Rispondo velocemente a
qualche commento:
x Shatzy:
L’idea di fondo dl capitolo 13 era che loro due stessero già
insieme, nonostante questo fosse considerato un tradimento verso
l’esercito… e direi che i desideri di Roy
si stiano avverando concretamente, non solo nei suoi pensieri! ;P
x mintgirl:
“faccio sempre un casino con gli spoiler” si riferiva a quello che ho combinato nel capitolo
prima. Il capitolo 12 non è
uno spoiler… purtroppo! E’ il parto della mia mente sconclusionata
che vorrebbe vederli insieme a tutti i costi… speriamo che il sogno si
avveri!
Grazie comunque a
tutti per i commenti e
le recensioni: date la forza per andare avanti! Smack!!!
Mi sono accorta solo
adesso di una cosa: tecnicamente parlando, questo capito potrebbe essere il
“naturale” proseguimento di Betrayal… mmm…si vede che
ero” in the mood”…
Tornando al capitolo
in questione, mi sono ispirata a un libro che leggevo da piccola, si chiamava
L’occhi del Lupo… anche se… ehm… qui, la situazione
è totalmente diversa…
Insomma, se il
rating
è giallo, ci sarà pure un motivo!!! Uomo avvisato…
014. Covered eyes
Voleva guardarla, ora che era finalmente sua, una Riza che aveva solo sognato. Voleva guardarla, ubriacarsi della sua vista, saziarsi di quella pelle tiepida, di quei capelli che si spargevano sul cuscino e che scivolavano pigramente sulle sue guance, al minimo movimento.
Voleva perdere l’orientamento, naufragare tra le sue braccia, e non tornare mai più indietro. Mai, mai ,mai, mai…
Non aveva mai provato nulla di simile, una così indefinibile, esasperante urgenza.
Ma era in difficoltà.
Perché un occhio solo non poteva sopportare tutta quella bellezza, non poteva spaziare con la vista su quel paradiso terrestre tanto cercato. Non sapeva dove posare lo sguardo, non voleva perdere nulla, negarsi neanche una parte di lei.
L’irritazione trapelò dai suoi gesti confusi, talmente visibile che lei se ne accorse, le bastò osservare pochi attimi il suo amante per capire.
E davanti il suo sguardo stupito, Riza chiuse gli occhi. entrambi. Poi, le sue dita sottili coprirono il suo occhio destro, quello sano, trascinandolo nel buio.
Fu un leggero senso di paura, veloce come il lampo, già passato.
Poi furono solo le sue mani su di lui, un sospiro contro il suo collo, un altro ancora, mentre Riza gli prendeva la mano, la guidava lungo le sue curve morbide, scolpendo la fisionomia di una terra a lui sconosciuta, ma che proprio lui riusciva ora a vedere, impressa, indelebile nel fondo della sua mente.
“Mi senti?”, chiedeva lei, il respiro sempre più affannoso che si infrangeva sul suo orecchio.
“Mi vedi, ora?”
Con ogni angolo di sé, con ogni cellula del suo corpo, ogni singolo atomo del suo essere.
Questo voleva dirle, ma non riuscì più ad articolare le parole, a costruire una frase di senso compiuto per risponderle.
E c’era solo lei, nient’altro che lei, non sentiva più lo spazio attorno a sé, il contatto delle lenzuola, il caldo della stanza, i rumori della strada, l’abbaiare di Hayate dalla cucina.
C’era solo lei, e non aveva bisogno di vedere per saperlo. Solo lei, le sue mani, il suo corpo, lei come nessun’altra mai, lei, solo lei, il suo respiro nella sua bocca, contro il suo, nel suo, insieme, nel buio, mentre l’ebbrezza e l’euforia sfumavano tra i suoi lamenti.
Solo allora, riaprirono gli occhi.