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Autore: beattrie    11/11/2012    2 recensioni
"feels like snow in september, but i always will remember."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Smettila scemo! Mi stai soffocando con questo cazzo di solletico!"
"E meno male che non lo soffrivi!"
"Senti Horan, siccome sono intelligente (e oso aggiungere, anche piú di te) ho detto che non lo soffrivo cosí tu non me lo facevi. Mi sembra intelligente, brutto scorreggione."
"COME CAZZO MI HAI CHIAMATO?" e riprese a solleticarla, e dopo dieci minuti buoni di risate, si sdraiarono, una accanto all'altro, ancora ridendo, sfiniti per tutto quel pomeriggio passato a stuzzicarsi a vicenda.
"Mi sento male, ho riso troppo, se qualcuno mi vede pensa che sono pazza."
"Anch'io sono pazzo."
"Tu non sei pazzo!"
"Si invece, della mia migliore amica."
Lei si sentí morire. Lo amava dal primo momento che l'aveva visto, e pensava di essere ricambiata solo in semplice amicizia.
E fu lí che le loro labbra si incontrarono per la prima volta.
Aver approfondito il bacio era stata la scelta piú bella per entrambi. Era così bello l'amore.

Ma ora questa affermazione si era trasformata nell'esatto contrario. 
Era settembre, ma il tempo di Galway affermava i primi di dicembre. 
La pioggia e il frescolino perenne dell'Irlanda battevano sui vetri gelati della camera della ragazza, che con una mano sulla finestra cercava di ricordarsi la sua estate. Giá, propria sua, perchè era stata la migliore della sua vita.
La madre entrò in camera della ragazza, e sbraitando fece uscire dalle sue labbra testuali parole: "Lui ti ha giá dimenticato."
La ragazza, di tutta risposta, aumentò il volume della sua radiolina che trasmetteva chissà quale canzone di Lana Del Rey.
"Bea, è inutile che fai finta di non sentire, vi siete messi insieme, ma sai che non durano."
"Spiegami allora tu e papá che viaggia per tutta l'Europa. Siete pure sposati, magia!" replicò la rossa.
"È diverso..." replicò la quarantenne, sapendo che la figlia aveva ragione.
"NON È DIVERSO UN CAZZO, MAMMA! ME L'HA PROMESSO, CI SENTIREMO! NON È MORTO, E LO CONOSCO MEGLIO DI TE PER DIRTI CHE A ME CI TIENE." gridó la rossa.
"Spiegami perchè allora non ti ha ancora tweettato, mandato una lettera o un messaggio in chat, un post su facebook, un sms, una chiamata o una videochat!"
"Ma che mamma tecnologica che ho, evviva, forse spiarmi al pc o al telefono ti ha insegnato qualcosa" replicò sarcastica la ragazza, alzandosi dalla sedia e prendendo un trolley rosso come i suoi capelli, che poi scaraventò sul letto.
"Mi scusi, signorina, che intenzioni ha?"
"Lo vede benissimo, signora Miller in Ferguson, quella di tornarmene nel Westmeath a trovarlo."
"HAI 17 ANNI BEA! CHE PRENDERAI PER ANDARE FIN LAGGIÚ? IO NON TI CI PORTERÒ!"
"Non voglio l'aiuto di nessuno.Appunto perchè ho 17 anni, la libertá si avvicina. E i treni li hanno inventati parecchi anni fa." disse la rossa prima di afferrare il trolley giá chiuso e pronto.
"Non troverai nessun treno! Non troverai nessuno, in quel ridicolo paesino! Non ti aprirò quando arriverai piangente, signorina, non ti aiuterò, neanche per distrarti di quel ridicolo ragazzo di quel ridicolo paesino, che ti dirá che ha un'altra!"
"Vaffanculo mamma. Con i treni mi aggiusto, ho mia nonna, e se non mi accoglierai, nessun problema, mi ha detto che sono la benvenuta in casa sua, anzi quasi quasi mi trasferisco lí, l'aria di Galway mi ha rotto."
"HAI DA PROVARCI, SIGNORINA!" 
"SMETTILA DI CHIAMARMI SIGNORINA!" urlò contro alla donna, prima di afferrare le chiavi e subito dopo la maniglia della porta principale , da cui uscí in fretta e furia.
Si mise a correre piú veloce che poteva sotto la pioggia, il trolley che sbilanciava, le converse zuppe e slacciate e il cielo nero, come il suo umore.
Dieci minuti dopo, arrivò alla stazione di Galway, dove alla velocità della luce fece un biglietto per il paesello con la M, quello che aveva segnato la sua estate, il suo amore.
Si sedette tutta bagnata su un sedile dell'unico scompartimento libero.
Passò il controllore, che obliterò il biglietto. Poggiò il trolley sullo scaffalino dei bagagli sopra di lei.
Accese il suo ipod, che la fece sentire meno sola, accompagnandola per tutto il viaggio.
"Mullingar" lesse sul cartello blu a scritta bianca.
Scese col trolley, ancora zuppa, e dopo aver capito che come tempo c'era un sole fresco, tirando qualche starnuto, si incamminò verso casa di nonna Ferguson.

"Beatrice! Che piacere vederti! Entra dai, e vai ad asciugarti e a cambiarti immediatamente, sei bagnata come un pulcino!"
Sorrise a quell'arzilla di nonna Ferguson e corse al piano di sopra a cambiarsi. 
Si mise i jeans e una felpa dello Starbucks, con le sue vans verdi.
Scese.
"Mi mancavi nonna." disse la ragazza, abbracciando la donna, che ovviamente non se lo aspettava.
"So che ti manca lui. Vai a cercarlo."
"Grazie nonna. Dio solo sa quanto ti voglio bene."
"Anch'io ti voglio bene, bambina mia."

Beatrice era giá fuori, e correva, cercando disperatamente la Dikley Road, numero 594. 
"Dikley Road" urlò correndo, pensando che la gente non la stesse per nulla guardando bene, cosa che purtroppo era la verità.
590…92…94. 
Eccola, la villetta bianca col tetto, la porta e le finestre che aveva incorniciato la sua estate.
Le sudavano le mani, le tremavano le gambe.
Con il poco coraggio che le rimaneva, suonò il campanello.
La scena travolgente fu quella. Ad aprire non c'era il Niall sorridente, c'era un ragazzo che evidentemente aveva pianto tutte le sue lacrime, con gli occhi azzurri gonfi e rossi.
Ma appena vide che era lei, le si buttó sulle labbra. 
Un bacio appassionante, come il primo che si erano scambiati.
La ragazza pianse di gioia appena si staccarono.
Lui, col pollice sinistro essendo mancino, le asciugò le lacrime. 
"Queste erano per te" disse indicandosi le guance.
Non diede alla ragazza il tempo di ribattere, che riprese: "Sono stato uno stupido. Avevo paura di perderti, cosí stupidamente non ti chiamato… è la mia timidezza del cazzo, mi odio, sono un essere spregevole, faccio schifo e…" 
La ragazza non lo fece finire e gli si avventó sulle labbra, che poi socchiuse, facendo fare alle loro lingue il loro gioco.
"Mi ero dimenticata di quanto fossi logorroico e di quante cazzate dici al giorno."
Lui rise, sapendo che si erano ritrovati, sapendo che la sua non era stata una stupida cotta estiva, sapendo che non l'avrebbe mai piú lasciata, sapendo che il suo era vero amore, e lei ricambiava.



i'm here, again (?)

beatrice is hereeeee.
che bello scrivere os che ti vengono proprio come uno SBAM (sarebbe il mio modo di dire: di getto lol)
e così mentre tutti guardano gli ema, io avendo papà come possessore della tv pubblico una storia *foreveralone* :')
ok, ditemi che ne pensate, o qui o @irishroggenrola su twitter :33 (vi prego, ci tengo un mucchio!)
cià,

Beats x
  
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