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Autore: MissElectric    11/11/2012    3 recensioni
"Il frontman mi pianta un calcio nel sedile insultandomi, ma ora so che le cose
potrebbero realmente andare alla grande.
Ed è così che gli Oasis stanno per diventare delle fottute rockstar."
Do you know what I mean? (The Chief)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
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"Liam è l'idolo delle ragazze, io no. Io sono l'idolo degli idoli"
Noel Gallagher


 


( mesi dopo..)


Appoggiato al muro dello studio di registrazione osservo i ragazzi prepararsi ad incidere. Il concerto di ieri sera è stato un fottuto successo qualcosa di indescrivibile, energia alla massima potenza, è stato come farsi tre wiscky e due Benson in una volta sola. Una bomba.
Portèo ancora sulla pelle i segni post-sbronza della sera precedente e il mal di testa e l’umore nero sono solo alcuni dei segni tangibili dell’alcol nel mio corpo.
Oltre ogni previsione gli Oasis stanno andando alla grande; MacCarroll è carico quanto bastava, Guigsy e Bonehead si tengono testa l’un l’altro dovendo sistemare la faccenda del viaggio in aereo e Our Kid è abbastanza bastardo e maledetto da far impazzire tutte le pollastrelle urlanti e vogliose di sesso che si ammassano contro al palco mentre a me restano le quarantenni arrapate. Ed ecco gli Oasis, con le mie canzoni, la mia chitarra e l’atteggiamento giusto.
Lancio uno sguardo all’orologio: le 17.30. Fuori la pioggia cade fitta su Los Angeles, uno di quei temporali improvvisi e potenti sta allagando la città; forse sono gli Oasis a portare pioggia. Di Liam, nemmeno l’ombra.
Afferro la chitarra, irritato, cominciando a strimpellare qualche accordo, mi manca ancora quella fottuta canzone come singolo per il nuovo disco e la casa discografica mi stava con il fiato sul collo. Dopo l’incontro con Lyla in aereo sono riuscito a buttare giù qualche strofa ma mancava ancora la melodia giusta, manca ancora LA canzone.
La porta dello studio si apre all’improvviso e Our Kid entra ciondolando sulle gambe con i capelli bagnati e una birra tra le mani.
“Alla buon’ora!” gli dice Bonehead afferrando la sua chitarra “The Chief stava per dare di matto!”
Fulmino con lo sguardo Bonehead, il quale sorride divertito tornando alla sua chitarra.
Liam beve un ultimo sorso dalla sua birra per poi infilarsi le cuffie e cominciare a cantare non appena io attacco con la chitarra mentre gli altri mi seguono. Ecco le nostre incisioni: molta musica, poche parole: forse è questo l’equilibrio giusto, l’unico modo che mi impedisce di fare a botte con mio fratello.
Le ore passano veloci finchè, alle nove, non spegniamo le luci uscendo dallo studio. Los Angeles è l’opposto di Manchester, di giorno c’è troppo caldo e di notte troppe luci artificiali, ci sono casinò e sexy shop ogni cinque metri e ho il sospetto che Our Kid li abbia già provati tutti..
“Andiamo a farci un giro?” propone MacCarroll alla band una volta che siamo sulla strada.
Alzo le spalle annuendo mentre mi infilo tra le labbra l’ennesima Benson per poi fermare un fottuto tassista americano e spiegargli con un “inglese comprensibile” (come già troppi americani hanno richiesto) dove portarci.
“Digli di andare al RedLight” s’intromette Liam mentre sto per dare informazioni all’americano.
“Che cazzo è?” gli chiedo espirando il fumo della Benson nella macchina.
“E’ una specie di night.. mi hanno detto che nei dintorni è il migliore, e poi ci sono delle tipe..” mi risponde Our Kid.
“Ha sentito?” chiedo semplicemente al tassista stravaccandomi sul sedile posteriore di fianco a mio fratello.
L’uomo annuisce lanciandomi un’occhiata astiosa per poi cominciare a zigzagare tra il traffico di L.A.
 
Il RedLight èsicuramente uno di quei luoghi da frequentare da mezzanotte in poi (ed è infatti intorno a quell’ora che ci arriviamo): luci soffuse, belle ragazze, cameriere super sexy e alcolici a volontà. Ci sediamo ad un tavolo circolare, abbastanza appartato, mentre una musica assurda (un misto tra dance e techno) pompa nelle casse con luci intermittenti che illuminavano un piccolo palco.
“Questo è il paradiso!” dice Guigsy fissando una ragazza prorompente avvicinarsi al bancone.
Sorrido nel vederlo avvicinarsi a lei affermando, come fa da quando gli Oasis ahanno fatto il loro primo concerto all’estero, che lui è IL bassista.
“Vi porto qualcosa ragazzi?”
Alzo lo sguardo sulla cameriera alta e bionda dalle labbra carnose e il decolleté in bella mostra che si è avvicinata al nostro tavolo, sul petto ha appuntato il nome “Stacey”, tipicamente pacchiano e americano.
“A me basti tu baby” le dice Our Kid facendole l’occhiolino.
La tipa scoppia a ridere per poi piegarsi con troppa enfasi scoprendo ulteriormente le sue gambe, verso il frontman, per poi sussurrargli delle parole all’orecchio che assomigliano molto a “ci vediamo più tardi nel privè”.
“Per me un Gin, grazie” le dico facendola tornare alla realtà.
La ragazza si scosta da Liam tornando improvvisamente seria e, fulminandomi con lo sguardo più cordiale che riesce a sfoggiare, sibila:
“Arriva subito”
Rido di nuovo nel vederla allontanarsi contrariata per poi rivolgere il mio sguardo sul frontman:
“Hai davvero intenzione..?”
“.. hey, non deve essere anche intelligente, i requisiti importanti ce li ha” mi risponde Liam alzandosi e fissando il didietro della bionda come un bambino guarda un lecca lecca.
Lo osservo sparire tra la folla, inseguendo la sua preda.
“E’ deprimente essere in un luogo del genere soli come cani!” sbotta all’improvviso Bonehead guardandomi.
Lo fisso accigliato. Mi sta forse dando del poveraccio?? Lancio uno sguardo al tavolo, ancora vuoto, mentre la mia gola secca mi ricorda l’ordinazione.
“Fanculo. Andrò a recuperare il mio Gin” annuncio alzandomi a mia volta e abbandonando Bonehead al tavolo da solo.
Questo luogo è decisamente frastornante, tanta gente, troppe luci, musica da sballo (nel vero senso della parola..). Raggiungo il bancone spintonando un po’ di persone, quasi tutte ubriache, finchè non arrivo a destinazione. Della bionda di poco prima nemmeno l’ombra, probabilmente ha anticipato il suo incontro con Our Kid penso passandomi una mano tra i capelli.
“Vorrei un Gin..” dico ad una cameriera voltata di spalle che si allontana velocemente senza guardarmi.
Ma che cazzo..? Subito un’altra cameriera si avvicina sorridente.
“Scusa la mia collega.. ti porto subito quello che hai chiesto”
Non le rispondo, irritato. Che razza di servizio.. non faccio in tempo a finire il pensiero che la musica cessa e tutte le luci sono rivolte a illuminare il palco. Mi volto, come tutti quelli nel locale, a vedere cosa sta accadendo mentre la tipa di poco prima appoggia il mio Gin sul bancone per poi allontanarsi velocemente, le lancio un’occhiata portandomi il bicchiere alle labbra per poi tornare al palco.
Qualcuno si muove nell’oscurità, dei ragazzi, subito illuminati dalle luci colorate,  pronti a suonare, alti e palestrati, con le facce da stronzi.
“Dedico questa canzone alla mia sexy cameriera  personale.. preparati per dopo piccola Sammy” dice, scoppiando subito a ridere, il cantante quello con la faccia più da stronzo.
E’ ubriaco marcio, si vede, ma non appena pronuncia quel nome indicando un punto in mezzo al locale, mi volto impercettibilmente a vedere la ragazza che ha appena nominato. Vestita come tutte le altre cameriere, a prendere le ordinazioni vicino a un tavolo, di fronte alle avances di altri ubriaconi, vedo.. Lyla.
La osservo attentamente sorseggiando il mio Gin mentre sul palco qualcuno urla, qualcuno accorda gli strumenti.. Lei si volta all’improvviso, mi investe con quegli occhi così scuri e profondi, arrossisce, fa finta di non avermi visto, e torna al suo lavoro.
“Hey piccola non ti preoccupare troppo di loro. Tu sei mia!” riprende lo stronzo al microfono iniziando poi a strimpellare penosi accordi con la sua chitarra elettrica.
Perché lo stronzo l’ha chiamata Sammy? E perché lei è li?!
Resto qualche istante a valutare la situazione confuso su tutto ciò che è appena accaduto poi torno a Lyla; il tizio vicino a lei allunga una mano mettendogliela sul sedere e tirandola a se mentre lei cerca di allontanarlo.
“Non la toccare” gli dico avvicinandomi velocemente.
“Noel smettila, fa niente..” mi sussurra Lyla avvampando.
“Hai sentito la signorina? Smettila, stiamo bene così”
Un fremito mi percorre la schiena. Come può permettere che la trattino così? Dov’è la ragazza decisa e aggressiva che ho conosciuto due mesi prima su quel fottuto aereo?
“Lei non sa cosa vuole: e tu sei un bastardo” dico a quell’americano barbuto, sulla trentina.
“Come scusa?! Brutto bastardo inglese..”
Non ci penso due volte e, mentre si avventa su di me, mi avvicino a lui come una furia piantandogli un pugno sul muso e facendogli sanguinare il volto.
Non so quanto dura la rissa, so solo che è tutto molto veloce e poco dopo Guigsy arriva al mio fianco mentre Bonehead e MacCarroll aiutavano Liam che, non so come, ne quando, si è avventato sul cantante facendo stridere i microfoni e urlando:
“Brutto bastardo, maleducato, chiedile scusa!”
Sento anche Lyla che mi grida di smetterla ma non riesco a fermarmi.
Con la coda dell’occhio la osservo allontanarsi verso il bancone, insieme a un uomo in divisa, e parlare con lui, poi qualcuno o qualcosa mi colpisce violentemente la faccia e all’improvviso è tutto, completamente, nero.

 
 



 
Mi prendo questo piccolo spazio come autrice per:

1) devo ammettere di aver fatto un capitolo abbastanza lungo (rispetto ai precedenti), ma è per i tempi con cui l'ho postato e le idee che mi hanno affollato la testa
2) le frasi che ho cominciato a mettere all'inizio (dal secondo capitolo) sono citazioni vere di Noel fatte a giornalisti, o artisti, che mi sembrano centrare molto con la fan fic
3) è la prima volta che scrivo dal punto di vista di un Gallagher (spero di risultare credibile!) e, lo ammetto, è abbastanza complesso e difficile
4) ringrazio tutti quelli che seguono e apprezzano la storia, mi fanno molto piacere le vostre recensioni!

Ora ho finito, grazie a chiunque abbia letto, cheers!!! xD

MissElectric
 

  
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