

- Sono pronto-lo interruppe Ares deciso- Lo odio, lo odio con tutto il cuore, odio tutto di lui e del suo modo di fare. Se anche io ne debba morire, avrò la mia rivincita. E abbiamo anche degli alleati.

Achille lo guardò interrogativo.

- Ti ci porterò al più presto.

Sciolse la nebbia nera e Achille guardò riconoscente Ares.

- Ah, a proposito, grazie per avermi dato la vittoria, prima.

Ares fece un sorriso di sbieco che parve illuminare il suo volto così bello e selvaggio.

- Ah, no, mio caro. Ho lottato con tutte le mie forse, nel duello.

Detto ciò, sparì.

 

- Apollo, Zeus mi ha mandato da te.

Achille fissò Apollo e quest'ultimo abbandonò lo stylo e la tavola per scrivere, in ascolto. La sua aura celeste tremolò, curiosa.

- Voleva che mi aiutassi a trovare il mio potere, con le tue visioni. Mi ha assegnato momentaneamente un piccolo incarico, ma voglio trovare il mio destino.

Apollo annuì e gli disse:- Achille, quello che ho da dirti lascia interdetto anche me. Io non riesco a vedere il tuo destino.

Achille rimase un attimo immobile, vagamente deluso.

- Sono serio, Achille, mi preoccupi. Quei fiori attorno alla tua testa, non sono nulla di buono. Nussun altro dio ha delle voglie così significative, o meglio, nessun dio ha dei segni in generale. Quell'aura d'oro è qualcosa di straordinario, un sovvertimento dell'equilibrio naturale delle cose. Gli Dei sanno sempre qual è il loro potere mente tu non ne hai la minima idea, tu non sei un Dio, tu non sei umano, tu non sei nulla che io conosca!

Achille fu ferito da quelle parole ma proprio quando stava per rispondere, Apollo continuò:- Io sono davvero preoccupato per te. Se c'è qualcosa che posso fare per aiutarti, dimmelo.

Achille abbassò la testa e andò via senza dire altro.

 

Secondo voi, qual è il piano di Achille? 

   
 
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