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Autore: MaikoxMilo    12/11/2012    10 recensioni
Svegliarsi da un coma non è facile, né per chi si trova in quella particolare situazione in prima persona, né per chi vi è fuori... No, non esiste "essere fuori" per chi sta rischiando di perdere una persona cara, perché il senso di perdita è così opprimente da toglierti il tuo stesso respiro, da spingerti a fare di tutto per salvarla...
E poi il risveglio, doppio, se possiamo dire... Perché non puoi mai sapere cosa ti riserverà il futuro, perché non puoi mai sapere cosa accade se le vite del passato e del presente si incontrano...
Seguito de "La guerra per il dominio del mondo" della quale è necessaria la lettura. Personaggi Lost Canvas e serie originale.
(Fanfic in fase di riscrittura)
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Aquarius Degel, Nuovo Personaggio, Scorpion Kardia, Scorpion Milo
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Passato... Presente... Futuro!'
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CAPITOLO 29


 

L'UNICA, L'ULTIMA, POSSIBILITA'

 

Istintivamente faccio tre passi indietro. La mia testa, come priva di volontà si abbassa, mentre i miei occhi, ancora increduli, si ritrovano a fissare un pavimento fumoso... non può essere, no, deve esserci un errore! No! NO! Io non lo posso credere, ci deve essere sicuramente uno sbaglio, deve essere così, mio fratello non è così debole, non può... non può essersi ammalato!

Odo a malapena il singulto che fuoriesce dalle bocche di Sonia e Cardia, intravedo con poca chiarezza il volto di Dègel fissarmi con un senso di prostrazione che mai gli avevo visto prima. Le mie pupille si sono offuscate, quasi come se un'ombra di morte fosse scesa su di me con prepotenza e avesse cominciato a dilaniarmi l'anima. Vorrei urlare con tutte le mie forze, non so neanche contro chi, non lo so proprio, non so... non so più niente!

Qualcuno singhiozza dietro di me, il suono mi giunge ovattato ma lo abbino a Sonia, la quale, infatti, poco dopo balbetta frasi inconsistenti, il cui fulcro è la mia stessa incredulità.

Soltanto dopo un tempo che mi pare interminabile trovo il coraggio di parlare nuovamente, aggrappandomi alla più fievole delle speranze.

“Non è possibile quanto dici... il Mago ha limpidamente ammesso di essere interessato al corpo di Camus, non può averlo contaminato con il morbo, gli serve! E poi... e poi non aveva i sintomi della peste, non può essere stato così improvviso, l-la malattia ha un periodo di incubazione minimo di due giorni, se anche fosse voluta dal nemico non può... NON PUO', PUNTO!” tento di obiettare, con voce roca e tremante.

Non ci crederò mai, neanche se lo vedessi, il mio fratellino non può essersi ammalato, non dopo le parole spietate che gli ho rivolto, non dopo la mia decisione di fare pace con lui domani, non dopo tutto quello che è successo tra noi.

Dègel sospira e chiude gli occhi con espressione sofferente, cercando di trovare le parole giuste per spiegarmi quello che io non voglio né ascoltare né tanto meno accettare.

“No, Marta, ce li aveva invece, ma io non sono stato abbastanza solerte da coglierli. Era poco reattivo quando ho alzato le mani su di lui e i suoi occhi erano arrossati, chiaro sintomo della malattia. Ho scambiato questi segni per il dolore causato dalle condizioni disperate di Milo e dalla forte sofferenza provata in questo periodo, ma purtroppo non erano solo queste le ragioni... - cerca di farmi capire, provando ad asciugarsi le lacrime che non hanno smesso per un secondo di rigargli le guance - Lui... è arrivato al limite, Marta, ha provato a resistere, a lottare, ma non ce l'ha più fatta, e..."

"NOOOOOO!!!"

Crollo letteralmente in ginocchio, non sopportando più il peso di tutti gli avvenimenti. Non ho più nulla a cui aggrapparmi... NULLA! A cosa è giovata la scelta mia e di Seraphina?! A che pro vivere nella dimensione detta delle possibilità, se tutte le strade ci sono precluse?! Da quando ho detto sì, rischiando di smarrirmi, la situazione non ha fatto altro che peggiorare, peggiorare e ulteriormente peggiorare, sono stanca, non ne posso più!

“La colpa è stata inequivocabilmente mia, Marta, io... non sono riuscito a comprendere l'aggravamento delle sue condizioni, e sono la sua precedente vita, come ho potuto?! E' vero, Camus ha sempre taciuto le sue reali condizioni fisiche, ha continuato da solo, senza rivelarci niente finché... questo! - dice Dègel in tono tremante, colpevolizzandosi, mentre si mette una mano davanti agli occhi, sofferente, poi si sforza di darsi una scrollata, posandomi una mano sulla spalla - Non ti posso mentire, rondinella, lo scopriresti comunque da te, ma... sta molto male!"

Pugno nello stomaco, che non riesco a incassare, boccheggio, gli occhi sgranati.

"Non te l'ho... chiesto!" rispondo freddamente, fuori di me, allontanandomi persino da lui. Non voglio il suo contatto, non voglio il contatto di nessuno!

“Piano! Piano! Piano! Intanto smettila di colpevolizzarti, Dégel, e poi, non è detta l'ultima parola, qua, dalle vostre facce, lo state già dando tutti per spacciato, riflettiamo un attimo! - interviene Cardia, insperatamente il più ottimista tra noi, riacciuffandomi perché stavo svicolando via e sorreggendomi ottusamente con le sue forti braccia, sebbene percepisca il mio rifiuto al mondo intero – Intanto è allucinante che ogni fatto che accada ti faccia sentire responsabile, è mai possibile?! La colpa non è di nessuno di noi, ma solo del pirla che crede di essere il destino! Troveremo un modo per salvarli tutti quanti, dannazione, a costo di pestarlo a sangue da qui al capo del mondo!!!”

La nuova determinazione di Cardia non riesce comunque a risollevarmi il morale, né tanto meno a scuotermi. E' tutto così privo di senso, spietato, ingiusto, non riesco a tollerarlo, vorrei solo rompere qualcosa, gridare e ancora gridare nella speranza che questo dolore che avverto dilaniarmi dentro si affoghi in qualche modo.

“Cardia... le condizioni di Camus sono molto gravi e già... già compromesse. Quando ho visto quei bubboni, non ho esitato a prenderlo in braccio e a portarlo su, ho trovato Albafica al Tempio dei Pesci, è venuto su anche lui e lo abbiamo adagiato sul letto per visitarlo...” mormora Dègel, abbassando lo sguardo assente.

"E...? Diavolo, Dégel parla schiettamente senza le consuete pause, stai facendo agitare ancora di più le ragazze, è davvero così grave?!"

"Respirava con enorme patimento, delirava, supplicando perdono a Marta e... e ad un certo Isaac, insieme ad altre frasi sconnesse e prive di senso - ci racconta, facendo perdere un altro battito a me - Abbiamo dovuto tenerlo fermo per sporgliarlo, io e il sommo Sage, mentre Albafica gli faceva bere un calmante per permetterci di procedere"

"E cosa è uscito fuori dalla visita preliminare?" chiede ancora Cardia, teso come non l'avevo mai visto.

"E' in grave deperimento fisico, in più il morbo è già in stato avanzato, come se lo avesse contratto prima degli altri e, disperatamente, tentato di nascondere per non farci preoccupare..."

“Aspetta... NO! Non può essere come dici, Dègel, non può averlo tenuto nascosto per tutto questo tempo, come avrebbe potuto e... e soprattutto...” strepito, in cerca di una spiegazione, prima di bloccarmi, come scarica.

Mi stanno dicendo... mi stanno dicendo che tutti noi lo abbiamo forzatamente trattato come sempre, quando invece... invece stava agonizzando da un pezzo?! Che IO, continuando a far finta di nulla, senza riuscire ad affrontarlo a tu per tu, a dargli una scrollata, ho permesso a lui di ridursi così, senza scuoterlo, senza essere un appiglio per lui?! E che ora... O-ODDIO, no, NO!

Dègel scrolla il capo ancora una volta, soraffatto, inghiottendo a vuoto, le lacrime gli scivolano sulle sue guance senza vergogna. Fisso nuovamente il vuoto... ora la mano invisibile che mi ha inferto un pugno alla bocca dello stomaco, si è tramutata in un cacciavite che mi preme con insistenza e precisione al centro dello sterno, procurandomi fitte atroci.

“Io... io non so come altro spiegarlo, Marta e... neanche gli altri! Il Sommo Sage ha controllato i battiti del suo cuore, il respiro, la dimensione dei bubboni e ha detto che... che la sua vita è appesa ad un sottilissimo filo..."

"Cosa vorresti...?"

"E' allo stadio terminale, Cardia... Albafica si è recato di corsa nel bosco a cercare delle erbe medicamentose per alleviare l-la sua... agonia... è stato allievo di Lugonis, lo sai, ci sa fare con queste cose, ma... ma nessuno di noi sa dove sbattere la testa!"

“Oddio, n-no... URGH!" le mie ginocchia cedono, io non faccio nulla per oppormi alla caduta, come un bambolotto svuotato, è Cardia ad afferrarmi ancora una volta, ma non ottenendo alcuna reazione mi scuote, sforzandosi di farmi mantenere vigile quando vorrei solo sprofondare nel baratro.

"Marta... Marta!!! Respira con più calma, RESPIRA, EHI!"

Non mi importa di respirare regolarmente, non mi importa niente del mio stato psico-fisico, o come diavolo si dice!

"Fr.. Fr... Mich... l-le mie amiche, d-dove...?" non riesco quasi ad articolare una frase di senso compiuto, così come Sonia, che la sento palpitare da qualche parte vicino a me, offuscata.

“Purtroppo i miei tentativi di tenerle all'oscuro sono falliti miseramente, in quanto Francesca aveva già presagito qualcosa e, insieme a Michela, è venuta al tredicesimo tempio. Ora sono là, al fianco del loro adorato maestro. Povere piccole... erano sconvolte e in lacrime” mi spiega Dégel, sospirando, in tono sempre più angosciato.

“E Camus, quindi?! Hai detto che è allo stadio terminale, ma Albafica sta andando a cercare le erbe per farlo stare meglio, giusto? Può contare sull'esperienza di Lugonis, possiamo stare...” inizia Cardia, ma il suo nuovo tentativo di risollevarci il morale, si schianta contro il capo di Dègel, che nega con la testa.

"Non... per farlo stare meglio, per... fargli percepire meno dolore... devi vedere le condizioni di Camus per capire, Car, è... ti fa stringere il cuore alla sola vista!"

"Cioè, neanche Alba, può nulla di più? E allora chiederemo a te, Dègel, sarà ben servito avere un maestro pluricentenario, no?!"

Un nuovo diniego con la testa: "N-no, io... io non so dove... comunque serve tempo per cercare, nei libri, una cura, e noi... non ce lo abbiamo"

"Cosa non abbiamo?"

“...Il tempo, Cardia! Il suo fisico è già al limite, vicino al collasso. Il sommo Sage era... era totalmente incredulo, capite? Lo potevamo ben vedere dal suo modo di fare così nervoso mentre provava a fare impacchi per abbassargli la temperature corporea. Del resto, io non potevo usare il mio cosmo, il corpo di Camus è totalmente martoriato, non solo per quelle ferite infette, un'azione drastica lo ucciderebbe! Ancora non sappiamo... non sappiamo con quale volontà d'animo sia riuscito a trascinarsi fino a questo punto e ad averci taciuto tutto, io proprio non... non...”

Ma non gli do il tempo di finire, semplicemente, come se l'adrenalina avesse dato nuova forza alle mie gambe, sfuggo dalla stretta di Cardia, scattando in avanti come una pazza, senza nemmeno curarmi dei richiami dei miei amici dietro alle mie spalle, del tutto dimentica dell'ambiente circostante e persino di loro.

Solo una cosa mi spinge ancora a muovermi, l'unica, l'ultima...

 

*****************************

 

“Camus... CAMUUUS!!!” urlo come una disperata, attraversando di corsa i corridoi del tredicesimo tempio. Ad un certo punto inciampo sui miei stessi piedi, o forse sono le gambe a non avermi retto, comunque, qualsiasi sia stata la causa, mi ritrovo stesa a terra parecchi metri più in là, singhiozzando non di certo per il male fisico.

Mi rialzo quasi subito, dandomi una scrollata, senza badare minimamente a me o a quello che mi sta intorno. Nella mia testa vi è un unico obiettivo e un solo pensiero, solo la follia mi governa, più forte di ogni altra cosa, insieme alla cocente incredulità che continua strenuamente a resistere, dandomi il fievole conforto che Dègel abbia utilizzato dei termini fallaci. Magari ha esagerato, magari non è così' grave! Conosco bene la tempra di Camus, lui non si arrende davanti a niente, è riuscito persino a reagire alla rianimazione quando il suo cuore, a seguito di quelle terribili ferite, si era fermato. No, lui ce l'aveva fatta, aveva reagito, aveva dato un impulso, laddove molti sarebberi invece morti, perché lui reagisce sempre, SEMPRE. E' forte, è un guerriero... perché ora dovrebbe essere diverso?! No, Dègel sta esagerando sicuramente, ora mi sincererò io stessa delle sue condizioni, è solo una momentanea crisi... GUARIRA'!

Con la testa gremita di queste speranze e pensieri, continuo e continuo a correre verso la mia meta, totalmente sopraffatta dal pianto e dalle emozioni... perché poi?! Perché frigno?! Non è così grave, non può essere così grave, io lo so... lo so, e allora, maledizione, perché mi sento così?! Perché sono in balia di tutto questo, perché sto contravvenendo agli insegnamenti di Camus?! Marta... Marta, reagisci, andiamo, svegliati!

“Fratellinooooo!!!” lo chiamo disperatamente nella lucida follia che mi risponda. Mi trovo or ora nell'atrio di fronte alle camere dove giacciono Regulus e Milo.

Mi fermo un attimo, non sapendo dove lo abbiano portato, ma per fortuna il minimo barlume di ragione che è rimasto, mi spinge ad entrare nella stanza dove sento provenire dei singhiozzi e un vociare confuso.

Ingoio a vuoto, mentre le mie gambe decidono prima della mente, dirigendosi istintivamente dentro la stanza. Il tragitto mi sembra durare un'eternità, scioccamente sorrido, non so neanche perché, convinta che sia tutta una messinscena. Ora entrerò e dimostrerò a tutti che stanno esagerando, entrerò e mio fratello sarà, sì, sdraiato sul letto, ma con una leggera febbriciattola guaribile in pochi giorni, entrerò e dirò a tutti di non piangere, perché Camus dell'Acquario non si arrende per queste sciocchezze, entrerò dentro e... la porta si apre, non mi rendo conto se a causa della mia spinta o per intervento di qualcuno. Non ha comunque importanza, perché quello che scorgo all'interno mi mozza il fiato per un tempo indecifrabile...

Il cacciavite incastonato nel mio petto, quello, ha lasciato nuovamente posto a qualcos'altro, ad un martello pneumatico che mi perfora con violenza il cuore, che si contorce e languisce.

Mi sembra quasi di morire dentro alla vista di quello spettacolo straziante che, nitidamente, spezza in mille e più frammenti qualcosa dentro di me, rompendomi l'anima.

Rimango ferma ed immobile, completamente paralizzata a quella visione, gli occhi spalancati al vuoto. Smetto di respirare per una serie di secondi interminabili: Camus giace scomposto sul letto, coperto solo parzialmente dal lenzuolo, le gambe divaricate e un braccio a penzoloni, come se fossero riusciti a calmarlo solo da poco da... d-da...

"...Ha avuto le convulsioni fino a poco fa..." mi suggerisce qualcuno al mio fianco, che io non riconosco, lo odo, come un brusio, ma non riesco a codificarlo. Compio un leggero passo, immobilizzandomi di nuovo.

Non riesco a vedere altri che lui, il mio adorato fratellino, il suo viso pallido come un cencio, la bocca aperta e boccheggiante, come un pesce buttato fuori dall'acqua, la sua espressione martoriata, la pelle bagnata di sudore... NO, NON POSSO ACCETTARE TUTTO QUESTO!

Come se in me fosse scattato qualcosa, mi metto a correre verso di lui, gridando ancora una volta il suo nome, insieme ad altri balbettii vari chiari solo nella mia testa. Ho già le braccia protratte nella sua direzione, ancora una parte di me è convinta che, non appena lo toccherò, lui riaprirà gli occhi dicendomi che stava scherzando e che era tutto un gioco. Sì, mio fratello che scherza, che mi prende in giro per una cosa simile, è comunque più credibile e accettabile di vedermelo così e... e... non arrivo alla meta, qualcuno mi afferra per il braccio, arrestando così la mia corsa.

Mi volto, i miei occhi lucidi e arrossati si incrociano con quelli spenti di Sisifo, che riconosco a malapena. Quest'ultimo non ha cattive intenzioni nei miei confronti, una vocina dentro di me, forse l'ultimo barlume di raziocinio, me lo fa notare, ma è comunque un qualcosa che mi ostacola.

“No, Marta, non ti avvicinare a lui, potresti rischiare di ammalarti pure tu! Hai visto cosa è successo ai soldati, no?! Non sappiamo in che modo questa peste anomala possa essere contratta da uomo a uomo! - mi dice, triste, aumentando la stretta suo mio braccio - Ascoltami, Camus ti vuole molto bene, so come ci si sente, ma...

Fa per condurmi via da lì, ma qualcosa nel mio sguardo lo atterrisce a tal punto da farlo ghiacciare sul posto all'istante, pur mantenendo la presa ferrea su di me.

“NON SAI NIENTE, INVECE! Non sai... non sai le parole cattive che gli ho detto, NON LO SAI! - urlo, completamente fuori di me, prima di calmarmi impercettibilmente, riuscendo comunque ad alleggerire il tono della voce - Lasciami, Sisifo! Non voglio in alcun modo farti del male, ma se continuerai a pararti sulla mia strada sarò costretta a prendere delle contromisure! Voglio stare vicina a mio fratello... VOGLIO STARGLI VICINA, mollami immediatamente!!!” comincio a divincolandomi con forza, tanto da costringerlo ad usare entrambe le mani per bloccarmi. E' distrutto anche lui, anche lui sta rischiando di perdere una persona cara, questo dovrebbe bastarmi a placarmi, se fossi in me, ma non riesco, ancora una volta non riesco. Ho una tale rabbia dentro...

"Non ti permetterò di avvicinarti a lui, anche io sono un fratello minore, so cosa significa: sei il suo bene più prezioso, se ti ammalassi anche tu, lui non avrebbe più le forze per rimettersi in sesto, non..."

"NON M'IMPORTA, LASCIAMIIIIIIIII!!!" strepito, espandendo il mio cosmo ghiacciato come monito.

So perfettamente che la peste è contagiosa, capisco perfettamente la sua paura per questo morbo anomalo, ma come può anche solo pensare di impedirmi di stare vicina a Camus?! Se anche lui è un fratello minore dovrebbe capirmi benissimo, invece, come può farmi questo ostruzionismo?!?

“Lasciala andare, Sisifo! E' suo fratello, quindi è più che normale che sia così agitata!” ordina Sage, diretto, che noto solo ora essere vicino a Camus, fino a pochi secondi fa era addirittura chino su di lui.

Lo guardo speranzosa, sperando mi tolga di mezzo quella piaga di Sisifo, nello stesso momento percepisco sopraggiungere anche Dégel, Cardia e Sonia, quest'ultima singhiozza nel riconoscere la figura stesa scomposta sul letto.

"N-no, C-Camus..." riesce appena a mormorare, prima di crollare definitivamente. Cardia gli evita la caduta, la sorregge, mentre, con sguardo spento, cerca il mio sguardo, che tuttavia non trova.

“Sommo Sage, Marta potrebbe correre un rischio notevole avvicinandosi a Camus in quelle condizioni, sono certo che suo fratello non lo vorrebbe!” prova a ribattere ancora Sisifo, cercando di spiegare le sue ragioni, mentre io gli ringhio contro sinistramente, desiderando quasi prenderlo a testate fino a convincerlo a mollare la presa.

“Lo so e ne è consapevole pure lei, ciò nonostante il desiderio che prova di stare vicina a suo fratello è più forte di ogni altra cosa; tu lo sai fin troppo bene, vero Sisifo? Anche tu hai passato lo stesso!" sussurra il Grande Sacerdote, sorridendo malinconicamente.

Sisifo abbassa lo sguardo, colpito da quelle parole, poi dopo aver bisbigliato sommessamente un "Ilias", nome a me sconosciuto ma che deve trattarsi del fratello che diceva, mi libera finalmente il braccio.

Nel momento esatto in cui sento la sua morsa farsi più labile, scatto in avanti, fermando il mio moto solo quando giungo finalmente al fianco del letto.

“Camus!!! CAMUS!!! Questo stupido scherzo è durato anche fin troppo, ora basta... svegliati, SVEGLIATI! Sve... - gli grido contro, scrollandolo con forza nel tentativo di ridestarlo, invano. No, non sta scherzando, mio fratello non scherzerebbe mai su queste cose. Alla rabbia, si aggiunge la più nera disperazione - Questo è un altro, schifosissimo, colpo basso, Camus dell'Acquario! Di' la verità: lo hai fatto apposta, vero?! Sapevi che volevo fare pace con te domani, per questo ora se qui, in queste condizioni, LO SAPEVI.. LO SAPEVI!!! E me l'hai voluta far pagare!!!" strepito, totalmente fuori di me dal dolore.

Continuo a dargli forti scossoni, è tutto appannato fuori da me, non vedo altro che la sua espressione sofferente, il suo corpo abbandonato a sé stesso, la testa reclinata all'indietro, fiacca.

Sta morendo... è così chiaro e lampante da sconvolgermi fin dai recessi dell'anima. E' in agonia, anche se respira ancora, ma quel respiro è talmente sciocco e patetico, del tutto insulso, che mi fa imbestialire soltanto di più. COMBATTI! COMBATTI, DANNAZIONE, NON E' DA TE ARRENDERTI!!!

“Camus!!! Camus, ti prego! Io non ti odio!!! NON TI ODIO, ma ti supplico, reagisci!!!”continuo a blaterare, sollevandogli il busto a peso morto con l'evidente intenzione di scuoterlo con ancora più impeto, di prenderlo a sberle, se necessario, di picchiarlo, pur di farlo reagire, perché un modo per fargli aprire quei due meravigliosi zaffiri che si trova come occhi ci deve essere per forza! CI DEVE ESSERE!

Niente da fare, il suo corpo è abbandonato a sé stesso, neanche risponde ai miei stimoli, per un brevissimo istante sono quasi tentata di strattonarlo via da lì, buttarlo a terra e tentare il tutto per tutto, tuttavia una voce dietro alle mie spalle interrompe i miei propositi.

“MARTA, FINISCILA, GLI STAI FACENDO SOLO DEL MALE!!! E' STRAZIANTE VEDERVI CONTINUARE A FARE GLI STESSI ERRORI, ANCORA ANCORA E ANCORA!!!" urla improvvisamente Francesca con tutte le sue forze, singhiozzando disperatamente.

La situazione pare bloccarsi, io stessa mi paralizzo, con ancora la nuca di Camus adagiata mollemente sul mio avambraccio, reclinata all'indietro, il respiro ancora più mozzo, l'ampio e affannoso petto che si alza e si abbassa irregolarmente, con enorme patimento. Abbasso lo sguardo, sgomento, tornando lentamente in me, mentre i miei occhi si soffermano su quelle maledette ferite che sembrano tracciare lingue di lava incandescente sulla sua pelle adamantina.

Gli sto facendo... del male... è vero, come se non bastasse quello che già... gli ho fatto...

"L'amore fraterno che provate tu e Camus vi spinge costantemente a sacrificarvi per l'altro, in una ruota che non ha mai fine, e voi, come se niente fosse, continuate.. continuate... continuate! Ma in questo frangente non siete altro che due egoisti che, per proteggere l'altro, non pensano alle conseguenze che ricadono su di noi, che pure vi vogliamo un bene dell'anima! BASTA, MARTA, TI PREGO, TORNA IN TE... non fare lo stesso errore di tuo fratello, io l'ho visto scrollarti in quella maniera dopo la battaglia contro Crono, ho visto disperarsi, perdendo il contatto con la realtà, come tu adesso... non serve a niente, A NIENTE!!!"

Mi sento paralizzata al solo guardarla, sinceramente scioccata dalla sua reazione, lei, così contenuta e restia ad abbandonarsi alle lacrime, sta ora piangendo come mai in vita sua, sinceramente addolorata da tutta questa situazione. E' proprio vero, Camus ed io siamo due egoisti, nello sfacelo che ci portiamo dietro contaminiamo anche loro, che soffrono esattamente come noi.

Respiro a stento nel tentativo di calmarmi, il petto è ancora avvolto da una morsa oscura e inscindibile, gli occhi ancora gonfi di lacrime, ma la follia, quella, sta lentamente scemando, sostituita da un sincero sentimento di compatimento nel vedere le condizioni in cui versano le mie preziosissime amiche: la più grande in piedi a nascondersi il volto, Michela seduta sul pavimento, vinta dai singhiozzi e, in ultimo, più in là, sorretta da un più che serio Cardia, Sonia, sopraffatta a sua volta dalle lacrime e dalla disperazione. Il nostro dolore è lo stesso, che stupida sono stata a fare questo chiasso, finendo per non rispettare la loro sofferenza! Davvero pessima!

“Perdonatemi... e anche tu, Camus, scusami se ti ho fatto male... Non volevo!” riesco solo a biascicare, sistemando meglio mio fratello sul letto per poi coprirlo fino all'addome con il lenzuolo. Lui continua a boccheggiare, in grosse difficoltà a racimolare l'ossigeno sufficiente per continuare a resistere strenuamente. Ci vorrebbe un tubo orotracheale per aiutarlo a respirare, ma in quest'epoca non abbiamo nulla di tutto questo, maledizione! Fa così fatica...

Ingoio a vuoto, accarezzandogli i capelli con tutta la dolcezza di cui sono capace. Quasi automaticamente mi chino su di lui, stringendogli la mano destra e affondando il mio viso nell'incavo della sua spalla, senza tuttavia pesargli, lì tremo, trattenendo un singhiozzo.

"Perdonami, Camus, sono così... inutile e patetica! Non ti sono di nessun aiuto in questo momento così difficile, m-ma - prendo un profondo respiro, prima di alzare lo sguardo sul suo viso, tracciandogli il profilo con l'indice - Siamo tutte qui, al tuo fianco, io, Michela, Francesca e Sonia... ti vogliamo bene!" bisbiglio, mentre le lacrime, pur contro il mio volere, cadono sulla sua pelle.

Qualcuno deve avergli da poco pulito il sudore e scoppiato i bubboni più grossi, perché è straordinariamente pulito per versare in queste condizioni!

I sintomi sono gli stessi di Milo e Regulus, come mi era stato detto, eppure anche io ho la bruttissima sensazione che la clessidra del suo tempo scorra ben più veloce di quella degli altri!

“Come... sta? Mi sembra così debole! Respira a stento e le pulsazioni sono troppo veloci, nonché irregolari..." chiedo, preoccupata, recuperando però una parvenza di calma.

Sage sospira e si avvicina a me, mettendomi una mano sulla spalla come a farmi forza.

“Marta... noi non riusciamo a capire perché, ma il decorso della malattia, già terribilmente rapido in Milo e Regulus, lo è ancora di più in Camus. Non voglio mentirti, ora come ora... - si blocca un attimo, guardandolo, incerto se essere franco del tutto, socchiude gli occhi - resisterà al massimo un giorno!”

Mi alzo di scatto in piedi, non credendo a quanto appena udito.

“Quindi ventiquattro ore?! E' impossibile! Come...?”

"Lo vedi bene da te, ragazza, quanto stia respirando a stento..."

Sono di nuovo in lacrime, maledizione, vorrei di nuovo urlare, avventarmi contro il Sommo Sage, che mantiene a forza una calma che mi indispone, ma mi trattengo, limitandomi a stringere il petto con le braccia. Singhiozzo, non ne posso fare a meno.

“Deve essere per colpa mia, io...”

"Ancora con questa storia, Dègel?!"

"Io l'ho preso per il collo quando stava già così male, quando già faticava a respirare, è stata..."

“NO, DEGEL!”

L'affermazione repentina di Francesca fa voltare l'interpellato prima verso Cardia, il primo a parlare, poi verso di lei, totalmente sbigottito.

"Non sei stato tu, Dègel..." conferma, guardando altrove.

“Cosa significa questo, tu...? Sai qualcosa più di noi?”

Prima di rispondere, Francesca prova ad asciugarsi le lacrime, con scarsissimi risultati. Deve darsi un tono, se vuole essere chiara, ma è difficile, se non impossibile, persino per lei. Poco dopo, riaprendo gli occhi gonfi, tenta di dare le prime spiegazioni.

“E' il patto con mio nonno Zeus per salvare Marta... Camus ha pagato il prezzo più alto sapendo perfettamente a cosa andava incontro!”

“Cosa?!?” riesco solo a dire, sgranando gli occhi, mentre la voce di Zeus, insieme alle immagini nel mio sogno si fa largo in me. Il dio aveva detto qualcosa sulla gravità delle sue condizioni, sul fatto che gli sarebbe bastata una semplice influenza per morire, che quelle ferite avrebbero creato un varco per quel mostro, e tutto questo... per me!

Francesca annuisce leggermente, ingoiando saliva a vuoto e preparandosi a raccontare il resto, pur con sempre maggiore difficoltà.

“Camus sapeva perfettamente a cosa andava incontro... Dopo la battaglia contro Crono, lui ti ha salvato sapendo perfettamente che così avrebbe fatto il gioco del nemico e che sarebbe stato più vulnerabile, ma non gli importava! Lui... lui non voleva perdere la sua preziosissima sorellina e per salvarla avrebbe fatto qualunque cosa!”

Osservo per un attimo il corpo di mio fratello tra le lenzuola, per un breve istante ho come la sensazione che si muova impercettibilmente, ma non gli do peso, tornando a dirigere il mio sguardo in un punto non ben definito. Mi sento così vuota e persa, così angosciata, disperata... quasi non riesco a respirare, eppure, c'è una cosa che mi spaventa ancora di più, un qualcosa di terribile, e cioè che, in tutto questo marasma di emozioni, la più intensa, e incontrollabile, è la rabbia. Io... mio fratello sta morendo qui davanti a me, ed io... io sono ancora così tanto arrabbiata con lui, come posso?!?

“Se non voleva perdermi, perché... perché ha provato a convincere Dégel a sopravvivere alla Guerra Sacra?! Io l'ho udito, con queste mie orecchie, e Dègel può confermare. Lui... lui era follemente cosciente quando ha detto di voler creare una nuova dimensione, sacrificandosi nel processo, e che così sarebbe stato meglio per tutti... come posso quindi credere che volesse il mio bene quando, così lucidamente, ha espresso il desiderio di scomparire dalla mia vita?!?”

Rimarco l'ultima frase, non riuscendo a trattenermi al solo rammentarmi del dialogo tra i due Acquari. Ciò che voleva fare Camus era scandaloso, anche se comprensibile, lo stesso sradicare via il mondo, pur in modo diverso, era la convinzione di mio fratello Unity, e sappiamo benissimo come è finita... ma quello che voleva fare Camus era fin peggio! Spazzare via il futuro, le vite che esso racchiude, per il bene di pochi, non è certo una mentalità da Cavaliere, ancora meno se dichiaratamente difensore di Atena. No, non può essere il fiero Cavaliere d'Oro dell'Acquario, non può esserlo, è solo... dannatamente umano!

Sbatto le palpebre a quest'ultima consapevolezza, che mi perfora il cuore con intensità: in fondo, un Cavaliere di Atena, per il bene di molti, sarebbe disposto a sacrificare i pochi e... davvero posso pensare che, questa tipologia, sia migliore?! Lui, invece mio fratello... che gli è passato per la testa?! Non capisco... non LO capisco, ed io che pensavo di... di averlo raggiunto in qualche modo, che sciocca presuntuosa che sono stata! Non l'ho compreso, gli ho fatto del male, e lui... perché ti sei fermato, Camus?! Perché volevi morire, ma poi ti sei bloccato?!?

“Marta, cerca di capire... non lo sto difendendo per le sue scelte, tutt'altro! Lui ha sbagliato, ma... ma almeno devi cercare di avvicinarti a lui: Camus era ormai ridotto ai minimi termini, le forze gli venivano meno, il nemico incombeva su di lui; incombe su di lui da quando siete tornate in vita, Marta, forse addirittura di più!!! Lo tiene sotto torchio e... non c'è giorno passato in cui lui sia stato bene, anche se ha fatto di tutto per mascherarlo a te e Michela, a tutti gli altri... - continua lei, ferma negli occhi molto di più che con la voce, che invece trema - Probabilmente avrà cominciato a pensare che creare un universo alternativo fosse l'unica maniera per salvarci, in quanto senza di lui il Mago davvero non esisterebbe e l'equilibrio sarebbe stato così ristabilito. Certo, le conseguenze ci sarebbero state... cambiare il futuro, rischiando di non far mai nascere qualcuno, è un peso immane, di cui lui avrebbe subito e accettato tutte le conseguenze, ma c'è molta differenza tra non essere mai nati e sterminare persone viventi, come invece vuole fare il nostro nemico"

Taccio, prostrata oltre l'inverosimile, risucchiata da un ulteriore vuoto che mi dilania l'anima. E questa rabbia continua, che sto provando, che non si placa, che anzi aumenta... sono un mostro!

"Dimmi... - è ancora Francesca a prendere parola, con un filo di voce, ricercando il mio sguardo, che fugge di riflesso - Avresti davvero il coraggio di condannarlo, più di quanto lui non faccia già con sé stesso? Avresti il coraggio di odiarlo, per averti amato troppo?! Sei... il suo bene più prezioso, dentro di te lo sai, Marta!"

Istintivamente cado a terra a gattoni, le lacrime che bagnano il pavimento ad una velocità impressionante, vorrei urlare, scalpitare, ma a cosa gioverebbe?! Non sono riuscita minimamente a capirlo, forse non ho neanche mai sfiorato la sua anima, che invece credevo di essere stata in grado di abbracciare, no! Eppure... eppure...

Io sono come lui, ora lo so!

“E' inutile! Non posso accettarlo, NON POSSO! L-la sua vita... che ha scelto arbitrariamente di buttare via, come un inutile foglietto di carta, perché lui?!? PERCHE'?!? Perché nasconderci un fatto simile?! NO, NON LO ACCETTO, e... non p-posso perdonarlo per questo!” singhiozzo, cercando di sforzarmi di trattenere la rabbia, che mi sta divorando con sempre maggior foga. Sono spaventata, distrutta, non so cos'altro resterà di me, dopo questo, dopo che mio fratello si sarà spento tra indicibili sofferenze per salvare la mia vita. Cosa voleva salvare esattamente di me? Il mio involucro?! Non ne rimarrà niente!

"Perché, mi chiedi... - sospira Francesca, lasciandosi scivolare a terra, non riuscendo più a stare in piedi - Ha scelto di intraprendere un sentiero oscuro, da solo, conscio della sofferenza che avrebbe patito, lo ha fatto per proteggerti, per dare a noi un futuro più certo... non ne capisci il senso, Marta? Ebbene... i sentimenti hanno senso?! No... eppure è grazie a questo che voi esseri umani riuscite a fare dei miracoli..."

Davvero non c'era altra via che sparire da questa dimensione?! Davvero era l'unico modo per debellare il Mago?! E poi... come sa tutte queste cose Francesca?! Che Camus abbia parlato con lei, tenendo totalmente all'oscuro me, Milo, Michela e tutti gli altri?!

Mi accascio ancora di più a terra, la fronte contro il pavimento, il corpo piegato su sé stesso. Una nuova ventata di rabbia, dopo questa ennesima consapevolezza, mi investe, facendomi fremere con intensità crescente. Non riesco a pensare ad altro che mio fratello si sia sfogato con lei, non degnandomi di una spiegazione fino ad oggi, quando il suo fisico, portato al limite, è crollato trasversalmente. Non si è fidato di me, reputandomi un'immatura, e questo fa male, dannatamente male! Mi sento tradita... da lui, ma anche da Francesca che, ancora una volta, ha celato dentro di sé una simile verità, calpestando, per l'ennesima volta, la nostra amicizia decennale.

Davvero non c'è nulla che abbia pià un senso!

Non vedo distintamente cosa accade intorno a me, ma sento dei passi. Poco dopo una voce cristallina trova il coraggio di manifestarsi, la riconosco subito come quella di Dègel, il che mi spinge ad alzare leggermente la testa per riuscire a scorgerlo.

“Aspetta, vuoi dire... vuoi forse dire che Camus sapeva già di dover morire per mano del nemico e che, per questo, non avendo altre possibilità, è venuto a parlarmi dicendomi quelle cose che io consideravo inaccettabili?! Io rappresentavo la sua ultima speranza in quel'universo di disperazione che stava passando?!?” esclama lui, cominciando a capire. Anche il suo corpo palpita, mentre il suo sguardo spento vaga dal letto alla mia amica, smarrito più che mai.

“Sì, è proprio così, eri la sua unica speranza, Dègel... Devi sapere che dopo la battaglia contro l'emanazione maligna di Crono, Camus fa frequenti sogni in cui il Mago, l'artefice di tutto questo, conosciuto in questa dimensione come Demiurgo, lo minaccia di consegnarsi a lui. Se questo non accadrà, ucciderà tutti i suoi affetti uno ad uno sotto i suoi stessi occhi, prima di impossessarsi del suo corpo che, a suo dire, gli spetta di diritto! - comincia Francesca, abbassando lo sguardo, mentre nella stanza riecheggiano esclamazioni di sorpresa - In questo modo è riuscito a piegarne lo spirito, ma non la sua ferma volontà di proteggere i suoi cari. Anche il patto con mio nonno Zeus era una trappola priva di uscita. Se non avesse fatto nulla, infatti, Marta sarebbe morta, facendo i piani del Mago in quanto la odia selvaggiamente e desidera eliminarla, ma parallelamente, se fosse intervenuto, come di fatto è accaduto, avrebbe indebolito talmente il suo fisico da permettergli di entrare agevolmente al suo interno e prenderne il controllo. Camus non aveva alcuna via di uscita... in ogni caso sarebbe morto, o avrebbe perduto Marta, o forse anche entrambe! Non ha quindi esitato: tra sé stesso e lei ha scelto sua sorella, lui sarebbe scomparso da questa dimensione, ma saresti rimasto tu, la sua precedente vita, a te quindi l'arduo compito di costruire un futuro stabile, sicuro..."

"L-lo ha fatto per lei, p-per Marta e perché si f-fidava di me..." ripete, sorpreso come non mai.

"Sai, forse non ti sembrerà, da come si è comportato, ma prova molta stima per te, si fida, ti avrebbe consegnato senza esitazione quanto di più prezioso avesse nella sua vita. Tuttavia, proprio all'ultimo, si è reso conto che anche quest'ultima speranza non sarebbe stata attuabile, si è così trovato in un vicolo cieco, stremato, spossato, solo... non è più riuscito ad opporsi al cosmo del Mago dentro di lui, e... beh, ora vedete in che condizioni si trova..." conclude, sempre più tesa, sfregandosi gli occhi e incassando la testa tra le spalle, come un giocattolo rotto.

“Camus stava già male... Camus ha fatto tutto questo perché sapeva, ed io non l'ho capito, reputandolo invece un codardo! Che meschino che sono stato!” biascica Dégel, tremando vistosamente, il peso della colpa che gli scuote spietato le membra. Lo vedo appoggiarsi al muro, per un istante sul punto di gettarsi a terra a sua volta, ma resiste, opponendo una fiera resistenza, memore del suo ruolo di sacro protettore del Santuario.

“Questo non toglie che cambiare il passato non è concesso agli uomini, perché può provocare conseguenze incontrollabili! Questa dimensione è la stessa vostra, non un'altra, voi venite da un futuro già scritto, non avreste quindi dovuto essere in grado di cambiare le sorti di questo mondo, le cose devono andare lineari, è vietato interferire, il rischio di provocare un paradosso temporale è troppo forte. Se Camus, pur sapendo perfettamente questo, ha deciso comunque di provarci, vuol dire che il motivo di fondo che lo ha mosso è molto grave... Quale è, Francesca, puoi dircelo?” interviene Sage, cercando di mantenere la calma.

“I-io gli ho promesso di mantenere il segreto, anche quello che vi ho detto ora era una cosa tra me e lui, mi sono sentita sporca a dirvela, ma non potevo più tacere... Per favore, non chiedetemi altro, non infrangerò oltre il giuramento!” biascica Francesca, abbassando lo sguardo smarrito.

Istintivamente mi alzo in piedi, sentendomi incontenibilmente furente a seguito di quelle rivelazioni che non sapevo minimamente, e che, in mancanza del CIMP, nemmeno avrei mai saputo. Mi sento ferita a morte, tradita, da una delle mie migliori amiche e dal mio stesso fratello e vorrei chiarire al più presto, prima che la mia rabbia, che già trabocca, oltrepassi il limite e distrugga tutto, ma una flebile voce, che ormai disperavo di sentire, mi fa sussultare e arrestare immediatamente.

“V-vi pre-go, anf... non tartassa-tela ulteriormente: lei ha fatto solo ciò che le ho, anf, chiesto!” rantola debolmente mio fratello, muovendosi appena alla cieca.

“Camus!!! Camus!!!” lo chiamo, correndo di fianco al letto e dimenticandomi tutta la rabbia che sentivo dentro. I suoi occhi sono aperti ora, ma ho la bruttissima sensazione che non vedano più alcunché. I suoi occhi... i suoi occhi... sembrano così neri e privi di luce, non riescono nemmeno a scorgermi... ODDIO!

“Hai sentito tutto, Cavaliere dell'Acquario?” chiede Sage, non facendo trasparire alcuna emozione se non nel leggerissimo tono tremante.

“Sì, anf... ero già nella semi-incoscienza p-prima, ma la voce di mia... sorella, uff, è stata capace di farmi svegliare del tutto... So a cosa vado incontro...” spiega mio fratello con estrema fatica, mentre il suo respiro diventa ancora più affannoso. Non riesce a vedermi, forse neanche a percepirmi, ma è come se fosse guidato da qualcosa di più forte, l'ultimo filo a cui si sta aggrappando per non cedere.

“Ti prego, Maestro, non sforzarti!” singhiozza Michela, correndo dall'altra parte del letto insieme a Francesca per posargli una mano sul braccio e fargli forza.

Loro riescono a toccarlo, in qualche modo, io no, non riesco a far altro che fissarlo, sconvolta, paralizzata fin nei recessi dell'anima.

“Mich-ela, sei tu? Anf, anf... d-devo farlo, il buio sta prendendo il sopravvento su me e... c'è a-ancora una cosa che mi preme... - si interrompe, riprendendo fiato, serrando le palpebre, come se cercasse di incanalare tutto ciò che rimane di lui in quelle parole - Dè-gel! Dègel, ti prego... anf, anf... vieni qui!”

Chiama la sua precedente vita con un cipiglio di disperazione, quasi come se fosse l'ultimo desiderio di un moribondo. Lo vedo provare ad alzarsi un poco, nel tentativo di darsi un tono, ma è tutto inutile, le energie gli mancano e il suo respiro è sempre più penoso. Rimango totalmente immobile a quella scena, sopraffatta e terrorizzata da quello che sta passando mio fratello. Non ha forze sufficienti nemmeno per muoversi, farlo lo prosciuga ancora di più, eppure non si arrende, continua ad opporsi, ricadendo però sul letto. Ansima... ansima con sempre maggior intensità.

L'interpellato intanto si avvicina lentamente al letto nello stesso lato in cui sono io, la sua espressione mesta è quanto di più concreto io riesca a percepire, al di là dell'esile figura che giace nel letto davanti a me. Dègel avvicina la mano tremante alla sua reincarnazione, gli tocca delicatamente i capelli per poi scendere sulla spalla e fargli percepire la sua vicinanza, perché mio fratello sembra del tutto in balia del buio, non vede chi gli sta intorno, non è in grado di muoversi, eppure compie uno sforzo sovrumano nel non cedere all'incoscienza...

“Camus, io...”

“N-no, ti prego, fammi parlare... non ho molto tempo, l-le mie forze si stanno esaurendo rapidamente, sto già lottando per non svenire di nuovo. Devo... devo chi-ederti u-una cosa, a-anzi tre... ti prego, anf, ti prego, concedimi la parola, fintanto che ho f-fiato in corpo, fintanto che... sono ancora io, anf.. - si ferma di nuovo, cercando di racimolare nuove energie - Mi... mi devi fare... t-tre promesse... urgh"

Lo fisso sempre più sgomenta, mentre, ancora una volta, tenta di sollevarsi un poco, ma i polmoni fremono ad ogni più piccolo tentativo di alzarsi, trasmettendogli una stilettata di dolore per ogni minimo movimento che compie. Ricade sul letto tre volte sempre più svuotato, sempre più in affanno... sta scivolando via...

“Camus! Camus! Sono qui, vicino a te, al fianco della tua Marta, non sforzarti inutilmente, farò qualunque cosa, te lo giuro!” afferma Dègel con fare solenne, mentre le lacrime hanno ripreso a rigargli le guance. Nel parlare gli continua ad accarezzare delicatamente il braccio vicino, tentando in tutti i modi di farsi percepire dalla sua reincarnazione, cosa che fortunatamente avviene, perché Camus si volta leggermente nella nostra direzione, spalanca gli occhi, neri come il petrolio; occhi che non vedono, occhi che appartengono già all'oltretomba. E' così buio là, buio e profondo, come le sue pupille ormai vacue. No... sta sprofondando sempre di più, non posso raggiungerlo, mi sta sfuggendo...

“Pro-mettimi... anf... di prenderti cura delle mie allieve, d-di non lasciarle mai... sole, come invece ho fatto io, e di continuare ad al-lenarle per farle diventare sempre più forti. Siete l'unica speranza, le uniche forze che si pos-sono ancora o-opporre ai piani del Mago. Se... se mi dovesse succedere qualcosa...”

“Ma Camus, non ti succederà niente! Albafica è andato a cercare delle erbe medicinali che possono funzionare come palliativo, per diminuire il dolore, nel frattempo, n-noi troveremo un modo per salvarti, anzi per salvarvi! La biblioteca dell'undicesima casa è piena di libri, leggendoli troverò di sicuro un modo per...” prova ancora Dègel, disperato, sebbene lui stesso non ci creda pienamente. Ma cos'altro potrebbe dire in questa situazione?

“Tu promettimelo... s-se mi dovesse succedere qualcosa, il Mago avrà la strada spianata, anf, s-si impos-sesserà del mio corpo vuoto per... continuare con il suo piano. S-sarà inar-restabi-le, p-per favore... anf... per favore, dovete impedirglielo con tutte le vostre forze... non permet-tetegli di usarmi a suo piacimento, non permettetegli di usare qu-esto c-corpo per fare del male alla mia piccola Marta, né a nessuna delle persone a cui tengo... v-vi supplico, non potrei sopportarlo!" si agita nel letto, dimenandosi come se avesse di nuovo le convulsioni, Dègel è costretto a bloccarlo, con dolcezza per non fargli ulteriormente male, ma ugualmente con piglio deciso. Non può usare il gelo, gli sarebbe fatale, continua quindi a parlargli.

"Camus, calmati adesso, non ti fa bene muoverti così! Non hai nulla da temere per Marta, non oserà toccarla neppure con un dito finché ci sarò io, e lo stesso vale per le tue allieve, per Sonia, per Milo... avrò cura di loro!" gli promette, accarezzandogli i i capelli.

Mio fratello sembra ricadere sul letto, sfinito, smettendo di dimenarsi, il respiro è sempre accelerato, quasi convulso, il petto sconquassato, l'addome, ora di nuovo esposto a seguito dei suoi scatti improvvisi, freme visibilmente, ma non ha ancora finito. Attende ancora un po', prima di tornare a parlare con le ultime energie che gli restano.

"Qua-ndo morirò... cremate il mio corpo e disper-detemi nell'aria, in questo modo non avrà più nulla a cui aggrapparsi, sarà quindi vulnerabile e voi potrete...” sussurra ancora respirando pesantemente. Non riesce più a proseguire, il fiato gli manca, così come le forze. Il sudore ora gli imperla tutto il corpo, appiccicando i suoi bei capelli alla sua pelle, pallida come non mai. Non ce la faccio... non riesco, non riesco a vederlo così, si è appena raccomandato di essere cremato, i-io... NO! Non posso accettare tutto questo!

“Va bene, ti prometto anche questo, amico mio, faremo tutto ciò che desideri per... per...” si arrende alla fine Dègel, serrando le labbra per trattenere almeno i singhiozzi. I pugni, stretti con impeto, gli ricadono sul letto, picchiando più volte come a voler smaltire la rabbia e il senso di impotenza.

“Mi fi-do... di te!” geme ancora mio fratello, chiudendo lentamente gli occhi per abbandonarsi così all'oblio.

“N-no, Camus!!!”

Il mio grido disperato e la mia presa sulla sua mano bollente, gli fanno riaprire gli occhi un'ultima volta. Non mi può vedere, lo percepisco anche fin troppo bene, tuttavia capisce, in qualche modo, dove io sia posizionata, perché lentamente, con un titanico sforzo, solleva il braccio per accarezzarmi, con il pollice, la guancia destra.

“Pic-cola mia... faccio così fatica a distinguere il tuo viso, anf, a-a malapena intravedo la tua s-sagoma in mezzo al buio che ha ormai preso il soprav-vento... ma le tue la-crime le avverto fin troppo bene, il tuo viso è fradicio e... anf, anf... - rantola, non smettendo di accarezzarmi con infinita dolcezza, automaticamente gli prendo la sua mano tra le mie, stringendola con forza contro il mio volto, non vorrei più separarmene - Per-perdonami, Marta... perdonami per quanto ti ho fatto p-passare in questi giorni, p-per averti taciuto tut-to e per non essere stato un degno fratello maggiore per te... anf, anf... l'ho fatto per proteggerti, non per-perché pensassi che tu non fossi all'altezza. S-sei... il mio bene più prezioso!"

"N-non parlare, Camus, ti fa male, ti... - singhiozzo, non riuscendo più a trattenermi - Ti voglio bene, fratellino, TI VOGLIO BENE!" vorrei scuoterlo di nuovo, urlandogli di non cedere, di resistere, ma posso solo vederlo lentamente spegnersi, e ciò mi terrorizza ancora di più

"...a-anche io a te, a voi, a-alle mie preziosissime allie-ve. Se solo potessi, s-se solo ne av-essi avuto la f-forza, non avrei mai v-voluto la-lasciarvi sole, così spaventate come siete, m-ma... è-è tardi, o-ormai, i-io... anf, anf... ho... anf... ho perso tutto... ma la cosa che mi fa più m-ale è questa, anf, è il lasciarvi... urgh..."

...sole!

E' l'ultima cosa che riesce a boccheggiare, prima di reclinare la testa all'indietro, prima che i suoi occhi, già ciechi alla luce, si chiudano del tutto. La mano che, fino un attimo prima, mi stava ancora sfiorando la guancia, è ora a penzoloni davanti a me, inanimata. Per lo shock ho mollato la presa su di lui, il contatto fra noi è irreversibilmente spezzato...

“CAMUS!!!” gridano all'unisono Francesca e Michela dimenandosi per l'agitazione.

Sage non dice niente, ma si avvicina al letto e controlla il polso destro di mio fratello, rimanendo con la mano lì, a premergli sulla vena, con l'altra invece gli tasta l'addome, salendo fino al diaframma, soffermandocisi con gli occhi chiusi; infine, dopo avergli passato due dita sotto il mento, gli sistema meglio il volto fradicio e stremato sul cuscino. Chiede a Michela di spostarsi un poco, prendendo poi una pezza dal comodino, passandogliela sul viso per togliere il sudore in eccedenza.

“E' stremato e ha perso i sensi, i suoi battiti cardiaci sono accelerati a causa della peste e il respiro non è che una leggera brezza, però, persino adesso, sta resistendo disperatamente, c'è ancora speranza! - ci informa, pratico, alzandosi in piedi e facendo un cenno nella mia direzione, indicandomi la bacinella posta sul comodino di fianco a me - A quanto ho capito da quello che hanno detto lui e Francesca, i piani del nemico si basano sul futuro di Dégel, ovvero Camus, per questo che il Mago lo ha tenuto sotto scacco fino ad adesso. Il Cavaliere del'Acquario non aveva possibilità alcuna, o provava a cambiare le sorti di questa dimensione, subendone in prima persona le conseguenze o, anche se non avesse fatto nulla, sarebbe comunque rimasto vittima del nemico. Tra le due cose, questo ragazzo ha scelto di combattere fino alla fine e provare a modificare la storia, una scelta ardita e a lungo sofferta, senza dubbio. Per quanto ciò sia oltre l'umana interferenza, non posso che stimare questo giovane uomo che, persino adesso, in condizioni disperate, sta continuando ad opporsi!”

Rimaniamo in silenzio, incapaci di aggiungere altro. Io mi concentro sulla bacinella dell'acqua, in modo da inzupparci la spugnetta, mentre Dègel, sospirando appena, rialzandosi in piedi, visto che prima si era inginocchiato per stargli vicino, recupera nuovo vigore.

“Avete ragione, Sommo Sage... Camus ha combattuto fino a raggiungere il proprio limite per amore verso i propri cari. Per quanto abbia sicuramente sbagliato a voler coinvolgere l'intera dimensione nella sua interezza, merita senz'altro di continuare a vivere! - dice risoluto, poco prima di passare una mano tra i capelli della propria reincarnazione e parlare direttamente a lui, per fargli sentire la sua presenza - E', così, Camus... non mi ero sbagliato su di te, sei una persona veramente eccezionale, posso ben vederlo da come hai allevato le tue giovani allieve. Anche per questo io, Dègel dell'Acquario, ti giuro solennemente che farò di tutto per strapparti da questo ingrato destino!"

Non aggiungo nient'altro per diversi minuti, le mie lacrime hanno smesso di imperlare le mie guance, sebbene le palpebre ne siano ancora gremite; semplicemente comincio a passare la spugnetta sul corpo di mio fratello, che sta sudando moltissimo. Parto dal braccio sinistro, quello a penzoloni, prendendolo delicatamente tra le mani e bagnandoglielo con cura, prima di risistemarlo al suo fianco e passare oltre, spalle, collo, torace, sterno, prestando dovuta attenzione alle ferite, poi addome, ombelico, basso ventre, lì mi fermo, perché continuare a lavarlo vorrebbe dire scoprirgli le zone intime, qui, in mezzo a tutti gli altri, esito, cercando il sostegno visivo delle mie amiche.

Loro mi guardano intensamente, determinate, passo quindi a loro la bacinella con l'acqua, in modo che lo lavino a loro volta. Non è solo la bacinella a passare tra noi, ma anche una nuova consapevolezza, un pensiero in comune: fermare il bastardo per salvare la vita al nostro amato maestro, a Milo, e a Regulus, se lo distruggiamo, anche il morbo dovrebbe soccombere! Il punto è... come trovare lui?! Un brivido mi passa lungo la spina dorsale a quell'ultima domanda che si imprime nella mia testa. Certo, il nemico vuole disintegrarmi, questo si era capito, potrei quindi fare da preda, ma... non credo proprio che sarà così stupido da palesarsi ora, quando ha quasi in pugno il corpo di mio fratello. Questa certezza mi fa boccheggiare ancora di più, riportandomi alla più nera disperazione, la pallida luce della speranza è già completamente languita. Tremo.

E di nuovo, per farmi forza, come forse non dovrei, mi appendo al viso stremato della persona a me più cara.

“Camus... avrei così bisogno di te, adesso, della tua ferma volontà di non arrenderti. Scusami, sono un'egoista... chiedo a te un aiuto, quando sei in queste condizioni, dovrei invece essere io a sostenere te, come per troppo tempo non ho fatto, come vorrei tanto riuscire a fare, come una vera sorella sarebbe stata in grado di fare, ma... sono così inadeguata! Non sei tu a non essere stato un degno fratello maggiore per me, bensì il contrario! - gli bisbiglio all'orecchio, accarezzandogli dolcemente i capelli, le lacrime a fior di palpebre, ma non cadranno giù, non più - Ora l'unica cosa che posso fare per te è provare a seguire le tue orme e non demordere: troverò, anzi, troveremo un modo per salvarti, è una promessa!”

Nello stesso momento, mi accuccio ancora di più al suo fianco, così vicina al suo volto, mentre, con la mano libera, recupero le lenzuola, che le mie amiche gli hanno nel frattempo tolto per lavarlo, e gliele sistemo fino all'addome.

Le sue condizioni peggiorano a vista d'occhio, lo sforzo adoperato per parlarci un'ultima volta non può che aver peggiorato il tutto. Sta sudando un sacco, respira appena, sempre con la bocca semi-aperta, alla disperata ricerca dell'aria. Lo abbiamo lavato con attenzione, ma trascorsi pochi minuti, è tutto come prima, il che mi mozza nuovamente il respiro in petto.

Aiuto... che qualcuno lo aiuti, vi prego!!!

 

“Sono qui per questo, Marta, anche se per troppo tempo non ho potuto intervenire. Ora finalmente il tempo è giunto!”

Una voce familiare mi fa prendere un risalto, portandomi a credere di essere precipitata in un nuovo sogno, ma le facce spaesate di tutti i presenti mi fanno capire che non sono stata l'unica a sentirla, stavolta è reale!

Mi volto istintivamente indietro, vedendo propagarsi all'interno della stanza un intenso bagliore dorato che ci costringe a serrare gli occhi simultaneamente. Poco dopo, al posto della luce, vi è un giovane dai capelli neri con alcuni ciuffi più lunghi degli altri, gli occhi, un poco adombrati, del medesimo colore che, nonostante l'apparente innocenza, emanano un potere arcano, quanto difficilmente controllabile. Non è comunque questo a stupirmi, quanto piuttosto il bambino che è apparso con lui al suo fianco. Mi si mozza il respiro in petto, lui è...

“F-Federico?! - esclama sorpreso Dègel, guardandolo con aria interrogativa – Mi ero raccomandato di rifugiarti a Rodorio nel luogo che entrambi avevamo concordato per farti sfuggire dalla peste, cosa fai qui?! Chi è la persona che ti accompagna?!

La sua faccia è un misto tra lo stupore e lo sconvolto, mentre i suoi occhi sono ancora arrossati a causa del pianto di prima. Ecco spiegato perché il piccolo non si trovava più nei giorni antecedenti, Dègel si era premunito di condurlo al sicuro, lontano dal morbo, e invece è giunto qui c-con lui, significa che...

“Mi dispiace, Dègel, so che tu ti sei sempre preoccupato per me, so che volevi allontanarmi dal Santuario per il mio bene, ma io... non ho seguito le tue direttive! - spiega un poco a disagio Federico, guardando la figura accanto a lui che si avvicina lentamente a me - I-in verità mi sono nascosto, ho rubato alcuni libri dalla biblioteca, voi eravate troppo affacendati per prestarci caso, mi serviva creare un varco p-per lui, per farlo penetrare al Tempio"

"Perché... lo hai fatto? - Dègel sembra esserci rimasto male e abbassa lo sguardo - Hai infranto la barriera della Nobile Atena in un momento simile, p-perché?!"

"Per... trovare una via di uscita a questa situazione!" dice, un poco più sicuro, prima di far prendere la parola all'altro.

“E' un piacere incontrarti di persona, Marta! Finora siamo riusciti soltanto a parlare in sogno, mi dispiace aver fatto poco altro, ma ora... sono qui!” mi saluta, mentre alza entrambe le mani verso la mia direzione come per avere un primo contatto fisico con me.

Io sono come ipnotizzata dal movimento della sua tunica nera con i bordi ricamati d'oro, tanto da non accorgermi quasi che Sisifo, ripresosi dallo sbigottimento, percependolo altresì come una minaccia, ha protratto i pugni contro di lui.

“Maledetto, non provare nemmeno a sfiorarla!” grida, attaccando con un raggio di energia luminosa che puntualmente viene annullato da... Federico?

“Uh!” riesce solo a dire Sisifo, stupito dalla capacità del bambino, fissando incredulo i due nuovi arrivati.

“Non è poss...!!!” esclama invece Cardia, sconvolto.

"Chi sei veramente? - riprende la parola il Sagittario, fremendo - Tali poteri nelle mani di un fanciullo che non ha mai avuto un addestramento, non sono usuali!"

Nella stanza intanto riecheggiano esclamazioni di sorpresa , io sono l'unica a non capire a cosa sia dovuta l'ansia di tutti quanti. Perché lo stanno attaccando?! Perché credono che l'unica, l'ultima, speranza sia un nemico da abbattere?!

“Farabutto! - esclama Francesca rivolta a Federico, compiedo il giro del letto per affrontarli – Allora avevo visto giusto su quello che sei veramente! Maledetto, hai fatto il doppio gioco, quindi?!?” conclude preparando una saetta tra le sue mani.

Nello stesso momento tutti i Cavalieri presenti, ad eccezione ovviamente di Camus, che giace incosciente, e delle altre due mie amiche, si mettono in posizione di attacco, pronte a lottare con tutte le loro forze. Un singulto mi sfugge, nel presagire i cosmi di tutti incombere. Sta per compiersi una catastrofe!

“FERMIIII!!!!! Siete impazziti?!” li richiamo, mettendomi in mezzo tra loro e i nuovi arrivati, decisa più che mai a interrompere questa pazzia.

“No, Marta, sei tu che sei impazzita! Non ti rendi conto di chi hai davanti?! E' Crono!!!” mi avverte Francesca, tesa, mentre gli altri la osservano, se possibile, ancora più smarriti.

Prendo un profondo respiro, rabbocando aria: “Lo so!”

“C-come lo sai?! E comunque tu...?

“Ma so anche che si tratta della parte buona, Francesca, e che non ci farà del male, lui è la prima vittima del Mago ed è venuto comunque ad aiutarci!” spiego ancora, guardandolo fiduciosa.

“Sapevo che almeno tu mi avresti riconosciuto, Marta, del resto ci siamo già visti parecchie volte nel tuo inconscio!” afferma lui, sorridendo e e porgendomi la mano in segno di saluto. Faccio per stringerla, ma Dègel con uno scatto velocissimo, mi prende e mi tiene contro di sé, con foga inaudita.

“Non osare toccarla!!! Non importa se ti sei scisso in due parti, non importa se sei la prima vittima, ciò che conta è che hai comunque fatto soffrire Marta e le altre! Ho ben visto le ferite sul suo corpo, immagino che Sonia e Michela ne abbiamo altrettante, ed è stata opera tua, SOLO TUA! Per la stessa ragione, Camus è in queste condizioni, lo puoi vederlo ben da te, si è indebolito per salvare Marta dal tuo maleficio, e ora ci vieni a raccontare che sei qui per porgerci aiuto?! Inventa una storia più attendibile!" ringhia lui, guardandolo torvo, fremendo vistosamente.

Arrossisco violentemente, rendendomi conto che è la prima volta che Dègel si dimostra così protettivo con me, ma è comunque il momento sbagliato per atteggiarsi in questo modo. Crono è la nostra unica speranza, devo cercare di convincere i miei amici a credere in lui.

“Non sarà facile conquistare la tua fiducia, Dègel dell'Acquario, nonché uomo più intelligente che il Santuario abbia mai ospitato... Probabilmente hai ragione ad essere così furioso, ciò che dici è vero e Camus sta rischiando di morire, la sua vita ora è come l'acqua che, velocemente, sfugge via dalla fonte in cui è nata... ma sono qui per aiutarvi, credimi, nonché salvare anche Milo e Regulus, in bilico tra il mondo dei vivi e quello dei morti!” proferisce Crono, uno sguardo malinconico a solcargli il viso provato.

“Non tentare di ingannarci con le tue belle paroline! Perché ora ti atteggi da santo che non sei?! I tuoi altarini passati, dai tempi del mito ad oggi, li conosciamo tutti!” esclama Francesca, ancora in posizione d'attacco, affatto convinta.

"Quanto ti ha raccontato veramente tuo nonno Zeus di Crono, suo padre?!" la incalza Federico, mettendosi a sua volta in posizione di attacco per difendere il dio del tempo.

"Quanto basta! E' mio nonno, mi fido di lui, non di certo di un essere che è arrivato al punto di uccidere i proprio figli!!!"

"Uhmpf, non SAI la realtà delle cose, solo quella da parte di Zeus, ma vedo che sei sempre una sua fedelissima, Francesca, segui le sue direttive mettendole sopra a tutto e tutti, ora come allora!"

Vedo la mia amica sbiancare, come se le parole del bambino l'avessero sconvolta nel profondo. Esita non sapendo più che fare, alla fine è Crono stesso a frapporsi tra loro.

“Sono davvero qui per salvare Regulus, Milo e Camus, ma... il tempo stringe, non possiamo sprecarlo, lui fa sempre più fatica a respirare!” dice solo il dio del tempo, serio, facendo un accenno dietro di me.

Ancora avvolta dalle braccia di Dègel, spalanco gli occhi, tesa, mentre il mio sguardo si posa istintivamente su mio fratello, abbandonato a sé stesso sul letto, quasi come un oggetto vuoto: ha ragione Crono, stiamo solo perdendo tempo che non abbiamo e Camus... Camus non resisterà a lungo, lo capisco dal suo respiro sempre più affannoso!

“Le tue parole non mi convinceranno mai, maledetto!”

“Fra, ti prego! I minuti passano!!!”

“Marta, apri gli occhi! Come faccio a fidarmi di lui dopo quello che vi ha fatto?! Voi non eravate coscienti dopo la battaglia contro Crono, ma i Cavalieri erano distrutti, e Camus... ho visto lo spirito di Camus sgretolarsi in mille frammenti, distrutto dal dolore di avervi perdute. Non mi affiderò mai ad un dio malvagio come quello!!!”

“Lo so invece, l'ho visto nei sogni... ho visto cosa è successo e comprendo il tuo stato d'animo, ma se non ti fidi di lui, ed è tuo diritto, almeno credi in me!”

“M-Marta, io...”

Lo sguardo che le imprimo dentro ai suoi occhi fa si che la sua aura offensiva svanisca in un lampo e che indietreggi di qualche passo, non più desiderosa di attaccare ma comunque sul chi vive.

Poco dopo accenno un movimenti verso Crono, ma la stretta di Dègel aumenta di intensità, impedendomi di avvicinarmi a lui

“D-Degèl, fammi andare...” biascico, cercando di sfuggire alla sua presa.

“NO, prima devo capire veramente se non è un pericolo, per farlo devo porgli delle domande!” ribatte, non distogliendo lo sguardo furente dal dio.

“C-Camus e gli altri non resisteranno ancora a lungo...” mormoro, in tono sofferente, scoccando una nuova occhiata a mio fratello, il quale ansima con enorme patimento.

“Lo so, ma devo cercare di proteggere gli amici che mi sono rimasti... l'ho promesso anche a lui: non vi accadrà più niente!” mi risponde, sospirando pesantemente.

"Ammiro la tua nobiltà d'animo, Cavaliere, ma qui è questione di vita o di morte" prova ad avvicinarsi a noi, ottenendo però un'emanazione ghiacciata.

"STAI INDIETRO, HO DETTO!"

Crono sospira, cercando di radunare tutta la pazienza di cui dispone, fissa la sua espressione nella mia: "Marta, mi permetti, almeno tu, di avvicinarmi al letto di tuo fratello? Forse posso fare qualcosa per aiutarlo un mimimo nell'immediato, p-perché davvero non... non resisterà ancora a lungo, senza intervento..."

Rabbrividisco, gli occhi lucidi, tremo, e lo stesso fa Dègel, condividendo il mio malessere ma affatto fiducioso nei confronti della divinità.

"F-fallo, Crono!"

"MARTA!"

"Lo hai sentito, Dègel, e lo vedi di sicuro anche da te, se lui può fare qualcosa, QUALSIASI cosa per alleviargli le sofferenze, ebbene, che proceda!" singhiozzo, disperata, stringendo convulsamente la presa sulle sue braccia e nascondendomi nell'incavo della sua spalla.

Lo avverto accarezzarmi dolcemente i capelli, contraccambiando la stretta: "Non si arrenderà per te, per voi, io lo so, è forte, più di quanto lo sia io!"

Parole di conforto, che tuttavia non riescono a tranquillizzarmi. Annuisco senza convinzione. Nel frattempo il dio del tempo si sta approcciando proprio al letto, si china, girando il volto di mio fratello, che non si oppone. So che non gli piace essere toccato da estranei, so che non lo vorrebbe, ma non resisterà a lungo senza un supporto respiratorio, e qui non abbiamo nulla di tutto questo, posso solo confidare nel dio.

"Ragazzo... - lo chiama poco dopo Crono, con voce dolce, che meraviglia non solo me ma tutti i presenti - Coraggio, apri bene la bocca!" gli dice, costringendolo a fare come richiesto. Con il palmo libero dell'altra mano, intanto crea una sottospecie di bolla di sapone di medie dimensioni, assolutamente trasparente che, con ferma delicatezza, lo obbliga ad assumere per via orale.

Ne deriva una lucina affascinante, anche se non brillantissima, il torace di Camus si alza e si abbassa con due o tre movimenti più profondi, prima di regolarizzarsi. La luce svanisce del tutto, il dio del tempo riadagia il suo volto, di lato sul cuscino, prima di rialzarsi.

"Che... che diavoleria è questa?!" esclama Cardia, incredulo.

"Gli ho semplicemente dato un po' di ossigeno extra che dovrebbe calmarlo per un paio di ore, permettendogli di dormire. Lui si è lasciato andare da quanto fosse sfinito, stava lottando disperatamente per continuare a respirare, ora almeno avrà un po' di sollievo, anche se non so quanto effettivamente durerà. Quel mostro è troppo potente..."

"Ma voi...?"

“Avevi delle domande da pormi, vero Cavaliere dell'Acquario?" lo interroga Crono, voltandosi per poi posizionarsi davanti a lui.

“Perché ora?! Perché siete intervenuto in questo momento, mentre prima ci avete lasciato soli?! Non ha senso!” inizia Dègel, in tono accusatorio, ma prendendo ad usare il 'voi', anziché il 'tu'.

“Dègel, noi non potevamo intervenire prima, il nemico non ce l'avrebbe mai permesso, ma ora...” comincia Federico, deciso.

“Eh, no! Non mi convinci per niente! Concordo con Francesca! E' dalla prima volta che ti ho visto che mi puzzi di menzogna! - interviene Cardia, diffidente, mettendo le mani sui fianchi – Che storia è? Prima non potevate intervenire ed ora, di punto in bianco, sbucate dal nulla, rompendo la barriera di Sasha... e poi tu chi diavolo sei realmente, Federico?!”

Federico mantiene, temerario, il contatto visivo con lo Scorpione, a sua volta del tutto immune alla paura.

“Chi sono io? Sono il figlio di Crono!” afferma, orgoglioso, le mani a sua volta sui fianchi.

"CHE COSA?! Un altro semi-dio?!"

La sala pullula nuovamente di esclamazioni di sorpresa, ma la voce imperiosa di Crono le fa nuovamente tacere.

“Sì, ho concepito un figlio prima di essere smembrato dal potere malefico del nostro nemico in comune, come tale, lui, Federico, ha in verità secoli e secoli sulle sue spalle, nonostante le sembianze in cui vi è apparso"

"U-un vecchietto nel corpo di un giovane?! Come Krest?! Questo è davvero bello!" commenta ironicamente Cardia, squadrando prima loro e poi Dégel, ancora incredulo davanti a quelle rivelazioni.

"Non abbiamo però tempo per soffermarci adesso su questi discorsi, vi spiegherò meglio quando sarà tutto sistemato! Tu mi hai posto una domanda, Dègel, ed è mia intenzione risponderti...”

"O-oh... s-sì!" biascica lui, frastornato dai loro discorso, mentre una nota dolente gli attraversa gli occhi.

Crono chiude un attimo gli occhi, prendendosi una breve pausa prima di proseguire.

“Orbene, il nemico contro cui state combattendo è ben più forte di tutti gli dei messi assieme, questo voi lo sapete già, ma oltre a questo, vi posso dire che è persino antecedente a Gea, la Terra e Urano, il Cielo, i miei genitori, anche se spiegarvela così è riduttivo, oltre ad essere affatto concepibile dalla vosta mente, per certi versi, limitata - dice, con una punta, questa volta, di superiorità - Vi basti dunque sapere che il Demiurgo, o meglio il Demiurgo inteso come è ora, poiché prima era un'altra essenza, ha attualmente le redini di tutte le dimensioni fatte, finite, infinite, esistenti, non più esistenti... è un'entità fuori controllo che ragiona tramite l'Intelletto Reagente ma che talvolta, a causa delle sue condizioni psichiche precarie, perde totalmente la ragione, rischiando di implodere su sé stesso come una supernova. L'unica sua speranza di mantenersi integro sta in questo mondo, l'unico mondo che, ancora, riesce a resistere al suo giogo: la dimensione delle possibilità!”

“C-come, la dimensione delle possibilità?!! - esclama Dègel, incredulo, quasi saltando su, scosso – E inoltre... se ben ricordo, prima di Urano, la personificazione del Cielo, e Gea, la personificazione della Terra, vi era il Caos... è impensabile che il nemico sia talmente forte da aver ordinato tutto, nessuna entità può essere in grado di governare il disordine primordiale!”

"Sbagli Dègel, per una Intelligenza Regolatrice è facile ordinare ciò che è già esistente, più difficile CREARE qualcosa che non sussiste, ma ha trovato il modo per porvi rimedio!" afferma enigmatico Crono, una strana luce, sinistra, negli occhi.

“Frena! Frena! Frena! Tante belle paroline, ma non ci hai ancora spiegato come puoi essere intervenuto ora se il tizio di cui parli è cotanto forte!” interviene ancora Cardia, sempre più scettico.

“Le buone maniere non sono proprio il tuo forte, vedo... comunque anche qui ci sarebbe da spiegarvi tutto nei minimi dettagli, ma non posso. Nonostante questo, avrete sicuramente visto parte dei poteri del nemico, avrete assistito alla sua capacità di trascendere tempo e spazio, al suo potere di interagire con questo mondo malgrado la distanza, soprattutto con Marta, che ne è stata più volte vittima... proprio per questo non potevo intervenire in alcun modo. Io, per lungo tempo, non sono che stato un burattino nelle sue mani, privo del libero arbitrio proprio dei mortali... come potevo dunque aiutarvi fisicamente?! Me ne dolgo sinceramente...”

"Beh, ma per essere UN dio del tempo allora sei piuttosto schiappa, voglio dire, governi il flusso temporale e non riesci manco a fermarlo?! Andiamo benone!!!"

"Cardia!!!" esclamo, rimproverandogli, solo con il tono, la maleducazione.

"Beh, è quello che ha detto lui stesso, no?! Praticamente ha ammesso che tu, non so perché, sei potenzialmente più forte!"

"N-non dire assurdità, io non sono..."

"No, invece è esattamente così, Marta mi è superiore, ma non solo, anche Michela e Sonia e lo stesso Federico, è la loro stessa condizioni di semi-dei a permetterglielo!"

Tutti i presenti si girano verso di me e poi verso le altre, guardandoci come se fossimo merce rara e facendoci imbarazzare non poco.

“E... che cosa è cambiato allora?” chiede Sonia, titubante, gli occhioni ancora rossi, per il pianto, ma il tono un poco più sicuro.

“La scelta di quel ragazzo, anzi, sarebbe più corretto dire... la VOSTRA, scelta, Marta... tua, e di tuo fratello! - risponde placidamente Crono, indicandoci con un dito il corpo di Camus. Automaticamente il mio cuore perde un battito al suono di quelle parole, capendo il reale significato delle sue parole - La decisione sconsiderata di Camus ha portato il Mago ad accelerare i suoi piani, facendogli abbassare la guardia e le difese. Ricordate ciò che vi ho detto in precedenza? Che il nemico perde la ragione? Ecco, la scelta del Cavaliere dell'Acquario ha portato uno scombussolamento nel suo progetto, spingendo il Demiurgo ad agire con tutto sé stesso, allentando così la pressione su di me. Certo, Camus non sapeva minimamente a cosa avrebbe portato la sua decisione, è stato folle e temerario, nonché... disperato... ma grazie a lui si è aperta la breccia!"

"L-lui non si è arreso... - biascica Michela, rimasta quasi del tutto muta fino ad adesso - Ma in che modo la scelta di... sacrificarsi... ha spinto il Mago ad accellerare i suoi piani?"

"E' proprio perché non si è arreso a lui, è proprio perché era disposto al tutto per tutto per fermarlo che il nostro comune nemico ha agito così. Camus gli serve, non poteva permettere che andasse perduto!"

Un singulto sfugge dalle mie labbra, mentre il mio corpo inizia a fremere vistosamente. Intorno a me vi sono mormorii indistinti di sorpresa, ma è la voce di Crono, che mi rimbomba cupamente in testa, il suono che sento di più.

"La tua scelta, Marta, è partito tutto da lì, non dimenticarlo mai!"

“Ed è esattamente questo il motivo per cui ora possiamo finalmente fare qualcosa!” asserisce Federico, mentre suo padre tira fuori da dentro la tunica un ciondolo argentato. Guardandolo meglio, noto che è composto da dieci puntini che formano un triangolo: il tetractys!

“Dègel! - lo chiama Crono, facendo sussultare l'interpellato – Lo affido a te, perché sei l'unico capace di controllarlo! Tienilo stretto al collo, grazie a questo avrete il potere di piegare il tempo a vostro piacimento per due volte: andata... e ritorno!”

Fisso inebetita il ciondolo, rendendomi conto della possibilità che quell'oggetto ci sta offrendo. Lentamente ma meccanicamente si comincia a formare un piano dentro di me, con intensità sempre maggiore e una frenesia che a stento riesco a controllare.

“Io-io davvero non...” inizia confuso Dègel, ma il mio urlo liberatorio, seguito dal correre ad abbracciare proprio il Divino Crono, lo destabilizza del tutto, bloccando la frase a metà.

“POSSIAMO TORNARE NEL NOSTRO TEMPO!!! Mia mamma lavora in un ospedale, posso chiedere a lei la cura e il vaccino per la peste!!!” grido, iniziando a saltare per la gioia, totalmente incapace di frenare il mio entusiasmo. Possiamo salvare tutti... Sì, possiamo!!!

“Esatto, Marta! Potete tornare nel 2011 ma solo per un massimo di tre giorni, altrimenti non riuscirete a tornare entro domani sera, ovvero il tempo limite a cui Camus e gli altri possono resistere. Mi dispiace ma il mio potere, frammentato, si limita a questo, è il massimo che posso fare per voi, me ne rammarico..." spiega Crono, leggermente imbarazzato, irrigidendosi notevolmente.

Allento la presa su di lui per dirigermi, a capofitto, su Federico, che nonostante le rimostranze viene preso in braccio da me e coccolato.

"Grazie anche a te, frugoletto, GRAZIE!" quasi urlo dalla gioia, le lacrime agli occhi per il sollievo.

"N-no, fermati, c-che fai?! Cosa ti è preso, Marta?!?" si lamenta, cercando di dimenarsi.

Effettivamente non un comportamento tipico di me, affatto, ma è come se la Seraphina dentro di me, provando la mia stessa gioia, abbia esultato. La sensazione che ne deriva è estraniante.

"Nella vostra epoca la medicina si è molto sviluppata, partendo da chi ha scoperto il bacillo Yersinia Pestis alla fine del XIX secolo fino ad arrivare ai giorni vostri in cui la peste è quasi totalmente debellata, almeno nei Paesi in via di sviluppo!” afferma Crono, ricomponendosi. Poso Federico a terra, tornando forzatamente in me, prima di annuire.

“Quindi, se ho ben capito... nel 2011 esiste una cura e questo pendaglio serve per andare e tornare da quest'epoca a quella... ma una volta là cosa devo fare?” chiede Dègel, osservando sia me che Crono.

“Mia mamma lavora in un ospedale a Genova, lei di sicuro può aiutarci!!” ripeto con enfasi, gli occhi più brillanti del solito, soprattutto rispetto all'ultimo periodo.

“Sì, dovrai recarti a Genova, Cavaliere, ma ricordati che questo ciondolo può condurti solo in un luogo legato sia al passato che al futuro!” dice Federico, avvicinandosi a lui.

“C-come?”

“Significa che potrete viaggiare nel tempo solo in determinati luoghi, in particolare nei posti che esistono sia nella vostra epoca che in quella da dove provengono le ragazze!” continua Crono, fissando i suoi occhi neri in quelli blu di Dégel.

“Ho capito, quindi devo pensare ad un luogo che esista in entrambe le epoche!” afferma pratico quest'ultimo, mettendosi la mano sotto al mento con fare pensieroso.

“Te la senti, Cavaliere? Tu sei l'unico che può riuscire a piegare il tempo e le dimensioni grazie all'oggetto che ti ho dato, ma questo non vuol dire che sei immune dalle conseguenze: un viaggio nel tempo può avere delle grosse ripercussioni sul proprio organismoo...” lo avverte Crono, porgendogli il ciondolo, che Dègel afferra con molta determinazione.

“Ci avete offerto una possibilità, Divino Crono... non la sprecherò!” ribatte, deciso, iniziando a concentrarsi.

“Crono, quel ciondolo può portare più di una persona?” domando, tesa.

“Certo, basta che ad indossarlo sia Dègel, solo lui, in qualità di uomo più intelligente del Grande Tempio, può trascendere i limiti spazio-temporali! Occorre infatti una grande forza interiore, nonché un immenso potere celebrare. Il vostro cervello è la chiave di tutto, lo è nelle vostre scelte, nelle vostre conoscenze, persino nei sentimenti... è una macchina meravigliosa con un potenziale pressoché illimitato, pertanto affidatevi interamente alle sue capacità, non ne rimarrete delusi!” afferma, sorridendo leggermente.

“Bene, allora SIAMO pronti!” sentenzio, marcando il verbo.

“No, Marta, no! Affida a me la...”

“Non voglio sentire storie! Farò di tutto per aiutare il mio fratellino e i miei amici” continuo, testarda, con forza. Sapevo che avrebbe avuto da ridire ma non mi fermerò.

“Marta, ho promesso a Camus di proteggervi!”

“Bene, ci proteggerai strada facendo!” esclamano Michela, Sonia e Francesca all'unisono. La loro espressione, sebbene ancora sofferente e triste, non ammette repliche.

“Ragazze, io...”

“Ti prego, Dègel, credi un po' in noi, non ti saremo di peso!!!” insiste Michela, asciugandosi completamente il pianto.

E' un veloce scambio di sguardi il nostro, giusto il tempo necessario alla nostra determinazione di imprimersi nella retina di Dègel.

“Non posso garantire la vostra incolumità, ma se nutrite il forte desiderio di salvare i vostri amici, e quindi di venire con me... ebbene farò del mio meglio per prendermi cura di voi!” ribatte, infine, solenne, la scintilla di vita che torna a brillare nei suoi occhi così simili a quelli di Camus.

“Ehi, non vi state dimenticando di qualcuno qui?! O vi aspettate forse che io faccia da balia a Camus e agli altri, asciugandogli il sudore, e cose così?! Non è il mio ruolo, spiacente!" si aggiunge Cardia, avvicinandosi con passo incalzante a noi.

“No, Car, non te lo posso acconsentire! Hai sentito cosa ha detto Crono, un viaggio nel tempo può minare profondamente il nostro organismo, bisogna essere totalmente in salute per limitare i rischi!”

“Cosa vuoi che me ne freghi, Dègel?! Non voglio certo perdermi questa avventura, e inoltre... - si prende una breve pausa, guardandomi intensamente – Ho visto le lacrime di queste quattro pulci, ho visto la loro sofferenza, come puoi pensare che mi tiri indietro?! Tengo a Regulus, mi sono affezionata a Milo e... e pure quel sociopatico di Camus, alla fine dei conti, non era così malaccio! Quindi vi seguirò!”

"Non puoi, testone di uno Scorpione, ti rendi conto che tu... tu... - Dègel si blocca, mordendosi il labbro inferiore, prima di scrollare la testa - No, Car, rimani qui, ci pensiamo noi a..."

"Mi vuoi tagliare fuori, non ci penso neanche!!! Cosa dovrei fare, prendere la manina di Camus, di Milo o del piccolo Regulus e accarezzargliela, pregando per un risvolto favorevole?! NON SONO IL TIPO!"

"Ne-nessuno ti ha detto di farlo, ma..."

"Camus sta morendo, Dégel, e anche gli altri! Io qui non ci sto, e poi, e poi... ehm!" lo vedo imbarazzato, indietreggia di un po', guardando altrove.

"E poi?" lo incalza Dègel, confuso dal suo cambio di tono.

"S-sto' scemo - e indica Camus sul letto - Si permette di agonizzare adesso che... che stavo cambiando opinione su di lui. NON GLIELO PERMETTERO', dovessi andare in capo al mondo per prendere questo dannato medicinale!"

"Oh, Cardia..." mi lascio sfuggire, gli occhi lucidi. Anche lui si è affezionato a mio fratello, infine.

"E-ehi, non ho fatto chissà quale dichiarazione, eh, s-solo... solo che devo prenderlo a sberle, quando starà meglio, dandogli una botta di coglione e di deficiente, nonché di pirla, per aver fatto tribolare voi ragazze così!"

"Ce-certo, hai il mio appoggio!" gli regalo un largo sorriso, divertita dal suo continuo grattarsi la testa in vistoso disagio.

Dègel intanto sospira, incapace di obiettare ancora dopo una simile affermazione. Capisco la sua agitazione per l'amico, perché è condivisa da me, ma so anche che Cardia non demorderà per nulla al mondo!

“Come funziona questo oggetto?” chiede alla fine l'Acquario, attendendo risposte da Crono, ma è Federico a rispondere.

“Devi concentrarti e convogliare tutte le energie psichiche e mentali che hai sul luogo e sul tempo che vuoi raggiungere, per questo solo tu puoi farlo: sei l'uomo più intelligente, il tuo cervello cova potenzialità infine!” spiega il piccolo, serio, non nascondendo una punta di affetto e ammirazione nella voce

“Finitelo di ribadire! A che giova l'intelligenza se, da sola, non è stata in grado di aiutare gli altri?! Se voi non foste arrivati io... non so proprio cosa avrei fatto!” afferma, non nascondendo un velo di rammarico nella sua voce, prima di chiudere gli occhi.

“Aspettate! Se andiamo via tutti, chi si prenderà cura di Camus e degli altri?!” domando, preoccupata.

“Non devi temere per questo, ragazza, ci siamo noi con loro e, tra poco, torneranno anche Albafica e Manigoldo, non li lasceremo soli!" mi tranquillizza Sage, con un leggerlo sorriso a solcargli il viso rugoso.

“Me lo... promettete?" pigolo, con un filo di voce. Inaspettatamente una mano si posa tra i miei capelli, alzando lo sguardo incontro quello gentile, anche se triste, di Sisifo.

“Puoi scommetterci, Marta, lascia fare a noi!"

“V-va bene, Sifo, grazie e... scusami per prima!" biascico imbarazzata, avvicinandomi poi al letto di mio fratello per accarezzargli dolcemente una guancia con due dita. Non può più percepirmi, ma voglio comunque fargli coraggio in qualche modo.

Dopo l'intervento di Crono, sembra apparentemente un poco più tranquillo. Ha sempre la bocca semi-aperta, il respiro aritmico, la testa reclinata mollemente sulla spalla, ma almeno sta riposando, come se lo avessero sedato, permettendogli così di conservare le poche energie rimaste. Tuttavia la sua espressione ancora così dannatamente sofferente, mi fa male al cuore, mozzando anche il mio, di respiro.

“Tu resisti, hai capito? Faremo presto ritorno con le medicine! Resisti, fratellino mio, abbiamo trovato una soluzione, ti porteremo via dalle grinfie di quel negromante, ti riporteremo al calore della vita, lo giuro!” gli sussurro, posando le mie labbra tiepide contro la sua fronte bollente e sudata. Lo bacio proprio lì, sostandoci a lungo, con tutta la dolcezza di cui posso disporre, tracciando il suo profilo con l'indice e il medio, giù, fino al collo e poi alla spalla.

"Ti voglio bene... ti voglio tanto bene, Cam..." un sussurro strozzato, la mia mano che scende a stringergli il polso, prima di trovare la forza di raddrizzarmi.

Lo guardo ancora per un istante, trattenendo a stento le lacrime per il dolore che mi provocano le sue condizioni sempre più disperate e il fatto di doverlo abbandonare qui, indifeso com'è, nonostante sia conscia che saranno gli altri a prendersi cura di lui, che non lo lasceranno. Infine riesco a voltarmi verso gli altri, lo sguardo determinato, quasi ferino, che viene accolto da un cenno di assenso.

“Muoviamoci, forza!” esclama Francesca, mentre Dègel chiude di riflesso gli occhi ed inizia a concentrarsi.

“Crono? - chiamo mentalmente il dio del tempo, desiderosa di chiarire un dubbio tra i tanti che mi aleggiano in testa – Perché è apparso proprio il tetractys nei luoghi dove siamo atterrati? E' forse il tuo simbolo?!”

"Lo è, Marta!"

"E cosa rappresenta? Che costellazione è, che simbologia ha, dietro, perché hai scelto proprio..."

"Oh, quello, l'ho scelto solo perché, tra le simbologie umane, mi aggradava!"

Mi casca il mondo addossod davanti a questa NON rivelazione. In tutta franchezza sembra una presa per i fondelli. Mi sta dicendo che... gli piaceva e basta?! Che non c'è una spiegazione dietro?! E le mille congetture di Albafica e Dègel, allora?! Ma daaaaaaaai!!!

“Ti percepisco perplessa e un po' frastornata, sbaglio?! - mi risponde telepaticamente lui, in uno sbuffo che dovrebbe forse essere una risata – Non tutto deve per forza avere un motivo di fondo dietro. In questo caso, saprai certamente che per i Pitagorici il simbolo raffigurava il numero dieci, quindi la perfezione. Saprai anche che per loro tutte le cose si dividevano in pari e dispari, ovvero tra cose perfette e cose imperfette... bene, io sono il signore del tempo ma anche il signore di tutto ciò che esiste eccetto la folgore, che è propria di mio figlio Zeus. Per questo ho fatto mio il Tetractys, che rappresenta tutte le cose con i numeri, perché anche il tempo stesso è sempre fatto di numeri, Marta!”

"Ma allora un motivo c'era!" gli faccio notare, sentendomi presa un po' in giro.

"E' la spiegazione che mi sono cercato dopo averlo preso ad effige del mio potere, in realtà, in principio, l'ho fatto mio perché mi aggradava, come ti ho già detto!"

“Quindi il Mago... Il Mago ha davvero usato una parte dei tuoi poteri per farci viaggiare nel tempo! Tu precedentemente hai sostenuto che prima ancora era un'altra essenza, rispetto ad ora, quindi... il Mago... o Demiurgo, che dir si voglia, chi diavolo era prima di diventare così?!? ” chiedo, mentre un brivido mi scorre inesorabilmente lungo la schiena.

“Io... io credo di essere pronto!”

La voce di Dègel mi strappa dai miei pensieri, riportandomi alla realtà. Non otterrò più risposte, non ora.

"Lasciati trasportare dalla corrente, ordunque!" afferma Federico, in tono solenne.

“Amici e compagni... ripongo tutta la mia fiducia in voi, vi prego trovate la medicina!” si raccomanda Sisifo, allontanandosi da noi per permetterci di compiere il balzo. E' l'ultima frase che riesco ad udire, prima di essere avvolta da una luce abbagliante e avere la sensazione di essere trascinata in un immenso buco nero profondo e scuro.

  
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