Serie TV > The Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: Franceskiwi    11/11/2012    10 recensioni
Dal prologo:
'A salvarmi dalla sua futura domanda fu il bussare alla porta.
-Avanti!- dicemmo all'unisono io e mio padre.
Vedemmo sbucare da dietro la porta una liscia chioma castana accompagnata da due occhi da cerbiatta.
Bingo!
Non le detti il tempo di farla parlare che, a una velocità che non credevo di possedere, fui al suo fianco.
-Tesoro!- la salutai sotto il suo sguardo sconcertato.
-Papà, lei è Elena, la mia ragazza.- enfatizzai sull'ultima parola per farle capire il motivo del mio comportamento.
-Elena, lui è Giuseppe, mio padre.-'
Eccomi qui con un'altra storia che spero sarà di vostro gradimento :)
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Un po' tutti | Coppie: Damon/Elena
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Introduzione. Introduzione


Pov Damon
La rumorosa sveglia del mio cellulare mi ricordò che era ora di alzarsi e riprendere ad andare a lavoro.
Mi scostai di dosso la ragazza con cui avevo passato una notte di fuoco e cominciai a vestirmi. Le rosse erano molto passionali per natura, come dimostrava il colore dei loro capelli.
Uscii frettolosamente di casa promettendomi di fare colazione appena arrivato sul posto di lavoro.
Presi un taxi e in un quarto d'ora raggiunsi l'azienda dei Salvatore.
Apparteneva a noi da circa 10 anni, cioè da quando mio padre l'aveva comprata durante un periodo di crisi.
Sinceramente, odiavo quel lavoro, l'unica cosa che mi faceva restare ancora là era che quell'anno finalmente tutto sarebbe passato nelle mie mani.
Mi aggiustai la cravatta specchiandomi sulle porte dell'ascensore.
Quell'abbigliamente tanto formale non era da me, ma non potevo farne a meno e quindi dovevo accontentarmi.
Le porte in acciaio si aprirono e mi mostrarono il familiare piano, sede del mio studio.
Era pieno di gente che si affrettava ad andare da un posto all'altro, mentre altri conversavano fra di loro o al telefono e altri ancora mi rivolgevano sguardi di benvenuto.
Frugrai nelle tasche dei pantaloni alla ricerca delle chiavi e appena le trovai aprii la porta del mio studio.
Non ci mettevo piede da circa un mese poichè mi ero preso delle ferie per riposarmi del faticoso lavoro svolto in quell'anno.
Per fortuna ci aveva pensato il mio sostituto, Elijah, a non far alzare la polvere nella stanza.
Mi sedetti dietro la scrivania e chiesi alla mia segretaria di portarmi un caffè.
Nemmeno il tempo di accendere il computer che, alzando lo sguardo, incontrai il viso desolato di mio padre.
Non capii il motivo di quella espressione e lui, notando la mia confusione, si sedette davanti a me per spiegarmi la situazione.
Speravo solo che non fosse venuto a controllare come gestissi la sede. Aveva davvero così poca fiducia nelle mie potenzialità?
-Buongiorno Giuseppe.- lo salutai con finta cortesia.
Non l'avevo mai chiamato papà perchè non lo consideravo come tale.
-Buongiorno.- mi salutò anche lui prendendo un sorso dalla bottiglietta d'acqua che si portava sempre dietro.
-Ho parlato con Klaus Mikaelson e dice che non sarebbe appropriato mettere un ragazzo della tua giovane età a capo di una tale grandezza.- quell'idiota di un Mikaelson.
Mio padre lo venerava poichè ci finanziava molte attività e, spesso, si dimenticava che era un nostro nemico.
-Sono all'altezza di tutto questo e tu lo sai bene.- obiettai.
Mi lasciò uno sguardo di disappunto.
-Non è totalmente vero, ma cercherò di fidarmi di te. Comunque, dicevo, mi ha esposto un altro dubbio che io appoggio: noi pensiamo che per portare avanti una rivista che parli d'amore bisognerebbe sperimentarlo, almeno. Come possono uscire degli articoli belli se chi li amministra non ne conosce il significato? E come possono le donne d'America fidarsi delle parole di un donnaiolo?-
-Lo sai bene che lo dice solo per soffiarmi il lavoro!- ringhiai.
-Stai attento, perchè potrebbe anche accadere. Lui sarebbe un ottimo candidato: è intelligente, amministra bene, è ricco, è fidanzato, ed è giovane il giusto.-
Mi irritai più di quanto già lo fossi.
Avevo sempre saputo che mio padre non mi aprezzava poi molto, ma elencarmi i pregi di Klaus era davvero troppo.
Che razza di padre era?
-Cosa c'entra l'amore con tutto questo? Non mi sembra che tu e l'amore siate mai andati a braccetto!-
-Non mancarmi di rispetto! Io e tua madre siamo felicemente sposati da 25 anni. E ora calmati ragazzino, Klaus ha ragione e penso che forse dovremmo aspettare ancora qualche anno prima di darti il posto.-
-Cosa ti dice che io non sia fidanzato?- sbottai improvvisamente.
Infondo lui non sapeva nulla della mia vita sentimentale.
-Sei fidanzato?- mi domandò sorpreso.
-...Sì, lo sono. Da qualche settimana, ormai.- mentii.
Lui inarcò un sopracciglio, incredulo.
-E chi è? Perchè non me lo hai detto prima?-
-Non credevo potesse importarti.- 
-Certo che m'importa, figliolo! Sono felice per te! E dimmi, lavora qui?-
-Sì.- risposi di getto senza pensarci.
Cazzo e ora chi gli presentavo?
A salvarmi dalla sua futura domanda fu il bussare alla porta.
-Avanti!- dicemmo all'unisolo io e mio padre.
Vedemmo sbucare da dietro la porta una liscia chioma castana accompagnata da due occhi da cerbiatta.
Bingo!
Non le detti il tempo di farla parlare che, a una velocità che non credevo di possedere, fui al suo fianco.
-Tesoro!- la salutai sotto il suo sguardo sconcertato.
-Papà, lei è Elena, la mia ragazza.- enfatizzai sull'ultima parola per farle capire il motivo del mio comportamento.
-Elena, lui è Giuseppe, mio padre.-
-Aspetta, ma tu sei la sua segretaria?- chiese improvvisamente mio padre.
-Sì, qualche problema?- chiesi irritato.
Perchè gli importava tanto sapere che lavoro facesse?
Lui, cogliendolo come un gesto protettivo, mi guardò orgoglioso e scosse la testa in segno negativo.
Mentre, ragazza era ancora confusa dalla situazione che si era venuta a creare.
-Elena, quale piacere. Damon mi ha parlato tanto di te.- tipica balla.
Le detti un leggero pizzicotto per farle capire di darsi una mossa a rispondere.
Strinse la mano lasciata a mezz'aria di mio padre.
-Ehm... il piacere è tutto mio.-
Rispose cortesemente non riuscendo a perdere quella tenera aria smarrita.
Le presi il caffè dalle mani ringraziandola con un bacio sulla guancia a cui lei trasalì arrossendo.
Mi guardò strabuzzando gli occhi perciò io la dovetti ammonire con lo sguardo.
Se avesse continuato a comportarsi in modo così confusionale mio padre avrebbe capito tutto.
-Allora, io vado. Ne riparleremo un'altra volta, Damon. Intanto, invito entrambi a cena, la settimana prossima.- disse Giuseppe prima di uscire dallo studio.
Mi staccai dalla mia segretaria e, come se nulla fosse, presi a sorseggiare il caffè.
-Hai messo troppo zucchero, sei un'incapace.- la sgridai facendo una smorfia.
Si riprese da quello stato di trance e si irrigidì visibilmente.
-Gliene porterò un altro.- rispose ormai abituata alle mie continue lamentele.
Era arrivata l'anno prima, quando aveva ancora diciannove anni ed era una delle poche ragazze che aveva resistito abbastanza a lungo senza scappare via piangendo.
-Cosa... cosa è successo?-
Alzai lo sguardo sul suo, sospirando.
-Avevo bisogno di presentare una ragazza a mio padre, sei sbucata tu e... beh, il resto lo sai. E ora sarà meglio che tu stia al gioco!- 
-Non se ne parla!- 
-Fallo, altrimenti ti licenzio!- la minacciai.
-Non puoi obbligarmi a fare una cosa del genere, sei meschino!- mi gridò contro abbandonando il tono formale a cui era abituata.
-Posso fare questo ed altro, meglio non sottovalutarmi...-
-Bene, non m'interessa poi tanto, infondo sono solo la segretaria di un uomo senza cuore che tratta tutti come carne da macello...- sputò fra i denti.
Povera ragazza, pensava davvero di potermi ferire con quelle parole?
-Ti offro una promozione.- le proposi avvicinandomi pericolosamente a lei.
Mi rivolse uno sguardo curioso ma allo stesso tempo allarmato, ma non riuscii a capire se per la mia vicinanza o per le parole che avevo appena pronunciato.
-Una promozione?- sussurrò incerta calmandosi improvvisamente.
-Non sono quel tipo di ragazza.. non credo di poter accettare..-
-Sì che puoi. E poi non devi fare nulla di che... qualsiasi donna di questo mondo vorebbe essere al tuo posto in questo momento e, sono sicuro, che nessuna ci avrebbe rimuginato sopra così tanto.-
Prima che potessi persuaderla con un bacio da mozzare il fiato, girò i tacchi e, senza nemmeno guardarmi, disse con calma apparente:
-Va bene. Accetto.-


angolo autrice:
tadan eccomi qua con un'altra storia.
ahah lo so, ormai vi sarete stancate di me ma cosa posso farci se questa coppia riesce sempre ad ispirarmi!?
capitolo corto perchè fa solo da introduzione.
spero di ricevere molte recensioni e di non dover fare a botte con voi(?) come nella storia che ho appena concluso lol
avviso: sono tutti umani e gli aggiornamenti non saranno molto regolari perchè, a differenza delle mie altre storie, la sto scrivendo capitolo per capitolo e non ce l'ho già tutta scritta e conclusa.
beeeeeeene, baci e alla prossima :)
  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: Franceskiwi